Dopo una lunga - e francamente imbarazzante - odissea, finalmente il nostro Paese ha un film che lo rappresenta nella corsa agli Oscar per il miglior film straniero. Dopo che il comitato di selezione - il cui organico, era già stato motivo di polemiche, perchè costituito per la maggior parte da produttori - aveva scelto Private, il film di Saverio Costanzo era stato respinto dall'Academy che aveva motivato il rifiuto puntualizzando che il film non era in lingua italiana, requisito fondamentale per poter partecipare alla selezione. Oggi, dopo non poche polemiche, la commissione ha scelto La bestia nel cuore come rappresentante del nostro cinema alla prossima edizione degli Academy Awards.
Prima della decisione, in segno di protesta, ci sono state due autoesclusioni e Giovanni Veronesi ed Antonietta De Lillo hanno ritirato i loro film dalla rosa di pellicole tra cui sarebbe stata scelta quella che avrebbe rappresentato l'Italia agli Oscar.
Di comune accordo, Veronesi - regista di Manuale d'amore e De Laurentiis hanno ritirato il film per protesta contro l'Academy; la regista de Il resto di niente, invece ha diffuso un comunicato in cui ha motivato la sua decisione presa "a tutela del film stesso, che da tempo si trova in uno stato di totale noncuranza da parte di chi avrebbe dovuto occuparsi della sua gestione. Questa mia scelta è stata determinata proprio dalla verifica sul campo che un film non può competere in alcun tipo di gara senza supporti produttivi, distributivi e di comunicazione: senza questi elementi nessuna opera materialmente può avere alcuna "chance" di confronto e la mia scelta intende perciò non soltanto difendere il film da danni ulteriori, ma evidenziare questo stato di ingiustificato abbandono."
La De Lillo, inoltre si è detta "Tranquilla e confortata dagli importanti riconoscimenti ricevuti, sono costretta a sottolineare che il film non ha mai potuto partecipare con il dovuto supporto promozionale ad alcun festival o premio importanti, o perché arrivato incompleto all'ultimo minuto, o perché non tutti i giurati hanno avuto la possibilità di vederlo (ad esempio al David di Donatello) o per altre ragioni sempre connesse alla carenza di cui ho detto sopra. Quello che veramente mi sfugge, in un momento cosi disperato dove tutti i lavoratori dello spettacolo scendono in piazza per protestare contro la mancanza di fondi, è come mai un film italiano meritevole a dire anche del nostro Presidente della Repubblica, apprezzato dai critici e dal pubblico per la sua confezione e i suoi contenuti, realizzato con i soldi pubblici, sia stato messo nella condizione di non poter vivere."