Sì, l'episodio numero tre di The Last of Us è un capolavoro della serialità, sia per scrittura che per messa in scena (qui la nostra recensione), ma anche la sconvolgente quinta puntata è destinata ad entrare nell'immaginario di una serie che continua a sorprendere. Endure and Survive, diretta da Jeremy Webb, on-demand solo su Sky e in streaming su NOW, è un ulteriore intermezzo del cammino impervio di Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey), quando tra le rovine di Kansas City si imbattono in Henry, interpretato da Lamar Johnson, e suo fratello Sam, con il volto del giovane Keivonn Montreal Woodard. Come Joel per Ellie, anche Henry deve proteggere Sam dal mondo imploso che fa da sfondo alla serie HBO.
Proprio questo aspetto è stato uno dei temi che abbiamo affrontato con Lamar Johnson, durante la nostra lunga intervista. "Il fulcro della mia preparazione era stabilire una relazione con il personaggio di Sam", spiega l'attore: "Volevo quindi assicurarmi che il nostro rapporto e il nostro legame, non solo all'inizio, ma anche in seguito, fosse forte, si sviluppasse. Sono davvero felice del personaggio che. Ma questo era il primo punto. Il numero due è stato ovviamente l'approccio al linguaggio dei segni. Quindi, per entrare in quella situazione, ho dovuto imparare il linguaggio dei segni per comunicare con lui. C'è stata quindi una grande preparazione, ma quando abbiamo iniziato le riprese, tutto è fluito in modo molto organico".
Lamar Johnson e il suo personaggio, Henry
Altro punto affrontato con Lamar Johnson, canadese, classe 1994, sono proprio le sfumature del suo personaggio, Henry costretto a compiere azioni disperate in un contesto disperato. "Credo che Henry interiorizzi molto di ciò che attraversa perché, ancora una volta, deve essere forte per Sam. Henry si preoccupa di qualcosa prima ancora che Sam si renda conto che di quello che sta accadendo. Nella serie, sapevo che avevamo solo undici giorni di cibo, ma Sam non lo sapeva finché non ha chiesto da mangiare. Il mio personaggio ha cercato di trovare un modo adatto per dirgli che stava finendo. Quindi, credo che Henry faccia del suo meglio per proteggere Sam da tutto e da tutti", continua Johnson. Interessante poi il paragone fatto, tra Henry e Sam e tra Joel ed Ellie.
In mezzo, la visione eroistica del protettore. Uno dei molti riflessi di The Last of Us. "Sono il protettore di Sam, e Joel che è protettore di Ellie. Quindi c'è un riflesso, e in un certo senso si capisce già dalla dinamica" ci dice Lamar Johnson. "Il fatto che sia per Sam un supereroe è stato un modo per infondergli la fiducia: può farcela, può resistere e può sopravvivere, perché i supereroi sopravvivono. I supereroi resistono. Ce la faremo e andrà tutto bene. Henry cerca di reintegrare continuamente la sicurezza e la fiducia in Sam".
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The Last of Us e... God of War
Nel corso dell'intervista, Lamar Johnson ha spiegato che il suo approccio a The Last of Us è stato influenzato dalla sua conoscenza del gioco originale, sviluppato da Naughty Dog per Sony PlayStation. "Sì, beh, conoscevo il gioco. Anche molti miei amici sono grandi fan del gioco. Ho pensato prima del provino: 'Wow, so esattamente di cosa si tratta', ma non volevo creare una copia carbone di ciò che l'attore faceva nel gioco. Volevo prenderlo come base e capire l'arco narrativo e la sua evoluzione. Craig ha fatto un lavoro fantastico con la sceneggiatura, e ci sono alcuni cambiamenti. Volevo solo rendere servizio a quello che c'era sulle pagine. In definitiva, si trattava di capire il personaggio di Henry, di capire da dove veniva e dove stava andando, facendo scelte oculate in base a quella comprensione". Non solo, quando gli chiediamo quale altro gioco lo ha appassionato, racconta: "Ultimamente non ho giocato molto. Ma in realtà direi che God of War è stato un videogame molto emozionante...".
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Lo shock della puntata 1x05 di The Last of Us
Come detto, la 1x05 di The Last of Us è uno dei momenti di massimo impatto emotivo per gli spettatori (se non avete ancora visto la puntata, evitate di leggere: pericolo spoiler!), tanto che il lavoro di Lamar Johnson sul set non è stato affatto semplice "Sì, è stata una giornata difficile", confida, "abbiamo girato quella scena per quasi tutto il giorno, è stata molto impegnativa anche dal punto di vista emotivo. Ma io e Kevin, Sam e io, abbiamo costruito un ottimo rapporto. Io e Jeremy, il regista degli episodi quattro e cinque, eravamo davanti al monitor e guardavamo insieme la scena di Sam ed Ellie, ed entrambi avevamo le lacrime agli occhi. Se dovessi dire una parola, direi solo 'shock'. E attraverso lo shock, ti passano addosso così tante emozioni...".
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"Cinema e serie sono la stessa cosa"
L'impianto scenografico e visivo di The Last of Us, creata da Craig Mazin e Neil Druckmann, è uno degli elementi caratterizzanti, illuminando la capacità produttiva di HBO. A riguardo, Johnsnon ha detto: "Ho potuto assistere in prima persona alla realizzazione del gioco in modo così sorprendente. Il design della produzione è tra i migliori che abbia mai visto in vita mia. Ci sono anche molti effetti pratici, artigianali. Molto di quello che si vede era davvero lì, e questo ha reso il nostro lavoro molto più facile. Arrivare sul set e vedere questi ambienti, questi spazi, mi ha davvero aiutato a entrare nel personaggio e a realizzarlo!".
Uno spunto che ci fa chiedere all'attore se, oggi, le serie e il cinema siano complementari, senza più differenze: "Penso che i confini si stiano confondendo, soprattutto di recente, negli ultimi due anni, ci sono stati delle serie davvero grandiose, che sono una sorta di lunghi film", racconta. "Guardando The Last of Us direi che è praticamente un film di nove ore. C'è molta storia, c'è molto arco narrativo, c'è molta azione, c'è molto sviluppo. Mi sta piacendo molto. Mi sembra davvero un film. Di recente, negli ultimi due anni, i confini siano diventati meno netti, sono uscite delle serie fantastiche, e ora la gente preferisce andare a vedere una serie televisiva piuttosto che sedersi al cinema".
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Il senso finale della serie HBO
In conclusione, Lamar Johnson si è soffermato sulla rappresentazione odierna degli afroamericani, al cinema come nella serialità. "Credo che alla fine si tratti delle storie che raccontiamo. Se ci appoggiamo allo stereotipo, in un modo o nell'altro vedremo la brutalità della polizia. È lo stesso tipo di narrazione. Ora però siamo in grado di raccontare nuove storie, concentrandoci su afroamericani che esistono davvero, in numerosi luoghi della nostra vita. Sarebbe bello poterlo vedere e vederci rappresentati sullo schermo in più modi, ecco". Alla fine, la riflessione (da brividi) riguarda la totalità di The Last of Us, e i suoi significati più nascosti e inquietanti. "Vedendo la serie molte delle tue scelte morali vengano messe in discussione. In un mondo come quello di The Last of Us si devono prendere decisioni difficili, la propria moralità in queste decisioni sia talvolta è messa in discussione. Henry poi è un'anima pura. È un bravo ragazzo. Non credo che sia un cattivo ragazzo, ma è spinto a fare cose atroci..."