Finalmente il 18 marzo, in contemporanea mondiale, anche in Italia è arrivato Zack Snyder's Justice League ovvero quella che, nel corso degli anni, è stata definita la Snyder Cut. Una conclusione di una lunga saga composta da problemi produttivi, abbandoni in cabina di regia, riprese aggiuntive che hanno modificato gran parte del film, un'uscita in sala che ha scontentato un po' tutti e un movimento nato sul web da parte di fan che non accettavano che l'unico film della Justice League fosse quel film della Justice League. Perché, in realtà, che piaccia o meno lo stile del regista più chiacchierato e divisivo degli ultimi anni, il film uscito nel 2017 non è un film di Zack Snyder. Certo, rimane il suo nome nei titoli per motivi contrattuali, ma il film è il risultato di cambiamenti voluti dallo studio e riscritture da parte di Joss Whedon talmente distanti dalle idee originali da trasformarlo in una creatura di Frankenstein. Cos'è successo e come si è arrivati a questa nuova versione tanto attesa? Quali sono le vere differenze tra i due film e perché non possiamo considerare la versione in uscita una semplice edizione estesa del film? Ecco tutta la storia della Snyder Cut di Justice League.
Dopo Batman v Superman
Anno 2013. La Sala H del San Diego Comic-Con esplode in un urlo di gioia e sorpresa nel vedere il logo di Batman abbracciare e racchiudere quello di Superman. Il sequel de L'uomo d'acciaio , il film dei sogni di ogni fan è appena stato annunciato: Batman e Superman insieme, nello stesso film. Un'attesa che si consuma nel 2016 in un film che non trova i favori della critica e, cosa ben più importante, l'amore della maggior parte del pubblico. Un film che destrutturava il mito del supereroe, anzi, dei due supereroi per eccellenza in un momento in cui i cinecomics avevano messo bene in chiaro cosa doveva contenere un blockbuster di questo tipo. Un film cupo, dark, lontano dagli stilemi a cui il pubblico era abituato, con alcune scelte narrative male interpretate e che esce in sala tagliato brutalmente di trenta minuti. Mezz'ora di film che rende molti passaggi incomprensibili, che non danno respiro e che rendono Batman v Superman: Dawn of Justice un film non riuscito. Solo nella Ultimate Edition, uscita in home video pochi mesi dopo, si sarebbe potuto vedere il film in versione integrale dove molti dei problemi visti in sala avrebbero trovato soluzione. Ormai, però, il danno era stato fatto: con un incasso di 850 milioni a livello mondiale (non pochi, ma decisamente sotto le aspettative per un film con Batman e Superman) e l'accoglienza disastrosa, i piani del DC Extended Universe e dei film successivi erano destinati a cambiare irrimediabilmente.
Zack Snyder's Justice League, la recensione: 4 ore di epica, mitologia, spettacolo e cinema
Le conseguenze si vedono subito in un montaggio deciso dallo studio per Suicide Squad di David Ayer (che replicherà numeri e accoglienza del film di Snyder) e di una libertà creativa da parte del regista di Justice League sempre minore. Dovevano essere due film (Parte Uno e Parte Due) se non che, nel giugno 2016, pochi mesi dopo l'accoglienza di Batman v Superman, è Snyder stesso a confermare che sarebbero stati due film autonomi e non una storia divisa in due parti. Si trasformerà ancora, diventando un solo film e ben lontano da ogni tipo di idea iniziale. Doveva essere un terzo capitolo simile ai precedenti due, stesso tono un po' cupo e stessa decostruzione dell'eroe per poter, lentamente, arrivare a una conclusione più luminosa e piena di speranza. Ma la dirigenza Warner era preoccupata: l'accoglienza dei suoi cinecomics era ben distante da quella universalmente positiva dei film della Marvel, bisognava inseguire la formula consolidata, bisognava dare al pubblico gli eroi che si aspettava sul grande schermo. Durante le riprese, nel 2016, si rincorrevano varie voci: che il film sarebbe stato più solare, più divertente, si sarebbe preso meno sul serio, avrebbe accontentato chiunque fosse rimasto deluso dai toni oscuri del film precedente. Durante le riprese, il film veniva continuamente riscritto e modificato, si stava già trasformando in qualcosa di lontano dalle intenzioni iniziali. Inoltre, lo studio voleva un film della durata di massimo due ore, una scelta che avrebbe reso difficile l'introduzione di tre personaggi nuovi tra i protagonisti, un villain credibile e una storia davvero troppo lunga ed epica. Joss Whedon, il regista dietro al successo degli Avengers, fu scelto dalla Warner Bros per aggiungere leggerezza ai dialoghi e aiutare Snyder, che si ritrovò sul set anche la nuova dirigenza del DCEU composta da Geoff Johns e Jon Berg, a supervisionare e controllare il suo lavoro. Justice League si stava trasformando in un'ombra del film originariamente pensato. Ed era solo l'inizio.
L'abbandono e i cambiamenti
L'evento che cambia il destino del film avviene nel modo più tragico possibile e distante dalle logiche dell'industria cinematografica. Autumn Snyder, la figlia ventenne di Zack, muore suicida lasciando un vuoto improvviso e doloroso nella famiglia Snyder. Il regista, diviso tra un mondo lavorativo stressante in cui deve costantemente lottare con lo studio, sceglie di fare un passo indietro e usare quella forza e quelle energie per la sua famiglia. Zack Snyder abbandona la regia di Justice League nel maggio del 2017, Joss Whedon, scelto solo dalla major e non dal regista, come era stato inizialmente dichiarato, ora ha il compito di portare a termine il lavoro. E lo fa con due mesi di riprese aggiuntive che snatureranno definitivamente l'idea di Snyder e daranno vita a un film incapace di accontentare né i fan delle versioni classiche dei personaggi e né chi, invece, era contento di un ciclo di film diversi da quelli della concorrenza. La versione preliminare consegnata da Snyder, della durata di circa due ore e venti e già modificata dallo script iniziale di Chris Terrio, non aveva trovato i favori dello studio. Nonostante le aggiunte più umoristiche, nonostante le modifiche alla sceneggiatura, nonostante il tono più ottimista, Justice League rimaneva un film insoddisfacente ("inguardabile" avrebbero detto delle fonti interne allo studio) e che richiedeva ulteriori cambiamenti.
Justice League: da Zack Snyder a Joss Whedon, com'è cambiato il kolossal della DC Comics?
Vengono richiamati gli attori (tra cui un Henry Cavill impegnato sul set di Mission: Impossible - Fallout e impossibilitato a tagliarsi i folti bassi, che verranno rimossi digitalmente e che daranno al personaggio di Superman un aspetto terribile), vengono girate nuove sequenze ex novo, viene ridotta ancora la durata del film arrivando sotto le due ore. Ma soprattutto, vengono cambiate molte delle scelte estetiche in post-produzione cambiando per sempre il look del film. Zack Snyder è un regista che divide, ma che ha una cifra stilistica ben precisa: il processo di post-produzione dei suoi film è essenziale e importante quanto la fase delle riprese. È in quel momento in cui il film girato davanti a green screen asettici diventa "il film di Zack Snyder". La fotografia, la scelta cromatica, il modo in cui vengono rappresentati i personaggi, la stessa colonna sonora, sono alcuni degli elementi importantissimi ed essenziali che contribuiscono alla riuscita del film. Solo per fare qualche esempio: Zack Snyder gira in pellicola, lasciando che le immagini abbiano una grana naturale (oltre a quella che poi aggiunge solitamente in post-produzione) che dona al quadro una dimensione materica importante nel rendere credibile il mondo in cui Superman e gli altri supereroi svolgono la loro storia; Joss Whedon gira, invece, in digitale, lasciando che la pulizia dell'immagine abbia il sopravvento, e rendendo il tutto più "artificioso". E questo è solo uno degli aspetti più importanti che sottolineano la differenza di approccio e di poetica tra i due registi: l'uno interessato a costruire i supereroi e giocare con le loro icone, l'altro deciso a proseguire su un percorso più divertente e classicista. Non a caso persino il compositore della colonna sonora, JunkieXL (ovvero Tom Holkenborg) verrà allontanato dal progetto e sostituito da Danny Elfman, che ritornerà a suonare i temi classici e già sentiti dei supereroi, anche a costo di andare contro quanto raccontato in precedenza. Accogliere e riabbracciare i fan sembra essere l'obiettivo primario, farli divertire, rendere la Justice League i nuovi Avengers. Il risultato avrebbe sorpreso. Ma non in positivo.
"Josstice League"
Il 17 novembre 2017 questo sofferto film vede finalmente la luce. Un film che mantiene il nome di Zack Snyder in cabina di regia solo per motivi contrattuali, ma che è - di fatto - un film di Joss Whedon che usa, a volte e snaturandole, alcune sequenze girate da Snyder. Un mostro di Frankenstein, girato da due visioni cinematografiche diametralmente opposte, che sembra avere un'accoglienza migliore dei due film con Superman che l'avevano preceduto. Non va dimenticato che, nel mentre, era uscito anche Wonder Woman di Patty Jenkins, un film più solare e divertente che aveva trovato i favori della critica e che aveva convinto la Warner Bros. a proseguire questo rinnovamento gioioso nell'adattamento cinematografico di questi personaggi. Justice League, però, finisce per incassare solo 657 milioni di dollari (meno de L'uomo d'acciaio), un vero e proprio flop alla luce della costosa produzione travagliata e dei numerosi reshoots. Vedere Justice League oggi, significa fare i conti con un film che sin da subito, da quel primo piano di Superman ritoccato digitalmente, non nasconde i problemi produttivi. Povero di idee, ma soprattutto povero di quella maestosità visiva a cui i film dei supereroi DC avevano abituato il pubblico, il film tentava la carta della simpatia risultando una brutta copia dei film di successo (addirittura arrivando a copiarne - male - certe situazioni sulla carta comiche). Un tonfo clamoroso che dimostrava una volta di più la mancanza di una presa di posizione netta e decisa da parte della dirigenza, incurante di dar vita a un'alternativa (complessa, poco amata in quel momento, ma sicuramente più originale) e costretta a replicare un modello senza averne la forza e il successo. La Josstice League, così come viene ormai chiamata dai fan dei personaggi e delle opere di Zack Snyder per sottolineare come sia un film realizzato in gran parte da Whedon e non dal regista originario, ha però il sapore di un'occasione sprecata, di un film che poteva essere più epico, più divertente, più riuscito, e che non è stato. Dopo il flop del film, il destino del DCEU sembrava deciso: non più un universo narrativo coeso e compatto, ma una serie di film stand-alone dedicati a un personaggio, l'uno indipendente dall'altro, quasi fosse un multiverso narrativo dove l'importante era mettere in scena più che creare una grande epica storia. Inoltre, non chiudendo al meglio le storyline iniziate in Batman v Superman, come quella del Knightmare, depotenziava i capitoli precedenti, dando ragione a chi rimaneva ancora scottato dal film del 2016. Cinque film che diventano tre. Tre film che non danno vita a un progetto uniforme e coeso. Un film composto da scelte infelici. Ed è proprio nella scelta di un umorismo raffazzonato, di un'estetica e uno stile poco curato, che Justice League sarebbe finito velocemente nel dimenticatoio. Invece viene ricordato ancora oggi, ma per motivi che nulla hanno a che fare con la qualità.
#ReleaseTheSnyderCut
Nel periodo immediatamente successivo all'uscita nelle sale di Justice League, con il risultato di un film sofferto e davvero troppo al di sotto delle aspettative (e, aggiungiamo noi, lontano da una qualità minima necessaria per un blockbuster di questo tipo) davanti agli occhi di tutti, iniziarono a prendere piede, nel web, parecchie petizioni che chiedevano alla Warner Bros. il ripristino della versione originale di Zack Snyder. Su Twitter iniziò a dilagare un hashtag che ha accompagnato quattro lunghi anni di attese e proteste dei fan (alcune positive e costruttive, altre, va detto - come tutto ciò che fa parte del linguaggio del web -, anche offensive e non utili alla causa) ed è diventato lo slogan dei fan. #ReleaseTheSnyderCut era un grido degli spettatori contro uno studio che aveva modificato così profondamente un'opera audiovisiva da risultare irrispettoso nei confronti del suo creatore. È bene aprire una parentesi, prima di proseguire: molto si è detto sull'utilità di questo movimento così acceso e sul precedente che può aver causato. La possibilità di dar voce ai fan, di accontentare gli spettatori, di cancellare un prodotto uscito regolarmente in sala e vittima di un processo creativo che, se nel caso del 2017 è stato esagerato, è comunque quasi sempre la normalità nell'industria dell'intrattenimento hollywoodiana (pensiamo a film come Via col vento o Il mago di Oz che nel lontano 1939 hanno visto susseguirsi tanti problemi e altrettanti registi) può essere letta come un precedente pericoloso. A che punto i film si fanno per il pubblico? Fino a che punto il pubblico ha il potere decisionale al posto di una major? Sono domande che ci poniamo e a cui non riusciamo a dare una risposta precisa (non è nemmeno questo lo spazio per farlo), ma per quanto ci riguarda, da amanti del cinema, è bene domandarci se la visione personale di un regista possa venire così ridimensionata nonostante il suo nome nei crediti.
Zack Snyder e DC Comics: storia di un'occasione persa
Che piaccia o meno, i film di Zack Snyder sono riconoscibili proprio per la cifra stilistica del suo autore, per le loro criticità, per il modo in cui la storia viene raccontata, elementi che non si trovano nei modelli di cinecomics comuni. La diversità fa bene al mondo e fa bene al cinema. Ecco perché il movimento nato dal basso per vedere la Snyder Cut va interpretato non come il desiderio di vedere un altro film, diverso da quello uscito in sala, non un capriccio dei fan hardcore che si aspettano una rivoluzione per avere un film a loro uso e consumo, coi personaggi del loro cuore rappresentati come si deve (o come loro pensano andrebbero rappresentati), ma la voce insoddisfatta di un pubblico pagante che ha ricevuto sulla carta un film firmato Zack Snyder e che si è ritrovata una strana creatura che ha completamente oscurato l'operato di un autore. Più che la voglia di cancellare, ci piace pensare sia una dimostrazione di difesa verso uno sguardo che, piaccia o meno, per quanto divisivo, rimane unico e personale. Per anni l'hashtag e la voce dei fan hanno insistito creando un vero e proprio mito: questa Snyder Cut esiste davvero o è solo una diceria generale? Ci ha pensato lo stesso Snyder, nel 2019, a confermare le voci: esiste un montaggio incompleto, più lungo, da completare. Zack Snyder, infatti, è un regista famoso per rispettare la tabella di marcia durante la fase di produzione: spesso riesce a concludere le riprese addirittura in anticipo, per poi montare il film e dedicarsi alla post-produzione, una fase essenziale nel suo filmmaking. Con una foto sul suo profilo Snyder lo dice chiaro e tondo: "È vera? Esiste? Certo che sì". Qualche attore del cast come Ben Affleck e Gal Gadot prende posizione retwittando l'ormai iconico #ReleaseTheSnyderCut iniziando a far girare voci che, di questo rilascio, se ne sta discutendo. Il 20 maggio 2020 l'annuncio ufficiale: la Snyder Cut uscirà su HBO Max, il nuovo servizio streaming di casa Warner.
Che cos'è la Snyder Cut?
Sentiamo di dover fare ordine, a questo punto, e definire una volta per tutta che cos'è questa fantomatica Snyder Cut. Per farlo, dobbiamo tornare indietro, al periodo delle riprese di Justice League quando Snyder combatteva con lo studio e le varie riscritture del film. È stato lo stesso regista a raccontare che, mentre girava una versione più leggera e divertente, con tutte le modifiche richieste, per far contenta la dirigenza Warner, è riuscito anche a realizzare, più o meno in segreto, tra un ciak e l'altro, la sua versione originale del film. Date le numerose riscritture, qual è questa versione originale? È quella basata sullo script di Chris Terrio, quella che doveva aprire le porte per un sequel (che difficilmente verrà realizzato) e che, in un primo montato praticamente definitivo, pare avesse la durata di 214 minuti. Ne esisteva solo un montaggio preliminare, con effetti visivi da sistemare e una post-produzione da finire. I 70 milioni circa che sono stati dati a Snyder dopo l'annuncio del 2020 sono serviti proprio a finire i numerosi effetti speciali digitali (maggiori di un film come Avengers: Endgame), in un tempo record di sette mesi (contro i 12 normalmente richiesti). Si tratta, quindi, di materiale già montato e pronto, bocciato nel 2017 dalla Warner Bros. che non lo riteneva soddisfacente per il progetto e tenuto negli archivi di Snyder per quattro anni. Si conclude con un cliffhanger finale, come originariamente previsto, lasciando le porte aperte per il sequel. Qualche ripresa aggiuntiva realizzata a titolo gratuito, da Snyder e gli attori richiamati, tra cui Jared Leto che ritorna, dopo Suicide Squad, nel ruolo del Joker. Tra lui e Batman si svolgerà una sequenza non prevista e girata per l'occasione, ma si tratta dell'unica aggiunta sostanziale, un regalo ai fan per chiudere in bellezza questa trilogia con un momento in cui l'uomo pipistrello e la sua nemesi si incontrano.
In totale, Snyder ha aggiunto solo un nuovo epilogo rispetto alla versione tenuta negli archivi da quattro anni. Al momento dell'annuncio si è palesata l'idea di farla uscire come miniserie, ma questo avrebbe significato una modifica sostanziale nei contratti di tutta la troupe e, alla fine, si è preferito restare nella forma del lungometraggio, anche se dall'inconsueta durata epica: un vero e proprio kolossal della durata di 4 ore, diviso in sei capitoli e un epilogo. La colonna sonora è stata di nuovo affidata a Tom Holkenborg che, ha ammesso, ha riscritto tutta la partitura, spinto da una nuova carica ispiratrice. Qualcosa di simile era già successo per un film di Superman in passato. Stiamo parlando del Superman II di Richard Donner che, nella versione uscita al cinema, fu largamente rimaneggiato da Richard Lester che aveva concluso il film aggiungendo un tono comico che mal si sposava con l'epica ricercata di Donner. Solo nel 2006, la versione originale di Donner venne restaurata e distribuita dalla Warner Bros. Anche se la Snyder Cut del 2021 ha impiegato meno tempo a mostrarsi rispetto al Superman II di Donner, la storia produttiva dei due film rimane molto simile. Certo, Donner non aveva un mezzo potente come internet a fare da eco mediatico al progetto, ma il risultato è che ora Justice League è disponibile alla visione così come era stato concepito, con i suoi pregi e i suoi difetti, che esistono però non a causa di una rincorsa di successo, ma grazie alla firma di un regista. Avendo carta bianca per terminare la post-produzione di un film rimasto nel cassetto per quattro anni, ora solo Zack Snyder è il responsabile della sua creatura. Che piaccia o meno.
Perché è in 4:3?
Proprio alla luce del ripristino delle idee originali, la prima cosa che è saltata all'occhio quando abbiamo visto il primo trailer della Snyder Cut è stato il formato in 4:3, un rapporto strano e non comune, specialmente per dei blockbuster. Ben distante dal formato panoramico a cui siamo abituati, la scelta del formato verticale è una precisa scelta stilistica voluta da Snyder e dal direttore della fotografia Fabian Wagner che nel 2019 ammetteva di aver pianto durante la visione del film uscito al cinema a causa di tutti i cambiamenti. E in effetti, la versione uscita al cinema nel 2017 aveva tutta un'altra colorimetria e l'aspect ratio "croppato". Con un rapporto di 1.85:1, il formato anamorfico, la Justice League uscita al cinema prendeva solo una parte del fotogramma originale, riempiendo totalmente lo schermo e lasciando fuori dal quadro alcuni pezzi dell'inquadratura. Il film, infatti, è stato girato originariamente da Snyder e Wagner in pellicola e con l'idea di doverlo proiettare in formato IMAX che è uno schermo più immersivo che si sviluppa più in verticale che in orizzontale (stiamo semplificando molto, lo ammettiamo, ma è bene cercare di dare una spiegazione il più semplice e meno tecnica possibile). La Snyder Cut cerca di ripristinare questo rapporto verticale: la ripresa in IMAX è in un rapporto di 1.43:1 e viene riprodotta correttamente in un formato di 4:3 per mantenere inalterate le giuste proporzioni. Le bande a sinistra e a destra dello schermo non sono un errore e non tagliano nessuna zona di girato. Stiamo vedendo la pellicola in tutta la sua integrità (confrontando le stesse immagini dal film del 2017 con quello del 2021 si noterà come non solo la Snyder Cut non abbia alcun elemento eliminato, ma anzi, contenga ancora più informazioni) e ci viene restituita la giusta proporzione dell'immagine. Perché la scelta fotografica denota il linguaggio cinematografico, la scelta di un preciso rapporto d'immagine contribuisce alla composizione dell'inquadratura. Pensiamo a come il formato quadrato di Mommy di Xavier Dolan sia importante per il racconto. Nel caso della Snyder Cut, anche se in 4:3, possiamo notare un'inquadratura più barocca, dove la prospettiva e la profondità di campo sembrano addirittura maggiori rispetto a quanto visto al cinema. Una scelta sicuramente atipica, specialmente per un pubblico mainstream abituato a ben altro, ma che - ancora una volta - corrisponde alla fedeltà della visione originale del regista e, come tale, va rispettata. D'altronde, come per tutte le cose, è solo questione di abitudine. Gran parte della storia del cinema è in 4:3, cosa potranno mai essere 4 ore in più?
And Justice for All
Non più una creatura mitologica: la Snyder Cut esiste, è finita e si è mostrata in tutto il mondo il 18 marzo 2021. Nei giorni precedenti all'uscita, escono le prime recensioni da parte della critica, con un risultato sorprendente. Nonostante qualche voce fuori dal coro, il film piace. È un netto miglioramento rispetto alla versione del 2017, ma soprattutto la sensazione è quella di aver assistito a un gargantuesco spettacolo di supereroi. Le recensioni positive sono davvero positive, e il risultato è che su Rotten Tomatoes diventa (almeno al momento in cui scriviamo) il film meglio accolto nella carriera di Snyder. Sembra veramente il lieto fine di un'epopea troppo lunga, a tratti tragica, sicuramente infelice. La vittoria di Zack Snyder's Justice League non è solo relegata a un film che piace alla critica specializzata e al pubblico, ma un trionfo che lascia ben sperare al futuro dei blockbuster. Perché la vera grande dimostrazione di questo film è quella di aver aperto una porta che fino ad ora era rimasta chiusa dall'interno, scoprendo una vulnerabilità che il mondo delle major tende a nascondere. Era nato come un film la cui voce del suo autore, la sua firma, il suo stile, ciò che rende un film diretto da Zack Snyder, era soffocata.
Limitato a dover svolgere il compito come un mestierante qualsiasi e con l'obbligo di inseguire una moda cinematografica con tutti gli stilemi che non gli appartengono, Snyder non avrebbe mai potuto realizzare la sua visione e, cosa ancora più spiacevole, avrebbe messo il suo talento sotto il tappeto. In un'arte che è anche un'industria, non poter dimostrare il proprio modo di scrivere e dirigere un film, soffocato da modifiche da spuntare come una lista della spesa, significa mettere in gioco la propria carriera. Pensate a uno scrittore dallo stile riconoscibile che non può scrivere un romanzo come ha in mente, a un cantante che è costretto a cambiare genere contro la sua volontà, a un giocatore costretto a cambiare ruolo non per il bene della squadra ma solo per capriccio dell'allenatore, incapace di dimostrare il suo valore. Quando parliamo di cinema a grosso budget parliamo di prodotti che devono soddisfare certi obiettivi economici, ma non bisogna dimenticare che la settima arte è, per l'appunto, anche arte. La Snyder Cut è arrivata in un modo che non ha precedenti, spinta soprattutto dal basso e dall'insistenza dei fan, avendo pure la fortuna di una situazione in cui le piattaforme streaming neonate necessitano contenuti forti per poter aumentare le iscrizioni. Eppure non possiamo fare a meno di pensare che questa storia più che un lieto fine, abbia trovato finalmente giustizia. La dedica finale alla figlia Autumn è l'ultimo tassello emotivo che chiude una collana composta da tante piccole perle. La fine di un'odissea da parte di un uomo che, dopo un lungo e complesso viaggio, è finalmente a casa.