Mentre gli ascolti sono stati notevoli come sempre, l'ultima stagione de Il trono di spade non è stata accolta con entusiasmo unanime dai fan, per tutta una serie di motivi: c'è chi critica determinate scelte narrative, e chi invece contesta il ritmo accelerato e "frettoloso" degli ultimi sei episodi. È stata persino creata una petizione per chiedere alla HBO di rifare l'intera ottava stagione, e un'altra per pretendere l'allontanamento di David Benioff e D.B. Weiss, showrunner dell'adattamento dei romanzi di George R.R. Martin, dal franchise di Star Wars (saranno loro a firmare il film annunciato per dicembre 2022). C'è addirittura chi sostiene che il duo abbia chiuso la serie in fretta e furia proprio per poter passare ad altro, anche su richiesta degli attori. Vogliamo partire proprio da questa illazione per chiarire alcuni aspetti legati alla realtà produttiva del mondo audiovisivo americano, e ritornare sulla questione dei fandom che diventano sempre più pericolosi e tossici. N.B. Questo articolo contiene spoiler per la stagione finale della serie TV!
Questioni di priorità
Partiamo dalla presunta volontà di David Benioff e D.B. Weiss di passare ad altro, una teoria che si regge su basi praticamente inesistenti. L'annuncio di una trilogia (poi presumibilmente ridimensionata, stando alle ultime informazioni) a cura del duo all'interno del mondo di Star Wars risale a poco più di un anno fa. Tenendo conto di eventuali trattative, l'accordo tra gli showrunner de Il trono di spade e le alte sfere della Lucasfilm sarebbe stato stretto quando l'ottava stagione era già scritta, forse addirittura in fase di riprese. E anche qualora le tempistiche fossero diverse, gli obblighi contrattuali con la HBO erano già fissati, compreso il numero di episodi. Già il fatto di aver avuto un'ottava stagione è, di per sé, una deviazione dai progetti originali del duo, che nel 2011 affermarono di voler raccontare la storia in sette annate. "Sette regni, sette romanzi, sette stagioni" dissero Benioff e Weiss, citando i piani di George R.R. Martin. Per certi versi è stata una settima stagione extralarge, di tredici episodi suddivisi in due blocchi, poiché due stagioni complete non sarebbero state possibili per questioni di budget.
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Già, il budget. La serie è tra le più viste di sempre, ma è anche tra le più costose, e proprio la settima stagione segnò un traguardo di non poco conto: per legge, infatti, i contratti a lungo termine nell'industria audiovisiva in America (in particolare per serie TV e franchise cinematografici) non possono durare più di sette anni. Dopodiché occorre rinegoziare con i vari partecipanti, ed è per questo motivo che, anche nel caso di programmi relativamente economici come i procedural alla CSI: Scena del crimine o Criminal Minds, sentiamo talvolta parlare di attori licenziati per questioni puramente finanziarie. Anche in caso ci fosse stato un desiderio di continuare più a lungo da parte degli showrunner, difficilmente la serie sarebbe durata particolarmente a lungo, per ragioni economiche. Tutto è quindi andato secondo i piani, seguendo le linee guida lasciate da Martin per la conclusione de Il Trono di Spade. E anche questo è un dettaglio di non poco conto, poiché alcuni sostengono che, quando usciranno gli ultimi due romanzi, assisteremo alla "vera" conclusione della saga, fatta come si deve. Peccato che, al netto di alcune sottotrame che differiscono tra pagina e schermo (vedi alla voce Lady Stoneheart, per esempio), la storia a grandi linee dovrebbe essere la stessa: alcuni passaggi-chiave, come la follia progressiva di Daenerys, saranno probabilmente meno sbrigativi, ma stando all'attore Isaac Hempstead-Wright anche il settimo romanzo finirà con Bran Stark sul trono dei Sei Regni (non più sette dopo la separazione autorizzata del Nord), e Dany morta per mano del nipote/amante Jon Snow.
La minaccia dei fan
C'è però un altro modo in cui Star Wars ha davvero "rovinato" Il Trono di Spade, nel senso che entrambi i franchise sono ora accomunati da reazioni estreme, per non dire tossiche, da parte dei rispettivi fandom. C'è sempre stato un rapporto di amore-odio tra la creatura lucasiana e il suo pubblico, talvolta con conseguenze estreme: Ahmed Best, interprete di Jar Jar Binks, ha dichiarato di essersi quasi tolto la vita a causa di commenti particolarmente negativi, e lo stesso Lucas ha candidamente ammesso che il fandom è il motivo principale per cui non tornerà a occuparsi del franchise. Poi è uscito Star Wars: Gli ultimi Jedi, che ha diviso talmente tanto da "meritarsi" una petizione molto specifica: la richiesta che l'ottavo Episodio della saga principale sia rimosso dal canone.
Questo non è più feedback costruttivo, accettato come parte del patto tra l'opera e il consumatore; è una violazione del medesimo patto, con la rete e i social che hanno trasformato gli esponenti peggiori del fandom in tanti piccoli Annie Wilkes, memorabile creazione di Stephen King che ha anticipato di qualche decennio il fenomeno attuale del lettore/spettatore che pretende di dettare legge sul contenuto solo perché le sue fantasie sul percorso narrativo non si sono avverate (adesso ci si sono messi anche i fan della Marvel, che vorrebbero vedere di nuovo in vita un personaggio ucciso in Avengers: Endgame).
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Una situazione simile si è verificata con l'operato di Benioff e Weiss: come abbiamo menzionato all'inizio dell'articolo, c'è una petizione che chiede alla HBO di rigirare l'intera ottava stagione. Un'iniziativa aspramente criticata da membri del cast come Sophie Turner, che ha definito tale comportamento una mancanza di rispetto nei confronti di tutti coloro che hanno lavorato alla serie per una decina d'anni, se non di più (la scrittura della prima stagione è iniziata nel 2007). Una mancanza di rispetto che in questo ambito esiste da tempo, esasperata dall'avvento dei social e dalla convinzione che insultando le persone tramite Facebook o Twitter non si faccia del male a nessuno, spesso ignorando anche il fatto che c'è una differenza tra la creazione e il creatore o tra i personaggi e coloro che li interpretano.
L'esempio più recente risale a pochi giorni fa, con la notizia su Kit Harington che si è fatto ricoverare in rehab per non precisati "problemi personali". Tra i commenti che hanno accompagnato ogni articolo sull'argomento ce n'erano diversi del tipo "Dopo aver lavorato all'ottava stagione lo farei anch'io" o "Così impari a uccidere Daenerys". A Westeros l'inverno è stato scongiurato, mentre in questo contesto deve ancora arrivare: entro quando leggeremo di qualcuno che ha rapito un attore/regista/sceneggiatore per rimodellare un universo fittizio a propria immagine e somiglianza?