Il 9 dicembre 2016 iniziava il suo cammino nelle sale statunitensi La La Land, il film scritto e diretto da Damien Chazelle. Presentato in anteprima alla Mostra d'arte cinematografica di Venezia, la pellicola sarebbe giunta nelle sale italiane nel successivo gennaio. Ma l'esordio americano, propedeutico per la corsa ai premi (soprattutto gli Oscar), iniziò a decretare il successo internazionale del film, che in breve tempo sarebbe diventato uno tra i più amati dal pubblico negli ultimi anni.
A distanza di tempo, il capolavoro firmato da Chazelle (il quale, successivamente, avrebbe realizzato il bellissimo First Man - Il primo uomo ed è attualmente impegnato nelle riprese dell'atteso Babylon) conserva quella bellezza naturale che possono vantare solo pochi film: riuscire a fare sognare, incantando e sorprendendo, come se possedesse il tocco dell'eterna giovinezza cinematografica. Andiamo dunque a riscoprire La La Land, riassaporandone l'infinita magia che riesce a regalare a ogni nuova visione, alla quale attingono gli eterni sognatori.
Tra le strade della "City of Stars"
Mia Dolan (Emma Stone) lavora come commessa in un locale di Hollywood, all'interno degli studi cinematografici della Warner Bros. Pictures. Il suo più grande desiderio è, però, di diventare un'attrice: per questo amplia la propria cultura cinematografica, ha iniziato a scrivere, e soprattutto prende parte ai provini che spesso si aprono tra una produzione e l'altra. Finora, però, non ha mai trovato l'occasione giusta, accumulando soltanto delusioni.
Sebastian Wilder (Ryan Gosling) è un pianista jazz, con un sogno nel cassetto: aprire un locale tutto suo, dove suonare con estrema libertà ogni sera, proprio come ogni jazzista della tradizione americana. Al momento, però, Seb deve accontentarsi di lavorare saltuariamente in posti nei quali non può esprimere totalmente il proprio estro, finché non deciderà di lanciarsi esclusivamente nel proprio progetto. Sebbene qualche altra proposta, meno stimolante ma decisamente più retributiva, non gli manchi.
Mia e Seb si incontrano per caso tra le strade trafficate di Los Angeles. Lì per lì si ignorano, ma il destino li farà nuovamente incrociare poco tempo dopo, durante una serata in un locale; ma si sfioreranno soltanto, ancora una volta, poiché Seb verrà licenziato, non avendo seguito il repertorio al pianoforte che il proprietario aveva preparato. Finalmente, alla terza occasione, durante una festa, riusciranno ad avvicinarsi, comprendendo di possedere un'alchimia innegabile che li unirà immediatamente. Una stagione dietro l'altra, tra Mia e Seb sboccerà l'amore, ma entrambi non smetteranno di coltivare le proprie passioni e aspirazioni che, prima o poi, li porranno dinanzi a delle scelte...
Da La La Land a First Man: il cinema ossessionato di Damien Chazelle
Immersi in un magico passato
Dalla mirabolante sequenza d'apertura girata sulla Century Freeway di Los Angeles, in un piano sequenza straordinario (in realtà sono presenti tre tagli abilmente nascosti dal montaggio di Tom Cross) e realizzato in due giorni dopo lunghe prove tanto per i ballerini in scena quanto per l'intera troupe (che per le riprese ha dovuto danzare anch'essa!), e passando successivamente ai luoghi più iconici della Città degli Angeli, La La Land porta gli spettatori in una dimensione temporale che resta sospesa, tra omaggi al passato e fascino che si conserva anche nel presente, colorato e frizzante.
La sceneggiatura di Damien Chazelle si sviluppa attraverso le stagioni, e ciascuna di esse racconta momenti differenti della storia d'amore tra Mia e Sebastian. Dalla zona del Griffith Park agli esterni del planetario della città; dal Lighthouse Café (jazz club che ha visto suonare grandi artisti in passato) al ristorante SmokeHouse e al Central Market; dal Colorado Street Bridge alla funicolare Angel's Flight; dal Rialto Theatre (che oggi apre solo per occasioni speciali) all'Hermosa Pier, sul quale Seb intona per la prima volta City of Stars. E, infine, i prestigiosi Warner Bros. Studios, all'interno dei quali Mia lavora e cerca di ottenere una possibilità per mettere in mostra il suo talento per la recitazione. Sono queste le principali location utilizzate durante la produzione del film, e le scene girate in interno si mescolano sapientemente con le meraviglie di Los Angeles. Il rapporto tra Mia e Sebastian viene tanto scandito dal tempo che scorre quanto dai posti in cui prende forma, cresce e incontrerà le prime difficoltà.
Alla bellezza senza fine della città californiana si aggiungono anche i riferimenti al passato, sia al jazz ma soprattutto al cinema. Tanto la sequenza al planetario quanto quella al Rialto citano Gioventù bruciata, cult del 1955 diretto da Nicholas Ray che si ricorda in particolare per i tre iconici protagonisti, talentuosi quanto sfortunati: James Dean, Natalie Wood e Sal Mineo. Le scene all'interno degli Studios della Warner Bros. evocano classici intramontabili, fra cui Casablanca: Mia e Sebastian passano sotto quello che fu il balcone parigino dal quale si affacciavano Humphrey Bogart e Ingrid Bergman nel film. Nella sua camera, poi, la ragazza espone un affascinante ritratto dell'attrice svedese (naturalizzata statunitense) e altre locandine d'epoca. In apertura del film, infine, la dicitura "CinemaScope" richiama le pellicole della 20th Century Fox, le prime (a partire da La tunica nel 1953) a presentare il nuovo, rivoluzionario formato cinematografico, annunciato come un "miracolo moderno da poter ammirare senza occhiali": nessun dettaglio sarebbe più sfuggito in ogni inquadratura.
La La Land, il piano sequenza iniziale: quando il cinema si fa meraviglia
Un presente tra sogni e realtà
La La Land ci riporta dunque indietro nel tempo, ma la storia che coinvolge i suoi protagonisti, e il suo epilogo, sono quanto mai contemporanei. Damien Chazelle ha compiuto un piccolo, grande miracolo: tanto sul piano registico - concedendosi virtuosismi esaltanti, sequenze straordinarie negli intermezzi musicali, inquadrature che premiano la bellezza di Los Angeles - quanto su quello della scrittura. Non è facile da ammettere, ma i sogni possono mettere in secondo piano l'amore. Così, presto o tardi Mia e Sebastian dovranno comprendere a che punto saranno arrivati: le ambizioni, infatti, possono avere un prezzo da pagare.
Non è soltanto ribaltata la concezione del lieto fine tradizionale o quella ancora più classica del finale necessariamente drammatico: due estremi tipici della Golden Age hollywoodiana. La La Land suggerisce come nella vita non tutto vada esattamente come previsto, ma che le traiettorie dell'esistenza possano essere differenti da come immaginate e, spesso, le scelte da affrontare possono essere estremamente dolorose. Eppure, questo non significa affatto che portino verso l'infelicità; piuttosto, accompagnano verso nuove sfide. Ma l'autenticità dei sentimenti provati rimane intatta e, forse, tengono viva una fiamma che prima o poi potrebbe accendersi di nuovo, nonostante uno sguardo di raggiunta consapevolezza...
La La Land, visita guidata alle location: a spasso per la City of Stars
Una Emma Stone indimenticabile
La coppia composta da Ryan Gosling e Emma Stone, qui alla terza collaborazione (dopo Crazy, Stupid, Love e Gangster Squad) è tra le più amate del cinema contemporaneo. L'affiatamento tra i due, frutto di una bella amicizia oltre la sfera professionale, è uno degli aspetti che fanno di La La Land un vero gioiello. Ma è certamente la prova straordinaria dell'attrice di Scottsdale a rendere speciali tanto i momenti più divertenti quanto i più toccanti del film.
La scena madre è ovviamente quella in cui Mia si presenta all'ennesimo provino, quello che secondo Seb sarà il più importante che la ragazza abbia mai sostenuto. Così, mentre si trova di fronte ai due esaminatori, Mia si lascia andare, come forse mai aveva fatto in precedenza, dando libero sfogo al proprio talento, che non immaginava fosse così brillante. Damien Chazelle rende buio tutto ciò che circonda Mia e punta i riflettori solo su di lei: così, inizia a raccontare la storia di quella sua zia che vive a Parigi...
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Una colonna sonora che fa epoca
Composta da Justin Hurwitz con i testi scritti da Benj Pasek e Justin Paul, la colonna sonora di La La Land è un'opera dentro un'altra opera. Tra le soundtrack più belle e amate di sempre, con brani di straordinaria bellezza: Another Day of Sun, che caratterizza il prologo del film; Someone in the Crowd, con Mia, restia a uscire di casa con le amiche, che si tufferà invece nella sera losangelina; A Lovely Night, con il primo duetto tra Mia e Sebastian; City of Stars, dapprima cantata da Seb e poi da entrambi i protagonisti su uno sfondo dai colori hitchcockiani (con un richiamo a una scena de La donna che visse due volte); e la precedentemente citata Audition, dal sottotitolo The Fools who Dream.
Ad essi va poi aggiunta Start a Fire, scritta da Hurwitz insieme a Marius De Vries, Angelique Cinelu e, soprattutto, a John Legend, il quale nel film interpreta il ruolo del cantante Keith, artista dall'anima pop (e soul) che fa da contraltare allo spirito jazz di Sebastian. Inoltre, insieme alle canzoni (che compongono la parte preponderante della colonna sonora) vi è il lavoro strettamente orchestrale di Hurwitz, ovvero la partitura che accompagna le restanti sequenze "non musical" di La La Land.
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Oltre la notte degli Oscar: l'eredità di La La Land
Tanto Justin Hurwitz quanto City of Stars ottennero la statuetta dell'Oscar. La La Land vinse altre quattro statuette: per la regia di Chazelle, per la già citata performance di Emma Stone, per la fotografia di Linus Sandgren e per la scenografia di David Wasco. Furono in totale quattordici le candidature ottenute dall'Academy (eguagliando il primato di Eva contro Eva e Titanic) e in tutti i principali eventi dell'Awards Season la pellicola ha raccolto numerosi premi e riconoscimenti.
Ma, durante la cerimonia del 26 febbraio 2017, accadde qualcosa di impensabile e clamoroso: a La La Land venne negata la statuetta come miglior film, assegnata dai membri votanti dell'Academy (circa ottomila) a Moonlight di Barry Jenkins. Ricorderete le battute finali della serata, quando Warren Beatty e Faye Dunaway annunciarono come vincitore, per errore, proprio La La Land, anziché il reale trionfatore, come si scoprirà qualche momento dopo. Va ricordato che la statuetta del miglior film non premia in realtà la qualità assoluta dell'opera, quanto i produttori della stessa: furono soprattutto le tematiche trattate da Moonlight, e la loro rilevanza sociale, a portare a quella scelta. La storia di formazione di Chiron, un ragazzo afroamericano nella Miami contemporanea, convinse tanto l'opinione pubblica quanto l'Academy che, anche in risposta all'affermazione di Trump alla Casa Bianca qualche settimana prima, intese nella maggior parte dei suoi membri lanciare un messaggio in un momento di regressione sui diritti sociali nel Paese. Per tutti gli ammiratori e sostenitori di La La Land, però, la delusione fu cocente. Era corretto fare un torto al film più amato e più significativo della stagione (e non soltanto), per ragioni non completamente attinenti all'arte cinematografica e alla sua eccellenza?
Come accaduto in altre circostanze in passato e molto più frequentemente negli ultimi anni, i premi cinematografici hanno assunto una connotazione più marcata sul piano sociopolitico: giusto o sbagliato che sia, ne va preso atto e chi è deputato a spiegare al pubblico le ragioni dietro certe decisioni dovrebbe essere più chiaro verso gli spettatori, che restano comunque gli unici che possono decretare o meno il successo di un film. È quello che è accaduto con La La Land, sin dal suo esordio a Venezia (nella quale venne premiata Emma Stone con la Coppa Volpi) e nelle sale internazionali, e continua a verificarsi anche a qualche anno di distanza. Il film di Chazelle viene continuamente ricordato, celebrato e raccontato in ogni suo dettaglio, riuscendo a conquistare nuovi appassionati a ogni passaggio televisivo e sulle piattaforme di streaming. È la straordinarietà del cinema, e di quei film che resistono alla prova del tempo, rinnovando la loro meravigliosa magia. Quella che nessuna statuetta può avere.
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