Nastri d'Argento, intervista ad Alba Rohrwacher

Abbiamo incontrato a Taormina la vincitrice del Nastro d'Argento per l'interpretazione ne La solitudine dei numeri primi. Una piacevole chiacchierata sul mestiere di attrice, sui nuovi progetti e altro ancora.

Ha appena ricevuto il Nastro d'Argento come miglior attrice protagonista dell'anno. Inutile dire quanto sia radiosa e soddisfatta, soprattutto per un ruolo, quello di Alice in La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo, che definisce "estremamente importante per me e per il mio percorso artistico". Le chiediamo subito di spiegarci il motivo e poi di raccontarci dei suoi prossimi progetti: un film in Germania appena girato, un'opera prima con Silvio Orlando e un'incognita su cui non vuole sbilanciarsi, che intuiamo essere il primo film da regista di Filippo Timi.

Quanto ti è rimasto dentro il personaggio di Alice?
Molto, è una gioia ricevere il Nastro per questo ruolo, mi ha messo in discussione in maniera profonda. Vorrei condividere il premio con Luca Marinelli, il mio personaggio di Alice esiste in quanto esiste quello di Mattia. Comunque il merito di questo straordinario lavoro va al coraggio del regista Saverio Costanzo, che è partito dal romanzo di Paolo Giordano proponendo una propria visione del racconto pur rimanendo fedele al testo. E' stata un'esperienza straordinaria e rara, e un film fatto da una squadra, non dai singoli, e quindi il mio pensiero va a tutti quelli che ci hanno lavorato, che sono poi miei amici.

Che rapporto hai con i premi?
Ogni premio è legato a un lavoro. Ogni volta che mi trovo a parlare di un premio la memoria va immediatamente all'esperienza, sono molto fortunata perché sono sempre esperienze belle e di crescita, soprattutto questo film: partire da una messa in discussione profonda di se stessi e arrivare poi a proporre quotidianamente qualcosa sul lavoro per un attore è una condizione ideale.

Prossimi progetti?
Un mese fa sono finite a Berlino le riprese di Gluck, ma non posso dire altro finché la produzione in Germania non mi dà l'ok. Poi qualche mese fa ho finito di girare l'opera prima di Francesco Lagi. Il protagonista è Silvio Orlando, generale in un gruppo di soldati. E' la storia della relazione tra un padre e un figlio, ambientata in una missione militare. Il mio è un ruolo minore, sono una donna soldato in questa missione, ma il film in realtà è una commedia. E' una commedia fantastica, un film d'avventura in chiave comica dove ci sono momenti di surrealtà e dove entra in gioco la fantasia. Per questo è ambientato in una terra immaginaria, che potrebbero essere i Balcani, ma è stato girato in Friuli.

Poi tornerai a lavorare con Silvio Soldini e Giuseppe Battiston dopo Cosa voglio di più.
Sono sempre molto felice di tornare a lavorare con Giuseppe e Silvio, penso che le collaborazioni diventino sempre più solide nel re-incontro.

Interpreti sempre donne molto diverse, come scegli i tuoi ruoli?
Non ho un metodo, è l'istinto che mi guida. Sicuramente se riconosco una storia come necessaria per me, la scelgo. Diciamo che seleziono in base al percorso che posso fare all'interno del personaggio, in base alla storia, alle persone con cui dovrò lavorare. Ma poi sono soprattutto istintiva.

Quest'anno tua sorella ha esordito dietro la macchina da presa con Corpo Celeste. Come hai vissuto questo ingresso nel mondo del cinema di Alice?
Con stupore, però in realtà con la consapevolezza che l'artista della mia famiglia è lei. Corpo Celeste ha tutte le ingenuità delle opere prime, ma ero consapevole che Alice avesse un suo mondo e sarebbe stata brava a portarlo sullo schermo.

Alice nel film descrive un rapporto molto difficile tra due sorelle. C'è qualcosa di autobiografico?
Siamo due sorelle che hanno litigato molto come credo succeda in tutti i rapporti di grande amore, che si basano anche su grandi conflitti. Sono queste le relazioni sane. E comunque anche grazie ai conflitti è nato un legame molto solido.

Come definiresti il mestiere dell'attore?
Un mestiere di ricerca e scoperta continua, con momenti di dubbio. Lunedì sono stata al Centro Sperimentale. Tornare in quel luogo mi ha fatto pensare a tutti questi anni, a quello che ho fatto, a quello che ho imparato quando studiavo lì.

Ecco, se ti guardi indietro da allora al Nastro di oggi cosa vedi?
Sicuramente tanta fortuna, questo mestiere è fatto anche di fortuna. Ma il successo si costruisce anche attraverso gli incontri, attraverso i maestri e i non maestri, attraverso le scelte artistiche che fai. Mi sono creata un bel bagaglio che mi porto sempre dietro e gran parte di quel bagaglio l'ho messo insieme durante il periodo passato al Centro Sperimentale.