Golden Globe 2023, il commento alle nomination: Spielberg & co. sfidano i blockbuster

Gli spiriti dell'isola, Everything Everywhere All at Once e The Fabelmans sono i capofila dei Golden Globe 2022: una panoramica delle nomination tra conferme ed esclusioni.

Golden Globe 2023, il commento alle nomination: Spielberg & co. sfidano i blockbuster

La Hollywood Foreign Press Association ama davvero Martin McDonagh: a cinque anni di distanza dal trionfo del suo precedente lavoro, Tre manifesti a Ebbing, Missouri (quattro Golden Globe, tra cui miglior film drammatico), il regista e sceneggiatore irlandese nato a Londra ha appena ricevuto un sonoro Welcome back con l'annuncio delle nomination ai Golden Globe 2022. Sono ben otto, infatti, le candidature per la sua recentissima opera Gli spiriti dell'isola, già presentato con successo alla Mostra di Venezia e fra i titoli di punta dell'attuale awards season: più di qualunque altro film di quest'anno. Un bis annunciato per McDonagh, dunque? Per sapere in quante di queste categorie Gli spiriti dell'isola taglierà per primo il traguardo dovremo attendere il 10 gennaio, data della cerimonia dell'ottantesima edizione dei Golden Globe: un'auspicata ripartenza dopo l'annus horribilis caratterizzato dalle polemiche contro l'HFPA e dall'annullamento della precedente premiazione, quando i trofei erano stati annunciati online.

Blockbuster da premio, da Top Gun ad Avatar

Avatar
Avatar - La via dell'acqua: un'immagine del film

Tantissime conferme, a giudicare dalle preferenze dei membri della HFPA, e un'attenzione maggiore del solito per i blockbuster e le pellicole d'intrattenimento: fra i principali candidati del 2022 troviamo infatti l'attesissimo Avatar - La via dell'acqua, in lizza come miglior film e per la regia di James Cameron (il primo Avatar era stato premiato in entrambe le categorie), Top Gun - Maverick e Glass Onion - Knives Out, in lizza come miglior commedia e per il protagonista Daniel Craig; altrove fanno la loro comparsa anche l'action-movie The Woman King, con Viola Davis candidata come miglior attrice, e il sequel di casa Marvel Black Panther - Wakanda Forever. In un'annata non troppo felice dal punto di vista degli incassi, la HFPA ha mostrato in sostanza un occhio di riguardo per quei "titoli di cassetta" in grado di intercettare gli entusiasmi del grande pubblico: una tendenza che, con tutta probabilità, rivedremo in proporzioni simili pure agli Oscar.

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Gli spiriti dell'isola vs Everything Everywhere All at Once

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Gli spiriti dell'isola: Colin Farrell e Barry Keoghan in una scena

Ma è sul cosiddetto fronte 'autoriale', in compenso, che si è concentrato il più alto numero di segnalazioni nelle categorie di peso. A partire appunto da Gli spiriti dell'isola, che oltre alla tripletta per miglior commedia, regia e sceneggiatura vede in gara ben quattro membri del cast: Colin Farrell come protagonista, gli attori non protagonisti Brendan Gleeson e Barry Keoghan e l'attrice non protagonista Kerry Condon. Sul versante del genere commedia/musical, la storia agrodolce di amicizia e rivalità firmata da Martin McDonagh dovrà vedersela poi con uno dei casi cinematografici del 2022, perlomeno presso il pubblico statunitense: Everything Everywhere All at Once, rocambolesco ritratto familiare dai toni sci-fi scritto e diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, con sei nomination in tutto, incluse quelle per la protagonista Michelle Yeoh e per una coppia di interpreti non protagonisti, ovvero il 'redivivo' Ke Huy Quan e la veterana Jamie Lee Curtis.

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I grandi titoli dell'anno, da Steven Spielberg a Babylon e Tár

The Fabelmans
The Fabelmans: una foto di Gabriel LaBelle

Tra gli altri favoriti della vigilia che, come previsto, hanno fatto incetta di nomination troviamo poi, con cinque candidature a testa, Babylon di Damien Chazelle, rutilante affresco della Hollywood degli anni Venti, che vede in lizza i protagonisti Diego Calva e Margot Robbie e l'attore non protagonista Brad Pitt; e l'autobiografico The Fabelmans di Steven Spielberg, un "ritratto del regista da giovane" accolto dal plauso unanime della critica. The Fabelmans si preannuncia come il titolo da battere nelle categorie per il miglior film drammatico e la miglior regia, sebbene l'unica nomination per il cast sia andata a Michelle Williams. Sempre tra i film drammatici, accanto a The Fabelmans, Avatar - La via dell'acqua e Top Gun - Maverick si distinguono Elvis, fortunato biopic sul re del rock'n'roll, che vede candidati il regista Baz Luhrmann e il protagonista Austin Butler; e Tár di Todd Field, inquietante immersione nell'esistenza di una rinomata direttrice d'orchestra a cui presta il volto una straordinaria Cate Blanchett, lanciatissima come miglior attrice.

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Triangle of Sadness: la sorpresa arriva dall'oceano

Dolly De Leon
Triangle of Sadness: un'immagine di Dolly de Leon

Fra le commedie, insieme a un quartetto 'scontato' di candidati (Babylon, Gli spiriti dell'isola, Everything Everywhere All at Once e Glass Onion - Knives Out) spunta invece una scelta più sorprendente e sofisticata: Triangle of Sadness del regista svedese Ruben Ostlund, satira sociale a bordo di una crociera, appena premiato agli European Film Award e insignito della Palma d'Oro a Cannes. Oltre alla nomination come miglior film, Triangle of Sadness strappa pure una candidatura per l'attrice filippina Dolly de Leon fra le interpreti supporter: un'ottima premessa per il team di Ostlund in vista degli Oscar. In generale, tuttavia, la HFPA ribadisce la propria predilezione per le star rispetto a nomi meno noti: a tal proposito, fra gli altri candidati di quest'anno figurano Olivia Colman per Empire of Light, Brendan Fraser per The Whale, Hugh Jackman per The Son, Adam Driver per Rumore bianco, Emma Thompson per Il piacere è tutto mio e, dalla black comedy The Menu, Ralph Fiennes ed Anya Taylor-Joy.

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Le omissioni, da Danielle Deadwyler al cast di Women Talking

Women Talking Jessie Buckley
Women Talking: un primo piano di Jessie Buckley

Fumata nera, al contrario, per due talenti emergenti che si sono guadagnati molti elogi nelle scorse settimane: Paul Mescal per Aftersun (a nuocergli, forse, la limitata visibilità ricevuta dal suo film) e soprattutto Danielle Deadwyler nei panni di un'icona dei diritti civili in Till, forse l'omissione più inaspettata di questi Golden Globe. Risultato assai meno esaltante del previsto anche per il dramma psicologico Women Talking di Sarah Polley, che a dispetto delle lodi della critica ha dovuto accontentarsi di due nomination (sceneggiatura e musiche) e si è ritrovato escluso sia dalla competizione per il miglior film, sia dalle categorie per gli interpreti, con Jessie Buckley e Claire Foy azzoppate forse dalla concorrenza 'reciproca'. Al loro posto nella cinquina per la miglior attrice non protagonista vale la pena segnalare la bizzarra inclusione di Carey Mulligan in una categoria alquanto discutibile, essendo la Mulligan co-protagonista di Anche io, ricostruzione del caso Weinstein.

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