Elizabeth Banks rinnega le scelte di marketing fatte per il suo Charlie's Angels, venduto come un manifesto femminista quando si trattava di un semplice film d'azione.
Nel corso di un'intervista con il New York Times l'attrice e regista ha accennato a reboot definendo la questione "una lunga conversazione in cui non so se voglio entrare".
Incalzata dall'intervistatore David Marchese, Elizabeth Banks ha affermato di essere orgogliosa del film e del cast, ma si è lamentata delle scelte di marketing che, a suo dire, avrebbero penalizzato la pellicola.
"C'era una storia attorno a Charlie's Angels secondo cui stavo creando un manifesto femminista. Stavo solo girando un film d'azione", ha chiarito Banks. "Mi sarebbe piaciuto dirigere Mission: Impossible, ma le donne non dirigono Mission: Impossible. Sono stata in grado di dirigere un film d'azione, francamente, perché le protagoniste erano donne e io sono una regista donna, e questo è il confine in questo momento a Hollywood. Vorrei che il film non fosse stato venduto come rivolto solo alle ragazze, perché non l'ho fatto solo per le ragazze. Per me c'è stata una disconnessione sul lato marketing".
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Banks ha proseguito rivolgendosi all'intervistatore: "Mi piacerebbe che tu intervistassi i capi degli studios e le società e facessi loro queste domande, perché non riesco a rispondere. io ce la sto mettendo tutta per dimostrare a queste grandi aziende che se danno alle donne l'opportunità di fare questo lavoro, possono realizzare un buon prodotto che può renderle un profitto. È un'industria dominata dagli uomini. È un mondo dominato dagli uomini. Questo è quello che sto affrontando, ma non riesco a risolverlo e non voglio proprio analizzarlo. Non è interessante per me. Francamente, mi mette in una posizione in cui il capo dello studio lo leggerà sul New York Times e dirà, 'Wow, Liz Banks ha molte cose da dire'. Non ho bisogno di quella pressione aggiuntiva. Sento davvero che è pericoloso parlare di queste cose adesso".
L'attrice e regista chiarisce: "Non sto cercando di sottrarmi alle mie responsabilità. Voglio solo non essere bollata unicamente come una sorta di attivista femminista".