Nel corso di una recente intervista, Shonda Rhimes ha rivelato di aver assunto una scorta a causa del fandom tossico di Grey's Anatomy, che si sarebbe spinto decisamente oltre facendo preoccupare l'autrice e showrunner per la propria incolumità.
Parlando con il Sunday Times in vista del debutto della terza stagione di Bridgerton, Shonda Rhimes ha ricordato anche il suo periodo come showrunner di Grey's Anatomy. Nel corso della sua carriera, Rhimes, fondatrice della casa di produzione Shondaland, ha creato diversi spin-off per Grey's Anatomy, Private Practice e Station 19, ma anche show come Scandal, How to Get Away With Murder e, appunto, Bridgerton, serie che ha riscontrato un enorme successo su Netflix.
Proprio parlando di cosa l'ha spinta ad assumere un team di sicurezza, Shonda Rhimes ha accusato principalmente i social media: "I social media sono cambiati. I fan hanno sentimenti appassionati, e a me è sempre andata bene", ha dichiarato. "Capisco che percepiscano i personaggi come dei loro amici. Erano anche i miei amici immaginari. È per questo che li stavo scrivendo. E credo che le persone abbiano semplicemente provato sentimenti molto forti per quello che è successo con i loro amici. Ma poi è diventato più strano".
Sicurezza privata 24 ore su 24
Rhimes ha lasciato il ruolo di showrunner nel 2015. Ha ricordato di aver avuto bisogno di una volante della polizia fuori casa dopo ogni finale di stagione, dopo aver ricevuto minacce di morte da parte di fan scontenti.
"Diventavano sempre più violenti", ha continuato Rhimes. "E non si sapeva mai chi si sarebbe offeso nel modo sbagliato". Le auto della polizia sono state necessarie solo l'inizio, perché alla fine ha dovuto assumere una sicurezza privata 24 ore su 24 nella sua casa di Los Angeles "perché la gente è pericolosa e strana".
Bridgerton, Shonda Rhimes: "Regé-Jean Page è stato davvero intelligente a lasciare la serie"
"Volevo poter uscire dalla porta di casa e stare con i miei figli senza essere preoccupata. Mi svegliavo di notte per lo stress", ha raccontato. "Avevo degli amici che avevano avuto esperienze simili, che mi hanno dato un'ampia prospettiva e che sono stati categorici nel dire che se non potevo vivere normalmente, allora non sarei stata in grado di vivere".