Il 16 novembre 2001 esordì nelle sale americane e britanniche una delle saghe cinematografiche più popolari e redditizie di sempre: Harry Potter, adattamento dei best-seller di J.K. Rowling. Per dieci anni il giovane mago e i suoi amici hanno incantato spettatori di tutte le età nel mondo intero, attraverso otto film accolti bene sia dalla critica che dal pubblico (l'ultimo capitolo, Harry Potter e i doni della morte - parte 2, superò il miliardo di dollari al box office a livello globale). Un successo fenomenale che sembra destinato a ripetersi con l'uscita del prequel/spin-off Animali fantastici e dove trovarli, che arriva al cinema proprio nella settimana-anniversario. Nell'attesa di poter tornare nel magico mondo creato dalla Rowling, ecco qualche curiosità sui primi otto capitoli.
1. Potere contrattuale
Nella maggior parte dei casi, quando un romanzo di successo viene adattato per il grande schermo, l'autore partecipa in maniera molto ridotta, riservandosi il diritto di giudicare il film una volta visto il prodotto finito. Così non è stato per Harry Potter: la Rowling è rimasta coinvolta come una sorta di showrunner, gestendo quasi a pari merito tutta la saga insieme al produttore David Heyman. In particolare, la scrittrice aveva il diritto di veto sulle sceneggiature, principalmente perché all'epoca della lavorazione di Harry Potter e la pietra filosofale erano usciti solo quattro dei sette libri previsti, ed era necessaria la sua consulenza per evitare di contraddire eventi futuri (per fare un esempio, il cameo dell'elfo Kreacher nel quinto film fu imposto dalla Rowling perché aveva ripercussioni sulla trama del settimo episodio).
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2. Solo divi locali, please!
Un'altra richiesta dell'autrice riguardò il casting, che secondo le sue indicazioni doveva essere il più geograficamente corretto possibile. Pertanto i vari personaggi, esclusi quelli stranieri, sono interpretati praticamente solo da attori del Regno Unito, con qualche eccezione irlandese come Richard Harris e Brendan Gleeson. Gli unici statunitensi coinvolti in ruoli di un certo spessore appaiono nel primo film: l'insegnante di volo Madama Bumb è interpretata da Zoë Wanamaker, attiva da anni in Inghilterra (è nota soprattutto per la sitcom di successo My Family) ma newyorkese di nascita, mentre il goblin Unci-Unci ha le fattezze di Verne Troyer, alias Mini-Me nei film di Austin Powers (ma la voce è del britannico Warwick Davis, che negli ultimi due episodi è anche l'interprete fisico del personaggio).
3. Paura e delirio a Hollywood
Prima che venisse scelto Chris Columbus per dirigere il primo capitolo (inizialmente era previsto che girasse tutta la saga, ma il regista americano non volle passare un decennio intero in Inghilterra) furono presi in considerazione diversi cineasti, tra cui Steven Spielberg, Rob Reiner e Peter Weir. Il candidato ideale per J.K. Rowling era Terry Gilliam, ma tale preferenza fu bocciata dalla Warner Bros., convinta che l'autore di Brazil non fosse la scelta adatta per un film per famiglie. Gilliam fu successivamente considerato anche per il sesto film, ma rifiutò la proposta commentando "Hanno avuto la loro occasione, e l'hanno sprecata."
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4. Primi tentativi
Lo vedremo sullo schermo nei panni del mago Newt Scamander, protagonista di Animali fantastici e dove trovarli, ma non è la prima volta che Eddie Redmayne ha cercato di far parte dell'universo magico: nel 2001, all'età di 19 anni, sostenne il provino per interpretare Tom Riddle, l'antagonista in Harry Potter e la camera dei segreti. L'attore nutrì poi la speranza di essere scritturato per la parte di uno dei fratelli Weasley non ancora visti sullo schermo, per via del colore dei capelli, ma la cosa non andò in porto (il ruolo di Bill Weasley fu affidato al suo amico Domhnall Gleeson).
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5. Tutti pazzi per Silente... o quasi
Dopo la morte di Richard Harris, stroncato da un tumore prima dell'uscita del secondo film, fu necessario trovare un nuovo interprete per la parte di Albus Silente. La famiglia di Harris propose pubblicamente il suo amico di vecchia data Peter O'Toole, e furono fatti anche i nomi di Christopher Lee e Ian McKellen (il secondo disse che non avrebbe mai accettato a prescindere, poiché Harris lo aveva definito un pessimo attore). A candidarsi spontaneamente ci pensò Richard Attenborough, ufficialmente in pensione ma disposto a tornare davanti alla macchina da presa per interpretare Silente. Alla fine fu scelto Michael Gambon, che decise di distanziarsi dal predecessore a livello interpretativo, soprattutto con la voce (Harris usava un accento inglese standard, mentre il Silente di Gambon è leggermente irlandese).
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6. Questioni di durata
Col senno di poi era inevitabile che il settimo libro diventasse due film, per via del quantitativo di materiale difficilmente sacrificabile nel passaggio dalla carta allo schermo (poiché non ci sono vere sottotrame slegate dalla storia principale come nei romanzi precedenti). In realtà però tale approccio era stato suggerito già per Harry Potter e il calice di fuoco, a causa della lunghezza del testo originale (a seconda dell'edizione si superano abbondantemente le 600 pagine, il doppio rispetto al volume precedente). Tale idea fu rigettata dal regista Mike Newell, il quale riteneva che fosse sufficiente un film solo, una volta eliminate le digressioni presenti nel libro. Una pratica applicata anche a Harry Potter e l'ordine della Fenice che, pur essendo tratto dal romanzo più lungo, è l'episodio più breve della saga cinematografica (se si considerano le due parti de I doni della morte come un unico film).
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7. Dubbi da attore
A differenza della maggior parte dei protagonisti, scritturati a lungo termine, Jason Isaacs (Lucius Malfoy) firmava il contratto un film per volta. Dopo le riprese de L'ordine della Fenice gli fu chiesto di tornare per il settimo episodio, ma l'attore esitò poiché al termine del quinto Lucius viene arrestato e non gli interessava avere un ruolo poco attivo nel film conclusivo. Pertanto chiese a J.K. Rowling, dato che il settimo libro non era ancora stato dato alle stampe, di poter sapere in anticipo se valesse la pena o meno firmare per l'ultimo lungometraggio. La risposta dell'autrice: "Evadi nel primo capitolo."
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8. Un segreto custodito gelosamente
Sebbene la parte fosse stata inizialmente offerta a Tim Roth (che preferì girare Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie), la Rowling aveva sempre pensato ad Alan Rickman per il ruolo di Severus Piton. Quando l'attore fu confermato, l'autrice si prese la briga di anticipargli i contenuti dei libri ancora inediti all'epoca, svelandogli tutti i dettagli della backstory di Piton affinché la sua performance avesse le sfumature giuste. Perciò Rickman fu talvolta costretto a dire ai registi dei diversi film, prima che uscisse l'ultimo romanzo, di fidarsi delle sue scelte recitative, con la giustificazione "Io so delle cose che voi ancora non sapete."
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9. Richiesta spoiler
Come Jason Isaacs, anche Daniel Radcliffe contattò la Rowling per sapere in anticipo dei dettagli sul settimo libro. Nel caso dell'interprete di Harry, però, l'elemento narrativo che gli interessava era molto particolare: voleva sapere se il maghetto sarebbe morto alla fine del libro, poiché all'attore non piacciono particolarmente le storie con eroi invincibili. L'autrice gli rispose in modo criptico: "Ci sarà una scena in cui muori."
10. Attori non pervenuti
In occasione di un'intervista durante le riprese degli ultimi due film, fu chiesto a David Heyman e Daniel Radcliffe se ci fossero degli attori che avrebbero voluto vedere nel franchise. I due menzionarono personalità del calibro di Eileen Atkins, Ian McKellen, Judi Dench, Kate Winslet (il cui agente rifiutò una proposta proprio per l'ultimo episodio, senza consultare l'attrice) e Derek Jacobi (che fu considerato per la parte di Ollivander, assegnata a John Hurt). Radcliffe fece inoltre il nome di Stephen Fry, il quale è comunque indirettamente legato alla saga in quanto narratore delle versioni audio dei romanzi nel Regno Unito. Chissà che, adesso che il franchise continuerà, qualcuno di questi non salti fuori...