Dopo la bulimia narrativa e spettacolare di Avengers: Age of Ultron, la Marvel si è concessa una storia più semplice, ma comunque ricca, con Ant-Man, film dato per "maledetto" prima dell'uscita in seguito all'abbandono di Edgar Wright ma che sta facendo una figura alquanto discreta, sia a livello critico che di incassi.
Sorretto da un ottimo cast, in primis Paul Rudd e Michael Douglas, e da una sceneggiatura elementare ma solida, che combina in modo efficace azione, risate e umanità (vedi il rapporto tra Scott Lang e sua figlia, un arco emotivo di rara potenza nella produzione supereroistica più recente), il film di Peyton Reed conferma la capacità della Casa delle Idee di confezionare un buon prodotto di entertainment.
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E nonostante le ambizioni "ridotte" (cosa abbastanza pertinente, dato il soggetto), la pellicola contiene comunque una buona offerta di elementi che possono passare inosservati se si è un po' disattenti durante la visione o non del tutto a conoscenza di ciò che accade nei fumetti e/o negli altri prodotti del Marvel Cinematic Universe (il quale ha però il vantaggio di essere fruibile anche senza aver visto tutti i film e le serie televisive). Ecco quindi una panoramica degli elementi che meritano maggiore attenzione sul piano filologico e narrativo.
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1. Un universo più vasto
Prescindendo dalle consolidate scene collocate durante i titoli di coda (di cui parliamo altrove in questo articolo), Ant-Man vanta dei legami sottili con il resto dell'universo cinematografico della Marvel, in particolare per quanto concerne la cronologia interna. Sebbene il produttore Kevin Feige abbia affermato più volte che i vari film si svolgono più o meno nel periodo in cui escono, è possibile avere a volte qualche dubbio sulla collocazione di un film rispetto all'altro (c'è chi sostiene, per esempio, che Iron Man 3 avrebbe più senso se si prende in considerazione l'idea che i suoi eventi abbiano luogo dopo quelli di Avengers: Age of Ultron). In questo caso, viene detto più o meno esplicitamente che il film che stiamo vedendo è situato in un mondo dove lo scontro finale con Ultron è avvenuto da un po'. È possibile intravedere, infatti, un articolo di giornale che si interroga sul futuro della nazione di Sokovia, praticamente rasa al suolo nel secondo Avengers, e quando Scott propone di chiamare Captain America e soci, Hank Pym reagisce con un velenoso "Probabilmente sono impegnati a far cadere una città dal cielo." Inoltre, lo scontro fra Ant-Man e Falcon - ora promosso al rango di Vendicatore a tutti gli effetti - ha luogo fuori dalla New Avengers Facility, la base operativa dove Steve Rogers e Natasha Romanoff addestreranno le nuove reclute.
E che dire del prologo del film, ambientato nel 1989? Se molti avranno riconosciuto Hayley Atwell nei panni di Peggy Carter, che ritroveremo il prossimo anno nella seconda stagione di Agent Carter (serie in cui, a questo punto, non escludiamo una possibile apparizione di un Hank Pym più giovane, a seconda di quante stagioni verranno realizzate), forse non tutti si ricordavano della versione più anziana di Howard Stark, apparso in Iron Man 2 e di nuovo interpretato da John Slattery (Roger Sterling in Mad Men), dopo la popolarità della versione giovane con le fattezze di Dominic Cooper. La presenza di questi due personaggi storici - in tutti i sensi - serve a rinforzare l'importanza dello S.H.I.E.L.D. nel Marvel Cinematic Universe. E poiché si parla dell'agenzia spionistica attualmente in fase di ricostruzione...
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2. Mitchell Carson
A lungo non si sapeva esattamente chi fosse il personaggio interpretato da Martin Donovan, al di là del fatto che aveva un rapporto antagonistico con Hank Pym. Ora sappiamo che si tratta di Mitchell Carson, un agente dello S.H.I.E.L.D. che, nei fumetti, si ritrova sfigurato dopo aver cercato di impossessarsi del costume di Ant-Man. Nel film la sua storia cambia, anche se il suo statuto di villain rimane invariato: scopriamo infatti che, come molti colleghi smascherati dopo gli eventi di Captain America: The Winter Soldier, che Carson è in realtà un agente dell'HYDRA, che continua a fare danni sul grande schermo e in televisione. E proprio in TV potremmo ritrovare Carson, che esce di scena impossessandosi di una fiala contenente la formula per rimpicciolire oggetti e persone. E se si alleasse con Grant Ward, eletto leader di una fazione HYDRA negli episodi più recenti di Agents of S.H.I.E.L.D.?
3. Roba da fumetti
Come spesso accade in questi film, è possibile individuare piccoli omaggi al materiale cartaceo di base. Qui ne abbiamo due, uno più generale e un altro più specificamente legato all'uomo formica. Quello più generale è legato all'albergo dove Scott Lang è costretto a dormire dopo essere uscito dal carcere. Il nome dello stabilimento, Milgrom Hotel, strizza l'occhio ad uno storico collaboratore della Marvel, Al Milgrom, noto soprattutto per i suoi trascorsi con i fumetti degli Avengers e di Spider-Man. Più apertamente da nerd, invece, una battuta pronunciata - nella versione originale - da Darren Cross quando parla della leggenda di Ant-Man (attivo in passato, ma ritenuto un'invenzione propagandistica). Per lui, le gesta di Hank Pym erano da considerarsi "Tales to astonish", racconti stupefacenti. Ebbene, Tales to Astonish è anche il titolo del mensile in cui Pym fece il suo debutto nel 1962. Tale fascicolo, il numero 27, vendette talmente bene che Ant-Man diventò un personaggio ricorrente a partire dal numero 35 (la sua compagna, Wasp, fu introdotta nel numero 44).
4. Troppo tardi per cambiare nome?
La battuta in questione è stata tagliata dal film, ma nei trailer si vedeva Scott Lang reagire alla proposta di Hank Pym ("Ho bisogno che tu diventi Ant-Man") con la domanda "È troppo tardi per cambiare il nome?". Di primo acchito potrebbe sembrare un riferimento alla celebre autoironia dei cinecomics, sia al cinema che in televisione, che non esitano a sottolineare quanto alcuni nomi in codice dei supereroi - e dei loro avversari - siano ridicoli. E se invece fosse un'allusione alla componente più schizofrenica - in senso figurato - dell'alter ego di Hank Pym? Dopo i suoi esordi nei panni dell'uomo formica, il grande scienziato si è poi fatto chiamare, nei fumetti, prima Giant-Man e Golia (poiché la sua invenzione gli consente anche di ingrandirsi a dismisura), poi il Calabrone (in inglese Yellowjacket, che nel film è l'identità mascherata del cattivo Darren Cross), e infine Wasp (dopo la morte di sua moglie Janet).
5. Stan Lee, al vostro servizio
Poteva essere un film Marvel senza il tradizionale cameo di Stan "The Man" Lee, papà di Hank Pym e degli altri Avengers? Ovviamente no, e anche questa volta il Sorridente si presta ad un'apparizione intrisa di risate. Questo è un cameo più breve, quasi invisibile, e per di più muto, poiché l'unica battuta di Stan è detta dal narratore della sequenza, Luis (Michael Peña). Quando infatti il simpatico ladruncolo racconta per la seconda volta una sequenza di eventi che portano al coinvolgimento di Scott in qualcosa di grandioso (nella fattispecie, un possibile reclutamento da parte dei Vendicatori), tra i vari partecipanti al retroscena c'è il signor Lee nei panni di un allegro barista. Questa scena, tra l'altro, è stata concepita dopo la dipartita creativa di Edgar Wright, quindi viene spontaneo chiedersi cosa si sarebbe inventato lui per il co-creatore dell'universo Marvel.
Da notare, inoltre, che la sequenza è legata ad un altro Easter Egg di non poco conto: quando Falcon chiede in giro per sapere se qualcuno conosce Ant-Man, il suo contatto gli risponde, tra le altre cose, "Abbiamo tizi che si arrampicano sui muri." In altre parole: Peter Parker è già diventato Spider-Man...
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6. Chi è quel tassista?
Chi non conosce bene la televisione americana, e in particolare Saturday Night Live, molto probabilmente non avrà fatto caso al cameo di Garrett Morris, che appare nei panni di un tassista la cui macchina attutisce la caduta di Scott quando questi vive per la prima volta gli effetti del rimpicciolimento. I più conosceranno Morris come comprimario della sitcom 2 Broke Girls, dove recita al fianco di Kat Dennings, interprete di Darcy Lewis in Thor. Ma la sua partecipazione ad Ant-Man è dovuta interamente ad uno sketch di SNL, chiamato Superhero Party. Andato in onda nel marzo del 1979, lo sketch vanta la partecipazione dell'ospite speciale Margot Kidder nei panni di Lois Lane, al fianco di Bill Murray (Superman), John Belushi (Hulk) e Jane Curtin (Lana Lang). Tra gli invitati c'è anche Morris, che interpreta... Ant-Man.
7. La voce del coniglio
Leggendo i nomi degli intrepreti nei titoli di coda, qualcuno avrà forse notato un nome in particolare, associato al personaggio "Hideous Rabbit". Parliamo quindi del coniglio di peluche che Scott regala alla figlia, un giocattolo dall'aspetto poco rassicurante - da cui il nome - ma che dice "Tu sei il mio migliore amico". In inglese, la voce di questo oggetto fittizio appartiene a Tom Kenny, uno dei nomi più conosciuti nel campo del doppiaggio per l'animazione americana. Dal 1999 è lui a dare vita a SpongeBob, mentre in anni più recenti ha interpretato vari Decepticon in Transformers: Animated e il cattivo Ice King nell'acclamato Adventure Time. Ma la sua presenza in questo film è alquanto curiosa alla luce della sua esperienza con le serie animate della Marvel: dal 2012 appare regolarmente in Ultimate Spider-Man, dove presta la voce a Dottor Octopus e Lizard, mentre dal 2009 al 2011 è stato, fra gli altri, Iron Man e Captain America nel parodistico The Super Hero Squad Show.
8. Il regno quantico
Tra i momenti più impressionanti del film, in particolare a livello visivo, c'è la sequenza in cui Scott, per sconfiggere Darren Cross, decide di rimpicciolirsi oltre i limiti imposti dalla tecnologia di Pym, raggiungendo il livello subatomico. Si ritrova quindi nel regno quantico (detto anche Microverso nei fumetti), una realtà dove, secondo Pym, "il tempo e lo spazio non esistono". Un concetto che verrà probabilmente esplorato più nel dettaglio in Doctor Strange, film che introdurrà propriamente i viaggi interdimensionali nel Marvel Cinematic Universe, ma che ha anche un impatto significativo su un possibile sequel di Ant-Man. Secondo Peyton Reed è infatti possibile notare, se si fa attenzione, un altro personaggio imprigionato in questo mondo parallelo dal quale non esiste in apparenza una via d'uscita. Questo personaggio sarebbe Janet Van Dyne, la moglie di Pym, data per morta anni fa. La rivedremo nella Fase Quattro, o forse anche prima? La risposta, ovviamente, nei film a venire...
9. Post-credits
Altra tradizione Marvel, quella delle sequenze bonus collocate a metà dei titoli di coda e al termine degli stessi. Entrambe, in questo caso, contengono indicazioni sull'andamento futuro dell'universo Marvel: la prima si ricollega infatti alla figura di Wasp, il cui costume, appositamente aggiornato, viene affidato da Hank Pym alla figlia Hope; la seconda è invece un assaggio di Captain America: Civil War (letteralmente, poiché rivedremo tutta la scena nel film in questione), con Steve Rogers e Falcon che ritrovano, dopo due anni di ricerche, Bucky Barnes alias Winter Soldier. Impossibile chiamare Tony Stark (il quale, a questo punto, è presumibilmente già un avversario politico di Cap). Ed ecco che interviene Falcon: "Conosco un tizio." Il suo nome (implicito)? Scott Lang.
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10. Il tocco di Edgar Wright
Come dicevamo in apertura, la separazione fra Edgar Wright, che ha lavorato alla sceneggiatura del film a intervalli regolari dal 2006 al 2014, e la Marvel è stata fonte di controversie, con molti che si sono chiesti cosa sarebbe rimasto del contributo del cineasta inglese. Ebbene, stando ai diretti interessati (Kevin Feige, Peyton Reed e Paul Rudd, che ha partecipato alle revisioni del copione), la struttura generale della pellicola è rimasta intatta, così come alcune sequenze d'azione particolarmente inventive. Una su tutte: lo scontro finale fra Ant-Man e il Calabrone, che se le danno nella stanza della piccola Cassie Lang. Una modifica voluta rispetto ai finali sempre più roboanti e massicci dei film precedenti, realizzata con affetto ed ironia. Ed è indubbiamente di Wright l'idea di dare un ruolo importante al trenino chiamato Thomas the Tank Engine, protagonista di un franchise letterario e televisivo popolarissimo nel Regno Unito. Un'operazione non facilissima stando a Reed, il quale è salito a bordo proprio quando c'era da regolare la questione più delicata: ricevere il permesso dagli aventi diritto per l'uso di Thomas, il quale - dicono - non poteva fare del male a nessuno...
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