Tra i primi registi in lizza per realizzare Fight Club c'era David O. Russel che, per sua stessa ammissione, dovette rinunciare al progetto per via della complessità del film.
La pellicola, ovviamente, non si presta a facili e immediate letture, come anche il libro da cui è stata tratta.
Tutto è cominciato da Chuck Palahniuk e dal successo editoriale del suo Fight Club, che fin dal principio divise i lettori di tutto il mondo per via della mole di elementi, anche controversi, nella sua trama. L'arrivo ad Hollywood cercò immediatamente di ampliare le possibilità comunicative dell'opera, entrando in contatto con i registi interessati al progetto.
Secondo quanto riportato nel libro di Brian Raftery intitolato Best. Movie. Year. Ever: How 1999 Blew Up the Big Screen (come riporta il sito /Film), il regista David O. Russell si è trovato confuso davanti alla sceneggiatura, ammettendo che semplicemente "non ha capito".
Questo rifiuto di Fight Club ha portato la storia nelle mani di David Fincher, il quale ci ha letto tutt'altro. Il film, come anche il libro, gioca principalmente con le tematiche alla sua base, cercando continuamente un confronto diretto con lo spettatore/lettore. Non si tratta di una storia delineata dagli stilemi narrativi più classici, ma piuttosto di un vero e proprio "grido", forse anche generazionale, difficile da etichettare in qualsiasi modo.
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Le difficoltà di Russell verso Fight Club sono quindi comprensibilissime, specialmente se ci si sofferma a ragionare sulla mole di elementi presenti nella trama, dal punto di vista concettuale. Sono le convinzioni interne al film ad attrarre il pubblico, non tanto i suoi personaggi, parecchio complessi e fumosi.