La bellezza come colpa da espiare, il desiderio come minaccia, la violenza che chiama altra violenza. Le coordinate che portano dalle parti di Revenge sono chiare: Coralie Fargeat non chiede permesso e ci conduce in un tunnel in cui si gioca al gatto e al topo. Un gioco in cui le regole sono pronte a essere stravolte e i ruoli sovvertiti. Sì, perché in questo rape & revenge movie diretto con mano severa, i confini tra prede e cacciatori si fanno assai labili. Viaggio lento e inesorabile verso sangue, morte e sofferenze, Revenge parte da una battuta di caccia tra vecchi amici che si ritrovano in una villa sperduta nel bel mezzo del nulla. Uno dei tre si presenta all'appuntamento accompagnato proprio da Jen, la sua nuova, giovanissima, sensuale amante. Poco alla volta capiamo che la vera battuta di caccia del film inizia dentro le mura di quella maledetta villa dove la ragazza si ritrova oggetto dei torbidi desideri dei tre uomini. Ma Jen, nonostante l'aria da ragazzina spensierata a cui piace godersi la vita, imparerà presto a cambiare pelle e a farsi le ossa. Vero e proprio percorso di formazione impregnato di sangue e disperazione, Revenge (in arrivo il prossimo 6 settembre) riporta sul grande schermo un tema da sempre amato del cinema: quello della sopravvivenza al femminile. Perché Jen è solo l'ultima arrivata di una lunga lista di donne messe alle strette, bistrattate, minacciate, violentate. Donne pronte a ribaltare il preconcetto sessista che vede in loro solo debolezza e fragilità. Attraverso storie di grande attaccamento alla vita, spesso costrette a passare dalla morte, il cinema ha contribuito a creare un immaginario in cui la sopravvivenza è femmina.
Sono film in cui l'empatia nei confronti di queste donne è immediata, perché sono messe alle strette, hanno subito torti imperdonabili, e per questo meritevoli del nostro tifo per la loro sopravvivenza. Oggi, in occasione della prossima uscita di Revenge, spazieremo dall'horror alla fantascienza, passeremo dalla distopia al post-apocalittico per ritrovare cinque grandi donne sopravvissute ai loro aguzzini (e al tempo che passa) solo e soltanto con le proprie forze. D'altronde lo dice anche l'analisi grammaticale. Sopravvivenza: sostantivo, femminile, singolare.
1. Determinazione aliena - Ellen Ripley di Alien
Prima di Alien la paura non aveva una forma ben definita. Poi le cose sono cambiate. Dopo quel capolavoro di horror travestito da fantascienza uscito nel 1979, la paura è diventata viscida, la paura è aliena, la paura è famelica. Buco nero di terrore da cui è impossibile non essere inghiottiti, l'opera seconda di Ridley Scott non è solo un film di rara perfezione (per atmosfera, regia, valore simbolico e capacità immaginifica), ma anche rivoluzionario nel creare le fondamenta della prima grande eroina del cinema action. Il volto determinato di Sigourney Weaver è perfetto per dare forma all'icona Ellen Ripley, pronta a ribaltare una volta del tutto lo stereotipo della donna facile preda del proprio aguzzino. Manifesto di una femminilità ridefinita, il personaggio di Ripley, forse tra i migliori mai scritti nella storia del cinema, ha agevolato una ridefinizione della donna nell'immaginario. Perché ci appare violenta, muscolosa e agguerrita (come nel sequel Aliens - Scontro finale), eppure non perde mai di vista il suo istinto materno e protettivo. Se siamo qui a celebrare questo concentrato di carisma e di complessità femminile, è perché Ripley ha avuto a disposizione ben quattro film per essere delineata e raccontata. Quattro sguardi diversi che delineano una donna in divenire, coerente con il suo coraggio e la sua voglia di vita, più famelica di qualsiasi xenomorfo.
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2. Forza interminabile - Sarah Connor di Terminator
Se non sorella, cugina putativa di Ellen Ripley, Sarah Connor si mette sulla scia della nobile collega fantascientifica per delineare un'altra grande parabola femminile. Anche in questo caso il personaggio interpretato da Linda Hamilton parte in una condizione di grande svantaggio, ovvero come bersaglio prediletto di un cacciatore spietato e inarrestabile come il T-800 interpretato dal granitico Arnold Schwarzenegger. In Terminator Sarah è una ragazza vulnerabile, ingenua, una ragazza qualunque che sembra avere bisogno della protezione del prode Kyle Reese pur di sfuggire alla morte. E invece no. Come nei più (a)tipici dei racconti di (tras)formazione, lo sguardo di Sarah smarrisce poco per volta la spensieratezza iniziale per trasformarsi nella fermezza di chi deve sopravvivere. Ed è così che il suo gesto finale "termina" l'enorme cyborg che la braccava. Però, anche in questo caso, siamo in presenza di una donna votata al cambiamento, anche perché James Cameron, con Terminator 2 - il giorno del giudizio, ha realizzato uno sconvolgente ribaltamento. Non solo il cyborg di Schwarzenegger passa dalla parte dei buoni, ma Sarah Connor (come in parte intravisto nell'epilogo del primo capitolo) diventa un fascio di nervi, un'eroina minacciosa, instabile e dura a morire e pronta a tutto pur di proteggere suo figlio e la libertà del loro futuro. Sorvoliamo con eleganza sulla versione del personaggio messa in scena da Emilia Clarke in Terminator: Genisys. In futuro alternativo, vorremmo che nulla di tutto questo fosse accaduto.
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3. Finché morte non ci separi - La Sposa di Kill Bill
Chi accusa Quentin Tarantino di essere maschilista, forse non ha mai visto con la dovuta attenzione un film di Quentin Tarantino. Per zittire queste strambe voci che ogni tanto tornano a ronzare, basta mettere gli scettici davanti all'epica vendetta della Sposa nel dittico Kill Bill. Feroci, istintivi e viscerali, i due atti di Kill Bill ci mettono subito dalla parte di Black Mamba, donna a cui hanno tolto ogni cosa in un'atroce agguato impregnato di tradimento. Un matrimonio sabotato, un marito ucciso, una figlia persa per sempre, una dignità violentata. Tutto l'ardore della vendetta della Sposa di Uma Thurman è direttamente proporzionale al torto subito; una reazione inarrestabile che la vede sempre affiancata dall'empatia e dal tifo del pubblico. Kill Bill, sostenuto da una messa in scena sopra le righe che coniuga a meraviglia animazione, richiami western e cultura orientale, non si accontenta mai di opporre alla sua eroina dei nemici incolori, ma prova a spiegare le motivazioni di ogni avversario, mosso da un'etica personale ben definita. Non è un caso, quindi, che il faccia a faccia finale tra la Sposa e il tanto agognato Bill ci restituisca uno degli antagonisti più affascinanti, spiazzanti e raffinati mai visti al cinema. E, anche in questo caso, la nostra sopravvissuta non dimentica di abbandonare la sua spada pur di abbracciare il suo essere madre.
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4. Sopravvissuta - Lara Croft di Tomb Raider
Icona assoluta degli anni Novanta, Lara Croft ha valicato i confini del videogame per diventare un simbolo di femminilità fiera e orgogliosa. La procace archeologa, protagonista della saga videoludica Tomb Raider, ha fatto dell'esplosività estetica il suo punto di forza, senza mai mettere da parte il cervello. Cultura, studio, intuito e deduzione sono parte integrante del carattere di Lara, sfumature emerse ancora meglio dopo la ridefinizione del personaggio avvenuta prima nei videogiochi e poi anche al cinema. Se Angelina Jolie aveva prestato le sue forme sinuose alla versione più ammiccante e provocante di Croft, protagonista di due film tutt'altro che indimenticabili, Alicia Vikander è perfetta sintonia con la nuova versione del personaggio, rinata grazie al reboot ludico del 2013. Adesso Lara ha smesso di essere una supereroina invincibile. Adesso Lara è davvero un sopravvissuta che trova la forza nelle proprie debolezze, suda, sanguina, e sfiora la morte. Sporcandosi le mani nel sangue e nel fango, la Croft vista nel recente Tomb Raider è una sopravvissuta costretta a scavare dentro la propria indomita determinazione.
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5. Morire e rinascere - Alice di Resident Evil
Altra escursione videoludica nella nostra lista piena di valorose e combattive sopravvissute. Questa volta il brand di riferimento è uno dei più celebri e apprezzati di sempre, ovvero quel Resident Evil che ha riscritto le regole del survival horror. Almeno su pc e console, perché al cinema le cose non sono andate sempre così bene. Al di là della zoppicante qualità della saga cinematografica di Resident Evil, iniziata nel 2002 e composta da sei film, va detto che Alice ha comunque lasciato un solco all'interno della rappresentazione femminile al cinema. La guerriera interpretata da Milla Jovovich è algida e imperturbabile, talmente abile in combattimento da non mostrare punti deboli ai suoi avversari. Il merito maggiore di Resident Evil è proprio nel modo in cui mette alle strette la sua protagonista, spesso spersonalizzata e ridotta a mero oggetto da utilizzare per determinati scopi. Alice viene privata della sua memoria, utilizzata come esperimento, arma di distruzione, facendo cadere lo spettatore nella stesso vizio di ogni videogiocatore, "colpevole" nel manipolare qualcun altro. Nonostante il coraggioso desiderio di prendere le distanze da personaggi, trame e luoghi dei videogame e il tentativo di giocare con i generi (dall'horror al post-apocalittico), la saga di Resident Evil non sopravvivrà a lungo nei nostri cuori cinefili.