"Spero un giorno di non essere più alla moda per diventare un classico" disse una volta Pedro Almodovar, uno dei registi che meglio ha esplorato e valorizzato l'universo femminile sul grande schermo. In questi giorni è nelle sale Ocean's 8, sequel/spin-off della celebre saga di Steven Soderbergh, slegato dalla narrazione principale della trilogia e convertito in un cast principale totalmente femminile. Il film di Gary Ross, di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Ocean's 8, erge a protagonista la sorella di Danny Ocean (George Clooney), Debbie (Sandra Bullock), leader di un variegato team di donne pronte a imbarcarsi nella rapina del secolo all'annuale Met Gala di New York. Discreto nella forma ma nel complesso piuttosto fiacco, Ocean's 8 non si discosta più di tanto dai sequel precedenti del franchise, diventando occasione per una semplice parata di star pronte a condividere la stessa inquadratura. Da Cate Blanchett a Sarah Paulson, Rihanna, Helena Bonham Carter e Anne Hathaway, unica a spiccare con la perfida caratterizzazione di Daphne Kluger.
Senza addentrarci nelle polemiche di questi ultimi tempi. Senza soffermarci sulla presunta moda di riprendere titoli del passato allo scopo di plasmarne versioni genderswitch. Senza riflettere ora sulla possibilità che negli anni questa dinamica più o meno forzata, a seconda delle opinioni, si possa consolidare e tramutare in un procedimento classico e comune. Senza porre al centro dell'attenzione questo meccanismo che sembra essersi innescato, ci fermiamo ad analizzare oggi come il cinema sia pieno zeppo di pellicole nelle quali la coralità di un cast femminile al servizio di uno script per il grande schermo trova interessanti sviluppi in trame appassionanti e in personaggi femminili tosti, fragili, contraddittori, rivoluzionari, leggeri, profondi. Liberi.
In passato sono molte le pellicole che hanno puntato più sulla collettività femminile rispetto a quella maschile, la cui presenza, in taluni casi, è volutamente destinata a ruoli marginali.
In occasione dell'uscita nelle sale di Ocean's 8 abbiamo cercato di porre l'attenzione su otto film del passato che hanno concentrato la trama intorno ad un gruppo di personaggi femminili, con modalità talvolta simili e in certi casi differenti.
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1. Piccole donne di George Cukor (1933)
Il classico di Louisa May Alcott ha conosciuto diverse versioni per il grande schermo. La più recente risale al 1994, con la trasposizione di Gillian Armstrong e un cast di giovani star in rampa di lancio (Winona Ryder, Claire Danes, Kirsten Dunst). Probabilmente l'adattamento più accurato risale al 1933, e non è un caso che alla regia fu chiamato George Cukor, considerato uno dei migliori cineasti in grado di valorizzare e risaltare il talento delle attrici sul set. Una qualità così riconosciuta da essere definito il 'regista delle donne', etichetta che sembra gli abbia procurato in seguito qualche problema sul set di Via col vento, dal quale venne allontanato in favore di Victor Fleming. Nella delicata versione di Cukor, che tra il 1939 e il 1940 realizzerà altre due pellicole tutte al femminile come Donne, con Norma Shearer e Joan Crawford, e Peccatrici folli, sempre con la Crawford, la storia delle sorelle March trova sostanza grazie alle magnifiche interpretazioni di Katharine Hepburn, premiata alla Mostra di Venezia, e le tre co-star Joan Bennett, Frances Dee e Jean Parker. Un'opera di comprovato valore, che trasferisce allo spettatore lo spirito pionieristico del romanzo della Alcott, fonte d'ispirazione per generazioni di donne grazie alle tematiche sul valore degli affetti e l'emancipazione femminile.
2. 8½ di Federico Fellini (1963)
Il capolavoro autobiografico di un genio artistico come Federico Fellini. Guido Anselmi (Marcello Mastroianni) è il perno del racconto ma le protagoniste che alimentano la narrazione del film sono le donne di Anselmi, in un carosello malinconico e onirico di personaggi che rimarranno nella storia del cinema. Il parterre di muse felliniane rappresenta l'universo femminile nell'esistenza del regista, tormentato e confuso. Ognuna di loro rappresenta qualcosa che l'altra non può essere. Ognuna di loro è desiderio viscerale. Pochi film nella storia del cinema hanno centralizzato la figura della donna in maniera così umana e aliena, eterea e carnale, amorevole e passionale. Materna, sensuale, deforme, bellissima, animalesca, proibita. Nel circo felliniano trovano spazio l'angelica Claudia (Claudia Cardinale), la moglie Luisa (Anouk Aimée), l'amante Carla (Sandra Milo), la prostituta Saraghina (Eddra Gale). Considerato, insieme a La dolce vita, la massima espressione del cinema di Federico Fellini, 8½ plasma delle figure femminili destinate a mantenere negli anni, una per una, un'aurea magnetica e fascinosa che tutt'oggi non accenna ad affievolirsi.
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3. Donne sull'orlo di una crisi di nervi di Pedro Almodovar (1988)
Straordinario cantore del mondo femminile, il regista spagnolo Pedro Almodóvar alla fine degli anni '80 concretizza una delle opere che gli consentiranno di consolidare, nei decenni successivi, il proprio status di cineasta dalla poetica irriverente e mai banale. Carmen Maura interpreta Pepa, una doppiatrice che scopre di essere incinta e viene conseguentemente lasciata dal vigliacco amante Ivan (Fernando Guillén Cuervo). La vendetta della donna si scontra con un folle turbinio di eventi che interessa una serie di personaggi femminili bizzarri: dalla fidanzata del figlio di Ivan, Marisa (Rossy de Palma), alla moglie dell'uomo, Lucia (Julieta Serrano), fino all'ennesima amante dell'uomo, l'avvocatessa Paulina (Kiti Manver). Coinvolgente nella sua psichedelica narrazione, Donne sull'orlo di una crisi di nervi agglomera un team di interpreti femminili che davanti alla macchina da presa di Almodovar trovano il loro palcoscenico naturale per dare lustro ad una sceneggiatura incalzante e appassionata, in mezzo a lacrime, urla, tradimenti e colpi di scena.
4. Il dottor T e le donne di Robert Altman (2000)
Considerata da più parti un'opera minore nell'abbagliante filmografia di Robert Altman, Il Dottor T e le donne, come manifesta il titolo, pone al centro della narrazione il ginecologo Sullivan Travis (Richard Gere), chiuso in un vortice femminile dal quale non riesce ad emergere. Commedia amara che non rinuncia qua e là a qualche tocco di romanticismo, Il dottor T e le donne è un'emozionante giostra di patemi e problematiche femminili portate in scena da un cast ricco di star come Helen Hunt, Farrah Fawcett, Laura Dern, Liv Tyler, Kate Hudson e Shelley Long. Ognuna di loro si alterna, ora sfuggente, ora presente. Risucchiato in un mulinello che sembra non avere fine, il dottor T assume quasi il ruolo di spettatore, impotente di fronte all'esuberante fascino della donna in quanto simbolo di emozioni contraddittorie e forse mai definitivamente comprensibili. Raffinata e organica nella sua evoluzione, la pellicola di Altman rimane un esempio interessante e riuscito di un casting quasi totalmente femminile e funzionale alla tipologia di storia che il regista di America Oggi vuole raccontare.
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5. Volver di Pedro Almodovar (2006)
Se con Donne sull'orlo di una crisi di nervi Pedro Almodovar aveva raggiunto il successo raccontando le isterie, le invidie e le ansie del mondo femminile, con altrettanto amore il cineasta spagnolo consegna alla storia del cinema un omaggio affascinante e struggente alla donna. Un cast femminile in stato di grazia. Irene (Carmen Maura) è una donna scomparsa che torna sotto forma di spirito nella sua zona natia, La Mancha, per cercare di chiudere quelle vicende in sospeso alle quali la morte prematura le ha impedito di rimediare. Una carismatica Penelope Cruz, alla prova più intensa della sua carriera, si prende la scena con il personaggio dell'estroversa Raimunda, ma altrettanto egregie risultano le performance di Carmen Maura, Lola Dueñas, che interpreta l'altra sorella Soledad, Blanca Portillo, Chus Lampreave e Yohana Cobo. L'intero cast si aggiudica il premio alla miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes, dove al film è assegnato il riconoscimento alla miglior sceneggiatura.
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6. The Help di Tate Taylor (2011)
Da un soggetto tratto dal romanzo L'aiuto, scritto da Kathryn Stockett, The Help è un film piacevole e abbastanza godibile, investito probabilmente da un successo eccessivo ma che nella sua convenzionale linearità racchiude comunque un discreto lavoro, soprattutto per quanto concerne il lato interpretativo. Il ricco cast femminile comprende giovani attrici in erba e interpreti più esperte in un mix che funziona per raccontare la storia di una giovane giornalista, Skeeter Phelan (Emma Stone) che lotta per poter denunciare le condizioni in cui versano le domestiche di colore al servizio dell'alta borghesia, in un'epoca dove il bigottismo e il razzismo vengono mascherati con ipocrisia e finta tolleranza. Octavia Spencer si aggiudica il premio Oscar alla miglior attrice non protagonista, in un cast numeroso, che può contare su Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Jessica Chastain, Allison Janney e Sissy Spacek.
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7. Bling Ring di Sofia Coppola (2013)
Il racconto dell'effimero e dell'apparenza. L'espressione della superficialità e della fama. Sofia Coppola con Bling Ring dimostra per l'ennesima volta il suo acume e la sua onesta visione della contemporaneità. Le giovani e irritanti protagoniste sono delle teenager viziate che inseguono a Los Angeles l'ossessione della celebrità. E di quegli stessi personaggi dello star system non esitano a violare le case, per impossessarsi di oggetti e cimeli glamour. L'apparenza e l'amoralità a discapito della sostanza e di significativi valori in cui credere. Bling Ring, presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes, è basato su fatti realmente accaduti e si avvale di un cast di giovani interpreti fra cui Emma Watson e Taissa Farmiga. Sofia Coppola è una regista attenta e scrupolosa, onesta nel raccontare l'universo femminile anche nei suoi lati più oscuri e velenosi. Bling Ring è il nome che i media diedero alla banda e che la Coppola ha deciso di usare per il titolo di questo suo efficace e inquietante ritratto di una parte della società odierna.
8. L'inganno di Sofia Coppola (2017)
Il lato oscuro di un gruppo di donne. Dall'America contemporanea a quella del 1864, Sofia Coppola adatta per il grande schermo il romanzo di Thomas P. Cullinan, The Beguiled, calibrando gli ingredienti a sua disposizione e confezionando una pellicola che regala molta attenzione al mondo femminile, dominante e manipolatore nei confronti di quello maschile, mera comparsa in un quadro di ambigua attrazione, irresistibile desiderio e dolente conflitto. Efficace performance dell'intero cast femminile, con una menzione particolare per Nicole Kidman e Kirsten Dunst, senza dimenticare la sempre più brava Elle Fanning. Con altrettanta fortuna Don Siegel aveva già trasposto il romanzo sul grande schermo nel 1971 ne La notte brava del soldato Jonathan, con Clint Eastwood nel ruolo che nel film del 2017 è di Colin Farrell. Una lezione registica di Sofia Coppola - premio Oscar nel 2004 per Lost in Translation - L'amore tradotto - giustamente premiata a Cannes con il riconoscimento alla miglior regista.
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