Tornare a vincere, la recensione: Ben Affleck alla sua interpretazione più intima

La recensione di Tornare a vincere, film di Gavin O'Connor in cui Ben Affleck interpreta un'ex stella del basket in crisi, che ha una seconda occasione quando gli viene offerto di fare da coach a una squadra liceale.

Tornare A Vincere 3
Tornare a vincere: Ben Affleck in una sequenza

I fumi dei cantieri, il giubbotto catarifrangente, la testa avvolta da un casco: Jack Cunningham, ex stella del basket che ha rinunciato a un futuro brillante a causa di scelte sbagliate, è un operaio senza più stimoli per vivere. Ma, per uno strano cortocircuito cinematografico, ricorda un altro personaggio, Chuckie Sullivan, la spalla del protagonista di Will Hunting - Genio Ribelle: non soltanto perché l'attore che li interpreta è lo stesso, Ben Affleck, ma perché sembrano portare avanti un discorso cominciato più di venti anni fa. È impossibile scrivere la recensione di Tornare a vincere, dal 23 aprile on demand sulle principali piattaforme di streaming (Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV, Sky Primafila, Infinity e VVVVID), senza fare questa riflessione.

In Will Hunting - Genio ribelle, Chuckie dice a Will (Matt Damon) che se fra vent'anni vivrà ancora a Boston e passerà il tempo a fare il muratore e vedere le partite sul divano lo ucciderà. "Non lo devi a te stesso, lo devi a me" dice, continuando: "Perché domani mi sveglierò e avrò cinquant'anni. E farò ancora questo schifo, ma non fa niente, va benissimo. Tu sei seduto su un biglietto della lotteria, ma sei troppo smidollato per incassarlo. Ed è una stronzata. Perché farei qualsiasi cosa per avere quello che hai tu, e lo farebbero anche gli altri ragazzi. Sarebbe un insulto a noi se tra vent'anni stessi ancora qui. Startene qui, cazzo, è uno spreco di tempo."

Tornare
Tornare a vincere: una scena con Ben Affleck

L'incubo di Chuckie si è avverato per Jack: ex stella del basket, ha perso tutto prima per il suo rapporto violento col padre, poi per quello con la bottiglia. Anzi, con le lattine: di birra, impilate a decine nel frigo. Quando ne prende una, ne mette un'altra nel freezer, per trovarla bella ghiacciata quando finisce quella che ha in mano. Quella birra è quasi un talismano che lo protegge dai mali del mondo: non la lascia nemmeno quando è sotto la doccia. Troppo annebbiato per rendersene conto, Jack si è letteralmente bevuto il suo futuro. Esattamente come aveva previsto Chuckie: anche se, a differenza sua, Jack il biglietto vincente ce l'aveva, ma non è stato in grado di incassarlo. Quando gli viene offerto di allenare la squadra di basket del suo ex liceo, un barlume di interesse per la vita si affaccia timido alla sua porta: il mondo là fuori esiste ancora e gli sta chiedendo di dargli una mano.

Ben Affleck a una delle sue migliori interpretazioni

Tornare A Vincere 7
Tornare a vincere: Ben Affleck in un'immagine

Come Jack, Ben Affleck ha avuto diversi biglietti vincenti nella sua vita: forte di un corpo che riempie la scena, è stato una stella del cinema. Contro ogni stereotipo, in quel corpo imponente c'è anche un cervello che funziona e che gli ha permesso di vincere un Oscar come sceneggiatore e uno per il miglior film con Argo, da lui diretto e interpretato. Una rinascita, una nuova carriera dopo essere stato messo da parte per anni come attore. Poi, proprio quando è arrivato il ruolo della vita, quello in grado di trasformarlo per sempre in un'icona, il passo indietro: quella maschera di Batman, che sembrava fatta apposta per la sua mandibola importante, è improvvisamente diventata troppo stretta. Ben Affleck ha rinunciato al mantello dell'Uomo Pipistrello. Non solo: ha rinunciato anche a dirigere il film su Batman di cui avrebbe dovuto essere il protagonista. Esattamente come Jack: entrambi non hanno retto la pressione.

Tornare A Vincere 21
Tornare a vincere: Ben Affleck e Janina Gavankar in una scena del film

Grazie a questi punti in comune con il personaggio, Tornare a vincere ci regala una delle interpretazioni più intime di Ben Affleck: il rapporto drammatico con la dipendenza, le fragilità, la difficoltà a relazionarsi con il mondo. L'attore ha letteralmente scavato dentro se stesso, portando alla luce aspetti cupi e dolorosi della sua vita, compiendo una vera e propria catarsi davanti alla macchina da presa. In questo il regista Gavin O'Connor, che lo ha già diretto in The Accountant, lo ha aiutato moltissimo, cogliendo ogni suo occhio lucido, ogni movimento della mano.

Ben Affleck, una carriera tra flop e successi: la rivincita del divo "triste" in 12 tappe

Gavin O'Connor continua il suo lavoro sul corpo umano

Quello che in apparenza potrebbe sembrare un classico film di riscatto ambientato nel mondo del basket - quali sono Colpo vincente, He Got Game e Coach Carter - è in realtà un altro tassello nel personalissimo lavoro sul corpo intrapreso da Gavin O'Connor. Il regista di New York è evidentemente affascinato dal corpo, in particolare quello maschile e imponente: lo abbiamo visto in Warrior, la sua pellicola più celebrata, e lo vediamo qui, in Tornare a vincere. La macchina da presa di O'Connor cerca il contrasto, non solo fisico, ma proprio quello tra un corpo, in apparenza vincente, che cade sotto il peso di insicurezze, senso di inadeguatezza, debolezze. Jack avrebbe potuto avere tutto e invece il suo corpo diventa una prigione: così alto e massiccio sembra sempre fuori posto in ogni inquadratura. Stretto in poltrone, in minuscole docce, seduto a scrivanie troppo piccole. Per rinnegare quel corpo lo avvelena a ogni sorso, rendendolo gonfio, appesantito, instabile. L'unica cosa più strabordante delle sue spalle è la sua disperazione, che cerca di colmare con la dipendenza.

Tornare A Vincere 14
Tornare a vincere: Ben Affleck durante una scena del film

È qui il punto più interessante di Tornare a vincere: contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l'atmosfera del film non è gioiosa, non è piena di speranza, ma plumbea, funerea, disperata. Gavin O'Connor ha fatto un film su vincenti e perdenti, ma non sul campo da gioco: sembra quasi dirci che un perdente è chi, ogni giorno, non riesce ad affrontare le difficoltà che la vita necessariamente ci presenta. A tutti succedono tragedie, tutti provano dolore, ma non tutti reagiscono sprofondando nella dipendenza. In questo Jack, nonostante le sue abilità e il suo corpo da medaglie, è il più perdente (e allo stesso tempo il più umano) di tutti. Ed è qui che torna necessariamente alla mente la frase di uno dei più grandi corpi cinematografici di sempre: quello di Rocky Balboa (Sylvester Stallone): "Nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l'importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e, se finisci al tappeto, hai la forza di rialzarti. Così sei un vincente!"

Tornare a vincere con Ben Affleck da oggi in digitale: ecco dove vederlo

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Tornare a vincere, Gavin O’Connor dirige Ben Affleck in una delle sue interpretazioni più intime e sincere: quando all’ex stella del basket, ormai in crisi, Jack Cunningham viene offerto di fare da coach alla squadra del suo liceo, sembra tornare alla vita. E il suo interprete con lui. Non il classico film ambientato nel mondo del basket, ma un lavoro ai fianchi sulla fragilità umana, in contrasto con un corpo imponente e apparentemente vincente. Si gioisce poco e si soffre molto in Tornare a vincere, ma l’effetto è catartico.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Ben Affleck è a una delle sue migliori interpretazioni.
  • Gavin O’Connor continua il suo lavoro sul corpo.
  • Non è il classico film ambientato nel mondo dello sport.

Cosa non va

  • La struttura del film è semplice e classica: chi non ama le storie di redenzione potrebbe trovarlo poco interessante.