Mentre gli esordienti Lupita Nyong'o e Barkhad Abdi sono in lizza per gli Oscar imminenti, ecco una classifica dei più sensazionali debutti cinematografici che hanno visto attori e attrici consacrati dall'Academy alla loro prima prova davanti alla macchina da presa.
In molti casi una candidatura all'Oscar, o perfino la stessa statuetta, possono rappresentare il degno coronamento di una lunga ed illustre carriera, oppure l'apice di un percorso professionale ricompensato nel suo momento di maggior splendore. Non sempre, tuttavia, avviene questo: in numerose occasioni, infatti, l'Academy si è dimostrata fin da subito prodiga di riconoscimenti, "battezzando" attori e attrici al loro esordio cinematografico con la prestigiosa statuetta o, più semplicemente, con una preziosa candidatura. E anche per questa 86° edizione degli Oscar l'Academy ha scelto di onorare il lavoro di due debuttanti, che si sono ritrovati in gara nelle categorie riservate ai migliori interpreti supporter: il somalo Barkhad Abdi, 28 anni, candidato per il ruolo di Abduwali Muse, il capo dei pirati che prendono d'assalto la nave al comando della quale c'è Tom Hanks in Captain Phillips - Attacco in mare aperto; e la keniota Lupita Nyong'o, 30 anni, in prima fila nella corsa all'Oscar per la sua dolente performance nella parte di Patsey, schiava afro-americana oggetto dei desideri, ma anche delle vessazioni del crudele Edwin Epps (Michael Fassbender) in 12 anni schiavo. In attesa di scoprire se la Nyong'o riuscirà ad aggiudicarsi la statuetta che la vede in competizione con la lanciatissima Jennifer Lawrence di American Hustle - L'apparenza inganna, abbiamo deciso di celebrare alcuni fra i più importanti ed ammirevoli esordi cinematografici di sempre fra gli attori e le attrici che, nel corso degli anni, sono stati scelti immediatamente per entrare nel novero dei concorrenti per l'Oscar, o che sono riusciti addirittura a trionfare grazie alla loro prima partecipazione in un film. Di seguito, ecco dunque una classifica di quindici, favolosi debuttanti da Oscar (incluso un piccolo ex-aequo), con una breve descrizione del ruolo che è valso loro i favori dell'Academy e degli effetti del "battesimo dell'Oscar" sulla carriera successiva...
15. Quvenzhané Wallis, Re della terra selvaggia
Come inaugurare la nostra classifica se non con la più giovane candidata di sempre per l'Oscar come miglior attrice protagonista (e la terza candidata in assoluto più giovane fra tutti gli attori)? Il clamoroso record è stato stabilito appena l'anno scorso da Quvenzhané Wallis, appena nove anni, prodigiosa interprete di uno dei film rivelazione del 2012: Re della terra selvaggia di Benh Zeitlin, la storia di una comunità bayou nel profondo Sud della Louisiana, raccontata attraverso lo sguardo innocente di una bambina di nome Hushpuppy, allevata dal padre e costretta a lasciare la sua terra per recarsi in cerca della madre. Una performance spontanea e commovente che ha conquistato la critica, il pubblico e i membri dell'Academy.
14. Montgomery Clift, Odissea tragica
"That's Montgomery Clift, honey!" cantava Joe Strummer, voce dei mitici Clash, in The Right Profile, brano dedicato al bellissimo e talentuoso attore americano, che esordì al cinema nel 1948, a 27 anni, dopo una lunga gavetta nel teatro. Benché la sua prima esperienza sul set fosse stata nel capolavoro western Il fiume rosso di Howard Hawks, girato due anni prima, il primo film di Clift ad arrivare nelle sale fu Odissea tragica, un dramma diretto da Fred Zinnemann in cui il giovane attore interpretava la parte di Ralph Stevenson, un ingegnere militare americano di stanza nella Germania dell'immediata dopoguerra, che decide di prendersi cura del piccolo Karel Malik (Ivan Jandl), un bambino cecoslovacco scampato ai centri di concentramento, instaurando con lui un rapporto quasi paterno. Il suo ruolo in Odissea tragica valse a Montgomery Clift la nomination all'Oscar come miglior attore, dando inizio a una brillante carriera che sarebbe stata coronata da altre tre candidature grazie a classici del cinema del calibro di Un posto al sole di George Stevens, Da qui all'eternità, ancora per la regia di Zinnemann, e Vincitori e vinti di Stanley Kramer. La luminosa parabola divistica di Clift si sarebbe interrotta bruscamente nel 1966, quando l'attore, succube di una grave dipendenza da alcool e psicofarmaci, fu stroncato da un attacco di cuore a soli 45 anni.
13. Tatum O'Neal, Paper Moon
Tornando a parlare di Oscar e di "bambine-prodigio", il record per la più giovane vincitrice di una statuetta in qualsiasi categoria appartiene saldamente a Tatum O'Neal, figlia dell'attore Ryan O'Neal, premiata come miglior attrice in un ruolo da non protagonista del 1973, a soli dieci anni, grazie al ruolo di Addie Loggins, la piccola e brillante orfanella che viaggia nell'America degli anni Trenta, in compagnia del simpatico truffatore Moses Pray (O'Neal padre), nella commedia di Peter Bogdanovich Paper Moon - Luna di carta. Benché la sua carriera successiva non abbia riscosso particolare fortuna, Tatum O'Neal continua a essere ricordata per la sua interpretazione dell'astuta, acutissima ed irresistibile Addie in questo delizioso cult degli anni Settanta.
12. Ronee Blakley & Lily Tomlin, Nashville
Nel 1975 Nashville, magistrale affresco sulle contraddizioni dell'America contemporanea, nonché capolavoro assoluto del cinema mondiale ad opera di uno dei grandi maestri della Settima arte, Robert Altman, valse una doppia candidatura all'Oscar come miglior attrice supporter a una coppia di esordienti, Ronee Blakley e Lily Tomlin, capofila di un ampio cast con ben 24 personaggi principali. Ronee Blakley, cantante folk e corista di Bob Dylan, nel film interpreta il ruolo di Barbara Jean, superstar del country adorata dalle folle ma soffocata dai crudeli meccanismi dello show-business e sull'orlo di un'inesorabile crisi autodistruttiva (un personaggio modellato sulla figura di Loretta Lynn). Lily Tomlin, invece, era già molto famosa negli Stati Uniti come comica televisiva: in Nashville, tuttavia, sorprese il pubblico rivelando un insospettato talento drammatico nella parte di Linnea Reese, corista gospel, nonché madre di famiglia apparentemente irreprensibile che tuttavia finisce per cedere alla corte di un affascinante cantante country (Keith Carradine); da allora, la Tomlin avrebbe continuato la sua strepitosa carriera dividendosi fra cinema, teatro e televisione, e sarebbe tornata a collaborare con Robert Altman per film come America oggi e Radio America.
11. Harold Russell, I migliori anni della nostra vita
Uno dei massimi capolavori del cinema americano degli anni Quaranta è I migliori anni della nostra vita, diretto nel 1946 dal regista William Wyler e incentrato sulle difficoltà del ritorno alla "vita civile" da parte di tre veterani della Seconda Guerra Mondiale. Uscito nelle sale subito dopo la fine del conflitto, I migliori anni della nostra vita riscosse un enorme successo e conquistò sette premi Oscar, fra cui la statuetta come miglior attore supporter per il canadese Harold Russell, che aveva combattuto davvero nell'esercito, perdendo entrambe le mani a causa di un'esplosione. Benché non fosse un attore di professione, Harold Russell venne ingaggiato da Wyler per impersonare Homer Parrish, un marinaio che fatica ad accettarsi per la sua nuova condizione di invalido, con due uncini al posto delle mani; grazie alla sua commovente interpretazione, Russell ricevette anche una statuetta speciale da parte dell'Academy "per aver infuso speranza e coraggio agli altri veterani".
10. Jennifer Hudson, Dreamgirls
Nel 2004, a 22 anni, Jennifer Hudson stupì il pubblico televisivo con la sua partecipazione al talent-show American Idol, che le permise di mettere in mostra le sue eccezionali doti canore. Eliminata dalla competizione, appena due anni dopo la Hudson ottenne il ruolo di Effie White, una vocalist dall'ugola d'oro messa in ombra suo malgrado dalla diva emergente Deena Jones (impersonata da Beyoncé Knowles) e in seguito esclusa dal suo gruppo, nell'adattamento cinematografico di Dreamgirls, il musical di Broadway ispirato alla carriera delle celeberrime Supremes, per la regia di Bill Condon. Grazie alla sua intensa prova d'attrice e alla sua travolgente performance del brano And I Am Telling You I'm Not Going, la Hudson si aggiudicò a furor di popolo l'Oscar come miglior attrice supporter; da allora, la giovane star ha continuato a dividersi fra la recitazione e l'attivistà di popstar.
9. Edward Norton, Schegge di paura
Un sensazionale debutto che già mostrava il talento di uno dei più dotati attori della sua generazione: quello del 28enne Edward Norton in Schegge di paura, thriller giudiziario di Gregory Hoblit del 1996, con Richard Gere nel ruolo di Martin Vail, un avvocato incaricato di difendere Aaron Stempler, un giovane chierico accusato dell'omicidio di un arcivescovo, in un processo che farà emergere verità inquietanti. Norton, candidato all'Oscar come miglior attore supporter nel ruolo di Stempler, cattura l'attenzione dello spettatore grazie a una performance che gli permette di rivelare i molteplici aspetti del proprio personaggio, affetto da una schizofrenia che lo porterà a mostrare di volta in volta un differente lato di sé. L'attore bisserà con una seconda candidatura nel 1998, questa volta da protagonista, per il film American History X.
8. Emily Watson, Le onde del destino
Se già non è facile raccogliere i favori dell'Academy alla prima prova davanti alla macchina da presa, l'impresa diventa estremamente più ardua se il debutto non avviene con un'importante produzione hollywoodiana, ma in un complesso e perturbante film d'autore scandinavo, diretto da un regista originale e controverso quale Lars von Trier. A maggior ragione, pertanto, merita un posto d'onore nella nostra classifica l'attrice inglese Emily Watson, che nel 1996 si conquistò la nomination all'Oscar come miglior attrice grazie alla sua magnetica interpretazione nel dramma Le onde del destino nel ruolo di Bess McNeill, una ragazza scozzese animata da un viscerale sentimento religioso e travolta da una passione totalizzante nei confronti dell'operaio Jan Nyman (Stellan Skarsgård), che diventerà suo marito. Lanciata verso una luminosa carriera, la Watson ottenne un'altra candidatura nel 1998 come protagonista del film Hilary e Jackie.
7. Diana Ross, La signora del blues
Se Dreamgirls ha "romanzato" la storia dell'ascesa delle Supremes, la vera star del celebre terzetto, vale a dire Diana Ross, è stata una delle grandi dive in grado di passare con successo dalla musica al cinema. Nel 1972, poco dopo aver intrapreso una fortunatissima carriera da solista, la talentuosa cantante fu ingaggiata infatti per impersonare il ruolo di un'altra leggenda della musica, la mitica Billie Holiday, ne La signora del blues di Sidney J. Furie, film biografico basato sulla vita, la carriera e i tormenti personali dell'indimenticabile signora Holiday. In virtù della sua performance intensa e coinvolgente, che le permise di mettere a frutto anche le proprie doti canore, Diana Ross si guadagnò la nomination all'Oscar come miglior attrice, mentre il disco con le canzoni del film schizzò in vetta alla classifica degli album più venduti. Da allora Diana Ross sarebbe tornata al cinema solo sporadicamente, concentrandosi invece sul settore musicale e consolidando la propria fama nell'Olimpo della musica pop.
6. Marlee Matlin, Figli di un dio minore
Nella categoria per la miglior attrice protagonista, la più giovane vincitrice di sempre agli Oscar è tuttora Marlee Matlin, che ad appena 21 anni fu premiata per il suo esordio nell'apprezzato film drammatico Figli di un dio minore, diretto nel 1986 da Randa Haines. Sorda fin da bambina, nel film la Matlin interpreta il ruolo Sarah Norman, una ragazza sordomuta che lavora in un istituto per sordi e si innamora di un nuovo insegnante, James Leeds (William Hurt), che ricambia il suo sentimento, a dispetto delle numerose difficoltà della situazione e di un rapporto in cui non mancheranno incomprensioni ed ostacoli. La Matlin, che conquistò i membri dell'Academy con la sua performance mimetica e commovente, proseguì in seguito la carriera di attrice, soprattutto per il piccolo schermo, recitando in numerose serie televisive.
5. Ben Kingsley, Gandhi
Nato in Inghilterra e figlio di un medico indiano, Ben Kingsley, nome d'arte di Krishna Pandit Bhanji, aveva alle spalle una lunghissima gavetta in televisione (e solo una piccola apparizione al cinema) quando nel 1982, a 38 anni, ebbe l'occasione di interpretare il suo primo ruolo di peso sul grande schermo, con uno di quei personaggi in grado di segnare un'intera carriera: uno dei simboli del ventesimo secolo, il Mahatma Gandhi, patrono delle campagne per i diritti civili e leader del movimento per l'indipendenza dell'India attraverso la resistenza non violenta, assassinato nel 1948. La pellicola, Gandhi, un imponente dramma biografico diretto da Richard Attenborough, fu ricompensata con otto premi Oscar, tra cui miglior film, e Kingsley, alla sua prima prova da protagonista al cinema, si aggiudicò la statuetta come miglior attore grazie alla sua mimetica performance. Da allora, la carriera dell'attore britannico è proseguita con grande fortuna, facendogli guadagnare nel corso degli anni altre tre candidature per i film Bugsy, Sexy beast - L'ultimo colpo della bestia e La casa di sabbia e nebbia; fra le pellicole interpretate da Kingsley si annoverano anche pluripremiati capolavori del calibro di Schindler's List di Steven Spielberg e Hugo Cabret di Martin Scorsese.
4. Julie Andrews, Mary Poppins
Nel 1956, una ragazza inglese appena ventenne e dotata di un sorprendente talento canoro trionfava sui palcoscenici di Broadway vestendo i panni della sgraziata fioraia Eliza Doolittle nel musical My Fair Lady: si trattava di Julie Andrews, pseudonimo di Julia Elizabeth Wells. Otto anni più tardi, quando My Fair Lady venne portato sul grande schermo da George Cukor, la Warner Bros non se la sentì di puntare come protagonista su un'attrice teatrale, e il ruolo di Eliza Doolittle venne affidato così alla ben più nota Audrey Hepburn. Ma a compensare la cocente delusione della Andrews intervenne Walt Disney in persona, che le propose la parte della dolcissima governante dotata di poteri magici in Mary Poppins di Robert Stevenson, basato sui romanzi di P.L. Travers (sulla genesi della pellicola, vi rimandiamo alla visione del film Saving Mr. Banks). Julie accettò, e la sua inconfondibile connotazione di uno dei personaggi più amati dal pubblico dei bambini, oltre alla voce cristallina sfoderata per le canzoni della colonna sonora, la trasformarono seduta stante in una star di fama mondiale. All'edizione degli Academy Award del 1964 la Andrews si prese così una sfiziosa rivincita sulla Warner Bros, aggiudicandosi il premio Oscar come miglior attrice. Un anno più tardi, Julie consolidò la propria immagine di giovane donna tenera e amorevole interpretando un'altra governante, Maria, in uno dei massimi campioni d'incassi nella storia del cinema, il musical Tutti insieme appassionatamente di Robert Wise, che le valse una seconda candidatura all'Oscar. Due trionfi senza precedenti per una carriera davvero sensazionale, coronata nel 1982 da una terza nomination all'Oscar grazie all'ambigua cantante en travesti del musical Victor Victoria, diretto dal marito della Andrews, il regista Blake Edwards.
3. Timothy Hutton, Gente comune
Uno fra i più stupefacenti esordi cinematografici è quello dell'attore Timothy Hutton, che ad appena 20 anni incantò critica e pubblico grazie alla sua interpretazione nell'opera del debutto alla regia di uno dei divi più popolari di Hollywood, Robert Redford. Nel 1980 il giovanissimo Timothy, figlio dell'attore Jim Hutton (scomparso solo un anno prima), fu scelto infatti da Redford per calarsi nel ruolo di Conrad Jarrett, figlio di una coppia borghese devastata dal trauma per la morte del loro primogenito, Buck. Reduce da un tentativo di suicidio e dalla permanenza in un ospedale psichiatrico, Conrad tenta faticosamente di superare il senso di colpa e di ricostruire il rapporto con i suoi genitori, il premuroso padre Calvin (Donald Sutherland) e soprattutto sua madre Beth (Mary Tyler Moore), che lo tratta con distacco e freddezza. La pellicola, Gente comune, tratta da un romanzo di Judith Guest, ottenne quattro premi Oscar, tra cui miglior film, mentre Timothy Hutton si aggiudicò la statuetta come miglior attore non protagonista (benché in realtà fosse il protagonista indiscusso del film, dal momento che compare quasi in ogni singola scena); e la sua performance tormentata, caratterizzata da innumerevoli sfumature psicologiche, ci ha regalato uno dei più struggenti ed emozionanti ritratti di un adolescente mai visti sul grande schermo.
2. Orson Welles, Quarto potere
Il più clamoroso, sorprendente, esplosivo esordio nella storia del cinema, se considerato nel suo complesso e non solo da un punto di vista attoriale, rimane senza dubbio quello del 25enne Orson Welles, che nel 1941 riuscì a scrivere, dirigere, produrre e interpretare il film considerato universalmente il massimo capolavoro della settima arte: Quarto potere. Già reputato un enfant prodige della scena teatrale newyorkese, e notissimo presso il pubblico per lo "spaventoso" adattamento radiofonico de La guerra dei mondi di H.G. Wells, Welles mosse il suo primo passo nel campo della celluloide con un'opera destinata a riscrivere per sempre le regole e i modelli della narrazione cinematografica: il ritratto cupo e impietoso di Charles Foster Kane (il "cittadino Kane" del titolo originale), un potentissimo magnate della stampa votato alla politica, ma divorato dalla propria stessa ambizione e da un delirio di onnipotenza che lo condurrà alla rovina. Ispirandosi alla figura reale di William Randolph Hearst (che tentò con tutti i mezzi di boicottare il film), Welles disegnò così un personaggio indimenticabile, da lui stesso incarnato davanti alla macchina da presa, e si guadagnò la nomination all'Oscar come miglior attore, oltre a quelle per il miglior film e la miglior regia; l'Academy, in compenso, gli attribuì l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale, scritta in collaborazione con Herman J. Mankiewicz. Da allora, Welles avrebbe diretto (e spesso anche interpretato) alcuni fra i maggiori titoli del cinema mondiale, fra cui L'orgoglio degli Amberson e L'infernale Quinlan, e nel 1970 fu ricompensato con l'Oscar alla carriera.
1. Barbra Streisand, Funny Girl
"I'm the greatest star" cantava il personaggio di Fanny Brice in Funny Girl, il musical diretto da William Wyler, basato sulla vita e la carriera della celebre cantante e comedienne newyorkese e sulla sua tormentata passione per Nicky Arnstein (Omar Sharif). Un verso a dir poco profetico: in cima alla nostra classifica, con un esordio trionfale che raramente ha avuto eguali nella storia del cinema, troviamo infatti l'intramontabile Barbra Streisand, che nel 1968, a 26 anni, debuttò sul grande schermo riprendendo il ruolo che lei stessa aveva impersonato sui palcoscenici di Broadway quattro anni prima. Già famosissima per le straordinarie doti canore che l'avevano consacrata come la più bella voce d'America, la Streisand incantò il pubblico grazie alla sua travolgente performance nella parte di Fanny Brice, dimostrandosi in grado di passare con disinvoltura dal registro comico-brillante a quello più intenso e drammatico. Ad arricchire l'ammirevole prova d'attrice di Barbra ci sono inoltre le sue esibizioni nei brani della colonna sonora del film, tra cui Funny Girl, People e Don't Rain On My Parade, diventati dei classici del suo repertorio. Dopo aver sbancato il box-office negli Stati Uniti, dove Funny Girl si rivelò il maggior incasso dell'annata, la Streisand si aggiudicò per un soffio il premio Oscar come miglior attrice, in un clamoroso ex-aequo con Katharine Hepburn (premiata per Il leone d'inverno). In qualità di attrice, Barbra Streisand avrebbe ottenuto in seguito un'altra nomination grazie al cult Come eravamo; nel 1976 invece conquistò un secondo Oscar come autrice della canzone Evergreen, tratta dal remake di È nata una stella, mentre nel 1991 Il principe delle maree, pellicola da lei stessa prodotta, diretta e interpretata, ottenne la candidatura come miglior film.