Occhi grandi, luminosi, emozionati, sofferenti. Occhi che guardano lo schermo e vi si perdono. È il cuore, o uno dei cuori, narrativi di The Fabelmans, il nuovo film di Steven Spielberg in sala dal 22 dicembre (con anteprime il 17 e 18 dicembre), pronto a rendersi protagonista della stagione del premi. Occhi in cui chi scrive non può non ritrovarsi, perché ha subito e subisce lo stesso travolgente fascino, e sa che questa passione è condivisa anche da voi lettori. Chi scrive non ricorda la prima volta che è stato in una sala cinematografica, forse nemmeno la seconda o la terza, ma di certo ne è rimasto segnato e continua a essere (s)travolto ed emozionato ogni volta che le luci si spengono e la magia si accende. Ogni singola volta. Un punto è infatti chiaro: chi scrive ama il cinema, voi lettori amate il cinema, e se siamo tutti qui, raccolti attorno a queste righe scritte con trasporto, a raccontarci questo amore per la settima arte è perché Steven Spielberg ha fatto altrettanto nel suo ultimo lavoro e ci ha mostrato come e quanto perdersi in un film nel buio di una sala possa essere un'esperienza formativa, magnifica, imperdibile. A volte devastante.
Storia di un incontro
Ma c'è anche un'altra cosa che voglio raccontarvi, accantonando il formalismo di una scrittura impersonale e distante, mettendomi in gioco in prima persona. Era l'inverno del 1983, aveva poco più di dieci anni e mi portarono a vedere E.T., creando un ricordo indimenticabile e una passione altrettanto indelebile. Se devo pensare a un momento, uno soltanto, in cui l'amore per il cinema è scattato, è quella proiezione nel teatro (allora cinema) Augusteo di Napoli. Mi è capitato, guardando The Fabelmans e lo sguardo rapito del piccolo protagonista a inizio film, di ripensare a quell'esperienza e l'impatto che ha avuto su di me: sono certo di avere avuto a fine film gli stessi occhi spalancati e stupiti. Quella notte ho rivisto E.T., l'ho rivisto nella mente, nel cuore e nei sogni, perché era impossibile non pensare al piccolo alieno di Spielberg e all'amicizia con un bambino umano che invidiavo profondamente.
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La magia del cinema
Ma c'è un altro parallelo tra E.T. e The Fabelmans: prima dell'uscita in sala del nuovo film di Spielberg c'è stata la solita proiezione stampa per noi giornalisti e non ho potuto assistervi perché avevo già visto il film alla Festa del Cinema di Roma (quando, per inciso, ho scritto la mia recensione di The Fabelmans) e ho dovuto rinunciare per lasciar spazio ai colleghi che non l'avevano ancora visto. Poco male: a distanza di quarant'anni Steven Spielberg ha ripetuto l'incantesimo e quella sera ho ripensato al film, l'ho rivissuto e rivisto nell'intimo del cuore e della mente. E mi sono emozionato come la prima volta, vittima di quel sortilegio unico e prezioso che può essere il grande cinema quando è al servizio di un autore come Steven Spielberg. Se non è magia questa, cosa può esserlo?
Una storia d'amore infinita
L'ho detto, lo ripeto: The Fabelmans parla di Spielberg, ma anche di me e di voi. Parla di (e a) tutti quelli che si perdono e amano perdersi in uno schermo. Parla dello stupore e la meraviglia che si prova nel farlo, ma anche delle infinite possibilità di un'arte che è ancora giovane e viva. Parla della sua forza incredibile, della sua capacità di trascinarti nel suo mondo e trasformarti. Questione di sguardo, dello spettatore così come dell'autore. Cambia chi guarda, modella chi racconta: a parità di eventi, di fatti, di girato, l'autore può raccontare storie diverse e modellare la realtà a suo piacimento, con la stessa capacità manipolatrice e la medesima forza creatrice di una divinità. Un grande potere, un'altrettanto grande responsabilità di cui Spielberg si fa carico, con la consapevolezza dei grandi per mettersi al servizio del cinema.
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Una regalo per noi cinefili
Steven Spielberg scrive quindi una magnifica lettera d'amore, un'ode alla settima arte carica di sentimento, il proprio, per risvegliare quello sopito in tanti, troppi, spettatori che sembrano aver dimenticato quanto di unico e irripetibile possa essere nella visione condivisa nel buio avvolgente ed etereo di una sala cinematografica. Non potrebbe esserci momento migliore del Natale per portare in sala questo film, perché quello che l'autore di E.T.. Incontri ravvicinati e Jurassic Park ci ha fatto è, in tutto e per tutto, un regalo. Un dono prezioso e unico che sembra pensato per ognuno di noi cinefili, che non possiamo far altro che rispondere al richiamo, accettare l'invito e fare la nostra parte per riportare il Cinema (con una C mai così maiuscola) al centro delle nostre abitudini quotidiane. Steven Spielberg ha fatto la sua parte, noi dobbiamo fare la nostra e correre a guardare The Fabelmans in sala. L'unico possibile regalo che dobbiamo farci questo Natale.