Quindici anni dopo il debutto della trilogia di Sam Raimi e tre dopo l'uscita di The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro, l'eroe più famoso della Marvel è tornato a casa: Spider-Man: Homecoming, prodotto dalla Casa delle Idee e distribuito dalla Sony (che detiene ancora i diritti cinematografici del personaggio e dei suoi comprimari), sancisce l'ingresso vero e proprio di Peter Parker nel Marvel Cinematic Universe dopo il cameo esteso in Captain America: Civil War lo scorso anno. Un ingresso all'insegna dello spirito teen, fortemente influenzato dal cinema di John Hughes e valorizzato dalla performance di Tom Holland nei panni del giovane supereroe, alle prese con le difficoltà scolastiche e col desiderio di entrare a far parte degli Avengers, nonostante le obiezioni di Tony Stark (Robert Downey Jr.). E in mezzo all'avventura e al pathos ci sono anche, come da consuetudine nei blockbuster di queste dimensioni, dei dettagli che faranno la gioia dei fan del fumetto originale e delle precedenti incarnazioni cinematografiche e/o televisive. Ecco i rimandi più significativi, con la classica avvertenza: si sconsiglia la lettura a chi non ha visto il film.
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1. Problemi di cronologia
Partiamo, in realtà, da un errore, simile a quelli già segnalati per Civil War e Doctor Strange: un'incongruenza per quanto riguarda la timeline dell'universo Marvel. Per l'esattezza, parliamo della sequenza d'apertura, che in base alle didascalie sarebbe ambientata otto anni prima del resto del film. Peccato che tale scena abbia luogo durante gli eventi di The Avengers che, stando a quanto detto nei lungometraggi precedenti, va situato nel 2012, il suo anno d'uscita. Homecoming sarebbe quindi, logicamente, ambientato nel 2020 e non nel 2016-2017, pochi mesi dopo la conclusione di Civil War (datazione confermata nel film stesso, poiché un personaggio nato nel 1984 ha 33 anni). I casi sono due: o gli sceneggiatori e i produttori non hanno fatto caso all'inconsistenza (cosa del tutto possibile dopo quasi dieci anni di MCU), oppure stanno effettuando un leggero retcon, collocando gli eventi della Fase Uno tra il 2008 e il 2009. In ogni caso, è un difetto di cui si accorgeranno in pochi.
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2. Damage Control
Sempre nella prima scena del film assistiamo al debutto ufficiale di Damage Control, l'organizzazione che nei fumetti si occupa delle "pulizie" dopo i vari scontri tra eroi e supercattivi. Chi segue attentamente le varie fasi dello sviluppo dei progetti cinematografici e televisivi della Marvel ricorderà forse di aver già sentito quel nome: da alcuni anni si parla di una serie TV, più apertamente comica rispetto ai prodotti Netflix e Agents of S.H.I.E.L.D., incentrata proprio sulle attività di Damage Control. L'idea è stata sospesa un paio di volte, ma forse adesso, grazie a Homecoming, i produttori si decideranno a dare alla squadra il giusto spazio.
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3. Sigla epica
Quando appare il logo Marvel Studios ci si aspetta la classica musica composta appositamente per i film precedenti. In questa occasione si è deciso invece di fare qualcosa di diverso, affidando al compositore Michael Giacchino il compito di rendere più epica la versione orchestrale di un brano che tutti i fan di Spider-Man conoscono: la sigla della serie animata degli anni Settanta, già omaggiata nei film di Raimi (dove viene cantata da degli artisti mendicanti) e quelli di Marc Webb (dove è la suoneria di un cellulare). Questa è quindi la prima volta che viene integrata nella colonna sonora vera e propria, con risultati abbastanza spettacolari.
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4. Questioni di famiglia
Chi vede il film in italiano faticherà a riconoscere Jennifer Connelly, che fa un'apparizione vocale nel ruolo di "Karen", l'intelligenza artificiale integrata nel costume di Spider-Man. L'attrice americana è ben nota ai fan dei cinecomics in quanto prima interprete cinematografica di Betty Ross, la compagna di Bruce Banner, nell'Hulk di Ang Lee, ma la sua presenza nel Marvel Cinematic Universe è ancora più simbolica poiché è la moglie di Paul Bettany, che ha avuto una parte analoga come voce di Jarvis dal 2008 al 2015, prima di diventare la Visione in Avengers: Age of Ultron.
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5. L'anno giusto
Homecoming è uscito nell'anno del cinquantacinquesimo anniversario di Spider-Man, e il film allude alla ricorrenza scegliendo come data per l'inaugurazione del liceo di Midtown il 1962. Questo è, ovviamente, l'anno in cui Peter Parker ha fatto la sua prima apparizione cartacea, nell'ultimo numero del mensile Amazing Fantasy. È la quarta volta che un film dedicato al personaggio esce in un anno speciale per l'eroe: Spider-Man e Spider-Man 3 sono usciti rispettivamente nel 2002 e nel 2007, mentre The Amazing Spider-Man è arrivato in sala nel 2012, in occasione del cinquantenario.
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6. Parenti notevoli
Per i fan del MCU la presenza di Donald Glover avrà un valore molto specifico, essendo lui il terzo interprete della serie Community a fare capolino nei film della Casa delle Idee. Per i conoscitori del fumetto è invece molto più succosa la rivelazione legata al nome del suo personaggio: Aaron Davis. Questi è infatti lo zio di Miles Morales, che nella serie Ultimate Spider-Man ha sostituito Peter Parker dopo la morte di quest'ultimo per mano di Goblin. Guarda casa, Aaron allude all'esistenza di un nipote, che potrebbe quindi apparire in futuro. Inoltre, lo stesso Glover ha prestato la voce a Morales nelle serie animate della Marvel.
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7. Questioni di abbigliamento
Per motivi puramente pratici, il classico costume dell'Avvoltoio è stato modificato per il film, poiché nel contesto del MCU la tradizionale calzamaglia con ali più realistiche non avrebbe funzionato del tutto. Il film rende comunque omaggio al look fumettistico tramite la giacca indossata da Adrian Toomes, che riproduce in parte l'abbigliamento cartaceo del personaggio. Anche il primo Shocker, licenziato dopo l'ennesimo colpo andato male, indossa abiti simili a quelli visti nei fumetti, ma senza la celebre maschera.
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8. La nascita dello Scorpione
Durante la sequenza sul traghetto di Staten Island assistiamo alle trattative fra Toomes e un altro criminale, di nome Mac Gargan. Questi potrebbe apparire nei prossimi film e dare del filo da torcere a Spider-Man, essendo noto nei fumetti come lo Scorpione, uno dei più letali avversari del Tessiragnatele. Un altro villain "nascosto" in Homecoming è uno degli scagnozzi dell'Avvoltoio, identificato solo come Phineas Mason. Questo è il vero nome del Riparatore, conosciuto per le sue capacità ingegneristiche quasi sovrumane (infatti nel film è lui a costruire i gadget di Toomes servendosi della tecnologia aliena).
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9. Matrimonio in vista?
Alla fine del film scopriamo che Happy Hogan avrebbe avuto, dal 2008, il compito di portarsi appresso un anello di fidanzamento con cui Tony Stark intende chiedere a Pepper Potts di sposarlo. Il fatto che sia Happy ad avere quell'incarico farà sicuramente sorridere chi ha letto i fumetti di Iron Man, poiché nell'universo Marvel classico Pepper ha lasciato Tony e nel 1967 ha sposato proprio Happy, con cui ha avuto una relazione parzialmente tormentata fino al 2007, quando lui è rimasto gravemente ferito durante gli eventi di Civil War ed è entrato in coma (su richiesta di Pepper, Tony ha poi disattivato le misure che lo mantenevano in vita all'ospedale).
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10. Autoironia, portami via
Entrambe le sequenze collocate nei titoli di coda prendono in giro degli aspetti legati agli universi espansi: nel mid-credits, quando Mac Gargan propone ad Adrian Toomes un'alleanza per sconfiggere Spider-Man, Toomes rifiuta, alludendo al fallimento del progetto Sinister Six della Sony alcuni anni fa; il post-credits è invece una presa in giro dell'idea stessa delle sequenze bonus e dei piani a lungo termine della Marvel, con Steve Rogers che filma un video sull'importanza della pazienza, anche qualora questa non fosse ripagata. La frecciatina è quindi nei confronti dei post-credits in generale, ma anche del timore di molti fan legato all'uso di Thanos come antagonista nell'imminente Avengers: Infinity War. Impagabile anche la battuta finale di Rogers, "Quanti di questi devo ancora fare?", allusione spudorata alla durata del contratto di Chris Evans, appositamente allungato per girare il sequel di Infinity War (e presumibilmente, poiché in questa sede è menzionato nei titoli di coda, anche il cameo in Homecoming).