Vi sareste mai aspettati che in un film italiano vi fossero citazioni da 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick senza che sembrasse fuori luogo, anzi, facendo qualcosa di perfettamente attuale, nonché funzionale alla storia? Stiamo parlando di Ride, il film di Jacopo Rondinelli, scritto da Fabio e Fabio, cioè Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, i due registi di Mine, uscito nelle nostre sale la scorsa settimana suscitando un grande entusiasmo tra pubblico e addetti ai lavori. Girato con 20 camere GoPro, Ride mescola il linguaggio del cinema con quello dei videogame e dei social media, assicurando adrenalina, sorprese, ma riuscendo anche a far riflettere. È qualcosa di mai visto nel nostro paese, un film "che prova a riscrivere le regole per costruire qualcosa di nuovo, importante in termini assoluti ma soprattutto per il cinema italiano e il periodo di fermento che sta vivendo negli ultimi anni", come ha scritto Antonio Cuomo nella recensione del film per Movieplayer. Ride è la storia di due amici, amanti degli sport estremi, che vengono coinvolti in una folle corse in bici, una gara con un premio in denaro che potrà vincere soltanto una persona.
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Duel sulle bici
"Duel sulle bici" è stato il punto di partenza del film, per ammissione degli stessi filmmaker. E Steven Spielberg non può non essere un punto di riferimento per una generazione di registi che ha iniziato ad amare il cinema proprio con il regista americano e che ora è arrivata al momento di creare dei film che sono, come i suoi, intrattenimento e contenuto. Non a caso Ride è stato paragonato a Ready Player One per come mescola i linguaggi del cinema e dei videogame e per come recupera molte passioni cinefile e videoludiche. Quest'ultima è una materia in cui chi scrive non è esperto: ma chi lo è ci ha visto molti riferimenti al mondo dei videogame, da Double Dragon a The Running Man.
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Quel monolite nero di 2001: Odissea nello spazio
Ma la citazione più ambiziosa, e anche la più riuscita, di Ride è il monolite nero che, a un certo punto, si staglia nel campo di gara. Un oggetto cult per chiunque ami il cinema, che ci riporta immediatamente a Stanley Kubrick e al suo capolavoro 2001: Odissea nello spazio. Un oggetto che in questi anni è stato oggetto di interpretazioni, teorie, studi. Ci volevano Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, e Jacopo Rondinelli, a spiegarci il suo significato. Ovviamente si scherza, ma l'utilizzo di un oggetto così iconico è funzionale al racconto: è un device, una sorta di enorme smartphone nero, lucido, interattivo: il suo schermo touch è in grado, oltre che dare ai nostri informazioni sulla gara, anche a loro di rispondere. Al tempo stesso è un oggetto che fa progredire il racconto e un'immagine straniante, in grado di creare un'atmosfera, di regalare un mood particolare al film. E poi, a seconda delle scelte dei protagonisti, è in grado di dispensare, come se da uno smartphone uscisse una mini sd, una serie di oggetti...
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Da Pulp Fiction a Matrix
Uno di questi è una siringa: sì, avete capito bene, un'iniezione di adrenalina che potrà avere un ruolo chiave per la riuscita della gara, ma anche per la sopravvivenza di uno dei personaggi. Impossibile non correre con la mente alla storica scena di Pulp Fiction di Quentin Tarantino, in cui Vincent Vega (John Travolta) improvvisa l'iniezione a Mia Wallace (Uma Thurman), salvandole la vita e, in fondo, salvando anche la propria. Ovviamente non vi diciamo se e come la siringa sarà usata, ma anche qui la citazione non è cinefilia, non è forzata, ma è un altro espediente che diventa motore del racconto. Come nei videogame interattivi di oggi (vedi ad esempio Detroit - Being Human di David Cage), in Ride ogni scelta porta il protagonista in una direzione. E, per raccontarci questo, i creatori di Ride mettono i propri protagonisti davanti a una modalità di scelta che è diventata un classico: la famosa pillola rossa contro pillola blu di Matrix (non a caso un film che dal mondo dei videogame ha preso ma anche dato molto), citazione che abbiamo visto più volte, al cinema come in pubblicità. Anche stavolta la citazione non è affatto gratuita.
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Da The Game di Fincher a Lost
Se questi erano riferimenti precisi, iconici, immediati, legati a immagini precise e specifiche di film molto amati, in Ride ci sono tutta una serie di citazioni non così dirette. La trama, gli snodi narrativi, i momenti chiave del film evocano tutta una serie di atmosfere che rimandano ad altri film. Il più evidente è The Game di David Fincher, con cui Ride ha in comune il senso di paranoia, il sentirsi spiati, il continuo chiedersi cosa faccia parte del gioco e cosa no. Che poi il gioco sia spettacolo, e lo spettacolo sia ad uso e consumo di qualcuno, magari molto danaroso, ci rimanda all'assunto di base di alcuni horror come Hostel di Eli Roth. Se, per un attimo, nel finale abbiamo pensato ancora a Kubrick, e ad Eyes Wide Shut, in alcuni momenti l'elettronica vintage ci ha fatto pensare ad alcune scene della botola di Lost. Al cui senso di mistero Ride non ha nulla da invidiare.
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Un Blair Witch Project 4.0
Se nel gioco delle citazioni, quelle più evidenti, ci fermiamo qui, è chiaro che il film entra di diritto nel genere found footage, di cui rappresenta un'evoluzione. Un Blair Witch Project 4.0 potremmo definirlo, perché riprende e sposta in avanti il discorso di un genere, o meglio, un codice visivo, che credevamo un po' esaurito, e invece è vivissimo. Potrebbe anche essere l'episodio di Black Mirror che ancora mancava. Con la differenza che, se nella serie creata da Charlie Brooker dobbiamo sempre immaginare di proiettarci qualche anno nel futuro, quando vediamo Ride, abbiamo l'impressione di essere qui e ora. E siamo inesorabilmente catapultati dentro al gioco.