The Talented Mister Irons

Si conclude la stagione di appuntamenti del ciclo "Viaggio nel cinema Americano" - curata da Antonio Monda e Mario Sesti e legata a doppio filo con la sezione Extra del Festival del cinema di Roma - con un ospite d'eccezione, il talentuoso Mr. Jeremy Irons, che racconta al pubblico dell'Auditorium il mestiere dell'attore.

"Quest'incontro è durato più del solito, ma non siamo riusciti a trattenerci dall'impulso irresistibile di continuare a sentire la sua voce". Così Mario Sesti congeda assieme ad Antonio Monda la trascinante performance - è proprio il caso di dirlo - di Jeremy Irons, talento purosangue inglese (ma c'è anche una spruzzata d'Irlanda nel suo codice genetico) di solida formazione drammaturgica. Interprete dalle accezioni sfumate e ambigue, e per questo apprezzato da autori come David Cronenberg, Karel Reisz e Louis Malle, Irons è stato però accolto anche dal grande abbraccio di Hollywood, divenendo un'icona dello star system grazie a film come Mission, Il mistero Von Bulow (che gli valse addirittura la tripletta Oscar, Golden Globe e David di Donatello), e i più recenti Lolita e Le Crociate. L'altra sera ad abbracciarlo era invece la platea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma per concludere in maniera eccezionale la stagione di appuntamenti del ciclo "Viaggio nel cinema Americano" - curata da Monda e Sesti in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma e Premium Cinema - che in quest'edizione ha visto avvicendarsi sul palco personalità quali Susan Sarandon, Wes Anderson e Paul Schrader.

Impeccabile e raffinato pur nella sobrietà dei modi e dello stile, Jeremy Irons si è prodigato con la sua voce pastosa e vellutata in un fluviale racconto della sua esperienza professionale e umana (c'è stato perfino lo spazio per una "carrambata" con l'incontro di un vecchio amore di gioventù consumato a Positano). Una sorta di confessione amichevole che, intercalata da sequenze filmate delle sue più intense interpretazioni, si è dilungata su variegati aspetti (dal rapporto con i colleghi americani alle sue convinzioni politiche), ma sempre mantenendo ben saldo un unico centro propulsore: il mestiere dell'attore e la sua straordinaria mescolanza di inganno e fascinazione su cui si basa l'illusione del cinema. E chi meglio di mister Irons è in grado di incarnarne tutta l'attrattiva e il mistero?

Dopo aver visto questa celebre sequenza tratta da Mission, in cui duetti in maniera eccezionale con Robert De Niro, viene spontaneo chiederti che rapporto hai intrattenuto sul set con il tuo collega e quanto è stata d'aiuto la tua formazione teatrale per lavorare al cinema. Jeremy Irons: La cosa fantastica del teatro è che ogni sera sei libero di impersonare un personaggio diverso e questo ti consente di sperimentare di continuo, come ho fatto io per tre anni di seguito a Bristol e poi nel West End londinese. È un esercizio che un tempo ti consentiva di prepararti al meglio per il grande schermo, mentre oggi tutto è cambiato. Mio figlio, anch'egli un attore, dopo solo due lavori teatrali è stato reclutato per recitare in quattro film. In questo modo non sei in grado di farti le ossa e rischi che la tua carriera d'attore sia troncata prematuramente se le tue prime esperienze al cinema dovessero andare male. De Niro è ovviamente uno straordinario interprete, ma devo dire che all'epoca era davvero molto lento durante le riprese ed esigeva di ripetere continuamente la stessa scena, facendo innervosire il regista perché le variazioni tra un ciak e l'altro erano impercettibili. Mentre gli attori di scuola britannica non devono perdere molto tempo per prepararsi, quelli americani formatisi all'"Actor Studio" necessitano invece di raggiungere una completa immedesimazione. Lavorando con mostri sacri come Robert De Niro o Meryl Streep ho sempre cercato di apprendere i lati positivi del loro metodo e di amalgamarli con la mia impostazione teatrale. De Niro non era molto contento del fatto che fossi stato reclutato io per recitare nel ruolo di Padre Gabriel. La parte, infatti, doveva essere assegnata a mio suocero Cyril Cusack, molto più anziano di me, e De Niro preferiva maggiormente un rapporto di questo tipo. All'inizio ci sono stati diversi attriti, culminati in una lite furibonda a circa un terzo delle riprese, dopo di ché però siamo diventati grandi amici.

La visione della sequenza di Inseparabili di David Cronenberg ti mostra in un ruolo difficilissimo. Come sei riuscito a recitare con naturalezza la parte di due fratelli gemelli?
Jeremy Irons: In fondo il cinema è sempre un trucco. Il suo compito è quello di creare mondi che non esistono e di renderli verosimili. Impersonare due fratelli gemelli rappresenta solamente l'esasperazione di questo trucco, che mette in risalto l'essenza stessa del cinema. Tra l'altro il film è basato su una storia in parte vera e io ho passato molto tempo a documentarmi, incontrando parecchie coppie di gemelli. Il resto lo fa l'incontro tra la sceneggiatura e la sensibilità e il bagaglio personale dell'attore. Ciascun interprete si cala nella parte in modo diverso in base al suo background artistico. Per questo motivo ogni interpretazione, anche della stessa opera teatrale, sarà sempre qualcosa di unico e irripetibile.

La sequenza di Lolita ti mostra al lavoro in un ruolo particolarmente impegnativo e difficoltoso. Hai tratto ispirazione dal romanzo originale di Vladimir Nabokov o dal celebre adattamento di Stanley Kubrick, in cui la tua parte era interpretata da James Mason?
Ho accettato di fare il film dopo molti anni di pressioni e richieste da parte del regista, perché so bene che attualmente viviamo in un epoca molto puritana e che un opera del genere sarebbe stata accolta in maniera molto problematica. Alla fine a convincermi è stata la mia amica Glenn Close e le sono grato perché è stata un'esperienza molto stimolante. Confesso di non aver visto il film di Kubrick, se non qualche spezzone, che tra l'altro non è stato molto apprezzato dal figlio di Nabokov per l'eccessiva libertà dell'adattamento. Personalmente ritengo che quella di James Mason non sia stata una scelta molto azzeccata; io avrei preferito piuttosto in quel ruolo Peter Sellers. Ho invece studiato molto attentamente il romanzo originale, cercando di rispettarlo il più fedelmente possibile. È stato un lavoro molto impegnativo, ma credo che il risultato complessivo sia eccellente. In particolare sono soddisfatto per esser riuscito a trasmettere una sfumatura di umanità nel mio personaggio. Nella vita vera, infatti, ci sono individui che pur commettendo atti poco rispettabili risultano ugualmente simpatici alla gente (se non sbaglio voi avete un Presidente del consiglio che rientra in questa categoria...). L'unico appunto che mi sento di muovere al film è una certa mancanza di ironia, che invece abbondava nella versione di Kubrick. Ma penso che si respiri nel nostro adattamento una grande forza morale.

Quanto a ironia, si può dire che di certo non ti manca, per lo meno a giudicare dalle interpretazioni che abbiamo appena visto nelle sequenze di Appaloosa e Dungeons & Dragons. Perché nei film americani il cattivo ha spesso un accento inglese?

Veramente quello di Appaloosa è il mio accento americano (ride). Semplicemente penso che le star statunitensi vogliano essere amate dal pubblico e abbiano paura di impersonare i cattivi. Mentre gli attori inglesi, che si sono formati con Shakespeare, sanno benissimo che sono proprio gli antagonisti a possedere le maggiori sfaccettature e complessità. Certo, essere Tom Cruise è fantastico, non lo discuto; ma io mi diverto di più a impersonare i cattivi.

Il regista di Appaloosa è il noto attore Ed Harris. È stato più facile per te essere diretto da una persona che conosce molto bene il lavoro dell'attore?
Penso che sia molto difficile essere al tempo stesso regista e attore di un film. Questo perché sul set l'attore è come un bambino, mentre il regista è come se fosse suo padre. Gli attori sono, in fondo, degli irresponsabili che amano giocare e divertirsi mentre lavorano. Dirigere un film invece è davvero uno strazio! Devi occuparti continuamente di mille problemi, risolvere i dissidi che sorgono con il produttore, la troupe e il cast, e non rimane molto spazio per il divertimento. Detto questo, lavorare con Ed Harris è stato straordinario, perché sa bene come comunicare con gli attori e non ci ha lasciato mai in disparte durante la lavorazione.

A questo punto vorremmo fare una piccola sorpresa a Jeremy, facendogli sentire per la prima volta due spezzoni tratti da Le Crociate e Io ballo da sola doppiati in italiano rispettivamente da Edoardo Siravo e Gianni Giuliano, presenti anche qui in sala. Come giudichi il loro doppiaggio?
Sono riuscito a capire molto poco, perché non ho visto bene le immagini e non conosco l'italiano, ma devo dire che i doppiatori sono entrambi molto bravi. Ammiro l'arte del doppiaggio, che in certi casi risulta indispensabile, ma nutro dei dubbi nei confronti dei direttori del doppiaggio, che molto spesso vogliono sostituirsi al regista stravolgendo completamente il film. Mi viene in mente il caso di mia moglie Sinéad Cusack, che in O ti spogli o ti denuncio recitava la parte di una segretaria remissiva e virginale. Durante la proiezione del film a Cipro è stata accolta con ovazioni da parte del pubblico perché la pubblicità locale la definiva come la nuova "dea del sesso", e difatti era stata doppiata con un vocione sensuale sullo stile di Anna Magnani...
Detto ciò ho conosciuto un direttore del doppiaggio italiano straordinario che riusciva, guardando la mia interpretazione in francese di Un amore di Swann, ad adattarla istantaneamente in inglese.

La scena de Le Crociate mi ha fatto venire in mente una domanda che non centra nulla con il discorso in questione: è vero che possiedi un castello in Irlanda? Oh, yeah!.

Potresti dirci invece qualcosa riguardo la tua esperienza nel doppiaggio del cartone animato Il re leone?
Pensavo che prestare la voce a un'opera d'animazione fosse uguale a doppiare un film in carne e ossa, invece si è trattato di un approccio molto più complesso. Per un periodo di sei mesi mi hanno fatto partecipare a parecchi incontri mostrandomi schizzi e pagine di storyboard. Dopo di ché i disegnatori mi facevano recitare alcune battute e realizzavano dei disegni ispirandosi a me. Tutto questo processo ha portato alla creazione del personaggio definitivo. Grande è stata la mia delusione quando ho scoperto che la mia interpretazione ha dato vita a Scar, un personaggio brutto, spelacchiato e scheletrico. Mentre invece Mufasa, il leone doppiato da James Earl Jones era enorme, possente, e dotato di una folta criniera...

Nel concludere questo incontro vorremmo omaggiarti con delle sequenze tratte da alcune delle tue migliori interpretazione ne La donna del tenente francese, Il mistero Von Bulow e La casa degli spiriti. Per finire vorrei però chiederti un'opinione sulla situazione politica attuale, visto che in passato hai sostenuto i laburisti ma adesso ti dichiari insoddisfatto del partito.
Sì, anni fa ho sostenuto il partito laburista, perché a quel tempo il governo britannico era oppresso da una gestione troppo lunga da parte dei conservatori ed era necessaria una svolta. Ma in seguito i laburisti hanno deluso le aspettative e hanno dimostrato di non saper ascoltare i loro elettori. Attualmente la gente ha finito per disaffezionarsi alla politica, perché a decidere le sorti dei governi sono in realtà le multinazionali economiche. Finché non ci si renderà conto che questo capitalismo sfrenato è insostenibile per il nostro pianeta temo che ci sia ben poco da fare. Sono comunque soddisfatto dell'attuale governo britannico, che reputo una coalizione di idee in grado di ravvivare e stimolare lo scenario politico.

Dall'Inghilterra giungono invece notizie sulla situazione politica italiana, e in particolare sul dibattito per il diritto dell'informazione che stiamo vivendo in questi giorni nel nostro paese?
Io sono solo un attore e, come tale, so poco di qualunque cosa. Conosco a mala pena quello che accade nel Regno unito. L'Italia è un paese che adoro alla follia ma, pur avendoci vissuto per un certo periodo di tempo, non sono davvero mai riuscito a capire come funziona...