Otto film, quattro registi, dieci anni, un cast che a tratti può sembrare smisurato: il franchise cinematografico tratto dai romanzi di J.K. Rowling è stata un'operazione a dir poco ambiziosa, e tra pochi mesi, con l'uscita di Animali fantastici e dove trovarli, verremo nuovamente trasportati in un mondo fatto di magia ed avventura. In attesa di questo nuovo capitolo, un misto fra prequel e spin-off, abbiamo voluto rivisitare la saga principale, che nel corso di un decennio e attraverso otto lungometraggi ci ha saputo regalare svariati momenti molto belli. Ecco una proposta di top 10 che cerca di includere la saga nel suo insieme, dagli inizi a cura di Chris Columbus fino all'epilogo affidato a David Yates.
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10. La partita di scacchi
Col senno di poi Chris Columbus, pur avendo fatto un lavoro rigoroso con i primi due film della saga, è anche stato un po' troppo fanboy, cercando di inserire tutto il materiale possibile tratto dai romanzi per non deludere i lettori (incluse le sue figlie), appesantendo talvolta lo scorrimento dell'azione. Il primo episodio, in particolare, è incredibilmente fedele alla fonte, e un maggiore lavoro di lima non avrebbe guastato. Detto ciò, il film conferma anche il talento di Columbus nel lavorare con gli attori giovani e la sua capacità di creare sequenze strepitose e ricche di tensione, ma senza spaventare troppo il pubblico. La dimostrazione migliore è la partita di scacchi che Harry, Ron e Hermione devono vincere per accedere alla pietra filosofale: trattandosi di scacchi magici, i pezzi si distruggono a vicenda, e i tre amici devono ricorrere a una strategia ben precisa per uscirne (per lo più) incolumi. Una scena ricca di tensione e, rivista oggi, la dimostrazione migliore della chemistry nascente fra Daniel Radcliffe, Rupert Grint ed Emma Watson.
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9. La macchina volante
Columbus ha iniziato come sceneggiatore, scrivendo Gremlins e soprattutto I Goonies. È difficile non pensare a quest'ultimo quando, nel secondo film dedicato alle avventure di Harry, il regista può dar sfogo al suo lato più avventuroso con la sequenza in cui Harry e Ron, non avendo potuto salire sul treno per Hogwarts, decidono di raggiungere la scuola con l'automobile volante del padre di Ron. Una miniavventura che mette in scena la componente più leggera e giocosa di un film che si fa progressivamente più cupo, fungendo da preludio alla direzione generale della saga. Anche se un po' di buio si insinua anche in questo viaggio, dato che i due arrivano a destinazione a notte fonda e rischiano di morire per mano di un albero senziente...
8. L'autobus notturno
Pur essendo una saga squisitamente inglese, se c'è una cosa che avremmo voluto vedere di più nei film di Harry Potter è proprio l'interazione tra il mondo magico e quello della vita quotidiana nel Regno Unito, e in particolare a Londra (guarda caso, il primo film omette gran parte del capitolo inaugurale del romanzo, contenente uno squarcio di vita di tutti i giorni dal punto di vista di Vernon Dursley). Tra queste interazioni, la più esilarante è senz'altro la sequenza dell'autobus nel terzo episodio, dove Alfonso Cuarón sfoga il proprio estro visivo con un altro veicolo magico, ma questa volta nel bel mezzo delle strade della capitale britannica e con il mezzo di trasporto che per certi versi simboleggia Londra: l'autobus. Distorcendo le proporzioni del veicolo mentre al suo interno Harry si ritrova a conversare con il controllore e una testa rimpicciolita, Cuarón ci regala la transizione più riuscita, nel contesto generale della saga, dal mondo reale a quello incantato.
7. Il prologo
Come abbiamo già detto, Harry Potter e la pietra filosofale omette una parte del primo capitolo del libro, saltando direttamente alla sezione dove, per la prima volta, il mondo dei maghi interagisce apertamente con il nostro. Una scelta molto saggia, dato che le pagine omesse, se trasposte, avrebbero appesantito inutilmente l'incipit. Inoltre, la scelta fatta da Columbus gli consente di fare ciò che gli riesce meglio, vale a dire collocare il fantastico in un contesto realistico e riconoscibile. Nella fattispecie, un tipico quartiere inglese nel cuore della notte dà all'estetica del film quella patina di verosimiglianza necessaria per rendere meno stramba, qualche minuto dopo, l'apparizione di una motocicletta volante. Notevole anche l'alchimia, purtroppo destinata ad avere durata breve nella saga, tra Maggie Smith e il compianto Richard Harris. Per non parlare della musica di John Williams...
6. Il ritorno di Voldemort
Harry Potter e il calice di fuoco segna una svolta nella saga a livello narrativo: laddove i primi tre film (e i rispettivi libri) raccontavano storie più o meno autoconclusive, il quarto episodio termina con l'introduzione di quella che, retroattivamente, è la trama orizzontale sin dall'inizio del franchise, ossia il ritorno in scena del temibile Voldemort. Un personaggio che, sullo schermo, è un miscuglio perfetto di inquietante ed ipnotico, grazie soprattutto all'interpretazione di Ralph Fiennes che domina tutta la sequenza con i suoi gesti, le sue parole, i suoi sguardi pieni di ira. Va anche detto che la scena ha una connotazione diversa per alcuni cinefili, dato che in quella precedente abbiamo assistito alla morte di Cedric Diggory, interpretato da un certo Robert Pattinson...
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5. La prima partita di Quidditch
Con il proseguire della saga lo sport preferito dei maghi ha avuto un ruolo sempre più piccolo, per ragioni legate alla durata dei singoli film. Peccato, perché avrebbe apportato un po' di leggerezza in più nei capitoli più cupi del franchise, pur trattandosi di uno svago a tratti molto violento. Lo dimostra al meglio la prima partita che vediamo, nel corso della quale Harry rischia di tirare le cuoia più volte (non sempre per via dello sport in sé, va detto) e ottiene il suo momento di gloria tramite... un conato di vomito. Da un certo punto di vista, la sequenza che esemplifica al meglio lo stile di Chris Columbus: spettacolare, violenta entro i limiti del genere e del target audience, e con una sana dose di gag non necessariamente raffinate.
4. La morte di Silente
Il momento più scioccante del sesto libro (e uno dei punti alti della saga in generale sul piano drammatico) viene trasposto con altrettanta efficacia nel film, con un piccolo tocco citazionista che riesce a non attenuare l'impatto emotivo di ciò che stiamo vedendo. La caduta di Albus Silente, infatti, è girata in un modo simile - anzi, praticamente identico - a quella di Hans Gruber in Trappola di cristallo. E ad interpretare Gruber era un certo Alan Rickman che in questa sede, nei panni di Severus Piton, si trova dall'altro lato della pistola/bacchetta. Chissà quanto avrà sorriso vedendo il risultato finale...
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3. Flashback animato
Uno dei momenti clou della saga è la rivelazione circa la natura dei Doni della Morte, tre oggetti che, riuniti, permetterebbero in teoria al loro possessore di vivere in eterno, o quasi. E per spiegare l'origine e l'importanza di questi tre oggetti, fondamentali per il climax narrativo dell'ultimo episodio, il regista David Yates ha fatto ricorso all'animazione in stop motion, dando a quello che poteva essere un banale flashback esplicativo un'aria deliziosamente surreale e un'identità visiva forte, senza che questa risulti sconnessa dal resto del film. Un interludio strambo, ma anche affascinante e, a livello di coerenza interna, perfettamente logico.
2. Il Dissennatore sul treno
Nel realizzare il terzo film Alfonso Cuarón ha dovuto fare i conti con due ostacoli principali: rendere il film abbastanza spaventoso senza superare i confini del limite d'età che aveva in mente la Warner Bros., e fare in modo che i Dissennatori, creature inquietanti e per certi versi letali, non assomigliassero troppo ai Nazgûl de Il signore degli anelli. Ed ecco che, nella prima apparizione di queste entità spettrali, il regista messicano supera entrambi gli ostacoli, rendendo i Dissennatori più incorporei e creando una sequenza carica di tensione, ma senza scivolare nell'horror allo stato puro. Da sottolineare anche il fatto che la scena in questione contiene un altro debutto, molto apprezzato dai fan della saga: quello di David Thewlis nei panni di Remus Lupin.
1. I ricordi di Piton
Vista oggi, dopo la scomparsa di Alan Rickman, la sequenza è ancora più straziante, ma già all'epoca dell'uscita, soprattutto per chi non aveva letto i libri, era un bel pugno nello stomaco a livello emotivo. Per dieci anni ci si era interrogati sulle vere motivazioni di Severus Piton, motivazioni di cui, fino all'uscita del settimo libro, erano al corrente poche persone, tra cui lo stesso Rickman. La risposta arriva sotto forma di flashback magico: Piton è sempre stato al servizio di Silente (persino l'omicidio di quest'ultimo faceva parte dei loro piani), in nome dell'amore non ricambiato che provava per Lily Potter, la madre di Harry. Apparentemente scritturato per la sua capacità di interpretare personaggi poco simpatici, Rickman ha finalmente avuto l'opportunità di mostrarci quanto Piton fosse un personaggio complesso, il vero eroe tragico della saga. E lo fa con un'umanità disarmante, tutta riassunta in un'unica parola, per sempre associata al personaggio e al suo interprete: "Always."
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