Conosciuta in gergo popolare come Snyder Cut, la Zack Snyder's Justice League è stata senza dubbio uno degli eventi cinematografici più sorprendenti del 2021. I perché sono da ricercare nella lunga battaglia dei fan per vedere finalmente distribuita la versione originale del crossover DC "rovinato" da Joss Whedon e da scelte produttive opinabili, che insieme hanno portato a una prematura e rovinosa caduta del regista di Avengers e a un repulisti generale dei piani alti DC Studios. Siamo nel 2017 e il DCEU è in piena crisi, il controllo degli executive sulla visione di Zack Snyder esercita una pressione troppo forte sul regista, che colpito anche da un grave lutto in famiglia decide di abbandonare le redini del progetto.
Da quel momento il film subisce una disastrosa manipolazione per rispondere a criteri tematici e stilistici più "ottimisti e divertiti", mettendo da parte complessità e toni dark di Snyder per qualcosa di profondamente commerciale, privo di firma e sbagliato. Il film è un disastro, lo studio crolla e i fan insorgono, riuscendo finalmente nel maggio del 2020, in piena pandemia, a convincere Warner Bros. a distribuire la director's cut dopo anni di lotta via social e milioni di ricondivisioni dell'ormai famoso hashtag #releasethesnydercut. Lo studio investe 70 milioni aggiuntivi, Snyder si mette al lavoro per finalizzare l'opera e il 18 marzo 2021 il film vede la luce, profondamente differente dalla versione di Whedon, dalla mastodontica durata di 4 ore e ricco di tutte le sensibilità snyderiane tanto care agli appassionati. Adesso la Zack Snyder's Justice League è disponibile in streaming fino al 10 agosto e in esclusiva su Infinity+, occasione che ci permette di tornare a parlare del cinecomic attraverso sei scene cult.
1. I titoli di testa
Già nel remake de L'alba dei morti viventi del 2004, al suo debutto alla regia, Zack Snyder esibiva con fierezza la sua esperienza in campo musicale come videomaker di artisti famosi, capace di unire le giuste immagini alle giuste canzoni o sonorità. In quell'occasione lo fece sfruttando The Man Comes Around di Johnny Cash, ma poi replicò nel 2009 con Watchmen e The Times They Are A-Changin' di Bob Dylan e ancora nel 2011 con Sucker Punch e una versione di Sweet Dreams (Are Made of This) interpretata da Emily Browning. Insomma, a Snyder piace partire col piede giusto anche senza sfruttare le opening credits (basti guardare all'inizio di 300), e infatti anche nella sua versione di Justice League parte con dei titoli di testa superlativi, che impostano da soli setting, tonalità e struttura del film, partendo dalla morte di Clark (Henry Cavill) in Batman v Superman, inoltrandosi nel risveglio delle Scatole Madri tra Atlantide e Themyscira e mostrando separatamente i membri del super gruppo. Tutta questione di montaggio ed epica dell'immagine, cose a cui Snyder ci ha abituato ormai da anni e che effettivamente mancavano nella manipolazione di Whedon. Qui la forma e la firma del regista pianificano nell'immediato il contenuto, per 7 minuti davvero meravigliosi.
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2. Steppenwolf contro le Amazzoni
Fondamentale nella visione di Snyder era mostrare sin da subito il vero e originale e più affascinante look cinematografico di Steppenwolf (Ciaran Hinds), che mentre nella versione di Whedon sembrava - come fatto notare da qualcuno - "un vecchio e scorbutico zio da evitare", qui è un cacciatore formidabile e inarrestabile, dal look predatorio e alieno ma soprattutto guerriero. Arriva a Themyscira per recuperare la prima Scatola Madre e ingaggia un combattimento serratissimo con l'intero popolo delle Amazzoni guidate dalla regina Ippolita (Connie Nielsen), forte di un senso di minaccia e apocalisse incombente e la determinazione delle themysciriane d'impedire al nemico di impossessarsi dell'arma. Snyder segue così lo spostamento della Scatola Madre e con essa muove e dirige lo scontro su più livelli, dall'interno del tempio in cui era custodita all'esterno, lasciando passare di mano l'artefatto e innescando uno scontro dopo l'altro. Bisogna solo accettare la costante presenza dei rallenty, tipici delle sensibilità cinematografiche snyderiane, ma c'è da dire che nessuno come lui, ad oggi, li usa in azione bene quanto lui.
3. La resurrezione di Superman
"Il futuro ha messo radici nel presente". Con una frase, Snyder e Chris Terrio sintetizzano l'effetto farfalla scatenato dall'embrione non ancora completo della Justice League con la decisione di provare a far risorgere Superman. Una sequenza, questa, molto più lunga, tesa e articolata di quella vista nella versione cinematografica curata da Whedon, soprattutto in relazione al nesso narrativo di causa-effetto che avrebbe collegato il ritorno dell'Uomo d'Acciaio al dominio di Darkseid (Ray Porter) sulla Terra. Il montaggio è snyderiano e la composizione punta a creare il dubbio in Cybor (Ray Fisher) poco prima dell'azione di Flash (Ezra Miller). Assistiamo a quella che sarebbe dovuta essere un'anticipazione della seconda parte del progetto, con l'arrivo del sovrano di Apokolips sulla Terra, il controllo di Superman e il suo successivo utilizzo come arma di distruzione di massa. È qui che c'è un assaggio più consistente di Darkseid all'opera, sul suo trono di pietra, mentre trucide gli atlantidei o distrugge le amazzoni. L'idea che la missione di resuscitare il supereroe più potente al mondo porti a innescare un meccanismo di distruzione dello stesso dà molto più spessore e importanza a una decisione già sofferta in partenza e qui cinematograficamente più valida e pregnante.
4. L'antica battaglia contro Darkseid
Qui è dove Zack Snyder ha mantenuto molte promesse fatte ai fan, costringendo Warner Bros. a investire tempo e denaro in delle riprese aggiuntive necessarie alla riuscita dell'intera sequenza. Il regista mette in campo una battaglia campale per impedire a Darkseid di trasformare la Terra in una nuova Apokolips mediante l'Equazione. Siamo migliaia di anni nel passato e umani, divinità, amazzoni, atlantidei e la Lanterna Verde protettrice del pianeta uniscono le forza nonostante le diffidenze per ricacciare tra le stelle il pericoloso invasore alieno. Vedere combattere fianco a fianco Zeus e Poseidone, la Lanterna Verde e Ares (David Thewlis) - divinità della guerra come Darkseid che infatti aggredisce e ferisce quasi mortalmente il nemico da solo - restituisce quel senso di epica e grandezza che mancava al breve e tagliuzzato racconto visto nella versione precedente. La regia presenta inoltre le tipiche vibrazioni action a' la snyder e alcuni momenti immortalano inquadrature e faccia a faccia che sembrano usciti da un quadro di Francisco Goya o Gustave Doré, quest'ultimo già citato espressamente dall'autore in Batman v Superman: Dawn of Justice con il meraviglioso dipinto La caduta degli angeli ribelli.
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5. Black Superman
L'intera battaglia finale secondo la visione snyderiana meriterebbe menzione a sé, in particolare se paragonata a quella mostrata al cinema nel 2017, specie in termini contenutistici, se pensiamo ad esempio al ruolo fondamentale e decifrabile di Flash o al compito di Cyborg e alla manipolazione del suo dramma nell'economia del racconto. Quando però il regista decide di sguinzagliare l'ormai risorto Uomo d'Acciaio con la sua nuova Black Suit, non ce n'é per nessuno. Si frappone tra Cyborg e Steppenwolf bloccando l'ascia di quest'ultimo e sussurrando: "Non sono impressionato". Dopodiché la congela, si innalza dal suolo con l'intenzione di fare male e scaglia via il nemico con un calcio micidiale. Vediamo per la prima volta Steppnewolf in seria difficoltà mentre iniziano a contrattaccare anche Wonder Woman (Gal Gadot) e Aquaman (Jason Momoa), finché il villain non torna nel mirino di Superman che inizia a sferrargli dei pugni adamantini, tenendolo a terra. Tutto sembra andare in malora quando Cyborg non riesce a fermare l'Unità, ma l'intervento di Barry sistema le cose e uno Steppenwolf ormai svestito della sua armatura si ritrova a un passo dal tirannico nipote che osserva la scena da un portale aperto su Apokolips. Al che il tridente di Aquaman lo trafigge, la forza di Superman lo scaglia verso il portale e la spada di Wonder Woman lo decapita, restituendo lo zio a brandelli a Darkseid. Una sequenza a dir poco avvincente e sensazionale.
6. L'incubo di Batman
Il piccolo frammento visto in Batman v Superman dell'incubo del Cavaliere Oscuro diventa nella Zack Snyder's Justice League un ulteriore assaggio di ciò che sarebbe potuto essere ma che purtroppo non sarà, né ora né mai (?). In una Terra ormai conquistata da Darkseid e da un Superman in preda alla rabbia per la morte di Lois Lane, un gruppo di supereroi e supercattivi sopravvissuti composto da Batman, Cyborg, Flash, Deathstroke (Joe Manganiello) e Mera (Amber Heard), discute del migliore piano d'azione per ribaltare la situazione e riconquistare il pianeta. In contesto, il regista sceglie un taglio di ripresa molto arty, con dei close up assai caricati, una messa a fuoco volutamente ballerina e un focus sul tema della perdita e del dolore impostato su di un faccia a faccia abbastanza acceso tra Batman e il Joker (Jared Leto), che scopriamo essere anche lui un superstite. Snyder tenta di condensare in cinque minuti ciò che la nemesi del Cavaliere Oscuro rappresenta nel suo mondo, non senza evitare cliché e non senza scontatezze, ma il cuore messo da Jared Leto in questo breve ritorno, con tanto di nuovo e squinternato look, vale da solo l'intera sequenza, che arricchisce e amplia in ogni caso lo spettro del possibile nell'universo DC pensato dall'autore, rivelandosi un piccolo spiraglio su di un futuro che non per forza di cose sarebbe dovuto accadere e che resta comunque unico e affascinante.