Wikileaks è oggi sulla bocca di tutti. Il suo fondatore Julian Assange, tra una rivelazione scottante e l'altra, ha trovato il tempo di farsi arrestare dalle autorità britanniche, di farsi rilasciare su cauzione anche grazie al supporto di registi impegnati come Ken Loach e Michael Moore, e di apparire sulla copertina di Rolling Stone in veste di rock star del 2010. La diffusione di dispacci diplomatici riservati ha irritato non pochi stati al mondo. I documenti toccano i temi più disparati: politica, industria, economia, segreti di stato relazioni internazionali e catastrofi ambientali. Poteva mancare il mondo del cinema in questa lista? Certo che no. Già qualche giorno fa alcuni documenti resi noti da Wikileaks rivelavano come l'Arabia Saudita impiegasse programmi tv e film americani per educare i giovani prevenendo la jihad. A quanto pare la scelta di trasmettere programmi tv made in USA sul canale arabo MBC 4 farebbe parte di una guerra di idee contro l'estremismo. A rivelarlo sono gli stessi diplomatici arabi che si sono espressi positivamente sull'influenza di valori come l'eroico esempio di chi combatte contro la corruzione (George Clooney in Michael Clayton) e del rispetto della legge a scapito dei propri interessi personali (Al Pacino in Insomnia).
Oggi emergono nuove rivelazioni concernenti il mondo di Hollywood. Tra i documenti resi pubblici dal sito web australiano ve ne sarebbe uno che rivela la presunta volontà di Cuba di proibire la circolazione di Sicko, documentario di Michael Moore del 2007. Un telegramma del 31 gennaio 2008 inviato dall'ambasciata americana rivelerebbe, infatti, che Cuba aveva deciso di proibire la diffusione del documentario di Moore proprio in virtù dell'immagine positiva del sistema sanitario cubano fornita dal regista. Secondo il governo cubano Moore avrebbe fornito un ritratto troppo positivo, quasi 'mitico', della sanità cubana e il timore di una rivolta violenta della popolazione avrebbe avuto la meglio sul cinema. Moore si è, però, difeso controbattendo che il telegramma in questione è in realtà un tentativo di screditare il film che dipingeva le magagne del sistema sanitario americano. Il regista ha aggiunto che Sicko è stato accolto ottimamente a Cuba ed è andato in onda anche sulla televisione nazionale cubana. Dal momento che il film non è stato proibito, sembra ovvio che qualcuno ha creato un telegramma con un falsa notizia per mettere in cattiva luce il controverso regista.
Neanche il mogul di Hollywood Steven Spielberg è immune alle rivelazioni di Wikileaks. Il famigerato sito avrebbe reso nota la notizia secondo cui tutti i film del regista sarebbero oggetto di boicottaggio da parte del mondo arabo. Nel 2006, durante il conflitto in Libano, Spielberg avrebbe donato un milione di dollari a Israele, un gesto per il quale sarebbe stato inserito immediatamente nella blacklist dell'Ufficio Centrale di Boicottaggio della Lega Araba. Un memorandum dell'ambasciata americana rivela che i diplomatici di quattordici stati arabi avrebbero votato per proibire la circolazione di tutte le sue pellicole e degli altri prodotti legati alla sua persona e alla Righteous Persons Foundation. Le nazioni in questione sarebbero Algeria, Iraq, Libano, Kuwait, Libia, Marocco, Palestina, Qatar, Arabia Saudita, Sudan, Siria, Tunisia, Emirati Arabi e Yemen. In risposta alla notizia, un portavoce di Spielberg ha così commentato: "Non possiamo rilasciare dichiarazioni sul telegramma in questione, ma sappiamo per certo che i nostri film e i DVD sono stati venduti in tutto il mondo e hanno avuto una normale circolazione".