Tre temi differenti e non certo "facili" per i tre film in concorso oggi a Berlino: Paradise: Hope di Ulrich Seidl, Promised Land di Gus Van Sant e In the Name of della regista polacca Malgorzata Szumowska, già autrice di Elles, con la Binoche. Con Paradise: Hope, Seidl conclude la sua trilogia (che si compone di altri due titoli, Paradise: Love e Paradise: Faith presentati a Cannes e Venezia) raccontando la storia di Melanie, una ragazzina obesa che viene affidata alle cure di un centro dietetico perchè perda peso, e si ritrova insieme ad altri ragazzi con le sue stesse problematiche, con i quali condividerà frustrazioni e momenti di svago durante il soggiorno di cura. Il film di Van Sant invece è un dramma teso che affronta temi legati alla politica, l'ecologia e l'attuale situazione economica. A Matt Damon è affidato il ruolo di Steve, un rappresentante che insieme ad una sua collega (interpretata da Frances McDormand) viene inviato in una località rurale per concludere un affare molto importante, fondamentale per l'espansione della sua azienda. Un incarico che sulle prime sembra facile, ma in seguito sarà ostacolato da alcuni abitanti della comunità, tra cui un insegnante.
Il terzo film in concorso invece, punta i riflettori su una tematica complessa come quella dell'omosessualità dei sacerdoti. Il protagonista infatti è un prete che apre un centro per ragazzi difficili, all'interno di una piccola comunità di campagna. Durante il suo incarico, rifiuta le avance di una giovane, sottolineando che il suo ruolo gli proibisce di legarsi sentimentalmente ad un'altra persona, ma quando incontrerà Łukasz, un ragazzo taciturno e solitario, avrà grosse difficoltà a tenere a freno quello che prova per lui.
Di seguito il nostro Videodiario dalla Berlinale sulla giornata di ieri: