In questi giorni, in un negozio di giocattoli, ci siamo imbattuti in una serie di piccole action figure di Star Wars. Raffiguravano i personaggi della trilogia originale: erano nuove, eppure erano realizzate esattamente come quelle della ditta che le faceva negli anni Settanta e Ottanta, ora rilevata da un famoso marchio di giochi. È qualcosa su cui vale la pena riflettere ora che anche la terza serie tv dedicata al mondo di Star Wars su Disney+, Obi-Wan Kenobi, si è conclusa. Quei giocattoli di Guerre stellari erano, per tanti bambini, il modo di continuare a vivere nel mondo di quella "galassia lontana lontana", anche una volta usciti dal cinema quando il film era finito, e avrebbero portato con sé quel ricordo per anni. Anche a distanza di tempo, vedendo un'action figure in una vetrina, si tornava indietro a quelle storie e a quei momenti in cui avevamo avuto modo di visitare quei mondi, e li si ricordava con dolcezza. Ci si ritornava con i giochi, i ricordi e l'immaginazione, perché quei film non li si vedeva di continuo. Il punto è proprio questo: oggi non viviamo di ricordi, perché non facciamo in tempo a finire un film o una serie tv di Star Wars che un'altra sta per iniziare. E allora è il caso di chiedersi: davvero il mito di Star Wars si alimenta con serie e film così frequenti?
In principio erat Lucas
In principio erat Lucas. Sì, George Lucas, visionario creatore di mondi, ma anche abile e minuzioso artigiano della settima arte che, a metà degli anni Settanta, provò a sfidare il mondo del cinema puntando forte su Guerre stellari, un film (poi lo avremmo conosciuto ribattezzato con il titolo Episodio IV - Una nuova speranza) che stava a metà tra la fantascienza e il fantasy, che portava con sé mille suggestioni di altri mondi, ma di fatto creava un universo nuovo e originale, e immediatamente riconoscibile. Era un film girato con i modellini delle astronavi, con effetti speciali che ancora non erano digitali, con un Ben Burtt, artigiano anche lui, ma in campo sonoro, che creava il suono della spada laser trafficando con cavi e antenne dietro a una vecchia tivù. Al primo film sarebbero seguiti L'impero colpisce ancora, nel 1980, e Il ritorno dello Jedi, nel 1983. Parliamo di tre anni tra un film e l'altro, sei lunghi anni per concludere una trilogia, realizzata in maniera certosina, accurata, curata nei minimi dettagli. Ma parliamo soprattutto di una trilogia che sarebbe rimasta lì a lungo, cristallizzata nel tempo, come un'opera d'arte preziosa in un museo. Quello della Storia del cinema. Per quasi quindici anni abbiamo pensato che la trilogia di Star Wars sarebbe stata questa, destinata a rimanere da sola nel tempo. I film a volte tornavano al cinema. O passavano in televisione. Potevamo guardarli una volta distribuiti in VHS e poi, magari restaurati digitalmente, in DVD.
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Il mito si crea quando qualcosa è unico e irripetibile
Anche quando, nel 1999, è arrivato il primo dei film di una nuova trilogia, Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma, sempre creata da George Lucas, ma con uno sfoggio di nuove tecnologie digitali, la modalità di visione era quella. Aspettare a lungo per l'arrivo al cinema di un film, poi altri due (Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni, del 2002, e Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith, del 2005), guardarli, rimanere colpiti o delusi com'è nella natura delle cose, e poi aspettare il DVD. Rivederli. E, nel frattempo, andare a rivedere quelli vecchi, la prima trilogia. Ecco, il punto è proprio questo. Quei film, che da bambini, e poi da ragazzi, ci hanno fatto sognare, li abbiamo davvero vissuti, il abbiamo visti e rivisti, consumati. In questo modo si sono sedimentati profondamente nel nostro immaginario, sono entrati nel nostro DNA, per fare parte di noi. Per sedimentarsi qualcosa ha bisogno di tempo. Ed è proprio questo che ha reso così speciale l'esperienza con la trilogia originale di Star Wars. La prima trilogia di Star Wars è nata in tempi ormai lontani ed è anche quella lontananza che ce li ha fatti ricordare, decantare, centellinare, vedere e rivedere. Il mito si crea quando qualcosa è unico e irripetibile. Quando è raro.
Se fosse uscito un film all'anno dal 1977 ad oggi ce li saremmo gustati tutti così tanto?
Le cose sono però molto cambiate da quando la LucasFilm è stata acquisita dalla Disney, che ha ovviamente deciso di sfruttare l'investimento. Dopo che, dal 1977 al 2015, il mito di Star Wars era legato a "soli" sei film, e avevamo sempre pensato che quella storia si sarebbe fermata lì, ecco arrivare una sequela di nuove proposte. La saga degli Skywalker è stata portata avanti con tre nuovi, discussi, film, Star Wars: Il risveglio della forza, Star Wars: Gli ultimi Jedi e Star Wars: L'Ascesa di Skywalker, nel 2015, 2017 e 2019. Nel frattempo si è pensato di raccontare altre storie, laterali ma collegate alla principale, anche Rogue One: A Star Wars Story e Solo: A Star Wars Story, le "storie di guerre stellari" cioè la Star Wars Anthology, una serie di film spin-off, dei sidequel. E poi le tre serie tv, The Mandalorian, The Book of Boba Fett, e Obi-Wan Kenobi, che sarebbe dovuto essere un film, ma che l'insuccesso di Solo ha dirottato verso la piattaforma di streaming. Dopo che per quasi vent'anni abbiamo avuto sei film, in meno di sette sono arrivati 5 film e 3 serie tv. Abbiamo visto tutto, golosi come siamo. Abbiamo apprezzato, abbiamo criticato, abbiamo commentato. Ma, quel che conta, è che non abbiamo gustato, assimilato, lasciato sedimentare. La domanda è questa, al di là della qualità dei nuovi prodotti: se fosse uscito un film all'anno dal 1977 ad oggi ce li saremmo gustati tutti così tanto? Probabilmente no. Ed è anche questo che ci fa venire il dubbio che una tale abbondanza di contenuti, e un rilascio così frequente, non contribuisca a mantenere il mito di Star Wars.
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È il caso di scoprire ogni anfratto di quella galassia lontana lontana?
Ma c'è un'altra domanda, legata a questa. Quegli intervalli di tempo narrativo tra la seconda e la prima trilogia, quei lassi di tempo che il cinema non ci raccontava, erano sì degli angoli bui, ma lasciavano spazio alla nostra immaginazione, a un senso di mistero e di ignoto, che in fondo faceva parte del fascino di questa storia. Ora la nuova direzione dei racconti di Star Wars (che, come vi raccontiamo qui, continua a muoversi negli spazi tra gli episodi I e IX) è quella di andare a scovare quegli angoli oscuri, quelle storia accennate ma mai raccontate e farne delle nuove storie. Abbiamo tutti apprezzato come Rogue One ci abbia fatto capire come, in fondo, quei piani della Morte Nera sottratti dai ribelli fossero stati un gran sacrificio, cosa che non avevamo mai capito davvero. Ma è il caso di chiedersi: certi fatti che non conoscevamo è meglio immaginarli o vederli e scoprire come sono andati davvero, con la possibilità di rimanere sorpresi, ma anche delusi? È il caso di scoprire ogni anfratto di quella "galassia lontana lontana" o sarebbe meglio lasciare qualcosa di ignoto, di misterioso?
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Tempo fa ci era stato fatto credere qualcos'altro
Per tornare a Obi-Wan Kenobi, lo avevamo visto ferire quasi a morte Anakin alla fine dell'episodio III e, ancora prima (o dopo, nel senso cronologico della storia) quando viene cercato da Luke in Episodio IV, cioè Guerre stellari. Era ormai anziano e viveva da eremita. Per anni abbiamo pensato che non avesse mai più avuto contatti con Luke e Leia. E, soprattutto, non avesse più incontrato Darth Vader fino allo showdown del primo Guerre stellari. Provare a raccontare cosa è accaduto in quel lasso di tempo, come ha fatto la serie Obi-Wan Kenobi, allora, è stato anche riscrivere quello che, fino a oggi, ci era stato fatto credere, quello che avevamo immaginato. Con il rischio di andare a minare le certezze del pubblico e, a conti fatti, deluderlo. È quello che è accaduto con una serie che comunque ha avuto dei momenti emozionanti. Solo che, tempo fa, ci era stato fatto credere qualcos'altro. Per questo torniamo sulla domanda precedente e ci chiediamo ancora se non sarebbe meglio lasciare qualcosa di ignoto Tutta quest'abbondanza riesce a sedimentarsi nell'immaginario collettivo, o viene consumata e abbandonata in fretta?
La risposta pensiamo di conoscerla. Ma vogliamo sapere che cosa ne pensate.