Don’t Worry Darling e Watcher: nel vortice della paranoia

Don't Worry Darling di Olivia Wilde e Watcher di Chloe Okuno esplorano il senso di angoscia e di minaccia sperimentato dalle due giovani donne al centro dei rispettivi film.

"Quell'uomo ci spia da quando siamo arrivati." "Oppure sta fissando la donna che lo sta fissando."

Watcher Film
Watcher: Maika Monroe e Karl Glusman

Per assecondare le esigenze lavorative del proprio partner, una ragazza si trasferisce in una nuova città dove ripartire da zero. L'idillio romantico, tuttavia, non è sufficiente a sopprimere il senso di estraneità che la giovane avverte giorno dopo giorno, durante le lunghe ore di solitudine trascorse lontano dall'uomo, né tantomeno a soffocare quelle note di inquietudine che, a partire da piccoli dettagli, assumono una portata sempre maggiore: fino a convincersi che un indefinito pericolo gravi su di lei, sebbene nessuno sembri dar credito a tali sospetti. È l'impressionante coincidenza fra la trama di due film distribuiti questo mese nelle sale italiane: Watcher, thriller indipendente firmato da Chloe Okuno e presentato lo scorso gennaio al Sundance Film Festival, e Don't Worry Darling, seconda prova da regista di Olivia Wilde, proiettato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Dont Worry Darling
Don't Worry Darling: Florence Pugh e Harry Styles

In entrambi i casi si tratta delle opere seconde di due registe under 40 che hanno scelto di cimentarsi nel campo della suspense. Per la losangelina Chloe Okuno Watcher, una piccola produzione girata a Bucarest, ha segnato la prova della 'maturità' dopo aver diretto un segmento dell'horror collettivo V/H/S/94. Per la newyorkese Olivia Wilde, nota in precedenza come attrice, Don't Worry Darling rappresenta invece un netto cambio di genere dopo l'apprezzatissima teen comedy La rivincita delle sfigate, che tre anni fa ne aveva rivelato il talento dietro la macchina da presa: una pellicola dalla produzione più impegnativa (trentacinque milioni di dollari di budget) e travagliata, di cui finora si è parlato moltissimo soprattutto per il licenziamento/abbandono da parte di Shia LaBeouf, per il debutto in qualità di co-protagonista della popstar inglese Harry Styles (attuale compagno della Wilde) e per le frizioni sul set fra la regista e l'attrice Florence Pugh.

Donne sole e mogli (troppo) perfette

Watcher
Watcher: un'immagine di Maika Monroe

Controversie a parte, è interessante rilevare come l'elemento della paranoia, rielaborato dal punto di vista di una giovane donna immersa in un ambiente ancora poco conosciuto, faccia da trait d'union fra i due titoli in questione, ma li accomuni anche all'ottimo Men di Alex Garland, altro thriller psicologico approdato nei cinema poche settimane fa. Il sesso della protagonista, aspetto fondamentale in Men, negli altri due film è quasi altrettanto significativo. In Watcher l'ex-attrice americana Julia, interpretata da Maika Monroe, cerca di costruirsi una rinnovata identità nella capitale rumena, dove il compagno Francis (Karl Glusman) si sta dedicando alla propria scalata professionale, e percepisce se stessa come l'oggetto del morboso voyeurismo di un inquilino del palazzo di fronte. I suoi timori hanno un fondamento o sono solo il frutto di una fantasia contaminata dall'alienazione vissuta in un paese straniero e alimentata da una lingua che non riesce a comprendere?

Dwd Pugh
Don't Worry Darling: un'immagine di Florence Pugh

In Don't Worry Darling, invece, la Alice Chambers di Florence Pugh si adatta con entusiasmo alla realtà di solerte casalinga e di "moglie trofeo" che le è stata assegnata a Victory, ridente cittadina aziendale nel deserto della California, con geometriche villette a schiera, abiti a tinte pastello e quella patina di posticcia perfezione legata all'immaginario borghese dell'American way of life degli anni Cinquanta. La condizione di Alice nello zuccheroso microcosmo di Victory riporta direttamente a un'intera iconografia legata al sogno/incubo dell'America suburbana, che passa per titoli quali La fabbrica delle mogli (con annesso remake, La donna perfetta), Pleasantville, The Truman Show e, sul versale televisivo, Desperate Housewives; ma sono solo alcuni dei riferimenti della sceneggiatrice Katie Silberman all'interno di un film che, per certi versi, si rifà pure a Matrix e al recente Scappa - Get Out, e a cui la critica ha rimproverato - con severità forse eccessiva - proprio il carattere fortemente derivativo.

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La lezione del passato, fra ambiguità e inquietudine

Florence Pugh
Don't Worry Darling: un primo piano di Florence Pugh

Se Don't Worry Darling amalgama una pluralità di influenze in un racconto ibrido che si muove al confine fra il thriller, il dramma psicologico, la satira e la fantascienza, perfino con qualche concessione all'horror nell'apparato visivo ed echi de Il cigno nero (la fotografia è curata infatti da Matthew Libatique), anche Watcher può vantare una serie di modelli 'illustri'. Se la minaccia insita nel voyeurismo rimanda inevitabilmente a L'occhio che uccide di Michael Powell, mentre la scena di Julia in una sala cinematografica rende omaggio a Sciarada di Stanley Donen, l'autrice Chloe Okuno recupera toni e atmosfere in particolare dalla cosiddetta "trilogia dell'appartamento" di Roman Polanski, costituita da Repulsion, Rosemary's Baby e L'inquilino del terzo piano: un terzetto di pietre miliari dell'horror in cui, non a caso, il presunto pericolo che incombe sui personaggi veniva dipinto in maniera fumosa e indistinta, insinuando più di qualche dubbio sulla lucidità della/del protagonista di turno.

Watcher Maika Monroe
Watcher: un'immagine di Maika Monroe

Ecco, della grande lezione polanskiana Watcher recupera in primo luogo l'ambiguità endemica in grado di spostare la narrazione dalla dimensione del reale a quella del dubbio e dell'ossessione, con la studiata gradualità necessaria a suscitare un autentico coinvolgimento. Il contrasto tra la fredda impersonalità dell'appartamento della coppia e lo squallore fatiscente degli edifici contribuisce inoltre ad accrescere il senso di concretezza della vicenda, alimentando pertanto la nostra percezione dell'angoscia sperimentata da Julia (addirittura nell'ordinaria quotidianità dei corridoi di un supermercato). Al contrario, Don't Worry Darling colloca tale ambiguità in una cornice temporalmente lontana e di ricercata artificiosità (la nostra idea degli anni Cinquanta), adottando un approccio più didascalico e percorrendo sentieri già battuti; insomma, nulla di nuovo né di così sorprendente, ma neppure il disastro che numerose recensioni lasciavano presagire.

Dont Worry Darling
Don't Worry Darling: Harry Styles e Florence Pugh

Sia Chloe Okuno che Olivia Wilde, in sostanza, fanno leva su temi e stilemi appartenenti al cinema del passato, ma capaci di risultare potenzialmente validi ancora oggi: la prima, Okuno, traendo dall'economia di mezzi una delle virtù di un film validissimo, per il quale merita di attestarsi fra le autrici più promettenti del thriller/horror contemporaneo; la seconda, Wilde, con un'ambizione (anche, ma non solo produttiva) che magari non sempre basta a garantire il giusto equilibrio alla sua opera, ma che nel difficile contesto del cinema hollywoodiano post-pandemia merita comunque pieno rispetto, al di là delle polemiche e dei rumori di fondo.

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