Aprile 1942. Il giovane Desmond Doss, figlio di un veterano traumatizzato della Prima Guerra Mondiale e obiettore di coscienza per motivi religiosi, decide di arruolarsi lo stesso perché vuole servire il proprio paese. Dopo un addestramento duro e spesso umiliante, viene ufficialmente designato come soccorritore e dovrà fare i conti con la brutalità del conflitto tra Stati Uniti e Giappone durante la cruenta battaglia di Okinawa.
Mad Mel Returns
Se come attore è stato soprattutto il volto del cinema di genere all'australiana nei panni di "Mad" Max Rockatansky e un'icona dell'action americano (principalmente in Arma letale e nei suoi tre seguiti), come regista Mel Gibson ha avuto un percorso molto più eclettico, passando dal dramma intimista L'uomo senza volto all'epica dal sapore scozzese di Braveheart - cuore impavido, il cui trionfo a livello di critica, box office e Oscar - inclusa la statuetta per la regia - gli ha poi concesso una maggiore libertà dietro la macchina da presa, togliendogli soprattutto l'obbligo di dover recitare nei propri film per poter avere il budget auspicato. Questa libertà è stata espressa pienamente prima con La passione di Cristo e poi con Apocalypto, due opere "difficili" che sfidano molte convenzioni del cinema mainstream fatto in America, principalmente a livello linguistico (il primo è stato girato in aramaico e latino, il secondo nella lingua maya yucateca).
Da Apocalypto sono passati dieci anni, un periodo durante il quale Gibson si è fatto notare più per diverse controversie legate alla sua vita privata (una di queste - il suo presunto antisemitismo - è comunque emersa anche in relazione alla sua filmografia, per l'esattezza La passione di Cristo) che per la sua attività artistica. Un decennio piuttosto cupo e controverso che lentamente ha portato ad una redenzione del diretto interessato, prima davanti alla macchina da presa in Fuori controllo e Mr. Beaver (senza dimenticare i suoi esilaranti ruoli da cattivo in Machete Kills e I mercenari 3 - The Expendables), e adesso in cabina di regia. Dopo alcuni progetti attualmente in standby, tra cui un film linguisticamente corretto sui vichinghi e l'annuncio di un sequel de La passione di Cristo, Gibson è tornato con grinta intatta girando Hacksaw Ridge, presentato Fuori Concorso alla Mostra di Venezia.
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Fede e guerra
Sulla carta il quinto lungometraggio da regista di Gibson rischia di essere fuori tempo massimo, dato che sul piano narrativo e stilistico le diverse modalità di mettere in scena la Seconda Guerra Mondiale sono già state esaurite sia al cinema (Salvate il soldato Ryan, Flags of Our Fathers - Lettere da Iwo Jima) che in televisione (dove Band of Brothers continua a rappresentare il vero punto di non ritorno, cosa di cui Gibson dovrebbe essere consapevole avendo recitato in We Were Soldiers). E difatti Hacksaw Ridge, che fin dal titolo rimanda, anche se non per forza volontariamente, al cinema d'altri tempi (Heartbreak Ridge è il titolo originale di un altro film bellico, ossia Gunny di Clint Eastwood), non cerca di esplorare territori nuovi a livello di linguaggio filmico, ma fa un ottimo uso di materiale iconografico dal sapore familiare, seppure veicolato tramite l'approccio molto viscerale di Gibson (difficilmente vedremmo certe immagini in un lungometraggio realizzato da un altro regista).
Eppure una minima ventata di novità c'è, poiché abbiamo a che fare con un soldato che non impugna mai un'arma da fuoco. E il personaggio - realmente esistito, presente anche in forma di immagini d'archivio/interviste subito prima dei titoli di coda, proprio come in Band of Brothers - di Desmond Doss, la cui innocenza patriottica ha il volto di Andrew Garfield, funge da contraltare proprio a molti eroi cinematografici interpretati dallo stesso Gibson, spesso accomunati da un grilletto anche troppo facile. Certo, la carneficina è comunque presente, ma l'anima morale del film, condita con un'abbondante dose di retorica che sicuramente infastidirà parte del pubblico, è l'antitesi della personalità cinematografica tipicamente associata al regista.
Full Metal Vaughn
Girato interamente in Australia, dove sono state ricostruite sia la tranquilla città di Lynchburg, in Virginia, che la spiaggia sanguinolenta di Okinawa, il film vanta, inevitabilmente, un cast quasi interamente locale, con diversi nomi di richiamo: Teresa Palmer, Sam Worthington, Richard Roxburgh, Rachel Griffiths e soprattutto uno straziante e magnifico Hugo Weaving nei panni del patriarca della famiglia Doss. L'unico vero americano - escluso Garfield, cresciuto in Inghilterra ma comunque statunitense da parte di padre e nato a Los Angeles - è Vince Vaughn, la cui presenza scenica nel ruolo del sergente sadico alla Full Metal Jacket è un'autentica sorpresa per chi lo conosce solo come attore comico o, al limite, come antagonista della deludente seconda stagione di True Detective. E se da un lato viene da pensare che, in un universo parallelo dove Hacksaw Ridge era in sala già vent'anni fa, quel ruolo sarebbe stato perfetto per lo stesso Gibson, è innegabile che Vaughn, come tutti gli interpreti, sia perfettamente gestito da un cineasta che, dopo una lunga assenza dietro la macchina da presa, ha ancora molte cose da raccontare e non intende scendere a compromessi per farlo. È ufficiale: "Mad Mel" è tornato, e non possiamo che gioire.
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4.0/5