Matteo Garrone su Dogman: “È un film sulle difficoltà delle relazioni umane”

Intervista a Matteo Garrone, il cui film Dogman si è aggiudicato il premio come migliore attore al Festival di Cannes. Tra senso di inadeguatezza e relazioni umane difficili. Nelle sale italiane dal 17 maggio.

Dogman: Matteo Garrone e Marcello Fonte in conferenza a Cannes
Dogman: Matteo Garrone e Marcello Fonte in conferenza a Cannes

A tre anni di distanza da Il racconto dei racconti, presentato proprio a Cannes, e a dieci dal Grand Prix per Gomorra, Matteo Garrone è tornato in concorso alla 71esima edizione del festival francese con Dogman, film liberamente ispirato al fatto di cronaca noto come "il delitto del canaro della Magliana", nelle sale italiane dal 17 maggio.

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Girato ancora una volta al Villaggio Coppola, negli stessi luoghi di Gomorra e L'imbalsamatore, il film sembra quasi un western, come ci ha detto proprio Garrone a Cannes: "È un villaggio che richiama atmosfere western, ma è anche metafora di una società in cui viviamo: nel film ognuno ha le proprie soluzioni, più o meno egoistiche, per un problema comune".

Dogman: Marcello Fonte in un'immagine del film
Dogman: Marcello Fonte in un'immagine del film

Dogman è in realtà il racconto del senso di inadeguatezza di un uomo che non si sente all'altezza del ruolo di padre, e cerca di farsi accettare a tutti i costi della comunità in cui vive, finendo per essere sottomesso da chi ha la voce più grossa della sua: "In Dogman ci sono momenti di grande dolcezza alternati a violenza, ma una violenza più psicologica, che si distacca completamente dal fatto di cronaca. Il film si muove su un altro piano: quindi chi vuole vedere mozzamenti di dita è meglio che non vada a vederlo, resterebbe deluso" ci ha tenuto a precisare il regista.

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La difficoltà delle relazioni umane

Dogman: la prima foto del film
Dogman: la prima foto del film

Nel ruolo del protagonista c'è Marcello Fonte, che il cinema lo ha sognato fin da ragazzo, quando, a 19 anni, è arrivato a Roma dalla Calabria imbucandosi sui set della capitale, confondendosi tra le comparse per mangiare i cestini del pranzo e imparare da chi il cinema lo fa. In Fonte, che si è aggiudicato il premio come migliore attore al Festival di Cannes, Garrone ha trovato il suo protagonista ideale, sostituendo Roberto Benigni, a cui aveva offerto la sceneggiatura anni fa e che, ironia della sorte, ha consegnato il premio nelle mani del collega: "Marcello ha una grande purezza, un candore, soprattutto nel rapporto con la figlia: vivendo la sua storia insieme a lui, quasi in soggettiva, ti porta, mano mano che le cose iniziano a cambiare, a soffrire insieme a lui. È un personaggio che alterna luci e ombre: cerca di gestire tutti i vari rapporti come può, salvando il suo piccolo mondo. La sua difficoltà nelle relazioni umane, data anche dal fatto di essere indifeso e vulnerabile, rispecchia le nostre paure".

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La nostra intervista a Matteo Garrone