Il Marvel Cinematic Universe non demorde: dopo Guardiani della Galassia Vol. 2 e Spider-Man: Homecoming il 2017 cinematografico della Casa delle Idee si chiude con Thor: Ragnarok, terzo lungometraggio dedicato al dio del tuono con le fattezze di Chris Hemsworth e diciassettesimo capitolo del franchise iniziato nel 2008 con Iron Man. In mano al regista neozelandese Taika Waititi (What We Do in the Shadows) le avventure del figlio di Odino puntano molto più del solito dell'ironia, senza dimenticare l'aspetto epico che in questo contesto assume contorni apocalittici (come specificato nel film, il Ragnarök è l'equivalente asgardiano dell'Apocalisse). E tra una battuta e una battaglia c'è anche spazio per i soliti dettagli sottili che faranno la gioia dei fan del fumetto originale (ma non solo). Ecco la nostra consueta panoramica degli Easter Eggs più significativi. Precisazione doverosa: l'articolo contiene spoiler.
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1. La canzone giusta
Già nel primo trailer aveva fatto parlare di sé l'uso della canzone Immigrant Song dei Led Zeppelin, che stando al regista è uno dei motivi per cui ha ottenuto l'incarico. Nel film vero e proprio il brano fa capolino due volte: all'inizio, quando Thor affronta Surtur, e durante la battaglia finale, quando il dio del tuono, privo di un occhio e del suo fido martello Mjolnir, scopre finalmente la vera natura dei suoi poteri. La scelta di quella canzone è molto importante non solo perché i Led Zeppelin sono estremamente selettivi nel concedere i diritti per usi cinematografici e televisivi, ma anche perché il testo contiene diversi riferimenti espliciti alla stessa mitologia nordica su cui si basano le avventure fumettistiche di Thor. Viene quasi da chiedersi come mai la Marvel abbia aspettato il terzo film per sfruttare un'occasione perfetta come questa.
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2. Camei eccellenti
Quando Thor torna su Asgard dopo aver sconfitto Surtur si imbatte in uno spettacolo curioso: una rappresentazione teatrale, commissionata da Odino (in realtà Loki sotto mentite spoglie), che ripropone - molto liberamente - l'apparente sacrificio del dio dell'inganno in Thor: The Dark World. L'attore che interpreta il padre degli dei ha il volto di Sam Neill, già diretto da Waititi in Hunt For The Wilderpeople, mentre il finto Loki è Matt Damon (non menzionato nei titoli di coda). Ma la scelta più curiosa e azzeccata riguarda proprio Thor, interpretato da Luke Hemsworth, il fratello maggiore di Chris. Una sorta di ironica chiusura del cerchio, poiché ai tempi del primo film anche il fratellino Liam Hemsworth sostenne il provino per impugnare Mjolnir.
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3. Una trasformazione curiosa
Nello spettacolo di cui sopra, il finto Loki chiede al fratello di perdonarlo per quella volta che lo trasformò in una rana. Questo è accaduto nel ciclo a cura di Walt Simonson (il cui lavoro ispirò in parte proprio The Dark World), in una storyline di quattro numeri pubblicata nel 1986. Guarda caso, il potere di cui si servì Loki proveniva dalla spada di Surtur, sconfitto nei numeri precedenti in una battaglia che ricorda in parte gli eventi di Ragnarok. In quel caso, sia il demone infuocato che Odino furono dati per morti, e Thor dovette fare i conti con il vuoto di potere creatosi ad Asgard, affrontando anche le forze di Hela. Sempre dalle storie di Simonson proviene lo stratagemma adottato da Thor per smascherare Loki: tenere la sua testa con la mano verso la quale si dirige Mjolnir.
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4. Il regista scende in campo
Taika Waititi è il secondo regista Marvel, dopo Jon Favreau, a interpretare un personaggio anziché limitarsi al lavoro dietro la macchina da presa. Per l'esattezza si tratta di Korg, la creatura rocciosa che Thor incontra su Sakaar (un'entità simile, appartenente alla stessa razza, era già apparsa all'inizio di The Dark World). Una performance esilarante che va gustata in versione originale, poiché Waititi, originario della Nuova Zelanda, si è ispirato ai buttafuori polinesiani per l'accento e la personalità del nuovo comprimario. Inoltre, il regista è stato responsabile dei movimenti di Surtur (senza prestargli la voce), e ha anche eseguito parte della performance capture per Hulk in assenza di Mark Ruffalo.
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5. A volte ritornano
La voce di Surtur in inglese appartiene a Clancy Brown, già visto nel Marvel Cinematic Universe nei panni del colonnello Schoonover nella seconda stagione di Daredevil.
Inoltre, è attivo da alcuni anni come doppiatore nelle serie animate della Casa delle Idee, in particolare Hulk and the Agents of S.M.A.S.H., dove presta la voce al Generale Ross e al suo alter ego superumano, Red Hulk. Ironia della sorte, alla fine di Ragnarok c'è una scena dove Surtur, anch'egli di colore piuttosto rosso, deve vedersela proprio con Hulk durante la distruzione di Asgard.
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6. Retcon da ridere
Nonostante la pianificazione abbastanza meticolosa per quanto riguarda le grandi linee del MCU, capita che alcuni dettagli non combacino perfettamente con quanto già visto (basti pensare agli errori di cronologia in Captain America: Civil War e Spider-Man: Homecoming). Un esempio riguarda il Guanto dell'Infinito, l'arma di cui Thanos si servirà in Avengers: Infinity War: nel primo Thor avevamo visto tale oggetto custodito su Asgard, mentre nella scena mid-credits di Avengers: Age of Ultron ce l'ha il folle titano. La spiegazione ufficiosa data dal produttore Kevin Feige fu che si trattava di due Guanti diversi, uno per mano, ma Waititi ha deciso di correggere la svista a modo suo: quando Hela osserva i vari cimeli custoditi nell'apposita sala del palazzo di Odino, lei butta per terra il Guanto dicendo che è finto.
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7. Contest of Champions
Nella versione originale del film, lo scontro tra Thor e Hulk viene chiamato Contest of Champions. Questo è il titolo di una miniserie pubblicata dalla Marvel nel 1982, dove vari eroi della Casa delle Idee furono costretti a combattere tra di loro su iniziativa del Gran Maestro e di Lady Morte, oggetto delle attenzioni di Thanos. In quel caso, né Thor né Hulk furono coinvolti, ma apparirono in Contest of Champions II, nel 1999. Anche in quel caso il dio del tuono dovette affrontare un altro Avenger, per l'esattezza la Vedova Nera. L'alter ego di Bruce Banner se la vide invece prima con Mister Fantastic e poi con Deadpool.
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8. Una nuova squadra
Dopo aver reclutato Banner, Loki e Valkyria, Thor propone che il "gruppo" si faccia chiamare Revengers, un chiaro riferimento agli Avengers (nei fumetti si tratta di un team di supercriminali). In realtà Ragnarok vanta la presenza di tre membri diversi della formazione classica dei Defenders, la non-squadra recentemente vista, in una versione alquanto diversa, su Netflix. Per l'esattezza, Hulk e Doctor Strange sono due dei membri fondatori (gli altri due, Silver Surfer e Namor il Sub-Mariner, sono attualmente impossibili da includere nel MCU per questioni legate ai diritti), mentre Valkyria si è unita al gruppo nel quarto numero della serie originale.
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9. Creatori presenti
Come da consuetudine, Stan Lee ha un cameo nel film (è lui a tagliare i capelli di Thor). Ma altrettanto importante è la presenza spirituale del disegnatore Jack Kirby, di cui si festeggia proprio nel 2017 il centenario della nascita. Nell'abitazione del Gran Maestro è presente un quadro che riproduce l'arte del co-creatore di gran parte degli eroi Marvel, e il suo nome appare anche su una delle strade di Sakaar. Inoltre, quando Thor si reca sulla Terra all'inizio del film, egli maschera la presenza di Mjolnir tramutandolo in un ombrello, un chiaro omaggio alle primissime storie a fumetti dove l'alter ego umano del dio del tuono, Donald Blake, aveva un bastone che in realtà era il martello sotto mentite spoglie.
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10. La sorella misteriosa
Come svelato all'inizio del film, nel MCU Hela è la primogenita di Odino, una sorella di cui sia Thor che Loki ignoravano l'esistenza. Questo rapporto di parentela esisteva anche nei fumetti, ma fu poi modificato per rispettare la mitologia nordica (dove il padre di Hela è Loki). Vi è però una certa somiglianza con un'altra storyline recente dei fumetti, dove Thor ha scoperto di avere una sorella cresciuta su un altro mondo. Lì però non si trattava di Hela, bensì di Angela, personaggio creato da Neil Gaiman per il fumetto Spawn della Image Comics e poi ceduto alla Marvel dopo che l'autore ottenne i diritti completi dall'altra casa editrice.