Menahem Golan: una vita dedicata al cinema

A Locarno si fanno incontri eccezionali. Tra gli ospiti del festival Menahem Golan, uno dei più celebri produttori hollywoodiani, in una lunga chiacchierata ci ha narrato i suoi esordi e ci ha rivelato i segreti di registi e divi con cui si è trovato a dover competere.

Il regista e produttore Menahem Golan è una miniera inesauribile di racconti su Hollywood e sulle star. L'amore per il cinema che l'ottantunenne Golan nutre da tutta la vita è pari solo a quello per la moglie con la quale è sposato da sessant'anni. Il produttore di tante pellicole commerciali come Over The Top, Cobra, A trenta secondi dalla fine, ma anche dei film di Jean-Luc Godard, Robert Altman, Liliana Cavani e John Cassavetes, esordisce narrando le prime esperienze con il mondo dello spettacolo avute in tenerissima età. "Ho un ricordo vivido di quando avevo quattro anni e frequentavo l'asilo. Ho scoperto la mia vera vocazione organizzando un funerale per un piccolo scorpione trovato nel giardino dell'asilo. Ho convinto le mamme a suonare una musica triste e con gli altri bambini abbiamo fatto tre volte il giro del giardino per dare allo scorpione una morte onorevole. Questo è stato il mio primo lavoro da produttore. Da bambino ero molto magro e sarei passato inosservato se non avessi avuto la capacità di intrattenere gli amici. Ero il clown del gruppo, raccontavo storie, a dieci anni ero già molto popolare, ma i miei genitori non mi davano i soldi per andare al cinema. I film erano la mia passione, così ho iniziato a ingegnarmi. Dal momento che conoscevo l'inglese, spesso mentre guardavamo i film americani, musical, western e commedie, il film veniva stoppato e si sentiva una voce che urlava: "Menahem, dicci cosa significa questa frase". Praticamente vivevo dentro la sala di proiezione".

Il sogno di una vita, quello di diventare regista, per un bambino di Tiberiade di origini polacche non è semplicissimo da realizzare, ma Golan non si perde d'animo. Non potendo frequentare una scuola di cinema decide di diventare pilota. "Quando ho affrontato l'esame per diventare pilota, gli esaminatori mi hanno chiesto perché volevo intraprendere questo mestiere. Ho risposto che così avrei finalmente potuto rubare un aereo e volare in Inghilterra per iscrivermi a una scuola di cinema. I miei progetti di diventare ladro di aerei sono falliti, ma dopo tre anni nell'aviazione un incontro miracoloso mi ha permesso di trasferirmi a Londra. Appena arrivato ho diretto un Otello interpretato dagli studenti di una scuola di teatro e poi sono riuscito a entrare nella prestigiosa scuola dell'Old Vic, dove mi sono diplomato col massimo dei voti. Questo è stato l'inizio della mia carriera teatrale. Dopo l'esperienza inglese, io e mia moglie ci siamo spostati a New York per studiare cinema. Lì ho conosciuto un insegnante che mi ha spinto a recarmi direttamente sui set per apprendere il mestiere. Solo lavorando a un paio di film capisci come si fa il cinema.


Il vero mentore di Menahem Golan è stato il regista mago dei B movies Roger Corman, scopritore di grandi talenti (vedi Jack Nicholson) nonché cineasta a tutto tondo immerso in un'industria che ha contribuito a plasmare. Golan narra il suo incontro con l'indaffarato Corman, incontro che ha inaugurato la sua lunga carriera cinematografica. "Quando ho finito di studiare non sapevo che direzione prendere. Da studente pazzo quale ero, ho scritto una lettera a Roger Corman chiedendogli di poter partecipare a un suo film e lui mi ha risposto dicendo: "Se il 6 giugno sarai a Montecarlo con un'auto diventerai il mio autista". Allora io ho portato mia moglie con me e ho convinto Corman a farla lavorare come truccatrice, anche se non aveva nessuna esperienza. C'era un altro studente pazzo come me, Francis Ford Coppola, un genio che ho conosciuto sul set di Corman. La carriera di Coppola è nata con i 300.000 dollari che Corman aveva promesso a me per un film sulla nascita del sionismo che vedeva protagonisti un cuoco, un ladro e una prostituta. Esiste un detto secondo cui Israele diventerà una nazione quando avrà ladri, cuochi e prostitute e io volevo un farne un film. Corman aveva già accettato, quando Francis Ford Coppola gli ha detto: "Roger sei pazzo a produrre questo film, dai i soldi a me e ti faccio un film americano". Roger gli ha chiesto di che cosa avrebbe parlato il suo film e Coppola ha risposto: "Te lo dirò domattina". Francis dormiva nella stanza accanto alla mia e ho sentito il ticchiettio della macchina da scrivere tutta la notte. La mattina dopo Coppola è arrivato con il soggetto del suo primo film, Terrore alla tredicesima ora. La sua carriera è nata con i miei 300.000 dollari".

Per Menahem Golan quello del produttore è un mestiere totalizzante, che coniuga ambizioni artistiche e necessità economiche. Golan paragona il produttore all'ingegnere edile, a colui che verifica che l'edificio non crolli, mentre il regista è l'architetto, capace di creare bellezza. Un film non si può fare senza una simbiosi tra i due ruoli. "L'esperienza che più ha segnato il mio mestiere è la visione dei capolavori neorealisti. Amo le opere di De Sica, Rossellini, Visconti e, allo stesso tempo, ne sono invidioso. Ho avuto la fortuna di produrre Robert Altman, Andrey Konchalovskiy, Barbet Schroeder che ho conosciuto a Cannes. Quando ho collaborato con John Cassavetes gli ho chiesto di cosa avrebbe parlato la sua sceneggiatura e lui mi ha detto di non avere bisogno di una sceneggiatura. Aveva un'idea e l'avrebbe realizzata con la moglie. Il film, Love streams - scia d'amore, ha vinto l'Orso d'Oro a Berlino nel 1984. Ho lavorato anche con Godard, un grande artista, ma decisamente difficile da gestire. Mi ha fatto impazzire".
A fianco del rapporto con i grandi autori trovano posto anche gli aneddoti più divertenti legate alle superstar di Hollywood e alle celebrità del cinema action con cui Golan si è trovato spesso a collaborare. "Prima di diventare famoso, Arnold Schwarzenegger si recò a Tel Aviv per parlare con me e mi invitò a pranzo. Non parlava inglese, così abbiamo conversato in tedesco e lui mi ha proposto di fare un film insieme perché voleva diventare una star. Allora gli ho consigliato di andare negli USA, imparare l'inglese e cambiare nome perché nessuno avrebbe mai saputo pronunciare il suo. Tre anni dopo l'ho incontrato su una barca in una festa privata a Cannes circondato da cinque ragazze. Aveva imparato l'inglese, ma non aveva cambiato nome, però è diventato lo stesso una grande star. Quando ho diretto Sylvester Stallone in Over The Top, lui era sempre al telefono con Schwarzenegger per conoscere i suoi guadagni e calcolare chi dei due incassava di più. Per avere Stallone nel film ho offerto dieci milioni di dollari quando all'epoca il massimo era sei milioni. Hollywood è un luogo folle, va avanti col denaro, ma è anche il cuore dello show business. Se vuoi avere tanto pubblico prendi delle star di Hollywood. Un'altra star action che ho scovato è Chuck Norris. L'ho messo sotto contratto per sette film e questi hanno incassato moltissimo. Ogni pellicola interpretata da lui era un successo al box office perchè i bambini lo amano. E' il loro eroe insieme a Jean-Claude Van Damme. Lo conobbi quando faceva il cameriere in un ristorante francese. Quest'uomo affascinante si avvicinò al mio tavolo chiedendomi se fossi il produttore Menahem Golan, poi all'improvviso mimò un calcio volante. Il piede passò sulla mia testa senza far cadere i piatti. Mi convinse di essere il più bravo lottatore di arti marziali, ma era belga e nessuno lo voleva far recitare. Dopo tre film girati insieme la Universal lo ha messo sotto contratto. Purtroppo ha rovinato la sua carriera per colpa della droga. Non conosco nessuna star che non conduca una vita dissoluta o che non frequenti party distruttivi, ma questa è la vita di Hollywood".


Irresistibile anche la storia legata a Barfly, toccante pellicola diretta da Barbet Schroeder e interpretata da Mickey Rourke e Faye Dunaway. "Barbet venne nel mio ufficio con un libro scritto da Bukowski e io gli commissionai immediatamente la sceneggiatura. Per trovare il cast e raccogliere il denaro necessario a girare il film, però, ci volevano almeno sei mesi. Quando l'ho spiegato a Barbet lui ha tirato fuori un coltello minacciando di tagliarsi un dito se le riprese non fossero iniziate la settimana successiva. Ho cercato di farlo ragionare, poi sono partito per Londra. Una notte sono stato svegliato dal mio portiere, il quale mi spiegava che c'era un uomo con un coltello che minacciava di tagliarsi un dito. L'urgenza creativa di Barbet era incredibilmente forte. Alla fine il film si è rivelato un grande successo".
L'ultimo ricordo è legato al cinema italiano. Golam ha collaborato spesso con autori italiani producendo, tra gli altri, i lavori di Liliana Cavani e Bruno Corbucci, ma la storia che ama raccontare maggiormente è legata a Federico Fellini. "Con Federico avevo concluso un accordo per produrre E la nave va. Io ero riuscito a portargli Dustin Hoffman, ma lui si presentò sul set col suo psichiatra e pretendeva di avere il copione. Fellini gli ha spiegato di non essere un regista legato alla sceneggiatura, ma di essere un creatore di immagini. Dustin si sarebbe dovuto fidare di lui, ma quando cominciarono le riprese impazzì perchè invece di pronunciare le battute gli venivano fatte ripetere delle sequenze di numeri. Tanto il film in italiano sarebbe stato doppiato, ma Dustin non poteva accettare l'idea di non avere controllo sulla creazione del personaggio e ripartì infuriato causando la rottura del mio contratto".