Amos Gitai asce ad Haifa nel 1950. Suo padre è un ebreo tedesco, architetto del movimento Bauhaus, costretto a rifugiarsi in Israele durante il Nazismo, mentre la madre è una palestinese di origine russa. Tra il 1971 e il 1975, studia architettura prima in Israele e quindi a Berkeley, dove si laurea. In questo periodo comincia a girare dei cortometraggi. Durante la Guerra del Kippur del 1973, presta servizio militare facendo parte di una squadra di soccorso su un elicottero che viene abbattuto, causando la morte del suo commilitone. Questo evento sconvolge completamente la vita di Gitai, che decide di dedicarsi totalmente al cinema, scegliendola come forma artistica per esprime le proprie idee, sia per i temi che da un punto di vista formale.
Esordisce realizzando diversi documentari per la tv israeliana, che gli causano parecchi problemi per via della sua visione apertamente critica nei confronti dell'occupazione del territorio arabo e della politica militarista di Israele. Date le difficoltà incontrate nell'esprimere liberamente la propria visione, Gitai è costretto a un forzato esilio, prima negli Stati Uniti e poi stabilmente a Parigi. In questo periodo realizza una trilogia dedicata all'esodo e alla lontananza dalla propria patria, composta da Esther (1984), Berlin-Jerusalem (1989) e Golem - Lo spirito dell'esilio (1992).
La filmografia dell'autore è inoltre caratterizzata da numerosi documentari, dedicati ad argomenti molto diversi tra loro, da Ananas, sulla filiera di produzione e distribuzione del frutto esotico, a Brand New Day, dedicato al tour nipponico degli Eurythmics , passando per i politici Regan: Image for Sale, e Nel nome del Duce, sulla candidatura di Alessandra Mussolini alle amministrative di Napoli. Presentato nel 1993 in apertura al Festival di Venezia, quest'ultimo documentario farà parte di una personale trilogia del regista incentrata sull'emergere della cultura neo-fascista.
Una svolta nella produzione dell'autore avviene nel 1995, quando ritorna in patria per realizzare il suo primo film di finzione in Israele, L'inventario, ambientato a Tel Aviv, primo di una serie di ritratti dedicati alle città di Palestina, cui seguono Giorno per giorno, sulla natia Haifa, e Kadosh, incentrato su una comunità ortodossa di Gerusalemme e presentato al Festival di Cannes.
Nel nuovo Millennio realizza un episodio dell'opera collettiva 11 settembre 2001, incentrato su un attentato suicida a Tel-Aviv, ripreso in un unico pianosequenza. Il regista ottiene l'acclamazione internazionale con la straordinaria parabola antimilitarista Kippur, intrisa di echi autobiografici, in concorso a Cannes, cui segue Verso oriente, sui fatti della guerra arabo-israeliana del 1948, ancora presentato a Cannes. Dopo Alila, tragi-commedia ambientata a Tel-Aviv e presente al Festival di Venezia del 2003, Gitai torna alla Biennale l'anno seguente con l'apprezzato Terra promessa, con Anne Parillaud e Hanna Schygulla, incentrato sullo sfruttamento della prostituzione di donne dell'Est-Europa in Israele.
I paesaggi di Gerusalemme e della Giordania sono ancora i protagonisti in Free Zone, atipico road movie, interpretato dall'attrice americana di origini israeliane Natalie Portman, e da Hanna Laszlo, premiata come miglior interprete al Festival di Cannes 2005.
Dopo il segmento in un'altra opera collettiva, Chacun son cinéma, questa volta ambientato nella sua Haifa, Gitai torna a indagare un nuovo tema d'attualità particolarmente scottante con Disimpegno, incentrato sullo sgombero dei coloni israeliani sulla striscia di Gaza, che ha suscitato parecchi dibattiti. Seguono il dramma Plus Tard, con Jeanne Moreau e Hippolyte Girardot, e il biografico Carmel, che affronta ancora il tema del conflitto. Negli ultimi anni il regista sembra essere ritornato alla produzione francese, con i drammi La guerre des fils de la lumière contre les fils des ténèbres, ancora con la musa Jeanne Moreau, e Roses à crédit, in cui recita anche Valeria Bruni Tedeschi.
Nel 2002 Amos Gitai ha ricevuto il premio Roberto Rossellini. Il Centro Pompidou di Parigi gli ha dedicato una retrospettiva completa nel 2003, mentre è stato insignito del Pardo d'onore al Festival di Locarno del 2008.
2015 Premio Mouse d'oro per Rabin, the Last Day
2013 Premio Premio SIGNIS - Menzione speciale per Ana Arabia
2013 Premio Premio Green Drop per Ana Arabia
2013 Regia, Sceneggiatura, Soggetto, Produzione
2005 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2004 Regia, Produzione, Sceneggiatura, Soggetto
2003 Regia, Sceneggiatura
Amos Gitai racconta le vicende di Doña Gracia Mendes Nasi che, fuggita alle persecuzioni antisemite a Lisbona, salvò dalla morte 25 mila ebrei.
Al Festival di Venezia abbiamo incontrato i realizzatori del film a episodi 'Words with Gods': ecco il resoconto della nostra lunga chiacchierata con maestri del cinema del calibro di Hector Babenco, Álex de la Iglesia, Amos Gitai, Guillermo Arriaga, Bahman Ghobadi e Warwick Thornton.
Una bufera si abbatte sulla Mostra del Cinema per punire gli accreditati al festival. Tra chi torna a casa completamente fradicio e chi si ritrova in autobus con la Gainsbourg, c'è tanto da raccontare. E non finisce qui, seguiteci perchè aggiorneremo il nostro diario fino a stasera.
Il regista israeliano sarà anche protagonista di una masterclass e di una miniretrospettiva in cui verranno mostrati Lullaby to My Father, Ana Arabia e Free Zone.
Premi al regista israeliano e a Silvio Soldini. Direttamente da Venezia Matteo Oleotto e Giuseppe Battiston irrompono con il divertente Zoran, il mio nipote scemo. Tutto questo a San Giovanni Valdarno dal 25 al 29 settembre.