Freddie Mercury e le star della musica al cinema: rievocarli è difficile

Rami Malek è Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody: rievocare una star della musica in un film non è mai facile; ecco altre 5 interpretazioni altrettanto difficili

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Bohemian Rhapsody: Rami Malek in un'immagine del film

"Quando mi hanno scritturato ho pensato: questo potrebbe essere il ruolo che definirà la mia carriera". Parole di Rami Malek, la star di Mr. Robot scelta per dare corpo e volto a una delle più grandi icone pop del ventesimo secolo, Freddie Mercury. Il 23 ottobre si è svolta l'anteprima di Bohemian Rhapsody nel catino della Wembley Arena, di fronte al Wembley Stadium, dove i Queen si esibirono nello storico Live Aid del 1985 davanti a 72.000 persone. La lavorazione del film che prende il titolo da un memorabile singolo della band britannica incluso nell'album A Night at the Opera, è stata a dir poco travagliata. Dopo l'annuncio di Brian May, che nel 2010 svelò l'esistenza di un progetto cinematografico legato ai Queen, con lo script affidato a Peter Morgan e il ruolo di Mercury assegnato a Sacha Baron Cohen, la produzione si arena più volte.

Nel novembre 2016 la regia passa a Bryan Singer e il ruolo principale a Rami Malek.Bohemian Rhapsody si occuperà dei primi quindici anni di carriera dei Queen, dalla formazione del gruppo nel 1970 al Live Aid del 1985. Al centro dell'attenzione sarà inevitabilmente la performance di Malek nei panni di Freddie Mercury, leggenda musicale, frontman dal talento cristallino e persona carismatica, amata in tutto il mondo. Riuscire a offrire un'interpretazione convincente quando si tratta di portare sul grande schermo figure idolatrate, circondate da una sorta di alone di sacralità per i fan che ne hanno seguito in maniera ossessiva le gesta, è sempre un'impresa piuttosto ardua.

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Bohemian Rhapsody: Rami Malek in una foto del film
Bohemian Rhapsody: Rami Malek in una foto del film

Freddie Mercury è solo l'ultima icona pop musicale che il cinema ha deciso di raccontare sul grande schermo, affascinato dall'evoluzione dalle vite di artisti che hanno lasciato un segno alle volte imprescindibile nella storia della musica. In questo articolo vi proponiamo cinque film biografici e cinque intense interpretazioni che hanno accompagnato lo spettatore alla scoperta di alcune iconiche star della musica.

1. Charlie Parker in Bird, 1988

Forest Whitaker in una scena del film Bird
Forest Whitaker in una scena del film Bird

Clint Eastwood alla fine degli anni '80 debutta alla regia di un biopic scegliendo di raccontare la storia di una delle due figure chiave del jazz moderno e del cosiddetto be-bop, insieme a Dizzy Gillespie: Charlie Parker. In Bird il protagonista è magnificamente interpretato da Forest Whitaker, impressionante per il talento con cui modella la fisicità e il tormento interiore di un monumento della musica jazz, scomparso prematuramente all'età di 34 anni per le conseguenze degli eccessi di una vita alquanto dissoluta. Grazie alla cupa fotografia di Jack N. Green e alla scelta di Eastwood di raccontare l'ascesa e il declino di Parker attraverso una narrazione non lineare, il film assume i contorni di un melodico e malinconico affresco sulla genialità autodistruttiva di Charlie Parker. Soprannominato Bird - appellativo sul quale ci sono versioni discordanti - l'autore di brani standard come Ko Ko e Ornithology trova degna rappresentazione in questo lavoro di Eastwood, capace di aggiudicarsi un Oscar al miglior sonoro e un Golden Globe per la miglior regia.

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2. Johnny Cash in Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line, 2005

Reese Witherspoon e Joaquin Phoenix nella biopic musicale Walk the Line
Reese Witherspoon e Joaquin Phoenix nella biopic musicale Walk the Line

Ispirato a Cash: The Autobiography, scritta da The Man in Black insieme a Patrick Carr, il film di James Mangold, che potete rivedere su InfinityTV , offre un interessante ritratto di Johnny Cash, perfettamente interpretato da Joaquin Phoenix. Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line (traduzione infausta di Walk the Line, che riprende il titolo di una canzone dell'artista) è il convincente racconto dell'incontro di Cash con il rock and roll e del tormentato rapporto con June Carter (Reese Witherspoon, premiata con l'Oscar). Dall'infanzia in Arkansas ai palcoscenici di mezza America, Johnny Cash fu simbolo indiscusso della musica country, credente, attivista impegnato per i Nativi Americani e compassionevole nei confronti dei più bisognosi: "Indosso il nero per i poveri e gli oppressi" ripeteva. E il film di James Mangold ben rispecchia la figura di una delle figure più significative della musica statunitense del '900, diviso fra l'amore per il canto e la chitarra, fra la moglie June e i suoi fan, l'esperienza in prigione e il rapporto con gli artisti rock contemporanei. Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon si esibiscono nella reinterpretazione dei brani di Cash,e si rivelano i veri punti di forza del film.

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3. Ian Curtis dei Joy Division in Control, 2007

Sam Riley in una scena del film biografico Control
Sam Riley in una scena del film biografico Control

Innamorato della musica sin dagli anni '70, il fotografo olandese Anton Corbijn, famoso per i suoi ritratti di musicisti e attori e per i videoclip realizzati per le band di mezzo mondo, nel 2007 debutta alla regia cinematografica con un biopic sul frontman dei Joy Division, Ian Curtis. Un'esistenza breve e maledetta per Curtis, morto suicida a ventitré anni nel 1980, interpretato nel film da Sam Riley. La difficoltà nel trovare un equilibrio tra la musica, il successo e la vita privata segnano la giovane vita di Ian Curtis, e Anton Corbijn ne realizza un ritratto affascinante seppur poco originale nella costruzione narrativa. Ispirato al libro Così vicino, così lontano: la storia di Ian Curtis e dei Joy Division, scritto dalla vedova del cantante, Deborah Woodruff Curtis, Control è un racconto in bianco e nero della travagliata esistenza della band, che pubblicò solo due anni nella sua fugace ascesa. Il film venne presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2007.

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4. Bob Dylan in Io non sono qui, 2007)

Una delle più belle fusioni fra cinema e musica degli anni 2000, Io non sono qui è un anomalo biopic su Bob Dylan creato dal talento di Todd Haynes che sceglie di raccontare la storia di un'icona della musica del '900 attraverso un carosello di personaggi che ne frazionano la storia e le varie fasi della vita: dal piccolo fuggiasco Woody (Marcus Carl Franklin) alla star del cinema, Robbie (Heath Ledger), fino al cowboy Billy (Richard Gere) il pastore evangelico Jack-John, fino al poeta Arthur (Ben Wishaw) e in particolare Jude Quinn, meravigliosamente incarnato da Cate Blanchett, che segna la svolta elettrica di Dylan nel periodo compreso fra il 1965 e il 1966. Strepitoso affresco mutaforma di Todd Haynes, che amalgama alla perfezione l'artista e l'uomo, pubblico e privato, senza risparmiare la sua poetica e il suo stile. Modellandolo semplicemente, al cospetto di un artista grandioso. Strameritata Coppa Volpi alla miglior attrice per Cate Blanchett.

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I'm Not There: Cate Blanchett in una scena del film
I'm Not There: Cate Blanchett in una scena del film

5. Liberace in Dietro i candelabri, 2013)

Behind the Candelabra: Matt Damon e Michael Douglas in un'immagine del biopic dedicato a Liberace
Behind the Candelabra: Matt Damon e Michael Douglas in un'immagine del biopic dedicato a Liberace

Canto del cigno provvisorio di Steven Soderbergh al cinema, realizzato per il network televisivo HBO, Dietro i candelabri si rivela sorprendentemente qualcosa in più di un semplice biopic sulla star degli anni '50/'60, Liberace, uno dei musicisti più ricchi dell'epoca, icona gay e glamour dello showbiz americano. Michael Douglas si fonde completamente con il personaggio, regalando una performance sorprendente, al pari del co-protagonista, Matt Damon.Liberace e il giovane Scott diventano figure parallele, una più anziana e l'altra controparte giovane e manipolata, amata e amante, potente dualità che finisce per sovrapporre i due personaggi, legati da un sentimento sincero quanto contrastante. Michael Douglas premiato con il Golden Globe, così come il film. E Steven Soderbergh abbandona i propositi di ritiro, confezionando un prodotto kitsch ma pienamente in linea con lo spirito del personaggio e del contesto nel quale il film è ambientato.