La fenice è una figura mitica, un volatile in grado di rinascere dalle proprie ceneri, sorgendo a nuova vita. Ed è da questa figura che prende il nome X-Men: Dark Phoenix, in uscita in Italia il 6 giugno, film che introduce la Fenice Nera, alias Jean Grey, il personaggio che nella trilogia originale di Bryan Singer avevamo conosciuto con le fattezze di Famke Jannsen. Qui la Fenice Nera è Sophie Turner, che con questo film entra in grande stile nel mondo del cinema, dopo essere stata tra i protagonisti della serie cult Il Trono di Spade. È una presenza magnetica, potente, capace di ipnotizzare lo spettatore con il suo sguardo. L'altra faccia della medaglia è un'altra donna bellissima, Jessica Chastain, qui in versione bionda, in un ruolo in cui, lei che è sempre stata piena di passione sul grande schermo, è fredda e distante. Aliena, potremmo dire...
È naturale che siano loro a catturare l'attenzione nel film, nonostante un cast all star dove ci sono gran parte dei (nuovi) personaggi storici di X-Men, interpretati dagli attori del nuovo ciclo, quelli che abbiamo imparato a conoscere a partire da X-Men: l'inizio. Nella conferenza stampa, che abbiamo seguito in collegamento da Londra, c'erano anche loro, i "duellanti" Xavier e Magneto, cioè James McAvoy e Michael Fassbender, e il regista Simon Kinberg. Ecco che cosa abbiamo scoperto nella nostra intervista al cast.
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Sophie Turner e Jessica Chastain, le X-Women...
Una battuta, all'inizio del film, della Raven di Jennifer Lawrence, dice "Siamo sempre noi donne a salvare gli uomini. Dovemmo chiamarci X-Women", annunciando così un film molto al femminile. E allora è naturale iniziare da loro, dalle donne della compagnia, e chiedere del loro ruolo e del nuovo corso di Hollywood che, vedi anche altri universi cinematici, sta dando al cinema d'azione e dei supereroi personaggi femminili sempre più importanti. "Io non credo di essere quella che è venuta fuori dalla cucina" scherza Sophie Turner. "È bello essere parte di un film di questo tipo, dove Jean Grey non solo è in prima linea come la mutante più potente, non solo è la protagonista, ma anche l'antagonista, è un essere umano a tutto tondo con tutti i suoi difetti. È una rappresentazione di quello che è una donna oggi. È fantastico che ci siano questi personaggi femminili, come il mio e quello di Jessica Chastain, che sembrano dare una potere all'altra".
"Io non do il merito a Hollywood per questo nuovo corso" taglia corto Jessica Chastain. "Avrebbero potuto farlo già tanto tempo fa. Il merito è del pubblico, film come Captain Marvel, o anche Black Panther, sono merito del pubblico che ha fatto capire cosa voleva vedere. Nei media c'è stato a lungo lo stereotipo delle donne che sono state rappresentate come caramelline zuccherose. Qui vediamo finalmente il lato oscuro delle donne: spero che tante persone si identifichino in questo, viste le tante marce per i diritti delle donne che vediamo in tutto il mondo".
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Gli X-Men e l'autorità
Che Jessica Chastain non dica queste cose sull'onda del momento, ma che le abbia sempre pensate, è chiaro quando risponde a una domanda sul rapporto con l'autorità, tema chiave di questo film come di tutta la saga degli X-Men. "Al college incontrai il rettore e gli chiesi perché accettassero più uomini che donne nei corsi. Le parti erano già scritte, mi disse. Così gli chiesi come avesse pianificato di rimediare a questa ingiustizia".
"Per tutti arriva una fase della propria vita in cui ci si rende conto che i genitori non hanno tutte le ragioni" spiega Sophie Turner pensando a un altro tipo di autorità. "Tutti quanti hanno un momento in cui si rendono conto che non sono più bambini, e quindi esprimono le loro opinioni". "Il bambino mette in dubbio il genitore, non perché questi abbia torto, ma perché è nel nostro DNA" interviene James McAvoy. "Non credo che tutta l'autorità sia negativa" argomenta Michael Fassbender. "Come specie siamo fatti per ribellarci all'autorità. Lo scenario peggiore in assoluto è quando l'ignoranza si sposa all'autorità".
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Michael Fassbender: questo clima di divisione fa paura
È proprio a Michael Fassbender, che nella saga è il volto di Magneto, che toccano le riflessioni più importanti, quelle sull'epoca che stiamo vivendo. Se il termine non fosse ormai appannaggio di un'altra saga, diremmo che in X-Men: Dark Phoenix c'è un senso di ineluttabile, un pessimismo per il nostro futuro. "Credo di essere preoccupato come tutti gli altri in questa stanza" riflette l'attore inglese. "Dovremmo sempre ricordarci che X-Men è stato scritto nell'era dei diritti civili e il fatto che la mutante più potente sia una donna lo dimostra. I personaggi del film si sentono dei fuori posto, degli emarginati, non inclusi nella società: è qualcosa che nel mondo c'è sempre stata. Oggi abbiamo un atteggiamento tribale, continuiamo a tornare a questo tribalismo. Credo che questo succeda quando le persone attraversano momenti difficili, quando diventa più difficile trovare da mangiare per la propria famiglia, pagare le bollette. Così si tende a dare la colpa agli altri. Questo crea un sentimento di divisione ed è qualcosa che fa paura".
James McAvoy: Il mio Xavier mente a se stesso per il suo ego
Uno dei temi del film è l'inganno, quelle bugie che si dicono per preservare una persona, ma che possono finire per danneggiarla. "A volte è necessario dire delle bugie, anche se non credo sia una cosa positiva" riflette James McAvoy, che nel film è il Professor Xavier, colui che inganna Jean per proteggerla. "Credo che a volte dire bugie vada bene: se uno ha un pessimo aspetto la mattina, non gli dici 'che faccia stanca che hai...' In larga misura cerco di evitarlo, cerco di dire bugie solamente quando è veramente necessario". McAvoy chiarisce anche un aspetto importante del suo personaggio. "Xavier dice anche bugie a se stesso, lo fa per il suo ego" spiega. "Cerca sempre di trovare il bene in tutti, anche in Jean, perché se non trovasse del bene in lei, lui si troverebbe in torto, dovrebbe ammettere di aver sbagliato".
Simon Kinberg: Dark Phoenix è l'apice della saga
Alla regia c'è Simon Kinberg, uno di famiglia, visto che è stato sceneggiatore e produttore dei capitoli precedenti. "Amo questi personaggi, sono cresciuto leggendo i fumetti" ci racconta. "Fare questa regia è stato qualcosa di organico, ho avuto la sensazione di lavorare con la mia famiglia. Mi sono sentito sostenuto, al sicuro, mi sono divertito anche se l'impegno è stato diverso. È un film molto più realistico, drammatico, duro. Mettendo i piedi per terra abbiamo sfruttato quelli che sono i punti di forza della saga. Ho avuto la fortuna di guardare questi attori, di osservarli, quasi in adorazione, per la maggior parte del tempo". "Ho affrontato questo film come l'apice della narrazione che abbiamo iniziato con X-Men: l'inizio. È qui che la famiglia viene messa alla prova. La maggior parte delle famiglie devono affrontare un trauma. I protagonisti diventano estranei e poi tornano insieme perché sono stati emarginati dalla società. Questo è forse il film più iconico e più complesso della saga". Il film è ambientato nel 1992 ma, a differenza di Captain Marvel, non ci sono i Nirvana ed altri ammiccamenti a quell'era. "Anche se siamo nel 1992 non volevo che il periodo fosse un personaggio e che fosse fonte di distrazione" risponde il regista. "Volevo concentrarmi sui personaggi. È uno stile un po' più grezzo degli altri X-Men che erano più formali. Quasi sempre ho usato la camera a spalla, negli altri non era stata usata quasi mai, e questo esprime l'instabilità, che è quello che provano i personaggi".
X-Men: e ora?
Forse pensato per avviare una nuova trilogia, X-Men: Dark Phoenix probabilmente sarà la fine degli X-Men come li abbiamo visti fino ad oggi, visto che l'acquisizione della 20Th Century Fox da parte della Disney apre nuovi scenari e nuovi "universi". "Ho lavorato da 15 anni a questi film, e per la prima volta non ho pensato a quello che potrebbe essere il film successivo" ci confessa Kinberg. "Oggi sono immerso nel presente, parlo di questo film che è stato la mia vita per gli ultimi tre anni. Che mi porta indietro a quando ero bambino ed ero affascinato da questi fumetti". Domani è un altro giorno. E, probabilmente, un altro universo.