La giuria di Cannes 69 ha emesso i suoi verdetti, molti dei inattesi e poco conmformi ai giudizi della critica. La Palma d'Oro è andata infine a Ken Loach che vince per la seconda volta dopo il trionfo del 2006 con Il vento che accarezza l'erba. Il suo I, Daniel Blake è il classico ma commovente manifesto di una generazione disperatamente precaria. Non il primo premio che molti si attendevano da un festival che nella sua selezione ufficiale ha visto tanti registi più "spericolati" e meno tradizionali, in primis Andrea Arnold, alla quale è stato assegnato il premio della giuria, e Maren Ade, favorita della critica con il suo Toni Erdmann e ignorata da George Miller e i suoi. Così come sono stati ignorati altri titoli amati dalla critica o parte di essa, come Paterson di Jim Jarmusch, Aquarius di Kleber Mendonca Filho, Sieranevada di Cristi Puiu e il più divisivo The Neon Demon di Nicolas Winding Refn.
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Il segreto della giuria
A chi intelligentemente fa notare loro che la vittoria di un film sugli ultimi come I, Daniel Blake a Cannes (dove il lusso sfrenato è imperante) sa di espiazione dei propri sensi di colpa Donald Sutherland risponde seccamente. "Niente affatto. Il film di Ken Loach era magnifico, e per questo ha ottenuto la Palma d'Oro. I film risuonano nell'anima, a prescindere dall'ambiente in cui ci si trova". Tutta la giuria, dalla nostra Valeria Golino a Mads Mikkelsen, ha dato un giudizio sulla propria esperienza. "Emozionante, stancante, stimolante, appassionante", sono alcuni degli aggettivi usati da attori e registi per descriverla. Quanto alle spiegazioni chieste al presidente George Miller ha precisato che l'intera giuria ha concordato nel non rivelare le proprie opinioni sui 21 film in competizione. "Mancheremmo di rispetto a chi ha vinto e chi no se venissimo meno al nostro accordo di confidenzialità. Vorremmo solo che tutti capiste che siamo chiamati a costruire un collage in cui far convergere tutte le eccellenze. Non abbiamo ascoltato gli altri ma ogni film è stato giudicato solo in base al merito."
Vincono gli outsider
Anche Olivier Assayas, ovvero il regista più fischiato dalla stampa insieme a Nicolas Winding Refn e Sean Penn (rimasti a bocca asciutta) ha ottenuto uno dei riconoscimenti più ambiti. A lui, in ex aequo con il geniale Cristian Mungiu (Palma d'oro a Cannes nel 2007 per 4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni) il premio per la miglior regia. Indubbio vincitore della serata è il regista iraniano Asghar Farhadi (premio Oscar per Una separazione nel 2012) che con il suo The Salesman, vagamente ispirato alla pièce Morte di un commesso viaggiatore di Artur Miller si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura e quello per il miglior attore. Shahab Hosseini ha battuto una concorrenza meno agguerrita del solito in una competizione quasi interamente dedicata a personaggi femminili. Tra i premiati il più loquace è il rumeno Cristian Mungiu che prima ancora di assaporare il gusto della vittoria ha già in mente il da farsi. "Oggi festeggiamo questo premio ma domani sarà tempo di impegnarci affinché il cinema d'autore continui a vivere. Dobbiamo preservare la diversità ed educare il pubblico. I festival come Cannes sono importanti per scoprire nuovi talenti e sostenere nuove produzioni ma affinché i film rimangano in sala il più a lungo possibile è necessario un lavoro quotidiano".
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Il culto di Dolan
Una delle palme più sorprendenti è stata certamente quella assegnata all'attrice filippina Jaclyn Jose protagonista di Ma' Rosa di Brillante Mendoza che ha superato attrici del calibro di Isabelle Huppert, Golshifteh Farahani, Sonia Braga e Sandra Hüller. Sull'argomento è intervenuta Valeria Golino: "Quest'anno abbiamo notato la presenza di grandissimi personaggi femminili, tutti variegati tra loro. Le attrici sono state superlative, ho amato le loro performance anche in film che non ho amato. Tutte loro mi hanno lasciato dentro qualcosa".
La giuria ha poi deciso di assegnare un altro premio al giovanissimo Xavier Dolan, al suo quinto Cannes (sei se consideriamo il ruolo da giurato dello scorso anno). It's Only The End of The World è un film che ha fatto discutere anche più dei suoi lavori precedenti; ai dubbiosi, lui replica: "So che i miei film dividono sempre ma come diceva Anatole France 'preferisco la follia della passione alla saggezza dell'indifferenza'".
Il trionfo di Loach
Il vincitore Ken Loach ha risposto alle curiosità di chi gli ha chiesto ragguagli sul suo annunciato ritiro. "Il mio amico e sceneggiatore Paul Laverty mi ha chiamato per dirmi che aveva una bellissima storia da raccontare, la mia produttrice era già pronta per la nuova avventura, capite bene che era quasi impossibile dirgli di no!". Nessun ripensamento? "Quando uno diventa vecchio come lo sono io è già felice di vedere il sorgere del sole l'indomani". E sulla sua seconda Palma d'Oro ha commentato: "Questo premio ci ha tolto il respiro, non credevo che mi avrebbero mai richiamato". Il significato politico? "La critica al neoliberismo adottato dall'UE che chiude le porte ai rifugiati e umilia i più deboli come il mio Daniel Blake. "
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Il futuro è donna
Insomma la gioia di Ken Loach è contagiosa, anche se c'è il rimpianto di chi avrebbe voluto premiato un cinema più "moderno"; ma premi a parte, resta il valore di una selezione che ha visto competere film dalle caratteristiche diversissime, in cui il cinema rumeno ha confermato la propria vitalità e in cui le donne (registe e attrici) hanno sfidato con coraggio e autoironia le convenzioni di genere, risultando, nei fatti, dominatrici della selezione. Anche se solo Andrea Arnold ha visto riconosciuto il proprio talento, questo scenario non cambia, come ha rivendicato durante la cerimonia l'incontenibile Houda Benyamina, la regista franco-marocchina che ha vinto la Camera d'Or per la migliore opera prima con Divines: "Continuavo a dire al mio produttore che non m'importava nulla di Cannes, ma ora sono felice di esser qui, per dire che Cannes ora ci appartiene, a noi, alle donne. Perché le cose cambino dobbiamo avere più donne con poteri decisionali e in posizioni di potere. Les femmes! Cannes è delle donne!"