"Scrivere è uno sfogo, è come farsi un bel pianto" racconta Alida Valli, attraverso la voce narrante di Giovanna Mezzogiorno. Nella recensione di Alida vi raccontiamo l'esperienza di assistere al documentario di Mimmo Verdesca che arriva finalmente al cinema del 17 maggio, dove rimarrà fino al 19 maggio, secondo lo schema, già molto in voga prima della chiusura delle sale, dell'uscita evento. Prodotto da Venicefilm e Kublai Film, in associazione con Istituto Luce Cinecittà e Fenix Entertainment, in collaborazione con Rai Cinema e Unione Degli Istriani, Alida è stato selezionato a Cannes Classics 2020 ed è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2020. Alida è un film molto particolare, che riesce a raccontare alla perfezione la vita e la carriera di una delle attrici italiane più affascinanti e carismatiche, attraverso le sue parole, quelle scritte nei suoi diari e nelle sue lettere. E il film stesso, scritto da Verdesca insieme al nipote dell'attrice, Pierpaolo De Mejo, diventa una lettera d'amore. Da un nipote alla sua nonna, da un appassionato di cinema verso una delle sue dive. E anche verso il cinema stesso. Perché ripercorrere la vita di Alida Valli vuol dire ripercorrere tante ere della Storia del cinema.
Da Pola a Roma, a Hollywood e ritorno
Alida Valli è nata a Pola, in Istria (allora in Italia, oggi in Croazia) il 31 maggio del 1921. Era una ragazza bellissima, dal viso pulito e dagli occhi chiari. Una ragazza timida. "Sono cresciuta nel silenzio, quello tra mio padre e mia madre, tra me e gli altri" racconta. E la recitazione, per lei, era un po' un voler provare a combattere la sua timidezza. I suoi primi film sono I due sergenti di Enrico Guazzoni (1936) e Il feroce Saladino, regia di Mario Bonnard (1937). La prima vita di Alida Valli è quella del cinema dei "telefoni bianchi", quel cinema rassicurante dell'era fascista, in cui diventa la fidanzata d'Ialia: film come Mille lire al mese (1938) e Ore 9: lezione di chimica (1941). Di quel periodo è anche Piccolo mondo antico (1941) di Mario Soldati. La seconda vita è legata a Hollywood e al produttore David O. Selznick, a film come Il caso Paradine (1947) di Alfred Hitchcock, e Il terzo uomo di Carol Reed (1949), ma anche alla rottura anticipata del contratto con la produzione. Il ritorno in Italia è soprattutto Senso, il capolavoro di Luchino Visconti del 1954. "Visconti era eccezionale nel dirigere gli attori, provava tanto, come a teatro e poi li lasciava liberi" sentiamo dire nel film. E per le qualità di Alida Valli era il regista perfetto.
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Il tempo passa e ci cambia
Se guardiamo la carriera di Alida Valli, come accade abbandonandosi al racconto di Alida, capiamo che ha davvero attraversato tutte le generazioni del cinema italiano, tutti i registi più importanti, ognuno con la sua sensibilità e il suo genere di cinema. Da Antonioni, con Il grido, del 1957, a Pasolini, con Edipo Re (1967), a Bernardo Bertolucci per La strategia del ragno (1970) e Novecento (1976). "Per me è la mamma di tutte le attrici" sentiamo dire al regista in Alida. Sarà anche la madre di un giovane Roberto Benigni in Berlinguer ti voglio bene, diretta dall'altro Bertolucci, Giuseppe. E poi ci sarà Dario Argento (Suspiria e Inferno). E anche Marco Tullio Giordana, che la diresse ne La caduta degli angeli ribelli, e che con una dichiarazione traccia il senso della sua carriera "Il tempo passa e ci cambia, e Alida valli ha deciso di farne una forza". Ecco, Alida Valli non ha avuto paura di invecchiare sul grande schermo, di passare, abbastanza semplicemente, senza scossoni, dai ruoli di giovane a quelli - mai facili per una bella attrice - di una donna che mostra i segni dell'età.
Alida Valli, l'Io narrante del film
"Se solo riuscissi a parlare come scrivo i miei diari da sempre. Scrivere mi è facile, perché si scrive in silenzio. È la forma più onesta per entrare in contatto con gli altri". La forza di Alida è quella di raccontare la storia dell'attrice attraverso le parole inedite dei suoi scritti privati, i suoi diari e le sue lettere, preziosi materiali d'archivio e testimonianze esclusive. La storia che ascoltiamo, e vediamo, allora è proprio la sua, è osservata dal suo punto di vista. Alida diventa l'io narrante del film, le parole sono proprio le sue, lette con sensibilità e intensità da Giovanna Mezzogiorno. E quello che ne esce allora è un ritratto intimo, sincero, inedito, di un'attrice iconica, ma di cui, in fondo, si sa poco.
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Le voci di Vanessa Redgrave, Charlotte Rampling, Bernardo Bertolucci, Roberto Benigni
A quel flusso di coscienza, che scorre sopra immagini suggestive e iconiche, sono alternate le più classiche interviste a chi ha lavorato con lei. Piero Tosi, Vanessa Redgrave, Charlotte Rampling, Bernardo Bertolucci, Margarethe Von Trotta, Thierry Frémaux, Dario Argento, Roberto Benigni, Marco Tullio Giordana, Maurizio Ponzi, Antonio Calenda, Felice Laudadio, Carla Gravina, Mariù Pascoli, Lilia Silvi, Tatiana Farnese. E anche Pierpaolo De Mejo e Larry De Mejo, nipote e figlio dell'attrice, che delineano un ritratto più intimo e affettuoso. Il connubio tra queste due anime del film, quella interiore, il racconto della stessa Valli, e quella esterna, la visione che ne hanno gli altri, funziona, e riesce a disegnare un ritratto completo dell'artista.
Quel primo provino e quell'aura da diva
Alida ci regala delle immagini emozionanti, tra cui quelle del suo primo provino, che svela già un volto splendido, un'aura da diva. Si sentiva negata per il mestiere di attrice, Alida Valli. E questo, unito alla sua timidezza, ha forse contribuito a farne un'artista umile, misurata, attenta, mai sopra le righe. Non era molto tecnica, era piuttosto istintiva. Era un'attrice molto moderna, che quando recitava si immergeva nella parte. Rivedendo le immagini dei suoi film, ci appare veramente un volto senza tempo, una bellezza unica, internazionale. Non è la tipica bellezza italiana, o latina, ma ha un'aura algida e un po' altera. David O. Selznick voleva farne "l'Ingrid Bergman italiana". "Ho vissuto tante storia d'amore al cinema, ma mai un amore che durasse per sempre". Alida segue anche la vita privata dell'attrice. E ti accorgi che la sua storia, pubblica e privata, è un romanzo eccezionale. È strano che non ne abbiano fatto una serie, o un film. Ma ora, a raccontarcela, c'è questo bel documentario.
Conclusioni
Come vi abbiamo spiegato nella recensione di Alida, questo è un film molto particolare, che riesce a raccontare alla perfezione la vita e la carriera di una delle attrici italiane più affascinanti e carismatiche, attraverso le sue parole, quelle scritte nei suoi diari e nelle sue lettere. E il film stesso diventa una lettera d'amore. Ripercorrere la vita di Alida Valli vuol dire ripercorrere tante ere della Storia del cinema.
Perché ci piace
- La scelta di far parlare Alida Valli, leggendo le pagine dei suoi diari e le sue lettere.
- I contributi dei tanti artisti che hanno lavorato con lei.
- La forza iconica delle immagini dei suoi film.
Cosa non va
- L'andamento classico del documentario potrebbe non piacere a chi è abituato a certi ritmi di serie e film di oggi.