300: le Termopili secondo Frank Miller

Per '300'. Snyder ha la scelto di seguire il percorso tracciato da Rodriguez, riproducendo pedissequamente l'atmosfera milleriana attraverso la ricostruzione puntuale, all'interno delle singole inquadrature, delle vignette del disegnatore.

Tra le pellicole presentate fuori concorso al cinquantasettesimo Festival di Berlino il pubblico potrà gustare l'anteprima di 300, trasposizione cinematografica dell'omonima graphic novel di Frank Miller che ricostruisce la sanguinosa battaglia delle Termopili, epico scontro tra l'imponente esercito persiano e l'avanguardia greca capitanata dal re spartano Leonida. Dopo i successi economici de Il gladiatore, Alexander e Troy, il pubblico più giovane sembra avere preso gusto alla riscoperta del redivivo pop corn peplum, che mixa suggestioni del passato, azione, eroismo individuale ed effetti speciali a go go. Ma piuttosto che inserirsi nella scia dei moderni peplum, 300 denuncia una filiazione diretta con lo strepitoso Sin City, puntuale adattamento di un fumetto caratterizzato da accuratezza e originalità tali da aprire una nuova strada alla trasposizione intertestuale.

Non è un caso che all'origine di entrambe le opere vi sia lo stesso autore, quel Frank Miller che, insieme al collega inglese Alan Moore, rappresenta una fonte d'ispirazione visiva e narrativa privilegiata per il cinema fantastico contemporaneo con le sue graphic novel asciutte e feroci, ricche di pathos e cinica ironia, ma soprattutto con la sua straordinaria visionarietà. Ecco che al timone di 300 si è messo Zack Snyder, giovane regista pubblicitario con all'attivo un solo film dal discreto successo di pubblico e critica, il remake romeriano de L'alba dei morti viventi. Con una giusta dose di umiltà e intelligenza, Snyder ha la scelto di seguire il percorso tracciato da Robert Rodriguez riproducendo pedissequamente l'atmosfera milleriana attraverso la ricostruzione puntuale, all'interno delle singole inquadrature, delle vignette del disegnatore. Interamente girato in interni, negli studi di Montreal, utilizzando la tecnica del blue screen per rifuggire ogni possibile realismo, 300 denuncia, fin dalle prime immagini, un incredibile lavoro sulla fotografia, sulla luce, sulla plasticità dei corpi e sulla resa coloristica degli sfondi cupi e polverosi usciti dalla penna di Miller e ricostruiti con l'ausilio della computer graphic.

Il regista sembra essere riuscito a risolvere brillantemente i problemi tecnici dovuti alla difficoltà della lavorazione e al budget non elevatissimo, anche se ha dovuto rinunciare a girare in digitale, optando per la pellicola a causa dell'abbondante uso di slow motion volto ad amplificare il pathos delle scene belliche. Lo stesso cast, capitanato da Gerald Butler, ha dovuto affrontare notevoli difficoltà a cominciare dal durissimo allenamento fisico a cui è stato sottoposto prima dell'inizio delle riprese per acquisire la fisicità necessaria e la familiarità con le tecniche di combattimento, per poi recitare per la quasi totalità del tempo di fronte a teli blu immaginandosi soltanto la resa definitiva delle scene. Tra gli attori spiccano Lena Headey, unica figura femminile (o quasi) nel ruolo della moglie di Leonida, e l'emergente Rodrigo Santoro, chiamato a interpretare l'inquietante re persiano Serse, semidio dai tratti femminei e dal corpo ricoperto di piercing e gioielli. Anche se Zack Snyder dichiara di non aver tanto a cuore la ricostruzione storica dei fatti, quanto la riproduzione della visione milleriana dell'episodio delle Termopili, la riproduzione dei costumi, degli oggetti e degli ambienti in cui si svolge la vicenda è così accurata da immergere immediatamente lo spettatore in una dimensione completamente avulsa dal presente, fatta di eroismo, di senso del dovere, di ferocia e di coraggio, dove non esistono né buoni né cattivi, ma solo soldati.
E a quanto pare il regista sembra aver preso gusto al mondo dei fumetti tanto che, in attesa dell'uscita di 300, ha già iniziato a lavorare al prossimo progetto che sarà l'adattamento di Watchmen di Alan Moore.