Recensione Nero bifamiliare (2006)

In un panorama cinematografico sempre più spento e a corto di idee, questo film, che riporta sul grande schermo la spinosa tematica del sospetto, della diversità tra culture, e la relativa non accettazione del diverso, non passa di certo inosservato.

L'erba del vicino è sempre più… losca!

Nero bifamiliare è una commedia nera, grottesca, dai tratti ironici e graffianti. Mette a fuoco le caratteristiche della società italiana, fatta di vizi, di debolezze. Una società che è irrimediabilmente disonesta, ma che sogna ad occhi aperti, schiava della quotidianità.
Protagonisti della vicenda sono Marina (Claudia Gerini) e Vittorio (Luca Lionello). La coppia decide di comprare una villetta bi-familiare all'interno di un felice (?) e ridente (?) comprensorio, "Valle Serena" - già il nome mette inquietudine. Tutto è apparentemente normale, perfetto; tutto è come loro vogliono: una vita tranquilla, nel lusso e nell'eleganza. Ma è uno scenario instabile, che sta per essere distrutto dalla misteriosa e invadente presenza dei vicini di casa. Sarà guerra aperta: il sospetto, la gelosia e l'ossessione prenderanno il sopravvento nelle loro vite.

È una pellicola innovativa e brillante, questa di Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino. Un lavoro che tra l'altro segna il suo esordio alla regia e che, forse anche per questo, lascia stupiti. Zampaglione dimostra infatti, con questa commedia, che è ancora possibile raccontare qualcosa che non sappia di già visto, di già sentito. In un panorama cinematografico sempre più spento e a corto di idee, questo film non passa di certo inosservato. Riporta sul grande schermo la spinosa tematica del sospetto, della diversità tra culture, e la relativa non accettazione del diverso. E lo fa con un approccio inatteso e divertente: si punta tutto sull'ironia, marcando le debolezze, i vizi, e le grosse carenze della società odierna. I personaggi, che si muovono all'interno di questo scenario, sembrano essere "macchiette", parodie di se stessi. I loro comportamenti, i loro caratteri, sono volutamente forzati ed esagerati. E la cosa divertente è che, se analizzate bene, queste caricature sono molto più vicini alla realtà di quanto si possa pensare. Quasi a dire che, nella società in cui viviamo, essere la caricatura di se stessi, forse, ci aiuta a non passare inosservati.
I personaggi sono così tanto esclusivi anche e soprattutto perché, dietro la loro maschera, nascondono attori capaci e versatili. Il cast infatti è sicuramente uno dei punti di forza del film. Ottime le interpretazioni di Luca Lionello, Cinzia Leone ed Ernesto Mahieux.

Particolari e ricercate le atmosfere che si respirano: Zampaglione lascia trasparire, senza riserbo, l'amore per un certo tipo di cinema che ha segnato il suo immaginario, e al quale si è dichiaratamente ispirato. E che omaggia con grande rispetto e originalità. Ci sono rimandi al cinema spagnolo di Alex De La Iglesia, rimandi ai colori forti, ricercati e accesi, delle vecchie atmosfere di Mario Bava e Dario Argento. C'è poi un omaggio al grande Sergio Leone, con una scena girata in uno scenario western (una discarica!), davvero sopra le righe.
Un esordio accattivante, che fa ben sperare per il futuro.