Un anno dopo la sua visita romana per le riprese del film, la splendida attrice premio Oscar è giunta di nuovo nella Capitale per promuovere Mangia, Prega, Ama, la nuova commedia romantica in uscita domani nelle sale di cui è protagonista insieme a Javier Bardem, Richard Jenkins, Billy Crudup, James Franco e al nostro Luca Argentero. Tratto dall'omonimo romanzo autobiografico della scrittrice newyorkese Elizabeth Gilbert, uno dei best seller del momento con ben otto milioni di copie vendute, il film narra di una trentenne scrittrice di successo che nonostante abbia un marito amorevole, una carriera e un consistente conto in banca, si rende conto ad un certo punto di non essere soddisfatta della sua vita. Decide così di intraprendere un viaggio di un anno in giro per il mondo alla riscoperta dei piaceri della vita e alla ricerca di sé stessa, un viaggio che la porterà in Italia verso nuovi orizzonti culinari, in India per un contatto ravvicinato con la meditazione e poi a Bali, dove troverà l'amore e riuscirà a trovare la sua strada verso l'equilibrio e la felicità. Prodotto dalla Plan B di Brad Pitt, il film è diretto da Ryan Murphy, creatore della celebre serie TV Glee e di Nip/Tuck, al suo secondo lungometraggio dopo Correndo con le forbici in mano. Durante la sua visita lampo a Roma l'attrice americana ci ha parlato della sua esperienza sul set e dell'importanza di cercare nella vita quello che veramente ci rende felici e realizzati.
Magari a lei non è successo, ma tra le sue colleghe attrici si è sempre diffuso un gran malcontento perché ritengono che dopo i quarant'anni non ci sia più molta possibilità di lavoro a Hollywood, qual è il suo punto di vista in merito?
Julia Roberts: Come ho detto in passato, mi reputo un'attrice molto fortunata, lavoro quando voglio e nel modo che desidero, con le persone che più mi vanno a genio, sono profondamente grata di questo. Posso dire che se mi soffermo a pensare alle attrici che più mi piace vedere sullo schermo, noto che sono tutte donne che hanno abbondantemente superato la famosa soglia dei quaranta, penso a Frances McDormand, a Meryl Streep e ad Annette Bening per esempio. E' difficile trovare delle giovani attrici veramente brave o quanto meno sono rare. Quando si guarda un film, si ha necessità di apprezzare l'esperienza con tutto il bagaglio che qualche ruga in più porta con sé. Difficilmente una performance resta memorabile se a recitare c'è un'attrice poco più che ventenne, e in ogni caso questo fatto che le attrici di una certa età non vengono apprezzate ad Hollywood è un falso storico, un trucchetto di gossip, una trappola in cui io non voglio cadere perchè credo che non sia affatto vero.
Com'è stato tornare a Roma per un nuovo film? Ha trovato un'accoglienza diversa rispetto al periodo delle riprese, un clima diverso, si è sentita un po' a casa?Julia Roberts: Ormai è la terza volta che vengo in Italia a girare un film, dopo le riprese di Duplicity e Ocean's Twelve, devo dire che è stato molto eccitante. Ho certamente visto le cose in modo diverso rispetto alla prima volta, è stato un ritorno comodo e confortevole e ho conosciuto per la prima volta aspetti e luoghi della città che non avevo mai visto prima. Roma alla fine non era più come una scatola misteriosa e minacciosa piena di tante cose, perchè era così che l'ho vista la prima volta che sono venuta.
Che ricordi ha di questa esperienza divisa tra Roma e Napoli? Il buon cibo italiano le ha veramente fatto mettere su qualche chilo?
Julia Roberts: A Napoli credo di aver fatto la visita più veloce della storia, sono arrivata in città, sono entrata in un locale e mi sono abbuffata di pizza, solo dopo siamo ripartiti. Quella che si dice una toccata e fuga. Devo ammettere che in quel periodo di riprese in Italia presi qualche chilo, ma poi per fortuna sono andata in India, dove ho indossato quei meravigliosi abiti colorati e comodi, quindi ho un po' camuffato la pancetta (ride). D'altronde come si fa a resistere a quei meravigliosi piatti di pasta e a quelle pizze così invitanti?
Cosa l'ha colpita tanto del romanzo della Gilbert? In quale aspetto si è identificata maggiormente con la protagonista di questa storia?
Julia Roberts: Mi sono molto divertita nel leggerlo e quello che più mi ha colpito di più e che ho più apprezzato sono stati i diversi aspetti umani di questa donna, momenti che tutti noi abbiamo vissuto. Quando qualche anno dopo mi è arrivata la sceneggiatura, ne son stata davvero molto felice: avevo la possibilità di vestire i panni di una donna che non si accontenta di quel che ha, e che ha il coraggio di cercare quello che vorrebbe essere e di cercarlo altrove. La più grande opportunità che questo film mi ha dato è stata quella di poter girare quelle scene esattamente nei luoghi in cui esse sono ambientate, è una cosa sempre più rara al giorno d'oggi. Mi piaceva l'idea che il film desse alle persone che lo guardano l'opportunità di poter godere la splendida visione di questi posti, luoghi in cui non sono mai stati o in cui magari non andranno mai.
Ha mai avvertito il senso di claustrofobia che prova la protagonista quando decide di chiedere il divorzio e di scappare via da una vita che non le appartiene più?Julia Roberts: Uno dei grandi benefici di essere un'attrice è quello di poter assumere identità diverse, di incontrare persone che probabilmente non incontreresti mai, di essere qualcun altro, anche se per poco tempo. Non ho mai attraversato momenti così tanto difficili da costringermi ad un cambio radicale di vita, credo però che tutti ne abbiamo passati di momenti difficili nelle nostre vite. Faccio un lavoro che non mi permette troppo di stare a casa con la famiglia ed il tempo che passo con i miei cari è sempre troppo poco; ovviamente arriva per tutti un momento nella vita in cui ti metti a riflettere e a pensare a cosa farai o a cosa vorresti fare o a quello che hai fatto fino a quel momento, sono analisi che fai in momenti precisi della vita, magari dopo la fine di un corso di studi o al superamento dei trent'anni, quando è ora di fare qualche bilancio.
In questo film si narra di incontri che cambiano la vita, qual'è l'incontro che si è rivelato fondamentale per la sua vita privata e per la sua vita professionale?
Julia Roberts: Sicuramente l'incontro con l'uomo che poi è diventato mio marito, la persona che più mi ha cambiato la vita, ed è stato meraviglioso. Per quel che riguarda la vita professionale mi ritengo un'attrice molto fortunata perchè ho avuto la fortuna di poter lavorare con le stesse persone più volte e questo mi ha permesso di approfondire la conoscenza reciproca e quindi anche di spingere un po' di più a livello di recitazione: quando conosci a fondo le persone con cui lavori, riesci anche ad osare di più e a rischiare di più. Posso citare a questo proposito il regista Garry Marshall (il regista di Pretty Woman e Se scappi, ti sposo ndr), che oltre ad essere un amico è anche un grande regista, uno che mi ha permesso di entrare letteralmente nel suo lavoro in modo completo, che mi ha permesso di lavorare insieme a lui più volte e mi ha consentito di creare con lui un rapporto davvero speciale. Esattamente come è accaduto con Steven Soderbergh (regista di Ocean's Eleven, Ocean's Twelve e di Erin Brockovich ndr), cineasta con cui ho un rapporto creativo molto intenso e che reputo uno dei più grandi registi in circolazione. Il suo punto di vista cinematografico e il suo stile sono a dir poco straordinari. Anche con Mike Nichols (Closer, La guerra di Charlie Wilson) ho un rapporto del genere, mi rivolgo a lui quotidianamente per consigli sia come amico che come professionista, senza di lui non sarebbe la stessa cosa.