Da Terminator ad A-X-L: quando l’amicizia è artificiale

In attesa dell'uscita del film A-X-L: Un'amicizia extraordinaria, in sala dall'11 ottobre, parliamo delle intelligenze artificiali più amichevoli viste al cinema.

Terminator 2: Edward Furlong e Arnold Schwarznegger
Terminator 2: Edward Furlong e Arnold Schwarznegger

In principio furono i mostri. Poi vennero gli alieni. E, infine, i cyborg. Alienanti, difformi, enigmatici. Loro sono diventati i simboli dei nostri timori più reconditi, icone forgiate dalla letteratura e dal cinema per metterci davanti al bivio della diversità. Rifiuto o accoglienza? Paura o accettazione? Dalla creatura del dottor Frankenstein in poi, l'immaginario collettivo ha accolto di continuo strambe creature, composte da brandelli di carne o assemblati meccanici, un po' inquietanti e un po' tenere, sospese tra pericolo e innocenza. Dagli anni Settanta in poi, il testimone è passato spesso nelle mani delle intelligenze artificiali, protagoniste assolute del cinema di fantascienza (e non) e l'elemento straniante per eccellenza. Davanti all'eterno dilemma "tecnologia buona o cattiva?", il cinema ha spesso preferito abbassare le armi e annientare ogni sospetto. Dimentichiamo il software malefico di HAL 900 visto in 2001: Odissea nello spazio, gli androidi malinconici di Blade Runner o la Rete malefica di Matrix, perché sono tante le storie in cui umano e meccanico si sono stretti in un unico abbraccio. Empatia, stima, affetto, complicità, sentimenti spesso nati dal coraggio di vincere il pregiudizio e andare contro un sentire comune pieno di diffidenza. È quello che succede anche in A-X-L: Un'amicizia extraordinaria, in arrivo in sala il prossimo 11 ottobre, storia di un legame istintivo e inevitabile tra un giovane biker e un cane-robot super intelligente.

Progettato per essere un'arma bellica perfetta, A-X-L è efficiente come un robot ed empatico come il più fedele dei segugi. Una creatura con la quale Miles instaura un rapporto scomodo per gli spietati creatori del cane ipertecnologico, intenzionati a riprenderselo a ogni costo. Parte da qui un film che ha il retrogusto delle avventure per ragazzi basate sull'altruismo e sul desiderio di stravolgere quello per cui si era programmati o destinati. Uomo o macchina: non fa differenza.

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In occasione dell'uscita del film, ci siamo messi sulle tracce di tante amicizie artificiali, storie in cui androidi e robot entrano in una spontanea simbiosi. È il turno dei giganti buoni, degli androidi protettivi, dei corto circuiti in cui è facile essere intaccati dal virus dell'emozione.

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Il cugino di E.T. - Corto circuito

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Quattro anni prima dell'uscita di Corto circuito, il buon Steven Spielberg aveva fatto scuola. Con il clamoroso successo di E.T. L'Extraterrestre aveva sdoganato l'accoglienza del diverso attraverso un racconto fiabesco dal tocco magico. Bene, guardando con attenzione le fattezze di Numero 5, il droide di Corto circuito, è facile capire da dove il regista John Badham abbia preso spunto. Tenero, a suo modo realistico e a tratti commovente, Corto Circuito tratta il suo dolce droide (poi citato anche da WALL·E) come un mostro di Frankenstein meccanico (con tanto di fulmine), con tutte le difficoltà di integrazione del caso. Basato su un rapporto di amicizia sincero e sulla presa di coscienza di sé, Corto Circuito è un piccolo inno alla vita diventato cult.

Pollice in su - Terminator 2

Terminator 2 Judgment Day
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"I sequel non sono mai belli come i loro predecessori". Non ditelo a James Cameron. Il regista "re del mondo degli incassi da record" aveva già stupito tutti con il mitico Aliens - Scontro finale, ma con Terminator 2 riesce persino a superarsi. Il secondo capitolo della saga riesce sia ad espandere la mitologia del complesso mondo narrativo dominato dallo spauracchio di Skynet che a ribaltare completamente la percezione del cyborg T-800. Se nel primo film l'imponente androide interpretato dal granitico Arnold Schwarzenegger era un cacciatore spietato e inarrestabile, qui diventa un alleato protettivo e amichevole nei confronti del giovane John Connor.

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Come un videogioco - Real steel

Real Steel: Hugh Jackman insieme a Dakota Goyo e al suo robot pugile in una sequenza del film
Real Steel: Hugh Jackman insieme a Dakota Goyo e al suo robot pugile in una sequenza del film

Non è un film perfetto e non spicca nemmeno per originalità, ma Real Steel ha cuore, è sincero, e si fa voler bene. Se molti lo considerano uno dei propri guilty pleausure cinematografici è perché il film di Shawn Levy, regista della saga Una notte al museo, ricorda molto da lontano un altro grande classico come Over the Top. Anche questa volta al centro della storia c'è un rapporto padre-figlio da saldare attraverso una sfida dal sapore ludico. Se nel film con Stallone si parlava di braccio di ferro, in Real Steel la scena è tutta per duelli all'ultimo colpo tra robot comandati a distanza, addestrati per riprodurre le movenze e le mosse del giocatore. Con richiamo evidenti alle dinamiche videoludiche, Real Steel riesce a intrattenere e a emozionare puntando tutto sulla semplicità.

Caldi abbracci - Big Hero 6

Baymax abbraccia il piccolo Hiro in una scena tratta dal film Disney-Pixar 'Big Hero 6'
Baymax abbraccia il piccolo Hiro in una scena tratta dal film Disney-Pixar 'Big Hero 6'

Forse non tutti sanno che il cinquantaquattresimo classico Disney è a tutti gli effetti un cinecomic. Tratto dall'omonimo fumetto Marvel del 1998, il film di Don Hall, che tra l'altro è attualmente disponibile in streaming su InfinityTV, è un elogio della cultura nerd-geek, riuscita commistione tra genere supereroistico occidentale e anime giapponese basato sul gioco di squadra. Colorato, movimentato e appassionante, Big Hero 6 si allontana dallo stereotipo del freddo robot dall'aspetto meccanico, perché il suo Baymax, amico del geniale Hiro, ispira tenerezza sin dal primo sguardo, cura e protegge a ogni abbraccio. Un rapporto d'amicizia che, attraverso un racconto di formazione duplice, riesce a colmare anche l'immenso vuoto del lutto.

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Epica robot - Transformers

La prima immagine di di Optimus Prime nel film Transformers - La vendetta del caduto
La prima immagine di di Optimus Prime nel film Transformers - La vendetta del caduto

Potevano forse bastare i film tratti dai romanzi, dai fumetti, dagli spettacoli teatrali e dalle giostre? Certo che no. Perché non scomodare anche i giocattoli? L'idea stuzzica le creatività roboante di Michael Bay che si mette al timone di un franchise cinematografico longevo e (alquanto) apprezzato come Transfomers. Tra esplosioni (ovviamente), duelli e distruzioni urbane, al centro della saga c'è sempre una connessione tra gli enormi e leali Autobot e l'essere umano di turno, uniti contro la minaccia dei malvagi Deception. Tra tutti i vari modelli di transformer, a emergere è il valoroso carattere di Optimus Prime, grande leader dotato di un grande senso di appartenenza nei confronti del suo popolo. Transformers è attualmente disponibile in streaming su InfinityTV - per una serata esplosiva!

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Venire al mondo - Humandroid

Humandroid: Chappie con un amico a 4 zampe in una scena del film
Humandroid: Chappie con un amico a 4 zampe in una scena del film

Dopo il sorprendente District 9 e l'interessante Elysium, lo sguardo originale e allegorico con cui Neill Blomkamp aveva messo in scena la fantascienza aveva intrigato non poco l'entusiasmo di ogni cinefilo. Con Humandroid, tratto dal suo cortometraggio Tetra Vaal girato nel 2004, Blomkamp si adagia su un racconto più classico senza mai sconfinare nella sperimentazione del genere. Questo non toglie al film (il cui titolo originale è il meno banale e più "intimo" Chappie) i meriti di un racconto che sembra un adattamento dell'Emile di Rousseau con l'odio e l'intolleranza della società che va a inquinare l'animo incontaminato di un robot curioso e meravigliato come un bimbo. Degni di nota anche il cameo di Sigourney Weaver e un inedito Hugh Jackman nei panni di un cattivone dotato di una pessima pettinatura.

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Crescere col tempo - Il gigante di ferro

Una sequenza del film d'animazione Il gigante di ferro
Una sequenza del film d'animazione Il gigante di ferro

Forse uno dei film più ingiustamente sottovalutati della storia del cinema. Era il 1999 e l'animazione tradizionale non viveva proprio il suo periodo d'oro, con il pubblico sempre più ammaliato dalle meraviglie digitali di casa Pixar. Peccato che Il gigante di ferro di tradizionale avesse ben poco. Dal desiderio di traghettare il cartone animato verso un pubblico più adulto alla tecnica mista in cui CGI e animazione classica convivevano alla perfezione, il film di Brad Bird - che potete rivedere su InfinityTV - flop assoluto al botteghino, è stato molto rivalutato nel corso degli anni, riuscendo ad ottenere l'affetto e la stima di una nicchia di spettatori. Ambientato durante la Guerra Fredda degli anni Cinquanta, Il gigante di ferro affronta con tenerezza e disincanto l'amicizia tra un bambino e un enorme robot piombato da chissà dove. In mezzo a sospetti e spiriti guerrafondai, la l'affetto coraggioso e empatico del piccolo Hoghart è l'unico antidoto in un mondo adulto incline al conflitto. Poco importa se vent'anni fa anche la pessima campagna pubblicitaria boicottò questa piccola perla, perché Il gigante di ferro si è vendicato con gentilezza. Per informazioni rivolgersi alla battaglia finale di Ready Player One.

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Amarsi un po' - Lei

Lei: Joaquin Phoenix aspetta la sua 'fidanzata' virtuale in una scena del film
Lei: Joaquin Phoenix aspetta la sua 'fidanzata' virtuale in una scena del film

La gente è lontana, le città sono anonime, ognuno è chiuso dentro le proprie prigioni. Il mondo è immerso in una grigia distopia. Di utopico c'è sempre e solo lui: l'amore. Il desiderio di rincorrere un sentimento e di cullarsi al suo interno. Lo sa bene Theodore che, dopo la dolorosa fine di una relazione a cui si avvinghia ancora con dolente nostalgia. Un sentimento malinconico da curare grazie a OS, un sofisticato sistema operativo che riproduce attraverso una sensuale voce femminile (quella di Scarlett Johansson) tutte le dinamiche di un rapporto di coppia. Attrazione sessuale, complicità, gelosia, abbandono. Lo sappiamo, qui Spike Jonze è andato molto oltre l'amicizia, ma Lei resta un grandissimo esempio del superamento dell'opposizione uomo macchina, perché mette in scena alla perfezione l'uomo postmoderno in cui i confini tra virtuale e reale sono sempre più labili.

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Pinocchio 2.0 - A.I. - Intelligenza artificiale

A.I. Intelligenza artificiale: Jude Law e Haley Joel Osment in una scena
A.I. Intelligenza artificiale: Jude Law e Haley Joel Osment in una scena

Laddove il genio assoluto di Stanley Kubrick non è riuscito ad arrivare, ecco giungere in soccorso l'amore per il fantastico di Steven Spielberg. Progetto incompiuto del compianto regista di Shining, A.I. Intelligenza artificiale è tra i migliori film di fantascienza di Spielberg e immagina un mondo in cui la devozione nei confronti della tecnologia è assoluta, tanto da permettere la creazione di robot capaci di provare e restituire emozioni come l'amore. Surrogato di un figlio malato, il piccolo David viene adottato per sublimare l'affetto di una coppia di genitori. Quando il piccolo cyborg non serve più alla causa familiare, ha inizio un viaggio in un Paese dei Balocchi 2.0. Lungo la sua avventura, David incontrerà il suo "Lucignolo", ovvero Gigolo Joe, un mecha dal destino forse segnato. Tra i due nasce un'amicizia del tutto artificiale, basata sulla sintonia di chi condivide la stessa condizione esistenziale. E Spielberg che, ancora una volta, tende la mano verso i reietti per cui fare il tifo.