Avatar, James Cameron spiega cosa differenzia i suoi film da quelli sui supereroi

Il regista di Avatar James Cameron torna a parlare di cinema, franchise, e quella che per lui è una delle differenze tra i suoi film e quelli sui supereroi.

Avatar, James Cameron spiega cosa differenzia i suoi film da quelli sui supereroi

Avatar: la via dell'acqua è finalmente al cinema, e ci accompagnerà per tutta la durata delle feste natalizie, ma James Cameron è ancora impegnato con il press tour del film, e di recente ha spiegato quale secondo lui rappresenta una differenza tra il suo franchise cinematografico e quelli sui supereroi.

Secondo James Cameron, e quanto raccontato al sito The Wrap, una delle attrattive principali di Avatar: La via dell'acqua e in generale il franchise di Avatar è che, nonostante l'ambientazione fantastica, ha a che fare con problemi reali, contrariamente ai film sui supereoi in cui gli eroi "devono affrontare un tizio intento a conquistare la galassia".

"Una delle cose in cui abbiamo avuto successo con il primo film è stato rendere il film qualcosa in cui rispecchiarsi facilmente per tutto il mondo e per tutte le culture" ha affermato Cameron "E questo successo non è stato riscontrato solo qui negli Stati Uniti, ma 3/4 dei guadagni provenivano dal resto del mercato globale. Per cui per me era importante che raccontassimo un tipo di storia che potesse essere universale. Ognuno ha a che fare con padri e figli, madri e figlie, fratelli e sorelle, e questo genere di cose. Non importa quale sia la cultura, il gruppo linquistico, la religione... È un'idea universale".

Il sequel del film del 2009 diretto da Cameron sembra abbia tratto ispirazione dalla stessa esperienza personale del regista, e mostra Jake Sully (Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldaña) alle prese con le loro responsabilità di genitori, oltre che quelle nei confronti della loro gente e la loro comunità.

"Non posso parlare per tutti, ovviamente, ma posso rappresentare ciò che deriva dalla mia esperienza personale. Tutti i teenager a un certo punto della loro vita si saranno sentiti fuori luogo, come se non avessero un posto a cui appartenere, ma se sei un artista in una scuola piena di atleti, le prendi spesso, e vai alla ricerca di altri 'disadattati'" continua "Mio padre non mi capiva. Mia madre sì, perché anche lei era un'artista".

"Ma poi, ritrovandomi dall'altro lato, come padre di cinque figli che vedeva i propri ragazzi avere differenti tipi di problemi in quanto persone diverse tra loro, mi ha fornito un gran vantaggio dal punto di vista narrativo. Prendi tutte queste questioni e le metti su un pianeta fantastico con panorami mozzafiato, ma rimangono ancorati alla realtà, ti dicono 'queste sono persone reali'. Potranno anche essere blu, altissimi e con la coda, ma sono persone reali perché è questa la sensazione che ti danno. I problemi che affrontano sono reali".

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E sebbene il regista ci tenga a precisare che non ha nulla contro i film sui supereroi, aggiunge il sito, per lui la differenza con molti di questi è piuttosto evidente, e ha strutturato La via dell'acqua e gli altri sequel del franchise di Avatar per rendere il tutto ancora più realistico.

"Non si tratta di problemi straordinari. Non devono affrontare un tizio che sta cercando di conquistare la galassia" ribadisce "Hanno dei problemi reali. E non lo dico per dar contro ai film sui supereroi. Mi piacciono, sono i miti e le leggende dell'era moderna. È come vedere combattere le divinità dell'antica Grecia. Adoriamo queste cose, ma non è il tipo di film che volevo realizzare".