X-Men: Dark Phoenix, la recensione: Se le protagoniste sono le X-Women

La recensione di X-Men: Dark Phoenix: il film conclusivo della saga vive della presenza di Sophie Turner e Jessica Chastain e di un senso di tragedia imminente.

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X-Men: Dark Phoenix, un primo piano di Sophie Turner

In questa recensione di X-Men: Dark Phoenix vi spiegheremo come il nuovo film dedicato agli X-men sia un capitolo a tratti molto emozionante, anche se interlocutorio, nella saga. "Siamo sempre noi donne a salvare gli uomini. Dovremmo chiamarci X-Women". È una battuta che pronuncia Raven, cioè Jennifer Lawrence, in una delle prime scene di X-Men: Dark Phoenix, settimo film della saga dei mutanti più famosi del mondo dei fumetti (al netto dei tre film dedicati a Wolverine), in uscita il 6 giugno. È una battuta che ci vuole dire due cose. Primo: siamo nella Hollywood post Weinstein, siamo nell'era del #metoo, e anche i film di supereroi vogliono parlare a un pubblico femminile, come avevamo visto in Captain Marvel e in una scena di Avengers: Endgame. Secondo: sarà un film tutto al femminile, in cui i personaggi più importanti sono due donne: Jean Grey, che nella trilogia di Bryan Singer avevamo conosciuto con il volto di Fammke Janssen, e che qui è interpretata da Sophie Turner e Jessica Chastain, che non è altro che la sembianza umana di una pericolosa creatura aliena che, guarda un po', vuole conquistare il mondo.

La trama: vi presento Jean Grey

La trama di X-Men: Dark Phoenix si apre nel 1975. Jean Grey è solo una bambina. Sta viaggiando in macchina con i genitori, e vorrebbe ascoltare una musica diversa da quella che scelgono loro. Prova a cambiare stazione col pensiero. E poi, mentre tra se e se chiede "silenzio", finisce per causare un incidente in cui i genitori perdono la vita. Così viene scelta e adottata dal professor Xavier, che la porta nella sua scuola per persone "speciali". Con uno stacco arriviamo nel 1992, quando Jean, ormai adulta (Sophie Turner), partecipa, insieme agli altri X-Men, a un'operazione di salvataggio nello spazio. Verrà colpita da un'esplosione: rimarrà illesa, anzi in ottima salute. Ma, al ritorno sulla Terra, non sarà più la stessa...

X-Men: Dark Phoenix: Parlano Sophie Turner e Jessica Chastain, le X-Women

Sophie Turner e Jessica Chastain, le X-Women

X-Men: Dark Phoenix, Jessica Chastain in una foto del film
X-Men: Dark Phoenix, Jessica Chastain in una foto del film

Per parlarvi di X-Men: Dark Phoenix, è impossibile non partire da lei, da quella Sophie Turner che ha appena chiuso l'esperienza dell'amatissima serie tv Il trono di spade, per entrare alla grande nel mondo del cinema. Nel ruolo di Jean Grey, l'attrice inglese è magnetica, potente. I capelli rossi, gli occhi verdi affusolati e taglienti, ripresa spessissimo in primo piano, Sophie Turner buca lo schermo, ipnotizza, cattura lo spettatore al primo sguardo e lo porta con sé nella storia. La sua presenza scenica non è solo il volto, uno dei più belli visti ultimamente sul grande schermo, ma anche un fisico atletico, statuario. Perfetto per una superoina. Jessica Chastain è qui in un ruolo inedito: i capelli biondi, lo sguardo freddo, il look misurato. Potremmo dire quasi l'algida bionda hitchcockiana, se non fosse che siamo in un genere completamente diverso, e manca completamente la componente della sessualità: quelle femminili e umane sono solo le sembianze di un alieno.

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X-Men: Dark Phoenix, un primo piano di Sophie Turner

Suspense e morte

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X-Men: Dark Phoenix, Sophie Turner è Jean Grey, in balia dell'onda cosmica di energia

Se Sophie Turner e Jessica Chastain da sole varrebbero il prezzo del biglietto (e non è un modo di dire), e il vecchio cast (James McAvoy nei panni di Xavier, Michael Fassbender in quelli di Magneto, Jennifer Lawrence nei panni di Raven, alias Mystica) va ormai a memoria, X-Men: Dark Phoenix stupisce, nella sua prima parte, per la tensione e la suspense che riesce ad accumulare in alcune scene (vedi il salvataggio nello spazio, con la deadline a 30 secondi, o il combattimento fuori della casa natia di Jean) e, soprattutto, per il senso di morte e di costante pericolo che accompagna tutto il film. Che sia nato così, o che sia cambiato in corsa, X-Men: Dark Phoenix è il capitolo conclusivo della saga. E, in questo senso, come se fossimo ne Il trono di spade, qualsiasi personaggio può morire da un momento all'altro.

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X-Men: Dark Phoenix, Michael Fassbender, Nicholas Hoult e Alexandra Shipp in una scena

Ma perché parliamo di capitolo conclusivo? In teoria la seconda trilogia, quella iniziata con X-Men: l'inizio nel 2011, si era conclusa con il poco riuscito X-Men: Apocalisse. Il quarto capitolo è stato fortemente voluto da Simon Kinberg, sceneggiatore e produttore dei film precedenti, che qui figura anche come regista. Ispirato alla serie La Fenice Nera, dedicata a Jean Grey (con una serie di avvenimenti che accadono anche in X-Men: Conflitto Finale, terzo episodio della trilogia originale) in teoria avrebbe potuto essere il primo capitolo di una nuova trilogia. L'acquisizione della 20th Century Fox da parte della Disney ha ovviamente bloccato ogni progetto, e aperto il mondo degli X-Men al Marvel Cinematic Universe, cioè agli Avengers e tutto quello che ne consegue. Ecco allora che Dark Phoenix diventa un film che, seppur interlocutorio per certi aspetti, e aperto per altri, si trova ad essere il capitolo finale del franchise così come lo avevamo vissuto fino ad oggi. Domani sarà tutto diverso.

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X-Men: Dark Phoenix

Quel senso di precarietà

Non è detto che alcuni di questi attori, anche a distanza di tempo, non rimangano i volti dei loro personaggi nell'universo (Marvel) prossimo venturo. Sarebbe un peccato non ritrovare Sophie Turner ancora in questi panni. Ma, in quanto capitolo finale, com'è X-Men: Dark Phoenix? È un film più duro, drammatico, tragico dei precedenti, girato in modo più grezzo, viscerale. Con molta macchina a mano che, per stessa ammissione del regista, trasmette un senso di precarietà maggiore. Una precarietà che vivono tutti i personaggi e che viviamo anche noi. Intenso e teso nella prima parte, nella seconda, con lo scontro finale, finisce per rientrare nei canoni del film d'azione, e in questo senso non spicca sugli altri della serie.

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La continuità? Non è qui

X Men Dark Phoenix Cyclops Beast Professor X
X-Men: Dark Phoenix

E poi, non cercate la continuità.X-Men: Giorni di un futuro passato, con il viaggio a ritroso nel tempo, aveva modificato il futuro. E allora non dovete pensare a X-Men: Dark Phoenix come a un film che porti ai fatti della trilogia iniziata da Singer con X-Men. Quello che accade qui non deve necessariamente confluire in quella storia, e infatti molte cose contraddicono la trilogia originale. Che sia un bene o meno non lo sappiamo, perché da un lato restiamo sorpresi da alcuni fatti, dall'altro, abituati come siamo a saghe che sono ormai fatte di film connessi alla perfezione, tutto questo ci lascia un po' perplessi. In ogni caso godetevi questo film, e salutate con amore gli X-Men. Domani è un altro giorno. Domani sarà un altro Universo.

Conclusioni

Dalla recensione di X-Men: Dark Phoenix esce il ritratto di un film più duro, drammatico, tragico dei precedenti, girato in modo più grezzo e viscerale. Intenso e teso nella prima parte, nella seconda, con lo scontro finale, finisce per rientrare nei canoni del film d’azione, e in questo senso non spicca sugli altri della serie.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.3/5

Perché ci piace

  • Sophie Turner è magnetica, potente, buca lo schermo.
  • Il film stupisce, nella prima parte, per la tensione e la suspense e per il senso di morte.
  • La macchina a mano dà un senso di precarietà a storia e personaggi.

Cosa non va

  • Nella seconda parte il film rientra nei canoni del film d’azione, e non spicca sugli altri della serie.
  • Molte cose contraddicono la trilogia originale trilogia iniziata da Bryan Singer, di cui questo film dovrebbe essere un prequel.