Non sempre ce lo dicono, ma la fiction tra i tanti meriti ne ha uno a dir poco fondamentale: quello di riabilitare i nostri difetti caratteriali, ai nostri occhi prima di tutto. Prendiamo la tendenza a essere pedanti; arriva Sally Albright che impiega dieci minuti per ordinare un piatto al ristorante, e di colpo non siamo più le puntigliosette della comitiva: assomigliamo a Sally, per la proprietà transitiva assomigliamo anche a Meg Ryan. Risultato: siamo favolose. Nonostante i nostri difetti? No: proprio grazie a quelli. E non facciamo a meno di rivendicarlo a ogni sbuffo altrui.
Ce n'è per tutte, e le imbranate non fanno eccezione. Anzi, negli ultimi anni la fiction è stata colonizzata da personaggi femminili impacciati, insicuri, con la tendenza a intervenire nel momento inopportuno con la frase più assurda. È vero che nel cinema l'adorabile imbranata esiste da sempre: pensiamo a Susan/Katharine Hepburn, che in Susanna! fece innamorare il professor Huxley/Cary Grant nonostante i continui disastri in cui lo trascinava.
Ultimamente, però, questa figura femminile ‒ sempre più distante dalla donna angelicata, con cui sarebbe stato faticosissimo stare al passo ‒ si è arricchita di nuove sfaccettature, è diventata sempre meno convenzionale. E via via ha spianato la strada a nuove tipologie di donne, grate per essersi viste rappresentate in modo tutto sommato edificante, ed essere state accoppiate con Colin Firth, Paul Rudd, e via discorrendo.
Quindi esaminiamo le figure, nella fiction degli ultimi vent'anni, di dieci imbranate, o donne poco convenzionali, che proprio per (e non nonostante) i loro difetti ci hanno conquistato. Facendoci amare anche un pochino di più noi stesse.
1. Phoebe Buffay (Friends)
Con la sua personalità unica e tutt'altro che incasellabile, Phoebe ha disegnato un nuovo modo d'essere. Spesso, fra amiche, ci si sente chiedere: "Assomigli più a Monica, a Rachel o a Phoebe?". E se si risponde "Phoebe", occorre approfondire ancora meglio il perché. Phoebe, a una visione superficiale, appare banalmente "con la testa fra le nuvole"; in realtà è estremamente lucida, se inserita nella dimensione parallela in cui vive. Via via che le puntate di Friends si affastellano, noi scopriamo particolari del suo passato a dir poco drammatici: l'abbandono del padre, il suicidio della madre adottiva, un'adolescenza vissuta in mezzo alla strada. Eppure Phoebe ne parla en passant, quasi fossero argomenti da sfiorare mentre si sorseggia il tè.
Guarda il video: Da Friends al palco, Phoebe e Taylor Swift cantano 'Gatto rognoso'
La sua personalità racchiude molteplici contraddizioni, che lei affronta con grande naturalezza e senza alcun disagio: ingenua al punto da credere ancora a Babbo Natale, smaliziata al punto da non disdegnare l'avvenenza femminile. Vegetariana (con qualche eccezione), mistica in un modo tutto suo, si guadagna da vivere con i massaggi, ma coltiva una bruciante passione (sopportata con strazio dai suoi amici): la musica. Suona la chitarra al Central Perk cantando brani che nessuno vorrebbe ascoltare: quello che ripropone più spesso, e che lei stessa ha fatto assurgere a sua hit, è "Gatto rognoso". Se però Mike e noi spettatori ci siamo innamorati irrimediabilmente di lei, un motivo c'è: non ha alcun doppione.
2. Josie Geller (Mai stata baciata)
Dobbiamo al film Mai stata baciata l'invenzione di un nuovo termine con cui poter essere prese in giro: "buzzicozza". Perché Josie Geller (una Drew Barrymore paffutella e scoordinata) è un'intelligente redattrice del Chicago Sun Times, ma non ha mai dimenticato il suo passato liceale da buzzicozza, appellativo con cui veniva additata e derisa. Adesso Josie ha l'occasione di riscattarsi: deve introdursi nei panni di studentessa in un liceo, per documentare lo stile di vita delle nuove generazioni. Ma il suo carattere non è cambiato neanche un po'; così il primo giorno di lezioni decide di strafare con l'abbigliamento ed eccede ingenuamente col kitsch, ripiombando nella girandola di beffe ed emarginazione. La goffaggine, però, corrisponde spesso a una maggiore sensibilità, ed è proprio questo tenero mix che prima le fa stringere amicizia con i secchioni della scuola (da sempre i più interessanti come papabili amici), e che poi fa innamorare il suo attraente professore di letteratura. Il quale, dopo aver scoperto la vera identità di Josie, si mostra ferito, ma tutto sommato sollevato all'idea che l'amata non sia minorenne. Lieto fine, quindi, anche per Josie Buzzicozza!
3. Bridget Jones (Il diario di Bridget Jones, Che pasticcio, Bridget Jones! e Bridget Jones's Baby)
Il suo personaggio è entrato a tal punto nell'immaginario collettivo da essersi trasformato in aggettivo: "Sei proprio Bridget Jones!". Quante volte l'abbiamo detto o, se siamo un po' più sbadatelle, ce lo siamo sentite dire? Comunque sia, gioiamo del fatto che quelli che prima erano insulti adesso sono diventati personaggi.
Bridget è una trentaduenne single, sovrappeso, con la tendenza ad affogare le proprie frustrazioni nell'alcol, nel fumo o, nella migliore delle ipotesi, nelle canzoni d'amore più devastanti. Ha una propensione naturale e particolarissima per le figuracce, per gli interventi inopportuni, e il fatto di essere logorroica di certo non l'aiuta. Ovviamente è attratta da uomini che lei stessa bolla preventivamente come opzioni sentimentali sbagliatissime, onde poi, alla prima vaga manifestazione d'interesse da parte loro, innamorarsene e proiettare balloon mentali che la vedono convolare a nozze sotto una pioggia di petali. In parole povere, Bridget è in tutto e per tutto una di noi. Per questo la scazzottata in suo onore fra Hugh Grant e Colin Firth ci gratifica tanto. Così come il bacio a lungo sospirato e alla fine vissuto con Mark Darcy, mentre noi ci sentiamo esattamente come lei: in mutande sotto la neve.
4. Amy Farrah Fowler (The Big Bang Theory)
Maglioni fuori moda infeltriti, gonne da nonna che accentuano il sederotto, montatura di occhiali seriosa: Amy ribalta completamente lo stereotipo di pupa sexy, che in The Big Bang Theory può essere incarnato da Penny. Amy preferisce lo studio allo svago, i test sulle scimmie e sulla loro dipendenza da nicotina a banali chiacchierate con esseri umani. Quando incontra Sheldon, però, persino più disadattato di lei, il "Contratto tra Fidanzati" che decidono di stipulare la fa poco a poco aprire alla socialità, prima ancora che a una relazione. La frequentazione di Penny e Bernadette le fa conoscere un universo femminile che lei sembra sempre spiare dall'uscio, ma da cui piano piano si lascia incuriosire. E, da frigida emotiva, la riscopriamo entusiasta, pronta a illuminarsi con sorrisoni quasi bambineschi; così tifiamo affinché la sua relazione con Sheldon si normalizzi e apra uno spiraglio a qualche effusione fisica. E insieme a Sheldon ci affezioniamo sempre di più (per citare le sue parole) a questa "sofisticata pupa di Glendale": al suo assurdo hobby dell'arpa, alla sopportazione da innamorata con cui partecipa passivamente al noiosissimo programma podcast di Sheldon, "Divertiamoci con le bandiere", e persino alla logica ineccepibile con cui smonta in due secondi I predatori dell'arca perduta, "facendo cadere la mandibola" sia a Sheldon che a noi spettatori.
5. Jess Day (New Girl)
La predilezione di Zooey Deschanel per i ruoli da pazzerella ci sorprende sempre. In New Girl, però, il personaggio di Jess è anticonvenzionale in un modo che forse stimola più empatia rispetto alla Sole di 500 giorni insieme, e perfino alla Allison di Yes Man: entrambe svitate ma ribelli, e quindi, in definitiva, appartenenti alla schiera delle ragazze cool anziché a quella (di cui almeno una volta nella vita abbiamo fatto parte) delle loser o, per usare un terribile sinonimo nostrano, delle "sfigate". Jess no: verrebbe emarginata tanto da Sole quanto da Allison.
A volte addirittura noi scuotiamo la testa quando la vediamo cantare senza motivo, come se di colpo venisse risucchiata da un musical; o parlare di sesso con una goffaggine talmente asessuata da farci pensare che in fondo avremmo qualcosa da insegnarle. Leziosa nel modo di vestire ma irruente nel modo di fare, graziosa nell'aspetto eppure per niente seducente nelle espressioni o nelle movenze, questa atipica maestra delle elementari si guadagna poco a poco la nostra fiducia. Solare e ottimista, in grado di recuperare un mobile dalla strada perché lo trova carino, forse non è desiderabile come coinquilina, ma in fin dei conti come amica sì.
6. Annie (Le amiche della sposa)
Se Zooey Deschanel in genere viene scelta per i ruoli da ribelle svitata, Kristen Wiig si trova a interpretare spesso la parte molto meno attraente della donna sulla quarantina, frustrata e vagamente depressa. Quella che forse in Italia verrebbe interpretata da Margherita Buy, senza però quel guizzo di comicità e imprevedibile stranezza della Wiig, qui da noi ancora non sufficientemente nota. In Le amiche della sposa Annie è un autentico disastro; e non solo perché è stata mollata, la sua pasticceria è fallita e lei ha perso tutti i suoi risparmi: queste sono mere note biografiche. No, Annie è un disastro perché finge scioltezza quando l'amante le chiede una frequentazione poco impegnativa, e poi rimane a cavalcioni sul cancello che ha tentato di scavalcare, subito dopo essere stata brutalmente congedata. È un disastro perché, durante la preparazione delle nozze della sua migliore amica, instaura con puerilità una competizione con l'altra damigella, apparentemente molto più realizzata di lei.
E quando, alla guida dell'auto, la imita fra sé e sé, sbanda un po' troppo e viene inseguita da una volante della polizia. È un disastro perché, per la suddetta competizione, sceglie un ristorante "autentico brasiliano", e porta l'amica e le altre damigelle in un posto fatiscente, dove il cibo produrrà effetti alquanto spoetizzanti su tutte loro. Ma a volte, anche se siamo competitive e dei disastri su tutta la linea, potremmo imbroccare un disastro che si rivela non così disastroso, o un poliziotto che apprezzava la nostra pasticceria prima che chiudesse.
7. Frances Halladay (Frances Ha)
Poche attrici riescono a entrare in sintonia con il loro personaggio come ci riesce Greta Gerwig, icona del movimento Mumblecore grazie a quell'espressività così personale, che in Frances Ha regala alla protagonista con tutto il suo ventaglio di sfumature. "Ha": perché "Halladay" è un cognome troppo lungo per la cassetta della posta del suo nuovo appartamento, e Frances accetta di buon grado il suo casuale pseudonimo, accorciando la targhetta e reinventandosi per l'ennesima volta. Misto di propositività e malinconia, Frances è una ragazza originale e non particolarmente brava in niente: né nelle relazioni sentimentali né nella danza, che si ostina a rincorrere come la sua vera e unica aspirazione. Sembra brillare nell'amicizia: la sua amica Sophie è l'unico aspetto della sua vita che ancora non l'ha delusa. Finché non la delude anche quello, e Frances riadatta i suoi piani, ancora e ancora, correndo con leggerezza per strada sulle note di Modern Love, o spiegando a una festa perché sia ancora single, e offrendo inconsapevolmente una delle più belle definizioni dell'amore mai date.
8. Ali Pfefferman (Transparent)
Gaby Hoffmann è un altro volto del cinema indipendente, ancora troppo poco conosciuto qui in Italia, ma pieno di quella personalità così rara e intensa da trasformare i difetti in seduzione. Nella serie Transparent è Ali: la figlia minore di Mort, e uno dei personaggi più delicati e insieme potenti delle serie americane. Ali non ha un lavoro, chiede continuamente soldi al padre, e non è a suo agio con il proprio corpo, che cerca di modellare con lo sport senza troppa convinzione. Però è intelligente, originale, e dotata di un acume che le fa coniare il termine "Moppa" per rivolgersi al padre transessuale, non più papà, e mai stato mamma. O che le fa penetrare più in profondità degli altri le radici della propria esistenza, del proprio passato familiare, con una perseveranza quasi religiosa, e le fa sperimentare diverse strade sessuali, sempre alla ricerca, mai avviluppata in una forma avvertita come definitiva. Pettinature diverse, partner di ambo i sessi, aspirazioni che cambiano: senza alcun intento sovversivo o esibizionista, Ali nei suoi infiniti contrasti è in fondo trasparente, come il padre Mort, e come l'ambivalente titolo della serie.
9. Kimmy Schmidt (Unbreakable Kimmy Schmidt)
Protagonista della sfiziosissima serie Unbreakable Kimmy Schmidt, Kimmy è una ventinovenne fuori dal mondo: anche letteralmente. Rinchiusa per quindici anni in un bunker sotterraneo dal reverendo Richard Wayne Gary Wayne insieme ad altre tre donne (pareva dovesse, anche stavolta letteralmente, scatenarsi l'Apocalisse), quando Kimmy viene liberata decide di trasferirsi a New York e di riappropriarsi della sua vita. Con abiti coloratissimi e un atteggiamento positivo e naïf, Kimmy conosce una tipa alquanto svanita che le affitta un appartamento, fa amicizia con l'egocentrico coinquilino gay e di colore, trova lavoro come baby-sitter presso una frivola riccona che ama illudersi sulla propria realizzazione. In linea con l'umorismo nonsense della serie, Kimmy non conosce le parole più comuni, producendo conversazioni assurde. Ma visto che è anche una ragazza particolare e piena d'inventiva, ci mette comunque del suo, e quando la datrice di lavoro le comunica di aver avuto un'idea straordinaria, lei è in grado di chiederle senza motivo: "Un fermacoda che è anche portafoglio?". E noi pensiamo che a volte debba essere fantastico vivere come Kimmy Schmidt.
10. Lisa Hesselman (Anomalisa)
In Anomalisa, capolavoro di Charlie Kaufman, le interpretazioni sono molteplici, come spesso avviene per i capolavori. Che il protagonista (un pupazzo di plastilina come gli altri personaggi) alloggi al Fregoli Hotel può essere un indizio: perché Fregoli è il nome di un trasformista e anche di una sindrome, secondo cui il malato si crede perseguitato da un individuo che si sostituisce agli altri. Ma forse è fuorviante seguire troppo questa pista, perché Michael Stone potrebbe essere semplicemente un uomo anaffettivo, che non riesce a scorgere le persone nella loro unicità, e le vede tutte uguali, con la stessa voce maschile, lo stesso volto squadrato. Finché non incontra Lisa: una ragazza timida e goffa, che non vuole parlare di una cicatrice sul volto, che esclama: "Bù!" per disapprovare ironicamente qualcosa. Una ragazza anche piuttosto ordinaria, che però Michael vede straordinaria, attribuendole l'appellativo di "Anomalisa": colei che si distingue dalla norma. Lisa infatti sembra avere una fisionomia più umana rispetto a quella di tutti gli altri, e soprattutto una voce femminile. Così, quando Michael le chiede di intonargli qualcosa, Lisa chiude gli occhi e pilucca una canzonetta pop come Girls Just Want To Have Fun, trasformandola in un pezzo introspettivo e profondamente malinconico. Sulla chiave di lettura del film lasciamo scegliere a voi, ma una cosa possiamo dirla: dopo una scena così, il brano cantato a squarciagola da Cyndi Lauper negli anni Ottanta non sarà mai più lo stesso.
Timorose di non piacere, maldestre, o tanto particolari da risultare strane: sono loro e siamo noi, e anche grazie a loro, forse, scoppiamo a ridere se facciamo una gaffe, se inciampiamo, o se non veniamo capite. Sempre impaurite al pensiero di apparire diverse, e al contempo terrorizzate all'idea di sembrare anonime. Ma quando decidiamo di volerci bene, ci consideriamo diverse nel modo più dolce: e davanti allo specchio della nostra stanza, o canticchiando un motivetto che ci consola, diventiamo anche noi delle adorabili Anomalise.