Spider-man: una trilogia con alti e bassi

Pur essendo riuscita in ciò che poche trilogie possono vantare, ovvero un secondo episodio migliore del primo, la saga dell'uomo ragno cala rovinosamente nel terzo atto.

Il 1° maggio 2007 arriva finalmente nelle sale italiane il terzo capitolo di Spider-Man, dopo due anni di lavorazione e continue anticipazioni in rete che hanno dato un'idea di quanto il pubblico si aspetti da questo film. Dopo il grande successo di Spider-Man (2002) la Sony Pictures si rese conto di aver messo insieme una macchina quasi perfetta: il film funziona, la sceneggiatura di David Koepp riprende abbastanza fedelmente il fumetto originale, concedendosi qualche cambiamento che funziona però alla perfezione (la ragnatela del ragno non è prodotta da un congegno inventato da Peter Parker come nel fumetto, ma esce dai suoi polsi come riultato di una mutazione dovuta al morso del ragno). I personaggi sono ben caratterizzati e Sam Raimi non ha certo bisogno di presentazioni; forse non osa quanto dovrebbe, ma l'idea è che non voglia spingersi troppo oltre con un progetto di tale imponenza economica. Willem Dafoe è un Norman Osborn perfetto, e forse la scena più riuscita di tutto il film è proprio un suo dialogo di fronte a uno specchio, su cui viene riflessa l'immagine simboleggiante la sua parte perfida, il Goblin. Comunque tutto il cast funziona bene, e la parte tecnica è ben curata, buona fotografia e location, e montaggio curato da Bob Murawsky, che durante la scena della mutazione di Peter inserisce alcuni fotogrammi di uno dei ragni del film L'aldilà di Lucio Fulci (la scena è quella in cui alcuni ragni enormi si cibano del viso di Michel Mirabella nella biblioteca). Insomma, un prodotto curato e che non si basa sui soli effetti speciali, ma propone una buona messa in scena dei cambiamenti che ogni adolescente si trova a dover affrontare, basti pensare alla scena in cui Peter si accorge della peluria sulle dita che gli permette di arrampicarsi sui muri come un insetto.

Ciò che accade di rado è riuscire a migliorarsi e proporre un secondo episodio migliore del primo.
Raimi e lo sceneggiatore Alvin Sargeant ci riescono, Spider-Man 2 (2004) è forse il più bell'esempio di film su un supereroe mai realizzato. La sceneggiatura è davvero ottima (il villain di turno è il dottor Octopus, reso meravigliosamente da Alfred Molina), intelligente e profonda nello spiegare gli stati d'animo e le scelte dei personaggi. Se nel predecessore c'era la voglia di spiegare il passaggio da adolescente ad adulto, in questo film si affronta la difficoltà che comporta il prendere decisioni importanti, l'essere "speciale" non avendolo mai chiesto, rimanendo schiacciati dal peso delle responsabilità. Inoltre la storia di Peter ci mostra come ognuno è ciò che vuole essere, ciò che vuole diventare. Peter comincia a perdere i suoi poteri perchè dentro di lui non vuole essere Spider-Man, vuole solo una vita normale, scandita al ritmo di Raindrops Keep Falling On My Head in una scena incredibilmente divertente. Ci vorrà una piena presa di coscienza e la paura di perdere Mary Jane per portare Peter alla consapevolezza e all'accettazione delle sue responsabilità, per portarlo di nuovo ad essere Spider-man.
Film bellissimo, buoni interpreti, ottima fotografia e grande montaggio del solito Murawky. Raimi dà sfogo alle sua visionarietà e ci regala una serie di perle tra cui spiccca l'incredibile scena in cui Octavius uccide l'equipe medica che si appresta ad operare i bracci meccanici fusi alla sua colonna vertebrale. Raimi si conferma un grande regista, è una sequenza girata in modo perfetto, zoomate alla Fulci, movimenti di macchina precisi e una cattiveria di fondo (l'infermiera trascinata via lasciando i segni delle unghie sul pavimento, il braccio senza vita dell'infermiere che sbatte a terra con ancora in mano la sega a motore) che ricorda gli Evil Dead. Ancora grande successo al botteghino e oscar per gli effetti speciali, anche se avrebbe meritato almeno la nomination per il montaggio.

Ovvio che Spider-Man 3 fosse il film più atteso del 2007; e altrettanto ovvio che dopo un successo del genere la squadra non si cambi. A Sargeant, in fase di sceneggiatura, si uniscono i fratelli Raimi, e la scelta per i villain ricade su Sandman, il nuovo Goblin (anticipato nel finale del film precedente) e Venom (il più atteso dai fans). Già una cosa appare chiara: a differenza di Spider-Man 2, il terzo episodio non sfugge alla regola ferrea dei blockbuster americani: far stare il numero più elevato possibile di elementi all'interno del film. Oltre ai tre nemici viene inserito anche il personaggio di Gwen Stacey, e davvero non se ne sentiva il bisogno. Nel fumetto Gwen è il primo amore di Peter, la ragazza di cui si innamora a scuola e che morirà in seguito a uno scontro con Goblin. Nei film la sua funzione è stata racchiusa nel personaggio di Mary Jane (compresa la scena con Goblin alla fine del primo film, che nel fumetto portava alla morte di Gwen). Ora, purtroppo, ci viene presentata in questo Spider-Man 3 come una ragazzina indisponente e fastidiosa, interpretata in modo pessimo da Bryce Dallas Howard (anche se non sono sue tutte le colpe). It's all too much, come dicevano i Beatles, troppa carne al fuoco e una sceneggiatura che salta da una scena all'altra con il solo scopo di far funzionare una storia che alla fine risulta solo frammentaria. Molta confusione e l'idea che Raimi e Sargeant non abbiano saputo condensare in più di due ore di film tutto quello che volevano. Era effettivamente difficile riuscirci: il problema del lato oscuro insito in ognuno di noi e che avvelena Peter poteva essere un'idea molto interessante, così come l'arrivo del simbionte alieno che accelera questa metamorfosi del protagonista, ma tutto si perde in scene girate frettolosamente e in alcuni passaggi di sceneggiatura senza capo né coda.

Forse bisognava fare a meno di Venom (tra l'altro protagonista solo nel finale), tenerlo da parte per il quarto episodio, e presentare meglio i vari personaggi come Gwen e Eddie Brock, che sembra uscito da un serial televisivo per adolescenti. Le poche note positive sono Thomas Haden Church (Flint Marko è tra i pochissimi personaggi riusciti, bellissima la scena del "risveglio dell'uomo sabbia"), le battute del sempre divertente J. K. Simmons (il direttore del Daily Bugle) e il solito cameo di Bruce Campbell, attore feticcio di Raimi.
Un vero peccato e una vera delusione, le emozioni di Spider-Man 2 sono lontane anni luce ma, nonostanre questo, il film continua ad incassare cifre record. Già si dice che David Koepp sia al lavoro per lo script di Spider-Man 4, probabili villain Lizard e Carnage, in modo da presentarlo ad attori e regista tra poche settimane e appurare chi sia effettivamente interessato a continuare. Forse
Raimi farebbe bene a cambiare e dedicarsi ad altro, dopo aver sfiorato il capolavoro con Spider-Man 2 è effettivamente difficile migliorare questa saga, e Spider-Man 3 ne è la conferma.