Spietati eppure irresistibili, sprezzanti ma apprezzati da tutti. No, non chiamiamoli personaggi, perché gli antieroi seriali sono persone: imperfette e imprevedibili. Loro, protagonisti assoluti della rivalsa televisiva sul vecchio fratello maggiore-cinema, sono le nuove icone della scena mediatica, personaggi che, a seconda dei casi, amiamo odiare o odiamo amare per colpa del loro carattere sempre ambiguo che va oltre la solita dicotomia "buoni e cattivi". Sono il male necessario a carpire lo sguardo del pubblico, caratteri difficili da comprendere sino in fondo che rapiscono la curiosità di chi li guarda vivere. È di vite che stiamo parlando, vite per le quali il termine "piccolo schermo" sta diventando sempre più stretto perché la televisione non conosce i vincoli di tempo e si può permettere il lusso di ospitare storie che hanno i tempi e ritmi realistici dell'esistere. Divise non a caso in stagioni, unità di misura del tempo che passa, le serie televisive concedono ai loro personaggi la possibilità di cambiare e di evolversi, di peggiorare o migliorare, aumentando la credibilità delle loro mutazioni.
È così che i racconti seriali formano il piano cartesiano perfetto delle nuove narrazioni, sviluppate in orizzontale con storie appassionanti e in verticale, andando a scavare in profondità dentro caratteri in perenne divenire. Cinici e spesso egoisti, questi uomini grigi vanno a disegnare parabole ascendenti o discendenti, capaci trasportare lo spettatore dentro percorsi ondivaghi, trasformandolo in addicted. Questo perché gli antieroi hanno di fatto cambiato la fruizione televisiva. Se le prime produzioni seriali erano confinate nei generi medical, crime e legal, imponendo un certo tipo di domande focalizzate sull'intreccio narrativo (chi è stato?, cosa succederà?), i paladini oscuri hanno invertito il processo sulla natura morale dei personaggi.
La questione è un'altra (perché lo fa?, come mai agisce così?), perché grazie agli antieroi entriamo nel bel mezzo dei contrasti emotivi, nel dilemma morale del personaggio, quasi sempre messo di fronte ad una scelta, come la vita impone a tutti. E allora, è proprio davanti a quel bivio che il pubblico si schiera, entra nello schermo e nel tessuto emozionale di quell'essere umano che per certi versi gli somiglia.
Sono padri di famiglia depressi, poliziotti violenti, sterminatori di re, pubblicitari bugiardi. Ci seducono e ammaliano anche quando sbagliano e, nonostante tutto, non fare il tifo per loro è quasi impossibile. Sono tanti, per la maggior parte uomini (non che Skyler White o Claire Underwood siano donne irreprensibili), presi ad esempio anche dalle serie italiane, sempre più alle prese con i bad guys di Romanzo criminale - La serie, Gomorra - La Serie e 1992. E non ce ne vogliano Nucky Thompson di Boardwalk Empire - L'impero del crimine, Piper Chapman di Orange Is the New Black, Daryl di The Walking Dead e Vic Mackey di The Shield, ma per spodestare questi dieci individui dovranno fare ancora del loro peggio.
10. Sawyer (Lost)
L'isola di Lost è un ritrovo di sopravvissuti a loro stessi. Dispersi e disorientati ancor prima che il celebre Oceanic 815 precipitasse, i losties formano una comunità di personaggi dal triste vissuto comune, scelti da Jacob per ridare senso alle loro vite. Tra loro, speculare opposto del rassicurante pastore-guida Jack, Sawyer è quello che meglio incarna la figura del perfetto antieroe, costretto persino a vestire un nome insopportabile. Sawyer si chiama Tom Ford e ha rubato il suo pseudonimo all'uomo che più odia, un truffatore che gli ha ammazzato i genitori. Così James non fa altro che traslare il suo odio su sé stesso. Diventa di nome e di fatto il suo spauracchio, la sua nemesi. Fuorilegge sbruffone, spietato impostore mosso del desiderio di vendetta, il bel Narciso, amante di bei romanzi e soprannomi, da conquistatore si trasformerà in conquistato, con l'amore per Juliet che farà nascere in lui valori e comportamenti insperati. Nel corso di sei stagioni Lost ha giocato con le identità fluide di tutti i naufraghi e Sawyer, instabile sin dal nome (diventerà anche LaFleur), possiede il carattere più mutevole e intrigante di tutti.
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9. Rust & Marty (True Detective 1)
Veri detective per un finto poliziesco. Si, perché in True Detective la caccia al colpevole assume pian piano la forma di un pretesto per andare a scavare dentro la figura dell'uomo di legge, incarnata dalla coppia Rust e Marty. Due lati di un unico distintivo, i due protagonisti sono i classici opposti costretti a convivere. Rust è metafisico, profondo e alienato, mentre Marty bada alla materia, ai piaceri superficiali, va al sodo. Nessuno dei due è esente da colpe e difetti, ma entrambi sono costretti a sfiorare il male e a ri-conoscerlo per poterlo finalmente affrontare. I lunghi dialoghi in auto sono confronti imperdibili che mettono a nudo visioni complementari sulla vita e sulla morte, sul Bene e sul Male. Quelli di True Detective sono antieroi colpevoli di portare su se stessi le conseguenze del male a cui danno la caccia.
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8. Jaime Lannister (Il trono di spade)
Prendete il codice etico dei valorosi cavalieri medievali e gettatelo dalla torre più alta di tutta Westeros. Jaime Lannister del principe azzurro ha solo il bell'aspetto, perché sotto quel sorriso beffardo si nasconde un abile assassino capace di ferire con la lingua e con la spada. Noto come "Sterminatore di re", il prestante Lannister è riuscito nell'ardua impresa di stupire a farsi odiare dal pubblico nell'arco di una sola scena. Colto in flagrante dal piccolo Bran Statk mentre consumava il suo incesto con l'amata sorella, scaraventa il bambino giù da giù da un torrione con una semplicità disarmante. Eppure, nel grande tabellone da gioco di società de Il trono di spade, Jaime rappresenta la carta degli imprevisti. Dopo due stagioni e mezza di sproloqui e gesta indicibili, il "leone" viene ferito, ingabbiato, menomato, svelando così (nell'ormai celebre scena della vasca) il suo lato inaspettatamente umano, afflitto da pregiudizi e ingiuste dicerie. Una volta privato della sua aura di intoccabile e temuto giustiziere, Jaime si evolve in qualcosa di diverso, portatore di un romanticismo tutto suo (alquanto perverso) che, fedele al motto del suo casato, sta scontando tutto il male commesso. Perché un Lannister paga sempre i suoi debiti.
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7. Dexter Morgan (Dexter)
"Io sono un mostro molto pulito". Dexter si presenta così, con uno dei suoi tanti monologhi interiori che conducono dentro le vene pulsanti di un antieroe consapevole della sua natura ambivalente. Nel sangue di quest'uomo sociopatico, alienato da un velo di apatia nei confronti del mondo, scorrono cellule impazzite, guidate da un "passeggero oscuro" al quale è impossibile non dare spazio e ascolto. Scisso dalla schizofrenia, il protagonista di Dexter impersona la copia carbone della doppia personalità supereroistica: di giorno agente della scientifica, di notte spietato serial killer di assassini, meticoloso, ordinato nel sua caotica violenza. Personaggio criptico, educato a mostrare una parvenza di normalità, Dexter è figlio di un passato traumatico, un personaggio che permette allo spettatore di entrare nella sua mente malata e per questo mai davvero ripugnante, perverso nel suo essere comunque un affascinante paladino di giustizia con le mani sempre sporche di sangue.
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6. Frank Underwood (House of Cards)
Lo Zio Sam 2.0 punta il dito verso di noi e vuole una cosa sola: il potere, a qualsiasi prezzo. Frank Underwood (ammorbidito in "Francis" da una moglie complice e vittima) è un politico famelico, un manipolatore maestro del raggiro che si nutre di costolette e disgrazie altrui. Spietato come una iena affamata, il protagonista del torbido House of Cards costruisce la sua grandezza distruggendo tutto ciò che lo circonda, puntando a soddisfare i suoi desideri di vendetta. Più che una coppia, lui e sua moglie sono un'azienda a conduzione familiare, perché Francis è dichiaratamente inaffidabile e infedele. Lui è un corteggiatore instancabile e tra le sue prede ci siamo anche noi. Frank entra in confidenza con lo spettatore, lo ammalia, gli parla guardandolo negli occhi, con lui si confida e si sfoga. La quarta parete è abbattuta, il quarto potere è addomesticato. Tutto merito di quel grande affabulatore spietato del Presidente degli Stati Uniti d'America.
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5. Dr. Gregory House (Dr House)
Medico schivo e arguto dai contorni caratteriali quasi ottocenteschi, il Dottor Gregory House di familiare ha solo il nome, domestico e accessibile, perché in realtà rappresenta l'antitesi perfetta dei ben più rassicuranti colleghi di E.R. - Medici in prima linea e Grey's Anatomy. Attraverso Dr House il medical drama ha scoperto una declinazione inedita e spiazzante (rigorosamente senza camice), grazie ad un personaggio istrionico che vive in una zona grigia dove cammina, zoppicando, sulla soglia tra la vita e la morte, la scienza e la fede. Edonista ma non adone, sciatto e compiaciuto della sua superiore cultura medica, House è lo Sherlock Holmes delle corsie ospedaliere, pragmatico e cinico indagatore della malattia umana e del dolore (provato prima di tutto sulla sua pelle), il cui unico fine è risolvere problemi senza un briciolo di empatia nei confronti del paziente. Il malato è percepito quasi come macchina da aggiustare, un caso da risolvere. All'interno di una serie ciclica e schematica, House è l'oggetto misterioso, il virus imprevedibile dal quale, in fondo, non si vorrebbe mai guarire.
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4. Don Draper (Mad Men)
Ci sono uomini che assomigliano a delle pubblicità. Sono belli, convincenti in apparenza, ma guardando dietro la confezione che presentano al mondo, è facile trovare qualcosa di assai più deludente. Dunque, cosa o chi è Don Draper? Una maschera di eleganti menzogne, una finta marca (neanche il suo nome è autentico) che cela ben altre verità a suon di slogan ad effetto, bei vestiti e capelli impomatati. Dipendente da sigarette e drink, fedele solo alla sua riga a lato, l'affascinante pubblicitario di Mad Men è un uomo dolente al quale neanche le tanti amanti riescono a regalare qualcosa di più duraturo di un piacere fugace. Don non sa cosa significhi essere felici, conosce solo repentine soddisfazioni quando seduce donne e clienti. Lui che vende se stesso prima di tutto non riesce ad essere marito fedele, padre amorevole e collega leale. Perso, come nella sigla, in una caduta verso un inferno patinato, Draper è l'ombra di qualcun altro, una bugia stanca di se stessa, personaggio imploso per il quale si prova persino compassione.
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3. Omar Little (The Wire)
Guardare lo splendido The Wire significa cercare di districarsi a fatica tra una fitta rete di personaggi complessi, tutti costretti a muoversi tra le strade corrotte di una Baltimora immorale. Qui, dove lo sguardo disilluso di Ed Burns e David Simon non ha risparmiato nessuno, la città è l'unica protagonista assoluta, viva, quasi umanizzata. Se Baltimora è il corpo, Omar Little è un suo polmone. Emblema della disgregazione sociale americana, questo criminale che colpisce altri criminali respira aria malsana e, ormai assuefatto alla criminalità, si aggira tra le strade punendo bande di balordi. Little è uno spirito libero che non conosce senso di appartenenza, il simbolo assoluto di un paese che non riconosce più il valore dello stare insieme, persino in una gang. Il personaggio preferito da Barack Obama si aggira per la serie come un lupo senza branco, un Robin Hood perduto tra i perduti, un personaggio fortemente anti-epico e sfuggente che incarna al meglio lo spirito realistico e cinico della serialità americana più impegnata.
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2. Tony Soprano (I Soprano)
È il padre famiglia di questa nuova stirpe di cinici, disincantati, uomini imperfetti. Tutto, forse, è nato dallo sguardo vagamente malinconico di Tony Soprano, eccezionale uomo medio a capo di un'organizzazione mafiosa, ma soprattutto genitore alla ricerca di approvazione e rispetto. I Soprano hanno sdoganato questa figura di personaggio ambivalente, fortemente scisso tra i doveri di un ruolo sociale pressante e i dilemmi più intimi di un uomo che lascia entrare il pubblico nel suo privato. Le sue sedute di psicoanalisi svelano tutte le idiosincrasie e gli asfissianti stati d'ansia di chi deve sempre dimostrare forza e sicurezza, con David Chase che affida a flashback e sprazzi onirici il riuscito compito di scavare più a fondo possibile nella stazza imbolsita di un grande James Gandolfini, quel "bravo ragazzo" difficile da dimenticare.
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1. Walter White (Breaking Bad)
Breaking Bad è la storia di una mutazione, graduale e inarrestabile. Un processo chimico durante il quale l'uomo medio Walter White, mite professore di provincia, evapora per dare forma solidissima al temuto Heisenberg, produttore e spacciatore di metanfetamina. La sua è una battaglia contro tutto e tutti, durante la quale battere un tumore e assicurare alla sua famiglia un futuro senza stenti, ma in realtà Walt è mosso da qualcos'altro. Vulcano dormiente, in quest'uomo afflitto dalla mediocrità scorre soltanto un grande desiderio di rivalsa nei confronti del mondo che gli ha tolto la dignità. Frustrato da un lavoro che ne ha castrato sogni e ambizioni, White non guarda in faccia nessuno e sgomita per essere finalmente apprezzato, mostrare con orgoglio il suo ingegno represso, diventare finalmente qualcuno. E non importa se, per riuscirci, si dovranno far morire ragazze, avvelenare bambini, sfruttare ad oltranza un giovane che vede in lui un padre di cui fidarsi. Così Walt diventa Heisenberg, capo di un impero di violenza e droga blu, icona del male che si traveste da ordinario, ben nascosto dietro baffi, camper, fast food e lavanderie. Di moglie e figli poco importa, perché, in fondo, per Walt conta solo imporre e affermare se stesso.
"Say my name"...
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