Il 2022 che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato un altro anno molto difficile per il cinema in sala, ma è stato anche il primo dall'avvento della pandemia a non conoscere chiusure e a vedere un vero e proprio ritorno alla normalità nelle più grandi manifestazioni cinematografiche internazionali. Sul versante dello streaming, la proposta di prodotto audiovisivo è stata ancora più ricca degli scorsi anni e nel complesso, tra eventi nei festival, uscite al cinema e in piattaforma, non sono certo mancati momenti da ricordare.
Mentre ci accingiamo a chiedere anche il vostro parere con le tradizionali votazioni dei Movieplayer Awards, andiamo a scoprire insieme quelli che più hanno colpito i redattori di Movieplayer.it, nella speranza che nel 2023 torni a livelli più sostenibili anche la visione sul grande schermo.
Per un pugno di Oscar (Giuseppe Causarano)
Quanto accaduto durante la cerimonia dei 94° Premi Oscar - ovvero il celeberrimo scontro tra Will Smith e Chris Rock, con il pugno che l'attore ha rifilato al comico dopo alcune battute di quest'ultimo davvero poco riuscite - non si può propriamente definire come uno dei migliori momenti cinematografici dell'anno, ma racconta certamente qualcosa di significativo.
In particolare, descrive la profonda crisi che Hollywood sta attraversando, non tanto (e non solo) sul piano creativo, ma soprattutto dell'immagine, come se le stelle non fossero più brillanti come un tempo. Gli scandali e le polemiche hanno accompagnato l'industria americana nell'ultimo decennio: improvvisamente, essa si è rivelata fragile, con tante verità da raccontare per potersi guardare nuovamente allo specchio. Come ultimo baluardo ha resistito proprio l'Academy che, tramite le sue scelte, sebbene spesso discutibili, ha tentato di arginare una deriva dell'intero sistema, come dimostrato dalle vergognose rivelazioni a proposito dell'HFPA e dell'assegnazione dei Golden Globe. Una decadenza che ha condizionato tutti i settori di Hollywood, sui quali hanno imperversato il cattivo gusto e soprattutto l'improvvisazione: basti pensare alle cerimonie degli Oscar senza più presentatori, mentre gli ascolti televisivi crollano da un anno all'altro. La reazione di Will Smith in mondovisione non è stata che l'ultima dimostrazione di un corto circuito che ha coinvolto tutto il cinema americano, il quale rimane il punto di riferimento internazionale, nonostante tutto.
Alla fabbrica dei sogni auguriamo di tornare presto a intrattenere il pubblico soltanto attraverso la magia del grande schermo.
Hollywood peggiora nella diversità: nel 2022 flessione nei guadagni di donne e registi di colore
Il monologo iniziale di The Batman (Luca Ceccotti)
Nel 1986, Alan Moore scrisse uno dei suoi lavori più iconici, affidandone i disegni a Dave Gibbons. Nel panorama fumettistico tutto e nello stesso identico anno delle "rivoluzione violenta" adoperata dalla penna di Frank Miller ne il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Watchmen venne accolto come un'opera seminale e di totale riscrittura della figura del vigilante mascherato. Non è un caso che la Bronze Age fumettistica conobbe la sua fine nel 1985, quando i "super eroi con super problemi" a' la Stan Lee vennero sostituiti da una profonda ed elaborato decostruzione psicologica e sociale degli stessi, dipingendoli anche in modo più sofferto, distaccato e vendicativo, con un taglio stilistico e artistico netto ed evidente. Trentacinque anni dopo, è il sensazionale The Batman di Matt Reeves a ricalcare lo stesso discorso concettuale, partendo dal genere noir per raccontare il Cavaliere Oscuro al meglio delle sue più ampie e sparse caratteristiche strutturali. Su schermo assistiamo a un'iterazione del personaggio ancora giovane e irruenta, già insofferente alla criminalità dilagante nel mondo, impavido ma fin troppo confidente. Un Batman grounge che rende immediatamente cristalline le sue intenzioni da detective noir nel magnifico e accattivante monologo iniziale, interpretato da un sofisticato Robert Pattinson. Reeves chiarisce anche l'ispirazione mooriana, gestendo l'intro del protagonista esattamente come quella di Rorschach in Watchmen, con tanto di diario personale. La potente composizione di Michael Giacchino accompagna in crescendo la ronda notturna dell'Uomo Pipistrello: "Giovedì, 31 ottobre. Le strade sono affollate per la festa, nonostante la pioggia - esordisce in voice over Bruce Wayne -. Nascosta nel caos, c'è una forza pronta a colpire come i serpenti. Ma ci sono anche io. E sorveglio. Due anni di oscurità mi hanno trasformato in un animale notturno. Devo scegliere i miei bersagli con attenzione. É una grande città; non posso esse_re ovunque. Ma loro non sanno dove sono io_". In un'escalation di violenza cittadina, Batman sottolinea la decadenza sociale della metropoli che ha scelto di difendere da criminali e malintenzionati. Lavora in solitaria - come nei migliori gialli - e si muove per vendetta, cercando di fare del bene nel mentre di un vero e proprio sfogo personale, quasi operasse secondo i principi della Mano Invisibile. E aiuta anche la polizia: "Abbiamo un segnale adesso - continua Wayne -, per quando c'è bisogno di me. Ma quella luce nel cielo non è solo un richiamo: è un avvertimento. Per loro". La composizione del montaggio non conosce sbavature né imperfezioni. La notte delle streghe abbraccia la città in un turbinio di luci e costumi, ma rapinatori, gang e assassini non conoscono riposo, non a Gotham City. E allora quel segnale nel cielo è un monito per i cattivi, parziale deterrenza per la azioni più scellerate. Quel segnale è paura: "E la paura è uno strumento" - conclude Batman prima di entrare in azione. Il crescendo giacchiniano raggiunge il suo apice e i criminali guardano prima in alto e poi negli angoli più bui che li circondano: sono terrorizzati. Qualcuno desiste allora dall'agire, altri non demordono ma non si accorgono che Batman è già su di loro: "Credono che mi nasconda nell'ombra - dice -. Ma io sono l'ombra". E come un'ombra, attacca. Non solo un monologo straordinario per concetto di scrittura e costruzione cinematografica - considerando anche i giganti a cui si ispira -, ma una vera e propria attestazione stilistica di volontà, netta e definita, che rendono la sequenza uno dei momenti più esaltanti e memorabili del 2022."
Robert Pattinson, da vampiro a uomo pipistrello: l'evoluzione della star di The Batman
L'amore per il cinema. Il nostro e quello di Spielberg (Antonio Cuomo)
"I film sono sogni che non dimentichiamo mai." Il 2022 in un sentimento, il 2022 in una citazione. Una frase che è una dichiarazione d'intenti, che è un film, che è l'amore di una vita. Per Steven Spielberg così come per noi. Se siamo stati qui anche nel 2022 e lo saremo anche nel 2023 e oltre è perché questa citazione da The Fabelmans ci sostiene giorno dopo giorno nel fare il nostro lavoro, nel parlare tra noi e a voi di una delle più grandi passioni che abbiamo da sempre. Una battuta che echeggia negli occhi sbarrati del piccolo protagonista alla sua prima volta in sala, che brilla nel fotogramma proiettato sulle sue mani, che esplode in una sequenza finale che resta nella storia della Settima Arte. Il 2022 ci ha regalato una nuova grande opera del regista americano che sembra voler sottolineare con vigore tutto quello che c'è stato dagli esordi a oggi, simbolicamente nell'anno in cui uno dei suoi capolavori, E.T., compie 40 anni. I film sono i nostri sogni, Spielberg il nostro Sandman.
The Fabelmans. O di come imparammo ad amare il cinema (e Steven Spielberg)
Il più figo di tutti (Valentina D'Amico)
Nell'anno del ritorno al cinema, dello schiaffone di Will Smith che ha macchiato la cerimonia degli Academy Awards, il momento più alto dell'anno per ogni cinefilo, e del dominio di Tom Cruise sull'aria, ma anche sulla terra e sul mare (gli manca solo lo spazio, ma pure quello è in arrivo), il mio momento indimenticabile appartiene a una serie tv. Alla rosea età di +76 anni Sylvester Stallone si è preso il lusso di regalarsi una serie tutta sua, Tulsa King. Sly si è preso la rivincita verso quel provino di 50 anni finito male in cui non lo hanno voluto neppure come comparsa per Il padrino di Coppola cucendosi addosso un ruolo da mafioso gentiluomo, spietato, ma con un rigido codice d'onore. In una scena, Dwight Manfredi difende una donna in un night dalle attenzioni indesiderate di un altro uomo, attirando l'attenzione dell'amica Stacy (Andrea Savage). Il mattino dopo ritroviamo Stacy nella stanza d'hotel di Dwight che si riveste dopo aver trascorso una notte d'amore con lui. La donna rimane sconvolta nell'apprendere che il suo amante ha 75 anni ed esclama "Te ne davo al massimo 55". Solo un cieco affermerebbe che Stallone dimostra 55 anni, ma forse l'essenza del divismo è proprio qui. La star 76enne si può permettere una battuta simile risultando assolutamente credibile e mantenendo inalterato il suo sex appeal. Potere del carisma e di Hollywood.
La scomparsa di Jean-Luc Godard (Jacopo Fioretti)
"Non era malato, era soltanto esausto", recitava una fonte vicina a Libération, in merito alla morte di Jean-Luc Godard, di cui il giornale ha dato per primo l'annuncio. 13 settembre 2022, suicidio assistito nella sua amata Svizzera, terra del suo primo corto e dove era tornato ad anni a vivere, dimostrando come egli sia stato libero e "godardiano" fino alla fine. A proposito della contestata modalità di morte, infatti, il cineasta era stato chiamato ad esprimersi qualche anno fa in una trasmissione radiofonica in seguito alle sue dichiarazioni a favore e in quell'occasione aveva non solo ribadito le sue posizioni, ma anche aggiunto che avrebbe potuto ricorrergli lui stesso. Godard è stato tutto ciò che al cinema si sarebbe potuto augurare nel Secondo Dopoguerra. Un precursore straordinario, in grado, come nessuno prima e nessun altro dopo, di portare in quel linguaggio audiovisivo un'innovazione di un'importanza tale da accompagnarlo nell'epoca moderna. La sua peculiarità più grande è stata quella di provare a vivere secondo i tempi del cinema, mettendosi in discussione continuamente, ad ogni nuova corrente artistica, invenzione tecnologica o trasformazione politica. Per questo, nonostante se si è soliti dire che tutto passa, Godard fa eccezione. Con lui, probabilmente, un'idea di cinema è morta davvero.
Kevin Bacon ha salvato il Natale 2022 (Massimiliano Meucci)
Il 2022 è stato un anno intenso: difficile riassumere gli eventi cinematografici e seriali più caratterizzanti che abbiamo osservato in questi lunghi mesi in cui il mondo ha ricominciato, lentamente, a riprendere il proprio corso dopo lo shock terribile del coronavirus. Tra le storie che abbiamo ascoltato, quella di Kevin Bacon che salva il Natale a Star-Lord in Guardiani della Galassia Holiday Special è sicuramente la più intensa e significativa. Dimenticatevi Babbo Natale, le sue renne volanti e la slitta piena di doni, è la star di Tremors, Footloose e Apollo 13 a regalare gioia agli eroici e scanzonati Avengers galattici di James Gunn (e anche a noi, dopotutto). Dopo un anno passato a condividere cover campestri di raffinata esecuzione, l'attore ha scelto di entrare nel Marvel Cinematic Universe in un modo bizzarro e indimenticabile, non solo dimostrando la sua incredibile autoironia, ma contemporaneamente attestando che mettersi in gioco non è poi così spaventoso. Quello che può sembrare un irriverente e scanzonato cameo in una piccola e secondaria produzione de La Casa delle Idee, è in realtà una travolgente ondata di ottimismo e follia che, di questi tempi, è molta rara e ricercata. Perché a volte, sognare di imbracciare una chitarra ed esibirsi nello spazio profondo, di fronte ad un pubblico di alieni delle più disparate provenienze, aiuta ad evadere da un mondo sempre più stretto e catastrofico.
La seconda volta di Maverick non si scorda mai (Chiara Nicoletti)
Il momento memorabile del 2022 è quella sera di maggio, qualche giorno prima di Cannes, in cui è arrivata l'anteprima di Top Gun: Maverick. Miglior sequel di sempre? Forse no, ma sicuramente il più evocativo di una sorta di stato d'animo cinematografico, quello del grande cinema di intrattenimento anni '80. Un mix di azione, suspense, coinvolgimento emotivo, fratellanza e romance guidati da un Tom Cruise che non perde un colpo. L'emozione del ritrovare tutti quei sentimenti familiari e creduti persi e la sensazione di adrenalina e carica del dopo. I cappelli di Maverick, gadget di cui fare tesoro, indossati con orgoglio e sfoggiati. Indimenticabile.
Un Festival di Cannes in grande stile (Luca Ottocento)
Dopo l'edizione del 2020 saltata per la pandemia e quella del 2021 che si era dovuta eccezionalmente svolgere a luglio con notevoli limitazioni (tamponi obbligatori ogni 48 ore per poter entrare nei luoghi festivalieri, poche star presenti e moltissimi partecipanti in meno), il 2022 è stato l'anno del ritorno in tutto il suo splendore della kermesse cinematografica più prestigiosa del mondo: il Festival di Cannes.
Dal 17 al 28 maggio, a tre anni di distanza dall'ultima volta, nella nota città della Costa Azzurra si sono riuniti di nuovo con entusiasmo decine di migliaia di amanti del cinema di tutto il mondo. L'emozione e la voglia di tornare a vivere insieme la passione per la settima arte in un palcoscenico così importante erano palpabili in ogni istante.
Per chi scrive dunque non c'è storia: i 12 giorni vissuti a Cannes rappresentano di gran lunga il momento cinematografico più significativo dell'anno, tra prime mondiali assolute sul red carpet del meraviglioso Grand Théâtre Lumière (una su tutte, l'anteprima alla presenza del regista e del cast del film vincitore della Palma d'oro Triangle of Sadness) e la visione di numerose opere ispirate e particolarmente stimolanti tra cui, solo per citarne alcune, Close, La donna del mistero, Esterno notte, Eo, Holy Spider, Le buone stelle - Broker, Le otto montagne e Nostalgia.
Per la qualità artistica complessiva dei film proposti e per l'elettrizzante (forse irripetibile) atmosfera creatasi tra tutti i partecipanti dopo due anni di pandemia e chiusure, l'edizione numero 75 del Festival di Cannes è destinata a rimanere nella storia.
Lo sguardo di Jimmy McGill nel finale di Better Call Saul (Damiano Panattoni)
Un anno di cinema. Istantanee e momenti, flussi e prerogative. E una certezza, via via sempre più marcata. Il cinema e la serialità sono ormai sovrapponibili quando di mezzo c'è la qualità. Così, riavvolgendo il nastro, il momento che scelgo di questo 2022 sono le ultime sei puntate di Better Call Saul, fino all'ultimo - magistrale - frame. Un viaggio incredibile insieme ad uno dei più grandi personaggi della storia seriale, culminata in una fisarmonica che si allarga e si contrae di pari passo alla triplice personalità dell'avvocato di Albuquerque: Jimmy McGill, Saul Goodman, Gene Takovic. Quante volte si è discusso dei finali in relazione alla serialità. Ecco, la chiusura di Better Call Saul dal punto di vista della scrittura è uno dei migliori esempi, diventando quasi un universo a sé, lontano anni luce da Breaking Bad e lontano dall'iniziale senso di quello spin-off mutato in capolavoro. Il bianco e nero, la metamorfosi introspettiva, i flashback, i telefoni che squillano, una sigaretta, l'ultima, prima che lo sguardo si perda per sempre, tra la nostra memoria e quella di un personaggio strepitoso, malinconico e drammatico, che nell'ultimo atto ha spiegato quanto solo l'amore possa davvero salvarci. Insomma, se il cinema e l'arte in generale devono suscitare emozioni, beh, questo non è solo l'apice del 2022, ma anche uno dei punti più toccanti della narrativa moderna.
Il folgorante trailer di Licorice Pizza (Antonello Rodio)
Il momento migliore di un anno di cinema può essere un trailer? Sì, se quel condensato di nemmeno due minuti è un mix magico che provoca per mille motivi emozioni, brividi e pelle d'oca. Il film in questione è Licorice Pizza e le prime inconfondibili note di Life on Mars di David Bowie servono a entrare già in un certo mood. Ma la musica non basta se non è accompagnata dalle immagini, qua si parla di cinema: ed ecco allora l'irresistibile slancio vitale dei due protagonisti Cooper Hoffman e Alana Haim, che non è solo trascinante, ma riporta immediatamente agli anni Settanta, a energie giovanili dimenticate, a ricordi adolescenziali dai contorni confusi di tempi lontani, a una leggerezza e una libertà ormai perdute. Ma anche le scritte che interrompono le immagini, mentre David Bowie continua in sottofondo, destano un sussulto: "Il nuovo film di Paul Thomas Anderson" vale già ogni volta come evento storico, e quando ci si ricorda che è il regista de Il filo nascosto, Magnolia (sia lodato in eterno per aver girato quel capolavoro assoluto), The Master e Il petroliere, non possono non emergere altri ricordi di pellicole cult. Per non parlare delle grottesche follie di Bradley Cooper e dei cameo di Sean Penn e Tom Waits che in quei due minuti si alternano alla carica vitale dei due ragazzi protagonisti. Beh, ma poi il film, direte voi? Licorice Pizza è un gran bel film che non delude le attese, anzi realizza quel travolgente viaggio emozionale promesso dal trailer. Ma proprio quelle immagini del trailer così ricche di vita, abbinate alla canzone perfetta, sono un'emozione che vale un anno di cinema.
Smascherati da un burattino (Erika Sciamanna)
Di momenti interessanti questo 2022 ce ne ha regalati tanti, forse troppi: alcuni imbarazzanti, altri spiacevoli, altri si sono rivelati momenti di grandissimo cinema. Sarà uno di questi ultimi che scelgo di riassumervi qui, il frammento di un film che più di altri mi è entrato nel cuore e che mi ha permesso di chiudere un anno non proprio positivo con la certezza che i grandi autori riusciranno sempre a raccontarci la realtà da un punto di vista interessante e spesso inaspettato. Stiamo parlando di Pinocchio di Guillermo del Toro e della scena in cui ci viene mostrato Mussolini che si appresta ad andare a vedere lo spettacolo che Mangiafuoco ha preparato appositamente per lui. La rappresentazione grafica del personaggio storico, la sua infantilizzazione, lanciano un messaggio potentissimo a chi guarda: i dittatori altro non sono che uomini piccoli a cui viene concesso, spesso con l'inganno, un potere spropositato. Non sono serviti discorsi e riflessioni complicate, solo 2 minuti di immagini in movimento, due minuti di un burattino che con tutta la sua incoscienza e purezza riesce a mettere a nudo i potenti, un bambino nell'animo ma non nella carne, che ci mostra come tutte le sovrastrutture spariscano dietro a uno sguardo puro e scanzonato.
Il Lucca Comics dei grandi ritorni: da One Piece a Tim Burton (Laura Silvestri)
Hanno fatto le cose davvero in grande all'edizione 2022 di Lucca Comics & Games, e sono stati tanti i momenti incredibili vissuti dai partecipanti alla fiera. Dall'anteprima europea di One Piece Film: Red e tutti gli eventi legati alla serie ideata da Eiichiro Oda che ci accompagna da ormai 25 anni, al ritorno in Italia di Tim Burton per presentare la serie tv Netflix Mercoledì. E poi ancora Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, Willow, Andor, Dungeons & Dragons: L'Onore dei Ladri, Dampyr... LC&G 2022 ha accolto tantissimi ospiti, acceso speranze e avverato sogni, e nonostante il quantitativo impressionante di persone presenti e le file che hanno contraddistinto gran parte dell'esperienza, nulla può togliergli l'essere stato un evento davvero indimenticabile.
L'immersione subacquea di Avatar - La via dell'acqua (Simone Soranna)
Quando, circa dopo un'ora di film, per la prima volta i protagonisti si tuffano sott'acqua per iniziare a prendere confidenza con l'ambiente che li proteggerà e nasconderà dai loro nemici, assistiamo a un momento di cinema senza precedenti. La meraviglia degli abissi ricostruiti da James Cameron è puro spettacolo. Un 3D perfetto, colori vivacissimi e l'emozione di toccare con mano la Storia del cinema nel suo evolversi.
Wise up (Federico Vascotto)
"90% of this game is how they see you. They see you hanging with Tony Bennett, they think you deserve to be there. They see you hauled off to jail for saying f**k at a strip club, they think you deserve that also. Wise up". Il monologo motivazionale di Lenny a Midge nel finale della quarta stagione di Mrs. Maisel, per quanto brutale, le apre gli occhi sul suo più recente comportamento. Potrebbe anche essere un monito per tutti noi, che ben calza con l'anno che finisce e uno nuovo ancora "vergine" che inizia. Farci furbi e iniziare a chiedere ciò che ci spetta, perché forse, tutto sommato, nonostante tutte le insicurezze personali e le incertezze di ciò che sta accadendo da tre anni a questa parte, ce lo meritiamo.
Tra Stranger Things 4 e Avatar 2 (Alessio Vissani)
Nell'anno del pieno riscatto post-covid, dove finalmente le sale cinematografiche tornano ad essere attive al 100%, mi piace ricordare due momenti per me imprescindibili: uno è dedicato tuttavia al mondo dello streaming e della fruizione da casa ed uno più cinematografico. Partendo dallo streaming tantissime serie di grande successo abbiamo avuto la possibilità di vedere, ma il momento che più ricorderò in questo 2022 è il concerto/assolo metal di Eddie Munson in Stranger Things 4 che per attirare l'attenzione dei demopipistrelli intona Master of Puppets in una scena decisamente epica. Forse il concerto più metal della storia, parola di Dustin. Per quanto riguarda il cinema non ci sono dubbi che la voce fuori campo di Jake Sully, con il piano sequenza delle montagne Halleluya nella prima scena di Avatar: La via dell'acqua, me lo ricorderò per lunghissimo tempo, talmente tanta era la mia voglia di tornare a Pandora che il ricordo di quella prima sequenza mi ha donato un emozione senza eguali.