Whitney: Una Voce Diventata Leggenda, la recensione: Grandi canzoni… ma perché non farne un musical?

La recensione di Whitney: Una Voce Diventata Leggenda: il film, al cinema dal 22 dicembre, è interessante per l'ammirazione che abbiamo per Whitney Houston, e per l'attrice che è stata scelta per interpretarla, Naomi Ackie; ma sorvola su troppe cose per essere un biopic soddisfacente.

Whitney: Una Voce Diventata Leggenda, la recensione: Grandi canzoni… ma perché non farne un musical?

The Greatest Love Of All è la prima canzone di Whitney Houston che chi scrive ha ascoltato. È una canzone che parte piano, in modo molto dolce, sommesso. Ma a un certo punto la voce di Whitney si alza ed esplode in tutta la sua potenza. Lascia a bocca aperta. È la stessa sensazione che nel film Whitney: Una Voce Diventata Leggenda, in uscita al cinema il 22 dicembre, ha il boss dell'Arista - della casa discografica - che in una delle prime scene del film si trova in un piccolo locale dove è venuto proprio per vederla. La voce di Whitney Houston faceva su tutti questo effetto, che si amasse o meno quel tipo di musica: stupore e ammirazione. La recensione di Whitney: Una Voce Diventata Leggenda non può che partire da qui, da quell'effetto che, su tutti, aveva quella voce. L'ammirazione per l'Artista, e per l'attrice che è stata scelta per interpretarla, Naomi Ackie, ci sono e valgono gran parte del film. Che però ci pare davvero sorvolare su troppi fatti per non sembrare fin troppo edulcorato, anche al di là degli standard di biopic musicali alla Bohemian Rhapsody.

The Greatest Love Of All: inizia la carriera di Whitney Houston

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Whitney: Una Voce Diventata Leggenda, un primo piano di Naomi Ackie

Whitney (Naomi Ackie) ha una voce speciale e ama cantare. Per il momento si esibisce come corista negli spettacoli della madre. Ma, una sera, questa confessa di essere senza voce. L'inizio del concerto, allora, tocca alla giovane Whitney. Canta The Greatest Love Of All. E lascia tutti ammirati per la sua voce. Anche il boss della Arista (Stanley Tucci) che è venuto apposta nel piccolo locale per sentirla cantare. Il giorno dopo Whitney è già nel suo ufficio per firmare un contratto discografico. Whitney non scrive le canzoni, ma le piacciono le grandi canzoni, quelle montagne alte da scalare che permettono di mettere in mostra la sua voce. Scelti i pezzi giusti, il successo sarà immediato. Arriveranno poi il cinema (Guardia del corpo, con Kevin Costner) e l'amore, con il cantante Bobby Brown. E anche i problemi.

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Naomi Ackie ha la voce, la bellezza e la fisicità

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Naomi Ackie in una scena del film

Inizia bene, molto bene, Whitney: Una Voce Diventata Leggenda. Perché, prima di tutto, sceglie l'attrice giusta: Naomi Ackie ha la voce, la bellezza - anche se i tratti del volto sono meno gentili di quelli di Whitney Houston - e la fisicità. È in parte, è credibile. È in grado di farci arrivare l'emozione delle grandi canzoni di Whitney. L'impatto del film sta tutto qui: le canzoni famose della Houston sono tantissime, e sentirle tutte insieme fa il suo effetto. Anche se alcune sono davvero un po' buttate lì, schiacciate tra una scena e l'altra da un montaggio che usa molte ellissi e garantisce un buon ritmo al film, almeno nella prima parte, ma finisce per non rendere giustizia ad alcuni pezzi in nome di una storia che deve andare avanti. Le greatest hits della cantante americana sono soprattutto nella prima fase della carriera, quindi ci sta che vengano menzionate un po' di fretta. Le perfette ricostruzioni dei videoclip e dei momenti chiave, come l'apparizione al Super Bowl, in tuta da ginnastica bianca, fanno parte del gioco, e creano l'atmosfera giusta.

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Naomi Ackie in una foto

Un film che abbiamo trovato interessante, almeno all'inizio

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Naomi Ackie e Nafessa Williams in una scena del film

Whitney: Una Voce Diventata Leggenda è un film che abbiamo trovato interessante, almeno all'inizio. E non solo perché permette di ascoltare, o riascoltare, la musica della cantante. Ma anche perché negli anni Ottanta e Novanta, in Italia, dove arrivava qualsiasi notizia su Madonna e Michael Jackson, la vita privata di Whitney Houston non sembrava interessare davvero a qualcuno. Almeno per quello che accadeva prima del matrimonio con Bobby Brown. Forse perché aveva intorno a sé quell'alone da brava ragazza, come viene fatto notare nel film, quando dice che non sarebbe più voluta essere solo quello. Per cui di lei non sapevamo molto: non sapevamo della sua omosessualità, e della relazione con Robin, amica, amante, assistente. Una relazione che si prende il suo spazio nella prima parte del film, per poi venire liquidata un po' frettolosamente, quando Whitney comincia a frequentare degli uomini e, come sapete, a sposarne uno.

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Il film sorvola su troppe cose della vita di Whitney Houston

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Naomi Ackie in un'immagine

E così, man mano che il film va avanti, si ha sempre più l'impressione che il film sorvoli su tante, troppe cose della vita di Whitney Houston. Dal momento in cui inizia la relazione con Bobby Brown, ci si aspetta che il film racconti l'inferno vissuto dalla Houston, fatto di violenze domestiche e abuso di droghe. Il film fa intuire tutto questo, ma sceglie di non mostrare, di non raccontare davvero cosa accadde. I problemi con il marito sembrano limitarsi a dei tradimenti, alle spese con la carta di credito, a qualche litigio, e così via, mentre quello che accadeva era molto più grave. E lo stesso accade con i problemi di tossicodipendenza, che intuiamo ma non vediamo mai davvero, e mai nella loro gravità. È probabile che film come questi vengano approvati dagli eredi, che non si voglia sporcare l'immagine e il ricordo di un'artista, che non si voglia demolire il mito. Che si voglia costruire un film per tutti. Non vogliamo dire che Whitney dovesse essere un film come Blonde. Ma se si decide di raccontare una storia, in qualche modo bisognerebbe raccontarne le luci e le ombre.

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Naomi Ackie in una scena

Il film, nell'ultima parte, si spegne

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Naomi Ackie e Stanley Tucci in una scena del film

E così il film, nell'ultima parte, quando dovrebbe diventare drammatico, conflittuale, commovente, in qualche modo si spegne. Perché racconta una carriera che in qualche modo si ferma e riparte, ma, scegliendo di non mostrare certe cose, non ne spiega il perché. E si comincia a provare la sensazione di non stare assistendo alla vera storia, e in qualche modo si esce dal film. Quello che accade in Whitney: Una Voce Diventata Leggenda è esattamente il contrario di quello che fanno le canzoni della Houston: partito veloce e ritmato, rallenta, si spegne. Mentre i pezzi della star americana iniziavano piano e poi esplodevano.

Whitney per molti non faceva musica abbastanza "nera"

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Naomi Ackie in una sequenza

A proposito di musica, Whitney: Una Voce Diventata Leggenda ci racconta un'altra cosa che non avevamo davvero capito in quegli anni. E cioè che, una volta arrivata all'apice della carriera, l'Artista fu attaccata, anche abbastanza duramente. La sua colpa sarebbe stata quella di non fare una musica abbastanza "nera", e di essersi in qualche modo "venduta" per fare una musica che piacesse anche ai bianchi. La chiamavano "Oreo", come quei biscotti neri fuori, ma con la crema bianca dentro. Il film, a questo proposito, spiega bene una cosa: Whitney Houston non scriveva i suoi pezzi. Una grossa parte del lavoro, suo e dei discografici, stava nel trovare la canzone giusta. Nelle prime scene del film vediamo inserire e togliere decine e decine di cassette. La difficoltà maggiore sembrava quella di trovare i pezzi ritmati, perché le ballate ce n'erano tante, ma non era facile trovare pezzi ballabili che non fossero banali. Le hits dance di Whitney Houston, in effetti, sono meno dei brani lenti. La ricerca che ha portato a How Will I Know e I Wanna Dance With Somebody dimostra tutto questo. Ma il fatto che la cantante scegliesse brani scritti da alti ha fatto sì che il suo stile fosse forse meno definito.

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Naomi Ackie in un momento del film

Perché non fare un musical?

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Whitney - Una voce diventata leggenda: Stanley Tucci in una scena del film

Per concludere la recensione di Whitney: Una Voce Diventata Leggenda facciamo un'ultima riflessione. Il film potrebbe essere distribuito anche in versione karaoke o singalong, tanto vi verrà spesso la voglia di cantare le sue canzoni (senza i suoi risultati, certo...). Ma se in un biopic si sceglie di non toccare certi tasti per mantenere una certa immagine di un artista e glorificare prima di tutto la sua musica, ci chiediamo: perché non fare direttamente un musical? Un film di questo tipo permetterebbe agli sceneggiatori di non doversi per forza attenere ai fatti, e di avere una libertà maggiore di creare la storia e l'atmosfera che credono più adatte. E di costruire la trama e le scene proprio attorno a delle grandi canzoni. È stato già fatto, e il risultato è stato anche abbastanza buono. Il modello non è Mamma Mia!, che utilizza le canzoni degli Abba per sostenere un canovaccio che con loro c'entra poco. Ma è piuttosto Across the Universe, che usava le canzoni dei Beatles non per raccontare la loro storia, ma il mondo in cui erano vissuti. E può essere Dreamgirls, che raccontava Diana Ross e le Supremes (senza nominarle, e con una musica originale scritta apposta). In questo caso una struttura di questo tipo, ma con le canzoni dell'Artista, potrebbe davvero rendere tutti soddisfatti.

Conclusioni

Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Whitney: Una Voce Diventata Leggenda, si tratta di un film che si segue per l'ammirazione per l'artista, e per l'attrice che la interpreta, Naomi Ackie. Ma è un film che sorvola su troppi fatti per non sembrare fin troppo edulcorato, anche al di là degli standard di biopic musicali alla Bohemian Rhapsody.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Le canzoni di Whitney Houston, che sono tante, belle e immortali.
  • L'interpretazione di Naomi Ackie, che ha il volto, la voce e la fisicità giuste.
  • La ricostruzione dei videoclip e dei momenti chiave è perfetta.

Cosa non va

  • Il film sorvola su troppi aspetti della vita dell'artista, diventando edulcorato.
  • Finisce così per raccontare una carriera che si ferma, senza farne vedere i motivi.
  • E così facendo, nell'ultima parte, perde ritmo e si spegne.