Maria Teresa Melodia, classe 1984, giornalista, è autrice e curatrice della biografia autorizzata di Guido Stagnaro. 'L'artigiano della tivù'. Storia di un pioniere del piccolo schermo (Ugo Mursia Editore). Il libro prende le mosse dal seguente testo intitolato Una vita di favole a cura di Maria Teresa Melodia, biografia scritta e divulgata in occasione del 42° Andersen Festival di Sestri Levante (28-31 maggio 2009).
Guido Stagnaro, classe 1925, nativo di Sestri Levante e trapiantato a Milano, è stato regista, attore, autore sia teatrale che televisivo e soprattutto fecondo scrittore e sceneggiatore di fiabe per bambini, che gli hanno conquistato due volte il Premio Nazionale di Regia Televisiva. La sua carriera inizia quasi per caso, se non per gioco. Divertire i più piccoli è sempre stata la sua "missione". A lungo collaboratore della Rai, ha dedicato molti anni a servizio dei programmi della Tv dei ragazzi. Creatore insieme a Maria Perego e a Federico Caldura di Topo Gigio, ha scritto oltre trecento fiabe e famosi sono altri suoi personaggi quali il Re Però e La Gallina Tric - Trac.
Dopo il liceo classico a Chiavari, parte alla volta di Milano, dove con un amico prende una camera in affitto da un pittore e si iscrive alla facoltà di Architettura del Politecnico, che però abbandonerà presto, incapace di domare il suo primo vero amore: il teatro. Una passione, quella per il palcoscenico, già manifesta dall'età di sei anni, quando un piccolo Stagnaro inizia a mettere in scena allegri spettacoli nel primissimo teatrino stabile, messo in piedi nella sua camera da letto con un baule e tanta fantasia.
Gli anni a Milano (1946-47) segnano un periodo di apertura alla vita e grande vivacità culturale, nel quale Guido frequenta la Scuola dei Filodrammatici, non perde uno spettacolo nei vari teatri del capoluogo lombardo, senza disdegnare l'allora nota Birreria Cavour nella frequentata piazza omonima.
Dopo una breve parentesi di studi a Firenze, Stagnaro ritorna a Chiavari, dove viveva la sua famiglia. Proprio dalla riviera prende il via la sua carriera col varo del "Piccolissimo": teatro in cantina, con sessanta posti a sedere sempre zeppi; un cabaret sul tipo dei Gobbi, in cui una cinquantina di pupazzi faceva le veci, riproducendoli, degli attori in carne ed ossa. C'erano Anna Magnani, Wanda Osiris, Beniamino Gigli, Josephine Baker, Chevalier e tanti altri. Un intelligente cabaret di una vivacità fantasiosa, costruito su di una scenografia in miniatura ed un'ironia dilagante, che fece dire a Carlo Maria Rietman, noto critico di quegli anni, "vorremmo che lo visitassero Villar e Picasso, Gianni Ratto e Salvador Dalì".
E così nei primi anni '50 il "Piccolissimo" con relativa troupe emigra a Milano, dove ha tra gli spettatori Enzo Ferrieri, allora sulla cresta dell'onda, che se ne innamora, chiama Stagnaro (era appena sorto il primo studio TV in Corso Sempione) e lo presenta a Maria Perego e a Federico Caldura, i quali cercavano un collaboratore per allestire spettacoli con burattini in televisione. Nasce quindi il trio, con pochi soldi, ma con tanta voglia di fare, scrivere, creare. Caldura costruiva i pupazzi, la Perego li animava e Stagnaro inventava canzoni e gags. Le prime soddisfazioni non si fecero attendere e i pupazzi aumentarono di numero.
Nel '55 Stagnaro dà vita assieme a Caldura, come autore e attore, ad uno spettacolo d'avanguardia. Si chiama Crazy Show, per la regia di Alessandro Fersen, esperimento pionieristico di performance itineranti oltre le righe, caratterizzate da un surrealismo provocatorio; sotto luci giocose, con le musiche di Luciano Berio ed una rigorosa scenografia opera di Emanuele Luzzati, vanno in scena soubrette come la giovane Sandra Mondaini.e l'allora Miss Italia Nives Zegna.
Poco più tardi arriva dalla Rai la richiesta di improvvisare una fiaba. Stagnaro la scrive in una sera, tutta d'un fiato. Si chiama La Principessa che voleva la luna ( poi modificata per la messa in scena teatrale con il titolo Papà, papà, anch'io voglio la luna) ed ancor oggi è semplicemente una bella favola, attuale e capace di far sognare, trasmettendo comunque dei valori sani e forti. Favola che venne poi messa in scena dal Piccolo Teatro di Milano ed in Germania venne rappresentata per tre - quattro anni di fila.
Dopo 62 fiabe scritte e sceneggiate per Piccole Storie, rubrica della Tv dei Ragazzi, in onda ogni mercoledì su RaiUno mesi all'anno, arriva un'intuizione decisiva.
Il 6 febbraio 1959 nel laboratorio creativo in cui gironzolava in cerca d'ispirazione, Stagnaro scorge, abbandonato in fondo ad uno scatolone, quel topo che Federico Caldura aveva costruito undici mesi prima per animare e doppiare in uno show musicale La Sveglietta, la nota canzone di Modugno, interpretata dallo stesso autore a velocità accelerata. Stagnaro ha l'idea di farne un topo campagnolo, amante della gruviera, ingenuo, credulone e brontolone che esclama ad ogni panzana che gli raccontano: "ma cosa mi dici mai ?"
La battuta è azzeccata. Per il nome del personaggio Stagnaro pensa ad un suo zio paterno, il capitano di lungo corso Gigio Stagnaro, di Sestri levante. E' sempre stata un'abitudine del regista sestrese quella di affibbiare nomi del parentado a coniglietti, scimmiotti, scoiattoli. Così la zia Caterina è diventata la Volpe Caterina e lo zio Camillo, padre di Nelly, nota pittrice, gli è servito per il Bruco Camillo. Si sono sottratti alla regola perché nomi troppo seri la madre Clara (gentile signora, cantante lirica e prima fan ed aiutante del figlio creatore di fiabe), il padre Virgilio e il fratello Vittorio, recentemente scomparso, entrambi noti avvocati di Chiavari.
Trovato il nome occorreva la voce. Il topo non aveva, fino a quel giorno mai parlato, ma solamente cantato solo con la voce di Modugno per due minuti, undici mesi prima. Ecco che Peppino Mazzullo si chiuse per cinque ore in un auditorio della Rai assieme al favolista sestrese, pensando a topi, cantine, stive delle navi, capitani di lungo corso. Quando i due uscirono, Topo Gigio era nato. Maria Perego lo animò; Stagnaro, con le musiche, i testi, le battute gli diede quel caratterino che avrebbe scatenato l'entusiasmo dei bambini di mezzo mondo. Fu un successo strepitoso. Dall'Italia a Parigi e Londra, da Lima a Rio fino ad Hong Kong. Un susseguirsi di caroselli, film, fumetti, giocattoli. Oggi il personaggio di Topo Gigio ha attraversato tutto il mondo fino ad approdare al celebre Ed Sullivan Show di New York e continua a conquistare gli occhi stupiti del pubblico di tutte le età.
Nel 1963 Stagnaro, dopo 350 fiabe rappresentate, decide di lasciare il trio, rinunciando anche ai diritti d'autore su Topo Gigio, per dedicarsi alla TV ed al cinema per grandi, senza comunque frenare l'innata creatività che sfocia nelle fiabe della Gallina Tric Trac, in onda per il programma Rai Piccole Storie.
Le fantastiche avventure di Tric Trac, con la voce di Adriana Innocenti, ruotano attorno ad una gallina meccanica ed al suo pulcino Robby. Tric Trac è un giocattolo di Marcello, un bambino capriccioso che dopo essersi divertito un po' con il nuovo giocattolo, si mette a fare i capricci e pretende che la gallina di latta faccia le uova come quelle vere. La mamma per accontentarlo mette nella pancia di Tric Trac un uovo vero, che però impedisce alla gallina persino di muoversi e di fare coccodé. Marcello allora la abbandona in un prato, quando la povera gallina, tutta sola e triste, vede saltar fuori dallo sportellino che ha sul fianco un pulcino vero nato dall'uovo. Tric Trac è felice, anche lei ha un pulcino, che chiama Robby.
Successivamente Stagnaro passa alla regia di commedie ed alla sceneggiatura di film. Ecco la Betia del Ruzante con Nino Manfredi, ecco la Porta Sbagliata di Natalia Ginzburg, quindi Buon Viaggio Paolo con Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice. Di Guido Stagnaro è la regia della trasmissione Tv La mia morosa cara con Nanni Svampa, Lino Patruno e Franca Mazzola; Puzzle con Erika Blanc e Pino Colizzi, Le care mogli con Aldo Giuffrè, Marisa Fabbri e Carmen Scarpitta, Diagnosi, commedia gialla con Gianni Garko e Lucilla Morlacchi, Alice nel Paese delle Meraviglie, prima trasmissione a colori dagli studi RAI di Milano e primo esempio di esperimento del cromachi, favola per adulti con un cast d'eccezione che vedeva Milena Vukotic, Franca Valeri, Ave Ninchi, Nora Ricci, Edmonda Aldini, Bruno Lauzi, Ricky Gianco, Duillio del Prete. Senza dimenticare l'operetta Il Conte di Lussemburgo con le musiche di Franz Lehàr all'interno del Festival dell'Operetta di Trieste dell'estate del 1976. Seguono negli anni '80 per Antenna 3 Lombardia le regie curate da Stagnaro per il programma satirico-culturale Aria di Mezzanotte condotto da Enzo Tortora, poi sempre per la regia una serie di parodie del Quartetto Cetra e ancora la trasmissione Ric&Gian Folies che segnava il debutto televisivo di Edwige Fenech sulle reti Mediaset, e la serie tv I cinque del quinto piano, storie divertenti vissute da una tipica famiglia italiana di metà anni Ottanta ed ambientate interamente in un appartamento al quinto piano, con protagonista, tra gli altri, Gian Fabio Bosco del duo Ric&Gian.
Una lunga storia che fa onore a Guido Stagnaro, oggi arrivato alle gioie della maturità, dopo una vita fatta di lavoro, di notti insonni, di fatiche condite con professionalità e talento. Con i capelli imbiancati, nel suo appartamento milanese, non dimostra assolutamente la sua età, cortese, affabile e molto colto. Curioso di vita, appassionato di arte, pittore "a tempo perso" o "ad ispirazione" come dice lui, ma pittore di talento, anche attratto dalla letteratura, dalla musica classica, dal cinema e dalla saggistica, affascinato dalla cultura in generale, anche quella delle parole crociate che lo aspettano settimanalmente.
Punto di contatto con i bambini è sempre stata proprio la sua mentalità aperta al gioco; tra le centinaia di fiabe ricordiamo Porto Pelucco (avventura di mare con reali personaggi del Tigullio tipo Giagin e Lucchin, ) e Le storie di Re Però.
Stagnaro, amante dei pupazzi e di una narrazione distesa dal ritmo poetico, fantastico e surreale,sa ancor oggi cogliere le sfumature dell'anima delicata dei bambini, con sensibilità ed empatia. La sua scrittura è un qualcosa di istintivo, un qualcosa che sembra uscire dai suoi occhi furbi, fatta di parole che anche lui prova gioia a leggere, sempre evitando puri intenti pedagogici, ma facendosi guidare da un'emozione.
Guido Stagnaro è il testimonial d'eccezione della premiazione del Premio H.C. Andersen per la fiaba inedita al 42° Andersen Festival di Sestri Levante, che anima le strade della cittadina ligure dal 28 al 31 Maggio 2009. A Sestri Levante Stagnaro presenterà inoltre una versione breve di due dei suoi lavori più noti "Alice nel paese delle meraviglie" (con le scene di Emanuele Luzzati) e "Papà papà voglio anche io la luna". Una biografia romanzata dell'artista è attualmente in corso di preparazione.