Adam Sandler: Il comico che tutti amano odiare

In occasione dell'uscita di Pixels, qualche riflessione sulla carriera non sempre rosea di uno degli attori comici più bistrattati degli ultimi anni.

"Nessun adulto in grado di pensare dovrebbe avvicinarsi a questo film. Mi sa che non stavo pensando. Ho riso. Scusatemi. Cercherò di fare di meglio la prossima volta." Così si conclude la recensione di Zohan firmata dal compianto Roger Ebert, uno dei tanti critici a considerare un affronto al cinema gran parte della filmografia di Adam Sandler (la grande eccezione, a detta dei più, è Ubriaco d'amore di Paul Thomas Anderson).

Adam Sandler nei panni di un parrucchiere in una scena del film Zohan
Adam Sandler nei panni di un parrucchiere in una scena del film Zohan

La pensa così anche l'inglese Mark Kermode, ben noto per le sue maniere molto creative di esprimere il suo disgusto dinanzi a pellicole che non lo convincono per nulla (vedi alle voci: Michael Bay, Pirati dei Caraibi, Sex and the City). Nel caso di Sandler, che lui ha a lungo "perdonato" per via del suddetto film di Anderson, ha definito Hotel Transylvania "il suo film meno irritante negli ultimi anni, principalmente perché non lo vediamo, è solo una voce", e nel suo libro Hatchet Job (sull'importanza dei critici al giorno d'oggi) immagina un'ipotetica conversazione faccia a faccia con l'interprete di Jack e Jill e Un weekend da bamboccioni: "Entrambi sappiamo che sei capace di fare di meglio, allora perché insisti a sfornare idiozie?" Una domanda che forse in questo momento tormenta lo stesso Sandler, dato che anche il suo pubblico fidato comincia a dargli le spalle, come suggerisce l'esito attuale di Pixels al box office in tutto il mondo. E pensare che a inizio carriera avevamo a che fare con un comico piuttosto promettente...

Opera Man, Canteen Boy e le canzoni festive

Dopo una manciata di apparizioni televisive e il debutto cinematografico nel 1989, Sandler decide di darsi al mestiere di comico puro, esibendosi in vari locali. Viene così scoperto da Dennis Miller, che lo raccomanda a Lorne Michaels, creatore e produttore esecutivo di Saturday Night Live. Inizialmente ingaggiato come sceneggiatore nell'autunno del 1990, Sandler viene promosso a membro del cast alcuni mesi dopo, durante la diciassettesima stagione, la stessa in cui muovono i primi passi altri giovani comici che appariranno regolarmente al suo fianco durante e dopo l'esperienza di SNL: Chris Rock, Chris Farley, David Spade e Rob Schneider (a loro si aggiunge il veterano Kevin Nealon, che tende ad apparire in quasi tutti i film di Sandler). Allora venticinquenne, Sandler si impone fin da subito con caratteristiche che diverranno elementi stabili del suo approccio alla comicità: canzoni strampalate a tema festivo, personaggi fondamentalmente immaturi e, in caso di emergenza, voci buffe. Particolarmente popolare è il personaggio di Opera Man, che commenta le notizie della settimana cantando in un italiano volutamente finto e ridicolo. Sandler è inoltre protagonista di uno sketch controverso in cui interpreta Canteen Boy ("ragazzo della borraccia"), un bambinone di 27 anni che viene molestato dallo Scoutmaster (Alec Baldwin). Nel complesso, l'esperienza di Sandler nella famiglia di SNL durerà cinque anni: al termine della ventesima stagione, conclusasi nel maggio del 1995, viene licenziato insieme all'amico Farley.

La nascita di Happy Madison

Adam Sandler e Seth Rogen in una scena della commedia Funny People
Adam Sandler e Seth Rogen in una scena della commedia Funny People

Nello stesso anno in cui dà l'addio alla popolare trasmissione comica, Sandler fa il salto di qualità - si fa per dire - transitando al cinema con Billy Madison, odiato dalla critica ma un discreto successo al botteghino (26 milioni di dollari in America, ossia quasi il triplo di quanto è costato). L'anno successivo la cosa si ripete con Un tipo imprevedibile, e nel 1999 l'attore fonda la casa di produzione Happy Madison, coinvolta in praticamente tutti i suoi film ad oggi (le eccezioni notevoli sono Ubriaco d'amore e Hotel Transylvania), nonché altri progetti i cui protagonisti sono vari sodali di Sandler, vale a dire i già menzionati David Spade (Le avventure di Joe Dirt) e Rob Schneider (Gigolò per sbaglio), e, dal 2009, Kevin James (Il superpoliziotto del supermercato e Il signore dello zoo). Una scelta azzeccata sul piano finanziario dato che, come ha ricordato con orrore Mark Kermode, la filmografia di Sandler ha incassato qualche miliardo di dollari nel mondo intero. Un successo che però non corrisponde a un buon rapporto con i recensori: consultando Rotten Tomatoes, il film prodotto da Happy Madison con la percentuale più alta di critiche positive - Funny People di Judd Apatow - arriva appena al 68%.

Ruoli rispettabili?

Una scena di Ubriaco d'amore
Una scena di Ubriaco d'amore

Ogni tanto, però, Sandler si concede qualche interpretazione più impegnativa, dimostrando di saper fare altro oltre alle smorfie e le vocine alle quali siamo abituati. Prima fra queste è, ovviamente, la sua performance in Ubriaco d'amore, il film che fece ricredere i critici sulle sue capacità attoriali. Nel 2007 c'ha riprovato con Reign Over Me, e nel 2009 con Funny People. Anche in questi casi i pareri positivi non sono mancati, ma i film in questione sono passati per lo più inosservati a livello commerciale, il che è il vero motivo per cui Sandler esplora territori simili abbastanza saltuariamente (e nel 2014, quando ha collaborato con Jason Reitman e Thomas McCarthy, anche la critica ha detto di no). Non deve quindi sorprendere che nel pacchetto di quattro pellicole da lui scritte, prodotte e interpretate che andranno direttamente su Netflix non siano previste commedie più sofisticate. Il primo di questi film, The Ridiculous Six, previsto per dicembre, è stato oggetto di controversie pochi mesi fa, quando è emerso che alcuni attori, tutti indiani d'America, hanno abbandonato il progetto per via della sua rappresentazione apparentemente offensiva del loro popolo. La carriera di Sandler ne risentirà ulteriormente? La risposta a fine anno...

Pixels: Adam Sandler, Peter Dinklage, Michelle Monaghan e Josh Gad in una scena del film di Chris Columbus
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