Guardata, commentata, criticata, amata, odiata, sicuramente chiacchieratissima: Chiara Ferragni, da questa settimana al centro del film documentario Chiara Ferragni - Unposted - è una delle influencer più amate e seguite al mondo, il suo profilo Instagram ha superato i 17 milioni di followers e le aziende fanno a gara per averla come testimonial. Da quando ha fondato il suo blog, The Blonde Salad, nel 2009, ha letteralmente costruito un impero dal fatturato milionario, mettendo su una squadra che la segue 24h su 24h e lavora costantemente a come raccontare, dall'angolazione migliore, la sua vita apparentemente perfetta.
Una figura come quella di Chiara Ferragni, milionaria a 20 anni, alta, magra e bionda, diventata caso di studio ad Harvard, e ora anche con una famiglia da copertina - composta dal cantante Fedez, che le ha fatto una proposta di matrimonio da film, e un figlio, Leone, detto Leo, bello e biondo come lei, onnipresente nelle sue foto e stories -, non può che suscitare reazioni forti, sopratutto se i media ne parlano costantemente. Realizzare un documentario sulla sua vita poteva quindi essere un'ottima occasione per raccontare la società di oggi, le sue contraddizioni, l'ossessione per la gratificazione facile da like e commenti. Invece non è andata esattamente così.
Presentato in anteprima mondiale alla 76esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Sconfini, il film, di cui abbiamo parlato nella recensione di Chiara Ferragni - Unposted, diretto da Elisa Amoruso e distribuito da 01 Distribution, nelle sale italiane solo il 17, 18 e 19 settembre, ha fatto parlare molto di sé, sia prima che dopo il passaggio al festival: c'è chi ha gridato allo scandalo, chi ha detto che la Mostra doveva vergognarsi, chi invece, giustamente, ha scelto l'approccio più razionale, ovvero giudicare dopo aver visto la pellicola.
Chiara Ferragni - Unposted: una instastory lunga 85 minuti
Contrariamente a quanto faccia pensare il titolo del documentario però, più che il racconto del lato nascosto della protagonista, Chiara Ferragni - Unposted è un collage dei momenti più patinati della vita dell'influencer, che scopriamo parlare di se stessa in terza persona e rivolgersi spesso alla "Chiara che vorrei". Dopo un inizio interessante, in cui si vedono i filmini girati dalla madre, Marina Di Guardo, che si rivolgeva alle figlie esattamente come fa Chiara con Leo, a dimostrazione che questa vocazione a raccontarsi attraverso l'immagine è nel DNA di famiglia, si passa a una serie di santini, in cui la Ferragni, perennemente illuminata da una luce che sembra divina, ne esce come l'essere umano più bello, più in gamba e migliore al mondo.
Non c'è un contraddittorio, non un'ombra, non viene interpellato nessuno che potrebbe delineare una versione meno patinata della protagonista. Un lungo spot. Quasi un film di propaganda. In sostanza una instastory lunga 85 minuti, in cui, purtroppo, non scopriamo niente di più sulla Chiara imprenditrice, sulla trentenne che dà lavoro a giovani come nessuno fa in Italia, che sa comunicare come pochi altri al mondo. Un peccato.
Lo stesso scudo invisibile si percepisce anche quando si incontra Chiara Ferragni dal vivo: in apparenza disponibile e gentilissima, pronta a fare foto davvero con tutti, quando le si chiede qualcosa di specifico non va mai oltre la frase concordata in precedenza, il copione recitato. Alla faccia dell'immagine spontanea. Accessibile a tutti e allo stesso tempo lontana anni luce, Chiara sembra più un alieno che un essere umano. E sicuramente ha scelto lei che sia così.
The Blonde Salad: l'origine del mito
Quando si chiede a Chiara Ferragni come si è ritrovata con un documentario sulla sua vita presento a Venezia, sembra di leggere la biografia su Wikipedia: "È veramente un'emozione unica: in nessuno dei miei sogni avrei mai potuto immaginare un evento del genere. Sono più che onorata di essere qua" ci ha detto, proseguendo: "È nato tutto pian piano: da quando avevo 15 anni pubblicavo le mie foto sui vari social dell'epoca, perché Instagram non c'era ancora. Poi è arrivato il blog: ho sempre avuto questo bisogno costante di raccontarmi a un pubblico che è il pubblico di internet. Un pubblico internazionale che commentava e che è cresciuto con me durante tutti questi anni. Da quando è nato il blog, nel 2009, a ottobre saranno 10 anni, i brand hanno cominciato a contattarmi perché capivano che potevo essere un modo per fare un certo tipo di business. Quindi sono cominciate le prime proposte economiche e mi sono organizzata per avere un team di persone che mi potesse aiutare a fare le scelte giuste e a crescere sempre di più."
Chiara Ferragni - Unposted: più si parla del film, più vale milioni di dollari
Elisa Amoruso: l'occhio sulla Ferragni
Anche Elisa Amoruso, la regista, risponde senza andare in profondità, come il film: "È stato un anno molto intenso: abbiamo viaggiato in tutto il mondo, abbiamo seguito Chiara quasi 24 ore su 24 e devo dire che il suo famoso hashtag #chiaraneverstops è assolutamente veritiero. Fare le riprese è stato molto intenso, divertente, emozionante e spaventoso. Anche per noi cominciare il primo giorno con il matrimonio non è stato il modo più rilassante. Quando me l'hanno proposto ho pensato che raccontare una donna così giovane, di successo, che sapevo essere anche un personaggio controverso, ambiguo, criticato, sicuramente rappresentava una sfida. Era troppo interessante per non accettarla: con Chiara, dal primo giorno, abbiamo capito che insieme avremmo potuto fare una cosa molto bella. Speriamo che piaccia." Tra le due si è creata subito intesa, parola di Chiara Ferragni: "Il produttore Francesco Melzi d'Eril conosce benissimo Elisa e ha proposto lei. Dopo aver incontrato altri registi l'ho conosciuta e ci siamo subito trovate. Ha un'energia bellissima e quindi abbiamo deciso di affrontare insieme il progetto. Prima di incontrare Elisa non eravamo sicuri di fare il documentario, che fosse la cosa giusta. Dopo aver conosciuto lei, che è un'altra donna, anche mamma e italiana, quindi in grado di capire tutte le sfaccettature della mia vita personale e lavorativa, ho deciso che questa cosa andava fatta e che lei poteva essere la persona migliore per raccontare la mia storia."
Chiara Ferragni - Unposted: un cinema boicotta il film e il post accende polemiche
L'importanza di essere spontanei, almeno di fronte all'obbiettivo
Chiara Ferragni ricorda così i primi giorni di riprese di Chiara Ferragni - Unposted: "Ero un po' spaventata, perché coincidevano con il matrimonio, un'occasione molto personale, in cui sei già agitato di tuo, quindi l'idea di avere delle telecamere pensavo potesse essere un problema. In realtà non li abbiamo praticamente visti: se non mi si chiede di fare delle cose finte, che non è mai stato il caso di questo documentario, mi comporto esattamente nello stesso modo, sia che ci siano telecamere che no. Naturalmente durante certe interviste in cui siamo andati più in profondità sono state molto emotive: vivere quei momenti e rivederli dopo in video è stato un po' come una sessione terapeutica." Posto dunque sono: si potrebbe riassumere così la filosofia di vita dell'influencer nata a Cremona. Che, come viene detto nel documentario, ha il talento di saper usare il mezzo (cit. "il mezzo è il suo talento"): "Sono molto naturale in quello che posto, molto onesta, genuina, ma al tempo stesso cerco di capire che ci sono dei messaggi che possono essere interpretati male. Quando sto per postare qualcosa che potrebbe essere letto con un valore opposto a quello che sto cercando di comunicare ci penso e cerco di calcolarlo meglio. In rete, e in generale nella vita, è molto difficile venire sempre compresi: è importante far capire quali siano i messaggi che tu vuoi condividere con il mondo."
Chiara Ferragni: "Leonardo DiCaprio è stato il mio primo idolo, sogno ancora un autografo"
Chiara Ferragni: il suo segreto è il lavoro di squadra
I detrattori potranno infervorarsi quanto vogliono, resta il fatto che Chiara Ferragni ormai è un brand vivente, o meglio una boss woman, che produce 40 milioni di fatturato e fa lavorare 80 persone, tra blog, profilo Instagram, collaborazioni, campagne pubblicitarie e la sua linea di moda. Oltre alla foto patinata c'è moltissimo lavoro: "Spero che questo documentario faccia capire di più da una parte lati del mio carattere, ma soprattutto che quello che faccio io è un lavoro con un team dietro, non sono soltanto io, ma c'è un team di persone che lavora con costanza, programmazione. Se hai dei sogni da realizzare questo è il momento: devi crederci, sperare, metterci tutto quello che hai. Spesso si avvera. Tramite i social è difficile capire quanto lavoro ci sia dietro, perché le persone non vendono le 24 ore che io e il mio team viviamo: è importante far capire che, in qualsiasi ambito, niente arriva in modo facile, anche nel mio lavoro. Il mio è un lavoro dei sogni, non vorrei mai fare nient'altro che non sia quello che faccio, mi sento veramente privilegiata ad aver fatto della mia passione un lavoro, però al tempo stesso non è una passeggiata: c'è tanto impegno dietro, in ogni momento. Mi dà tantissime soddisfazioni: non potrei essere più felice di così."