Il red carpet occupato dai manifestanti, uniti e compatti come mai prima nell'esprimere tutta l'indignazione legata ai tagli al Fondo dello Spettacolo. Il ritorno di un grande come John Landis e la glorificazione di David Fincher, autore del celebrato The Social Network, l'opera che più di ogni altra ha destato l'attenzione di spettatori e critica. E poi la gagliarda genuinità del Boss Bruce Springsteen, le lacrime di Ennio Morricone, i baci "negati" tra Margherita Buy e Silvio Orlando e la seguitissima retrospettiva dedicata allo Studio Ghibli, roccaforte dell'animazione giapponese. Queste le preziose istantanee della quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che resteranno custodite negli occhi e nel cuore del pubblico di una kermesse alla ricerca di una sempre maggiore identità nel panorama delle rassegne cinematografiche mondiali. Tempo di verdetti, dunque, per il Festival, che si chiude oggi alle 18.30 con la consegna dei premi ufficiali nella sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica, nella cerimonia condotta da Claudia Gerini. La Giuria internazionale presieduta da Sergio Castellitto e composta dalla giornalista del quotidiano Repubblica, Natalia Aspesi, dal regista belga Ulu Grosbard, dallo scrittore britannico Patrick McGrath, dalla direttrice del Museo delle Arti Multimediali di Mosca Olga Sviblova e dal regista e sceneggiatore tedesco Edgar Reitz, è chiamata ad esprimersi sulle migliori opere in competizione, e sulle migliori performance attoriali maschili e femminili, oltre ad assegnare il Gran Premio della Giuria. Anche il pubblico avrà il suo peso con il premio Marc'Aurelio al Miglior Film, mentre per la prima volta in cinque anni è stato istituito il Premio Marc'Aurelio Esordienti, in collaborazione con il Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Tra i momenti più attesi, poi, inseriamo la consegna del premio Marc'Aurelio alla memoria di Suso Cecchi D'Amico, la grande sceneggiatrice scomparsa lo scorso 31 luglio, a cui il Festival aveva già dedicato un incontro speciale curato da Cristina Comencini, Iaia Fiastri e Francesca Marciano. Ci sarà anche l'assegnazione di una targa Speciale del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al film che meglio ha messo in rilievo i valori umani e sociali (Ricordiamo che il Capo dello Stato ha presenziato a sorpresa alla proiezione per il pubblico di Una vita tranquilla). Occhi puntati infine sulle altre due sezioni del Festival, Alice nella città (con la consegna dei premi Marc'Aurelio ai film dedicati ad un pubblico sotto i 12 anni e quelli dedicati ad un pubblico sopra i 12 anni) e L'Altro Cinema-Extra (la giuria presieduta da Folco Quilici premierà il miglior documentario).
Nella corsa al Marc'Aurelio della Giuria per la miglior opera in concorso il favorito dagli scommettitori è In a better world di Susanne Bier. In rialzo nelle ultime ore le quotazioni di Oranges and Sunshine di Jim Loach e Dog Sweat di Hossein Keshavarz. La "lotta" per la conquista della statuetta alla migliore interpretazione maschile sembra ristretta al nostro Toni Servillo, protagonista di Una vita tranquilla di Claudio Cupellini e a Mikael Persbrandt sempre per l'opera danese della Bier. In campo femminile la favorita numero uno dovrebbe essere Paula Beer per l'intenso ruolo della poetessa Oda Von Siering in Poll di Chris Kraus. Per passare dal campo delle ipotesi a quello della realtà diamo nota di alcuni dei premi collaterali che sono stati consegnati in mattinata. Il Premio Libera Associazione Rappresentanti di Artisti (L.A.R.A.) al miglior interprete italiano è andato a Francesco Di Leva per Una vita tranquilla, mentre l'acclamato Kill me please di Olias Barco si è aggiudicato il Premio Farfalla d'Oro Agiscuola, oltre al Mouse d'Oro della critica web. Segnaliamo anche il successo di Le Radici e le Ali di Claudio Camarca e Maria Rita Parsi, vincitore del Premio Selezione (CINEMA DOC) al miglior documentario italiano. Sempre in mattinata si è tenuto l'incontro con lo scrittore Andrea Camilleri, uno dei tanti protagonisti ad aver animato gli eventi speciali del festival. Il papà di Montalbano, presente indirettamente al Festival come autore del libro da cui è stato tratto La scomparsa di Patò di Rocco Mortelliti, presentato nella sezione Eventi Speciali, ha fortemente voluto questo faccia a faccia, rivolto in particolare al pubblico degli studenti che hanno affollato la Sala Alitalia. E il monito che il celebre scrittore siciliano ha rivolto ai ragazzi è stato duro e forte. "Detesto ricevere consigli e darne. L'unica cosa che posso dire ad un giovane è di essere se stesso, cercando di farsi condizionare il meno possibile da una società che finge di darti un massimo di libertà e che in realtà ti sottopone ad un massimo di condizionamenti. Sotto il fascismo ero più libero di voi oggi", ha detto Camilleri, che non ha nascosto la commozione parlando della prossima serie televisiva della Rai dedicata al giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino. "Non mi aspettavo che il senso di completezza che si prova davanti alla vera vita si potesse stingere su creature di fantasia. Quando mi è stato detto del progetto dedicato al giovane Montalbano ho provato un nulla di commozione, come se il personaggio avesse fatto un film e continuasse a vivere non attraverso il mio sangue, ma attraverso la scrittura". Camilleri, poi, ha raccontato la sua adolescenza di cinefilo onnivoro. "Entravo al cinema con la scoppola. Cioè non avevo mai i soldi per pagare il biglietto e il proprietario, contando le monetine, mi dava uno schiaffo dietro alla nuca, la scoppola appunto, dicendomi "trasi" (entra). Odiavo abbandonare la sala, mi piaceva la complicità che si creava e soprattutto guardare la faccia degli altri mentre vedevamo la stessa scena. Quando nel '43 al mio paese arrivarono gli americani e proiettarono Serenata a Vallechiara con l'orchestra di Glenn Miller ci sembrò un'esplosione strepitosa di invenzione. Quella cosa mi segnò".Nell'ambito degli eventi speciali va inserito di diritto anche l'omaggio che il Festival fa ad uno dei grandi rappresentanti della nostra commedia, Francesco Nuti, protagonista del documentario Francesco Nuti... e vengo da lontano, che sarà proiettato alle 16.30 in Sala Petrassi. Tra malinconia e allegria, il ritratto curato da Mario Canale restituisce tutte le contraddizioni di un artista da sempre incapace di essere "normale", impegnato dal 2 settembre 2006, data dell'incidente domestico che gli ha provocato un ematoma cerebrale, in una lunga e difficile battaglia per tornare a parlare e camminare. Il racconto dell'ostinazione del regista toscano è forse il miglior modo per chiudere la quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.